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« SCUOLA DISTRUTTAPERSONAGGI »

HANNO DETTO, HANNO SCRITTO

Post n°649 pubblicato il 28 Febbraio 2011 da atapo
 

SE  PER  IPOTESI...

 

“Quando la scuola pubblica è cosa forte e sicura, allora, ma allora soltanto, la scuola privata non è pericolosa. Allora, ma allora soltanto, la scuola privata può essere un bene. Può essere un bene che forze private, iniziative pedagogiche di classi, di gruppi religiosi, di gruppi politici, di filosofie, di correnti culturali, cooperino con lo Stato ad allargare, a stimolare, e a rinnovare con varietà di tentativi la cultura. Al diritto della famiglia, che è consacrato in un altro articolo della Costituzione, nell’articolo 30, di istruire e di educare i figli, corrisponde questa opportunità che deve essere data alle famiglie di far frequentare ai loro figlioli scuole di loro gradimento e quindi di permettere la istituzione di scuole che meglio corrispondano con certe garanzie che ora vedremo alle preferenze politiche, religiose, culturali di quella famiglia. Ma rendiamoci ben conto che mentre la scuola pubblica è espressione di unità, di coesione, di uguaglianza civica, la scuola privata è espressione di varietà, che può voler dire eterogeneità di correnti decentratrici, che lo Stato deve impedire che divengano correnti disgregatrici. La scuola privata, in altre parole, non è creata per questo.La scuola della Repubblica, la scuola dello Stato, non è la scuola di una filosofia, di una religione, di un partito, di una setta. Quindi, perché le scuole private sorgendo possano essere un bene e non un pericolo, occorre:
- che lo Stato le sorvegli e le controlli e che sia neutrale, imparziale tra esse. Che non favorisca un gruppo di scuole private a danno di altre.
- che le scuole private corrispondano a certi requisiti minimi di serietà di organizzazione.

Solamente in questo modo e in altri più precisi, che tra poco dirò, si può avere il vantaggio della coesistenza della scuola pubblica con la scuola privata. La gara cioè tra le scuole statali e le private. Che si stabilisca una gara tra le scuole pubbliche e le scuole private, in modo che lo Stato da queste scuole private che sorgono, e che eventualmente possono portare idee e realizzazioni che finora nelle scuole pubbliche non c’erano, si senta stimolato a far meglio, a rendere, se mi sia permessa l’espressione, “più ottime” le proprie scuole. Stimolo dunque deve essere la scuola privata allo Stato, non motivo di abdicazione. Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito. Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito. Ma c’è un’altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime.

Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto:
- rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni.
- attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette.
- dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico!
Quest’ultimo è il metodo più pericoloso. » la fase più pericolosa di tutta l’operazione […]. Questo dunque è il punto, è il punto più pericoloso del metodo. Denaro di tutti i cittadini, di tutti i contribuenti, di tutti i credenti nelle diverse religioni, di tutti gli appartenenti ai diversi partiti, che invece viene destinato ad alimentare le scuole di una sola religione, di una sola setta, di un solo partito […].

Per prevedere questo pericolo, non ci voleva molta furberia. Durante la Costituente, a prevenirlo nell’art. 33 della Costituzione fu messa questa disposizione: “Enti e privati hanno diritto di istituire scuole ed istituti di educazione senza onere per lo Stato”. Come sapete questa formula nacque da un compromesso; e come tutte le formule nate da compromessi, offre il destro, oggi, ad interpretazioni sofistiche […]. Ma poi c’è un’altra questione che è venuta fuori, che dovrebbe permettere di raggirare la legge. Si tratta di ciò che noi giuristi chiamiamo la “frode alla legge”, che è quel quid che i clienti chiedono ai causidici di pochi scrupoli, ai quali il cliente si rivolge per sapere come può violare la legge figurando di osservarla […]. E venuta cos” fuori l’idea dell’assegno familiare, dell’assegno familiare scolastico.

Il ministro dell’Istruzione al Congresso Internazionale degli Istituti Familiari, disse: la scuola privata deve servire a “stimolare” al massimo le spese non statali per l’insegnamento, ma non bisogna escludere che anche lo Stato dia sussidi alle scuole private. Però aggiunse: pensate, se un padre vuol mandare il suo figliolo alla scuola privata, bisogna che paghi tasse. E questo padre è un cittadino che ha già pagato come contribuente la sua tassa per partecipare alla spesa che lo Stato eroga per le scuole pubbliche. Dunque questo povero padre deve pagare due volte la tassa. Allora a questo benemerito cittadino che vuole mandare il figlio alla scuola privata, per sollevarlo da questo doppio onere, si dà un assegno familiare. Chi vuol mandare un suo figlio alla scuola privata, si rivolge quindi allo Stato ed ha un sussidio, un assegno […].
Il mandare il proprio figlio alla scuola privata è un diritto, lo dice la Costituzione, ma è un diritto il farselo pagare? » un diritto che uno, se vuole, lo esercita, ma a proprie spese. Il cittadino che vuole mandare il figlio alla scuola privata, se la paghi, se no lo mandi alla scuola pubblica.

Per portare un paragone, nel campo della giustizia si potrebbe fare un discorso simile. Voi sapete come per ottenere giustizia ci sono i giudici pubblici; peraltro i cittadini, hanno diritto di fare decidere le loro controversie anche dagli arbitri. Ma l’arbitrato costa caro, spesso costa centinaia di migliaia di lire. Eppure non è mai venuto in mente a un cittadino, che preferisca ai giudici pubblici l’arbitrato, di rivolgersi allo Stato per chiedergli un sussidio allo scopo di pagarsi gli arbitri! […]. Dunque questo giuoco degli assegni familiari sarebbe, se fosse adottato, una specie di incitamento pagato a disertare le scuole dello Stato e quindi un modo indiretto di favorire certe scuole, un premio per chi manda i figli in certe scuole private dove si fabbricano non i cittadini e neanche i credenti in una certa religione, che può essere cosa rispettabile, ma si fabbricano gli elettori di un certo partito“.

Piero Calamandrei, 1950

 
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mpt2003
mpt2003 il 28/02/11 alle 17:09 via WEB
è tristemente attuale questo discorso, peccato che sia stato detto 61 anni fa e che attualmente non ci sia più nessuno in grado di farlo.....
(Rispondi)
 
magdalene57
magdalene57 il 28/02/11 alle 17:15 via WEB
m'hai tolto le parole di bocca....!
(Rispondi)
 
atapo
atapo il 28/02/11 alle 22:07 via WEB
Almeno facciamolo circolare, chissà che non ispiri qualcuno o qualcosa...
(Rispondi)
 
 
ferrarioretta
ferrarioretta il 01/03/11 alle 08:34 via WEB
Concordo,lo studio,come altre cose,sarà per chi potrà ...E si torna indietro ,e di molto.. Buongiorno:)))
(Rispondi)
 
 
 
atapo
atapo il 01/03/11 alle 17:43 via WEB
Quello che accade in questi ultimi anni nella scuola sempre più spesso mi fa tornare in mente la scuola della mia infanzia e anche dei primi anni in cui insegnavo, ma gli aspetti negativi di quei tempi, contro cui insieme a tanti anch'io avevo combattuto...si vede non abbastanza, non nel modo giusto...
(Rispondi)
trampolinotonante
trampolinotonante il 01/03/11 alle 10:08 via WEB
Il tema non è facile, nè da comprendere nè vedere chiaramente dove porta. Come diceva Eraclito: " Non ci si bagna mai due volte nello stesso fiume" , e così anche la scuola , lo Stato, non sono quel ch erano alcuni anni fa o addirittura un anno fa. Oggi il ritmo del cambiamento, in ogni campo, è tale che , a dirla con Dante: " ...Non val di novembre ciò che tu d'ottobre fili..."!Puoi chiedermi: " In cosa consiste il mutamento? ad esempio anche nella scuola?"__ Il mutamento sta nella decisiva entrata in scena di una nuova classe dirigente. Nello stesso tempo il popolo comincia a chiedersi: " Perchè ci sono tante ingiustizie nella vita?perchè alcuni ragazzi devono avere cibo scarso, educazione scolastica differente,oppure perchè con la nuova rirorma alcuni potrebbero avere sicuro accesso in determinate scuole e altri no?"___ Siamo in un'età di scienza, si sta costruendo un nuovo mondo, l'informatica impazza, l'inglese diventa fondamentale,le libertà degli individui, almeno in campo occidentale, lievitano verso altissime sfere,e allora non si può d'un balzo abbandonare l'educazione scolastica a essere patrimonio di tanti istututi privati, ne risuklterebbe spezzettata, frantumata, ci sarebbero tanti indireizzi , ognuno con una sua prassi educativa, e scomparirebbe , anche con federalismo scolastico, la visione gegenerale dell'educazione scolastica, civica e morale di tutti igiovani. La frantumazione è sempre sintomo di democrazia e di libertà di scelta, ma viene frantumata nel contempo la visione generale dell'educazione, e l'applicazione dei principi che a fattor comune costituiscono l'ossatura della formazione civica. Mi sembra che si sta dando vita ad unamassa di individui in cui l'unica preoccupazione dovrebbe essere il piacere. Di questo passo arriveremo sicuramente a rivedere che vale sempre il paradigma," Panem e t Dircenses" il pane e i giochi del circo. Si sta verificando una decadenza culturale immensa, le TV e i media, internet, ecc...stanno trascinando la gente verso le partite di calcio, verso spettacoli indecorosi come i quiz prima della cena, nei quali si osanna al denaro e alla vincita.Ma non possiamo biasimare il popolo, bensì i proprietari dei media, dei giornali, gli organizzatori di partite,ecc... E' tutta una questione di educazione morale e civica, che parte dalla famiglia, poi dalla scuola e infine dalla vita. Ma se la scuola è finalizzata a creare soggetti per un voto politico specifico, stiamo proprio cadendo nella melma, in un pantano, nelle sabbie mobili dalle quali non si torna sù, ma lentamente si sprofonda.Hai ragione , cara Atapo.Bisogna reagire scendendo nelle piazze o al limite operando bene ognuno nel proprio campo. La tua passione civica ed educativa è contagiosa.Grazie di tutto questo. Un caro saluto.
(Rispondi)
 
atapo
atapo il 01/03/11 alle 17:55 via WEB
Certo, il tema non è facile, per me non è facile scriverne, ci si dovrebbe star sopra delle ore, mentre questo spazio virtuale occupa un piccolo angolo nelle mie giornate. Ma mi basta lanciare segnali, messaggi...per chi ha voglia di capire e approfondire. Dici "si sta verificando una decadenza culturale immensa": ecco, è tutto qui, l'educazione morale e civica decade per conseguenza. Se la scuola non riesce più a svolgere il suo compito culturale ed educativo (per non parlare della famiglia...) ci si avvia ad una società ben egoista e distruttiva del vivere insieme. Sì, io credo molto nell'impegno serio e continuo nel proprio campo, nella denuncia delle cose negative, se occorre si scenderà anche nelle piazze.
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trampolinotonante
trampolinotonante il 01/03/11 alle 14:41 via WEB
Continuo, sperando che quella lì non mi dia ancora del logorroico.Forse dico cose sbagliate, ma continuo a chiedermi per quale motivo me l'abbia detto. Al primo commento mi sembrava opportuno aggiungere , secondo una mia riflessione , che il male del mondo d'oggi sia " il materialismo", cioè intraprendere un ciclo di studi finalizzandolo alla conquista di un mestiere, a conseguire una specializzazione, senza stare attenti che così facendo spessissimo, questi sforzi di specializzazione pospongono l'elemento spirituale, morale e di educazione civica a tutto. Quindi lo sforzo è indirizzato alla professione ( materialismo), guadagno, e per niente all'ducazione. Sto materialismo anche se a volte si può dire che non sia intenzionale, si constata che effettivamente c'è e DOMINA!! ECCOME SE DOMINA!! I concetti spirituali della vita stanno andando a farsi benedire. Pure l'Arte, la sublime Arte, è " BISNESS". Nel giardino della casa di remo Brindisi, a Lido di Spina, c'è un grandissimo prisma triangolare in marmo e in ognuna delle tre facce c'è scritto ART-IS - BISNESS"___ Non parliamo poi delle super spcializzazioni. Ci salvi il Padreterno!! E così man ,mano che dalle elementari si va verso l'università , l'educazione morale diventa sempre più difficile se non impossibile! Ciao. Sto post è denso di possibilità di riflessione! tt
(Rispondi)
 
atapo
atapo il 01/03/11 alle 18:08 via WEB
Chi ti dice logorroico? Certo scrivi molto e a volte mi metti un po' in crisi nel rispondere, ma mica siamo tutti uguali... Quello che hai aggiunto qui mi fa venire in mente, e volentieri lo spiego, che uno dei punti basilari di una eventuale riforma delle scuole superiori, anni fa, era la proposta, da parte di enti educativi "illuminati", di un primo biennio UNITARIO, cioè uguale (e OBBLIGATORIO) per tutti i ragazzi, magari con solo qualche ora di materie opzionali di indirizzo, in modo da offrire a tutti un'educazione e una preparazione di base il più a lungo possibile, nelle aree disciplinari fondamentali: lingue, matematica, storia, diritto...L'aspetto professionalizzante sarebbe venuto dopo questo curriculum di base che avrebbe consentito di curare con più calma proprio la formazione "umana" e civica degli adolescenti. Varie sperimentazioni, ma non sono mai riusciti ad arrivare in fondo. Ed ora è tutto scomparso, sono tornati i "canali" ben differenziati già dai 14 anni, non c'è nemmeno più l'obbligo scolastico fino al biennio. Pochi eletti per la classe dirigente...e una massa di lavoratori che meno sanno meglio è.
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