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BUON NATALE

Post n°612 pubblicato il 06 Dicembre 2010 da atapo
 

 

DAL PASSATO

Da piccola, i parenti del babbo li avevo sempre intorno: il nonno, gli zii e i cugini erano presenti quasi in ogni giornata della mia infanzia, complice il famoso giardino con il suo spazio per tutti, l'abitare vicini, alcuni “raduni generali” di pranzi o feste comandate. Non che si andasse sempre d'amore e d'accordo, c'erano i preferiti e le frecciate più o meno palesi, le gelosie e le complicità come in tutte le famiglie. Solo fra gli adulti però: ne sentivo parlare mia madre, ma a me non importava più di tanto, perchè tra piccoli ci si intendeva meglio, eravamo una bella tribù di cuginetti, tra i giochi e le birbonate dentro e fuori da quel giardino.

I parenti di mia madre erano un po' più misteriosi: lei aveva il suo babbo, che ogni tanto ci veniva a trovare, altri sette fratelli che abitavano tutti in altre zone della città con le loro famiglie, dalle condizioni più disparate, qualcuno navigava in cattive acque, avevano tanti figli che io conoscevo a malapena. Ricordo che ogni tanto qualcuno di loro si presentava all'improvviso a casa nostra (non avevamo il telefono), uno zio soprattutto per molti anni ebbe l'abitudine di arrivare a farci gli auguri la mattina di capodanno, verso le 9, diceva che portava fortuna...

Poi c'erano dei cugini di mia madre, con le loro famiglie...

Ogni tanto, la domenica pomeriggio, la mia mamma si vestiva bene, con guanti e cappello, e mi portava in visita da qualcuno dei suoi parenti: io ero un po' intimidita e solo verso la fine della visita mi “scioglievo”, lei, lo capisco ora, amava queste sue ore di libertà in cui tornava nella famiglia di origine.

L'adolescenza mi consentiva di girare da sola, su e giù dagli autobus. Allora anche i parenti materni mi diventarono familiari, li andavo a trovare volentieri , avevo questo gusto del piccolo viaggio da sola in cui scoprivo la mia città. Conobbi meglio alcune cugine più grandi di me, che mi trattavano con allegria, con cui si ragionava di fidanzati e mi prestavano libri da leggere e fotoromanzi.

Da sposata qualche volta li andavo a trovare con mio figlio piccolo, anche da loro ormai c'erano bambini nuovi, figli di cugini, le loro testoline accanto a quella di mio figlio erano spesso dello stesso biondo nordico... “da Paganein”.

Trasferirmi a Firenze ha dato un taglio netto a questa vita.

I contatti sono diventati quasi esclusivamente per interposta persona: mia mamma mi raccontava le vicende di questo e quest'altro, io tramite lei contraccambiavo i loro saluti. Con qualcuno una cartolina o una telefonata ogni tanto, se eravamo a Bologna per le feste di Natale sapevamo di poter incontrare i miei parenti paterni in uno dei soliti raduni, in cui però ogni volta c'erano meno giovani e gli zii...erano sempre meno...e i presenti sempre più malmessi. Solo con una zia, per “affinità elettive”, i rapporti sono stati più costanti.

Di tutti i suoi fratelli, mia mamma se ne è andata per ultima: negli ultimi anni scherzava sul fatto che nella sua agenda erano di più i nomi cancellati da un tratto di penna rispetto agli altri...

In quell'ultima occasione ho rivisto qualche cugino...altri ci hanno mandato biglietti.

Mio fratello mi ha dato quell'agenda, mi ha incaricato di rispondere ai biglietti, di telefonare se volevo, se riuscivo a decifrare quei numeri rimasti. Così, pian piano, nei mesi successivi ho ripreso contatto con i cugini che conoscevo e di cui ho trovato il numero di telefono.

Ho risentito dopo anni le loro voci, ci siamo scambiati i nostri passati ed abbiamo rievocato quello che avevamo in comune, ci siamo detti: “Se vieni da queste parti fammelo sapere e passa da me”, sapendo già che non sarà facile...

Ho gettato piccoli ponti tra una vita antica, che comprende il passato ancora prima di me, e la mia vita attuale, che se ne è allontanata parecchio, ma che ora ha bisogno di sentire più vivi anche i legami e la storia di famiglia.

Quasi tutti i miei parenti anziani e lontani non sono tecnologici, non usano internet, né SMS... oggi pomeriggio ho scritto i biglietti con gli auguri di Natale per loro, li ho passati in rassegna ad uno a uno, li ho rivisti in quei lontani incontri insieme, ho ripensato alle loro storie, a ciò che mi hanno raccontato nelle ultime telefonate...

Ricevere il biglietto so che farà piacere, poi magari ci si scambierà qualche telefonata, o forse no...

...forse riuscirò ad andarli a trovare, se la vita non mi riserverà troppi imprevisti, o forse no...

...in ogni caso per questo Natale mi sembra di avere riannodato fili importanti della mia storia.

 
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