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LANZAROTE 2

Post n°1073 pubblicato il 29 Gennaio 2014 da atapo
 

 

UN ARTISTA E LA SUA ISOLA

Non mi è facile parlarne, in breve e con chiarezza, forse anche per questo ho lasciato passare diversi giorni dal mio ultimo racconto. Ci ho pensato e ripensato, ci sarebbe tanto da dire... e tanto di importante.

César Manrique: lo conoscete?

Era un artista, nato nel 1919 ad Arrecife, capitale di Lanzarote, e morto nella stessa isola nel 1992.

E' indissolubilmente legato a questa sua terra arida nell'oceano, che deve a lui se ancora oggi mantiene il suo grande fascino di ambiente naturale incontaminato. I dettagli della sua vita si possono leggere anche in internet, dove troverete molto di lui, qui metto solo un link in italiano.

Conobbe e partecipò alle avanguardie artistiche del XX secolo, con quella vulcanica e colorata fantasia che caratterizza vari artisti del mondo spagnolo, frequentò gli ambienti artistici un po' in tutto il mondo senza perdere i contatti con la sua isola, in cui si installò definitivamente nel 1966, pare (ci hanno raccontato a voce laggiù) in seguito alla morte della donna che amava e che non sostituì mai più con nessun'altra...

Era il tempo in cui a Lanzarote iniziava a diffondersi il turismo e lui intravide e sostenne un modello di sviluppo turistico i cui interventi sul territorio fossero sempre rispettosi del patrimonio naturale e culturale. Ecco perchè a Lanzarote non si vedono case alte, al massimo hanno due o tre piani, non ci sono mega-zone turistiche luminose e chiassose, rari sono gli hotel sfacciatamente enormi, abbiamo visto un solo grattacielo (e speriamo che resti unico...) Ancora, per le strade dell'isola non ci sono cartelloni pubblicitari, solo le indicazioni stradali e poche altre, sempre in formati tali da non ingombrare il paesaggio...Tutto questo suo impegno culminò nel 1993 col riconoscimento dell'Unesco che dichiarò Lanzarote Riserva della Biosfera.

Nell'architettura, oltre al rispetto delle caratteristiche tradizionali, ha cercato anche, nella modernità, un equilibrio nuovo tra l'arte, l'architettura e la natura nella quale devono integrarsi. Ha quindi creato dei paesaggi in cui l'opera dell'uomo si unisce fortemente all'opera preesistente della natura, senza alterarla o modificarla in modo sostanziale, con risultati interessanti, suggestivi e di grande equlibrio.

Noi abbiamo visitato alcune di queste "costruzioni", non tutte, ce ne restano ancora per un prossimo viaggio laggiù...

La più suggestiva è senz'altro una delle sue case, che ora è la sede della Fondazione César Manrique, dove, oltre a varie opere dell'artista, si fanno conoscere e si sostengono le iniziative ideologicamente legate ai principi diffusi da lui: si fatica a descriverla con le parole, bisogna vederla e percorrerla, anche le immagini rendono poco.

L'edificio è posto sopra una colata lavica, ha un pianterreno che segue l'architettura e la disposizione degli spazi tradizionali dell'isola, aggiungendo grandi vetrate sul paesaggio circostante;

 

 

nel piano sotterraneo molti ambienti sono ricavati dentro bolle vulcaniche naturali, uniti da corridoi scavati nel basalto della colata: alcuni sono aperti in alto e ornati di palme e piante rigogliose.Tutte le linee sono morbide, curve, il nero della lava si accompagna al bianco degli intonaci. Detta così non pare nemmeno una casa, percorrendola io l'ho trovata molto accogliente, avevo la sensazione di essere come avvolta, protetta... provavo una grande pace e soddisfazione... mi sentivo "a casa mia" (sarà perchè a me piacciono tanto le linee curve e la non-simmetria...)

 

stanza bianca

stanza rossa

corridoio

piscina sotterranea


Progettate da Manrique sono anche le strutture per i visitatori nel parco di Timanfaya (compreso il ristorante dove si cucina SUL vulcano), il Mirador del Rio, un belvedere incassato nella roccia con vetrate e terrazze nel punto più a nord dell'isola da cui si gode un panorama incredibile, dove siamo stati in un pomeriggio in cui il vento portava via...

 

panorama dal Mirador del Rio, con l'isola Graciosa


Ci sono spazi sotterranei in cui lui ha sistemato l'illuminazione: percorsi in grotta molto suggestivi lungo i tubi di lava, che arrivano a laghetti, a enormi cavità naturali in cui si tengono concerti... Noi abbiamo visitato la Cueva de los Verdes:

riflessi nel laghetto sotterraneo

la sala da concerti


Affascinante è il Jardin de Cactus, in una zona in cui da più di un secolo si coltivano i cactus per l'allevamento della cocciniglia.

 

produzione della cocciniglia

 

Si tratta del bacino di una cava di cenere vulcanica oggi in disuso, in questo paesaggio naturale, mantenendo degli alti monoliti originari, Manrique ha allestito grandi aiuole che ospitano un numero enorme di piante di cactus, incredibili per la varietà di forme e dimensioni... Non se ne uscirebbe mai, ad ogni passo c'è una scoperta...

 



Qua e là per l'isola ci sono varie grandi sculture di Manrique, alcune fatte con materiali di recupero, altre chiamate Juguetes del vento sono dei mobili sempre in movimento, visto che laggiù il vento spadroneggia spesso e volentieri...

 

Juguete del vento


monumento al campesino


Basta, mi fermo, questo artista mi ha tanto colpito che non smetterei più di parlarne...

Un'ultima cosa: in un filmato su di lui visto alla Fondazione, in certi atteggiamenti, in certe immagini... ebbene, assomigliava al mio papà! Non è strano, visto che mio padre era un po' un tipo ...spagnolo: fronte alta, capelli scuri ondulati all'indietro, occhi neri... Anche il mio papà era un po' sognatore, amava l'arte... e tutto questo mi ha reso César Manrique ancora più simpatico... quasi uno... di famiglia!


 
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