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OLTRECONFINE : QUEYRAS

Post n°426 pubblicato il 02 Settembre 2009 da atapo
 

 

passo dell'Agnello

SCONFINATI

Il mattino dopo, non siamo stati svegliati dal cinguettio degli uccellini, ma dalle macchine che arrivavano a parcheggiare in cima al passo, accanto a noi nel piazzale fino a quel momento deserto: gli eroici escursionisti e camminatori si disperdevano dall'alba per i sentieri italo-francesi.

Noi, meno eroici, dopo aver visto (e sentito) che dentro al camper c'era la temperatura di 10° (sì, dieci gradi!!!), abbiamo acceso il riscaldamento e siamo rimasti sotto alle coperte fino al raggiungimento dei 18 gradi.

Più tardi, come le marmotte che si divertivano a prendere il sole nei prati, ho fatto una bella passeggiata sui sentieri tra il verde, i fiori e le farfalle fino al rifugio degli alpini, sul versante italiano, niente di spericolato eh! Volevo solo per un'oretta provare anch'io l'ebbrezza dell' alpinista a 2700 metri...

E ora...in Francia!


Con una strada meno tortuosa si scende dal passo dell'Agnello nella vallata del Queyras (anch'essa era territorio degli Escartons) ed è un parco naturale...che più naturale non si può. Lì hanno deciso di limitare al minimo l'intervento dell'uomo e di salvaguardare l'ambiente il più possibile, quindi strade abbastanza strette (ma ben tenute), paesini piccoli e tranquilli con i servizi essenziali, poca illuminazione in giro, ci si possono scordare gli ipermercati, in tutta la vallata c'è un solo distributore di benzina (al quale per fortuna siamo arrivati in tempo...), insomma, non è fatta per il turismo di massa. Nei paesi ci sono pochi ristoranti, ancora meno alberghi, però in quasi tutte le case affittano almeno una stanza a chi vuole godere le bellezze di quel territorio in ogni stagione: d'inverno lì si va a sciare.

S.Véran

 

Il primo paese in cui abbiamo sostato è stato S.Véran: pare sia il villaggio più in alto d'Europa, si trova a 2040 metri. Dicono: “S.Véran, là où les coqs picotent les étoiles”(là dove i galli becchettano le stelle). E' molto conosciuto, infatti era pieno di turisti, cioè, pieno rispetto al deserto del rimanente Queyras, con anche vari negozi di souvenirs, ma sempre molto vivibile ed ordinato.

Mentre in Italia le case sono soprattutto di pietra, a S.Véran viene usato principalmente il legno, visti i foltissimi boschi dei dintorni. Anche lì c'è una storia di furiose lotte di religione ed una tradizione di lingua occitana che però resta più nei documenti del passato o in momenti di folclore, ma non mi è parso che venisse usata comunemente nel linguaggio orale, come in Val Varaita.

 

 

Abbiamo mangiato al ristorante “La fougagno”(in occitano è la stanza cucina): mi sono piaciute moltissimo le “orecchie d'asino”: un pasticcio di crèpes, patate, spinaci e besciamella.

 

 

 

E' difficile fotografare le marmotte nei prati con la mia macchinetta, accontentatevi di quelle nei negozi di souvenirs: sono numerose e tranquille, molte di loro se gli premi il pancino fischiano o cantano!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ci siamo fermati anche una notte ad Arvieux, un altro paesino delizioso immerso in una vallata verdissima, con l'area di sosta in una radura accanto al fiume...che tranquillità! Ripensandoci ora, credo che sia stato il posto che ho apprezzato di più, dove ho sentito l'opera dell'uomo davvero in sintonia con la splendida natura intorno.

panorama dall'area di sosta di Arvieux

Il viaggio di ritorno era già cominciato. Per l'avvicinamento all'Italia, dopo le modifiche che mio marito aveva fatto all'itinerario originale, ci aspettava un'altra impresa: il superamento del Col d'Izoard, famoso per essere l'incubo dei ciclisti al tour de France!

Ormai però, dopo il passo dell'Agnello, non ci spaventava più niente e infatti al confronto è stata quasi una passeggiata, ma capisco che in bicicletta il discorso sia molto diverso...


Salendo al Col d'Izoard, il paesaggio cambia improvvisamente e si attraversa un territorio quasi desertico, di rocce e strapiombi, chiamato la Casse Deserte, molto suggestivo.

Questa volta non abbiamo pernottato in cima, ma abbiamo proseguito (dopo le doverose foto), tutto in discesa, fino a Briançon, ultima tappa prevista.

 

 

 

 
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