Creato da atapo il 15/09/2007
Once I was a teacher

ASCOLTA...

 

RECHERCHE DU TEMPS PERDU 1

 

RECHERCHE DU TEMPS PERDU 2

RECHERCHE DU TEMPS PERDU 3

RECHERCHE DU TEMPS PERDU 4

RECHERCHE DU TEMPS PERDU 5

RECHERCHE DU TEMPS PERDU 6

GATTI DI FAMIGLIA

 



BETO


 
CHILLY

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 74
 

Ultimi commenti

Io non ho nessun gatto "domestico", ma il mio...
Inviato da: atapo
il 23/03/2024 alle 19:21
 
la natura si risveglia...io ho tante violette selvatiche,...
Inviato da: lalistadeidesideri79
il 15/03/2024 alle 11:02
 
Ah! Ah! Le mie ortensie sono a pianterreno... potrei...
Inviato da: atapo
il 21/01/2024 alle 23:41
 
"Devo fare entrare in testa alla gente...
Inviato da: cassetta2
il 08/01/2024 alle 18:20
 
Davvero!
Inviato da: atapo
il 19/12/2023 alle 23:26
 
 

Ultime visite al Blog

NonnoRenzo0atapoArianna1921lalistadeidesideri79monellaccio19ossimoraprefazione09cassetta2exiettogianor1marinovannisurfinia60myrgipacorabanneneveleggiadra0
 

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Marzo 2012 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
      1 2 3 4
5 6 7 8 9 10 11
12 13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24 25
26 27 28 29 30 31  
 
 

Tag

 

Cerca in questo Blog

  Trova
 
 

Contatta l'autore

Nickname: atapo
Se copi, violi le regole della Community Sesso: F
Etą: 72
Prov: FI
 

Messaggi del 24/03/2012

AMARCORD

Post n°819 pubblicato il 24 Marzo 2012 da atapo
 

 

EVASIONE

 

Ogni tanto sento il bisogno di fuggire, di passare del tempo da sola. Allora amo la solitudine come solitamente amo la compagnia...che poi sono ugualmente in compagnia, compagnia di me stessa, di ricordi, di pensieri, di sogni. Chi mi sta vicino ha capito la necessità di queste saltuarie fughe e vi si rassegna...

Devo trovare una meta e non ho pace finchè non sono riuscita ad andare, a passare qualche ora nel luogo prescelto da cui poi ritorno come rinnovata. Stavolta volevo andare a Bologna. Da sola. Volevo ascoltare e assorbire quella mia città senza essere distratta dal conversare con qualcuno: vari parenti e amici mi dicono: “Se vieni a Bologna avvisaci, ci incontriamo!”, ma stavolta non avevo voglia di incontrare nessuno: solo la mia anima dentro l'anima della città.

I nuovi treni superveloci che collegano Firenze a Bologna quasi completamente in galleria ora tolgono l'emozione dell' inoltrarsi nell'Appennino tra i suoi colori mutevoli nelle stagioni, in un percorso che conosco quasi a memoria: appena partiti non ti abitui ai primi boschi che entri quasi subito nel buio e ne esci già in mezzo alle case della periferia bolognese, con i muri di tutte le sfumature di rosso, dall'ocra al carminio: una luce nuova, diversa. Anche a Bologna c'è il sole e fa caldo, solo sotto i portici rimane di mattina l'umidità notturna. Vado per le strade intorno alla stazione, quelle che percorriamo, noi le Montagnola girls, quando facciamo le spedizioni al mercato, rivedo il nostro bar, il negozio in cui facciamo provvista di tortellini prima di riprendere il treno...è la città che conosco meglio in questi ultimi anni. Ma oggi è giovedì, non c'è mercato, il piazzale è vuoto, in giro c'è poca gente. La strada che conduce in centro è piena di negozi di grandi firme, ormai si assomigliano in tutte le città, solo che qui stanno sotto gli alti portici.

Ho una meta: vicino alla Piazza Maggiore c'è un'esposizione di libri per ragazzi che voglio visitare. Man mano che mi avvicino alla piazza intorno a me la folla si infittisce, sento anche lingue diverse, ai cittadini si aggiungono le comitive di turisti, diverse classi di adolescenti in gita, alcuni sono Spagnoli, si stanno riposando e qualche ragazza accenna passi di flamenco. Davvero la piazza è un salotto, la “Piazza Grande” della canzone ospita i personaggi più disparati, è uno spettacolo sedersi sul marciapiede ed osservare...gente di tutti i tipi e di tutte le età...chi passeggia semplicemente, chi gira in bicicletta, chi suona strumenti esotici, chi sale su un panchetto e tiene comizio, chi forma un girotondo per giocare, al lupo forse, alunni e maestre, chi ...si è appena sposato, provenendo da molto lontano.


 

Laggiù, sotto le arcate, cominciano le strade strette del mercato, piene di colori, di odori, anzi di profumi: quelle ghiottonerie che rendono Bologna famosa in tutto il mondo...e che mi accompagnavano da quando ero piccola così...

...Rivedo nei primi anni '50 la mia bellissima mamma, sempre con cappello e guanti da vera signora, che cammina per quelle stradine dando la mano a me, bambina con i riccioli al vento, che le trotterello al fianco. “Andiamo da Tamburini a prendere il ripieno per fare i tortellini” e il commesso gentile mi allunga un bocconcino di mortadella. Io non oso chiedere niente, anche se vorrei vorrei...la mamma è severa, ha spesso fretta, ma so che se dirò al papà di aver visto in quel negozio gli agnellini di zucchero, ora che siamo vicini a Pasqua...sorpresa! Una delle prossime sere papà tornerà dal lavoro con uno di quegli agnellini, costosissimi, ma per una volta all'anno...



Poi la mamma entra con me in una piccola chiesa buia, accende una candela davanti ad un gruppo di grandi statue di terracotta che a me fanno paura, che scoprirò molti anni dopo essere un' importante “Deposizione” di Niccolo dell'Arca, e mi fa ripetere sussurrando qualche preghiera prima di uscire e rimanere quasi accecata dalla ritrovata luce del mattino.

 


 

In uno dei palazzi che si affacciano sulla piazza, all'ultimo piano c'è una fila di finestrine, quasi di soffitte: in una specie di zoom nello spazio e nel tempo entro da una di quelle finestrine e vedo...una grande stanza, un tavolone con lampade ed attrezzature per riparare orologi, altri orologi in giro qua e là. Sul tavolo è chino mio padre, si consuma la vista a fare quel lavoro che ama poco, che gli era stato imposto da suo padre anche lui orologiaio, perchè allora usava così e guai a ribellarsi. Lassù tiene il laboratorio per qualche anno, rovente d'estate, gelido d'inverno, in cima a tante scale, quando io e la mamma saliamo lassù per qualche aiuto o commissione, forse prima o dopo il nostro giro al mercato, io corro e danzo in mezzo a quella stanza e dalla finestra guardo il cielo che pare così vicino e la piazza là in basso, con le persone piccole come formichine...non mi rendo conto di avere di fronte uno dei panorami più famosi d'Italia. E' uno dei miei primi capodanni, il primo che io ricordi, ho tre o quattro anni: in quel laboratorio lassù sotto i tetti io con mamma e papà aspetto l'anno nuovo: ci sono altre persone con noi, non so esattamente chi, quasi certamente fra loro le mie cugine rimaste orfane a causa della guerra, che i miei genitori avevano aiutato e che spesso invitavano...A mezzanotte sulla piazza i fuochi artificiali, il vecchione bruciato...il buio che improvvisamente si illumina quasi accecante, i chicchi d'uva portafortuna che girano fra noi...io non so se sono più impaurita o emozionata...

Ma troppo costoso un affitto lassù!

Nel mio giro a Bologna i piedi si muovono ora quasi da soli...non guardo nemmeno i nomi delle strade, vado “a memoria” lungo vie porticate dove non ci sono turisti. Perchè Bologna purtroppo è fatta così, i turisti affollano solo gli angoli più famosi, per il resto...silenzio, poco più che i passanti locali, o qualche amante segreto di questa città.

 

 

Sto seguendo la bambina di nove anni che ero, che ha appena imparato il percorso per arrivare nel nuovo negozio dove ora lavora papà: da sola, prendo l'autobus dalla periferia, conosco bene la strada e vado senza distrarmi...a volte quando arrivo al negozio papà ne approfitta per andare a sbrigare qualche veloce commissione e mi lascia sola, appollaiata su un alto sgabello: se entra un cliente devo dire di aspettare un momento perchè papà torna subito...Che tempi diversi da ora! Quale bambino di nove anni adesso girerebbe solo per la città...

Mi piace chiacchierare in negozio con papà, con i clienti che arrivano ( sempre pochi purtroppo), poi esco e vado a salutare chi lavora nei due negozi a fianco: a destra l'ottico, da cui ho comperato i miei primi occhiali da sole, a sinistra il barbiere, che ogni tanto mi regala qualche calendarietto profumato.

Ora quella piccola via del centro è stata pedonalizzata, ma non è cambiata molto, i negozi sono quasi gli stessi...da tanti anni non ci passavo! Ecco l'ottico, il barbiere, in mezzo...il “nostro” negozio...ma ho un tuffo al cuore: il negozio è svuotato, buio, non c'è nulla dentro! Ci resto malissimo: sapevo, da tanti anni fa, che un nuovo orologiaio era subentrato, non mi aspettavo certo di ritrovarlo, magari c'era qualcosa d'altro...ma questa vetrina nera, spettrale, mi lascia dentro un gelo improvviso, come se...avessi perduto un'altra volta tutto quello che c'era stato lì e che aveva rappresentato per me: il papà e tanti anni di vita. Mi fermo dall'altra parte della strada, davanti a quel vetro scuro, mi ritrovo quasi senza fiato, scatto qualche foto...all'improvviso esce dal negozio un uomo, doveva essere nel retrobottega perchè non l'avevo notato, che chiude a chiave e lentamente abbassa la saracinesca. Si accorge di me ferma (non c'è molta gente in giro) e mi guarda quasi con curiosità, io vorrei dirgli, raccontargli perchè sono lì, perchè quel posto è importante per me, ma a lui che importa...che ne sa lui...mi prenderebbe forse per un'anziana signora un po' fuori di testa. Cammino fino in fondo alla strada, lui continua ad armeggiare alla saracinesca e mi guarda con la coda dell'occhio, poi se ne va. Me ne vado anch'io, con un grande vuoto dentro.

 


 

Devo buttarmi per altre strade, dietro ad altri ricordi insieme alle novità di questo presente. Voglio visitare il museo della città di Bologna, che hanno appena aperto: è molto bello, ma è talmente grande che decido di fare solo il pianterreno, tornerò a completarlo un'altra volta...

Ecco la piazza dove fa ancora capolinea l'autobus che parte dalla periferia in cui sono nata. C'era un giardino, ora è tutto sventrato perchè stanno rinnovando, chissà cosa ne salterà fuori! Restano alcuni platani che hanno una prima lanugine di foglie nuove...l'aria di primavera è sempre la stessa, i ragazzi usciti dalle scuole aspettano chiassosi l'autobus.

 


 

Appoggiato ad un palo della pensilina, con la sua aria sorniona e dinoccolata, rivedo sorridere quel ragazzo alto, magro, dagli occhi verdi, siciliano di origine...il primo ragazzo con cui sono uscita, nei pomeriggi di domeniche primaverili, di nascosto dai miei...Lui abitava dall'altra parte della città, mi accompagnava al bus poi tornava velocemente, per non fare troppo tardi, verso il suo di autobus, ma tanto era il campione di corsa della scuola! L'amore dei sedici anni che lascia nel cuore la dolcezza delle scoperte importanti per tutto il resto della vita...

Ora credo di essere arrivata in fondo a quel viaggio di cui sentivo il bisogno in questo momento.

Telefono alla mia vecchia zia che abita a Bologna, le chiedo se posso passare a salutarla. Lei è contentissima della visita e mi accoglie nella sua grande casa piena di quadri e di ninnoli. Un altro tuffo nel passato e nei ricordi, ora mi è tornata la voglia di “viaggiare” in compagnia. Un'ultima sorpresa mi aspetta: arrivano anche i figli della zia, cugini che non vedevo da anni, è tutto un abbraccio gioioso...quasi perdo il treno perchè avremmo tanto da raccontarci!

Ritorno a Firenze molto tardi e molto stanca, ma ne è valsa la pena!

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963