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UNA FAMIGLIA

Post n°1417 pubblicato il 06 Marzo 2017 da atapo
 
Tag: cronaca

E  DOPO ?



 

Molti anni fa, nei mesi successivi al mio arrivo con la famiglia a Firenze, cercavo di conoscere il mio nuovo quartiere, vecchio borgo storico ormai inglobato nella città che si era estesa. Osservavo i suoi abitanti che, come in un piccolo paese, si conoscevano tutti e soprattutto gli anziani non accettavano facilmente i nuovi arrivati.

Presto notai una bambina poco più grande dei miei figli: aveva grosse difficoltà motorie, spastica si diceva allora, tetraplegica si dice oggi, si muoveva spesso in carrozzina, o faceva passi tremolanti e sempre in equilibrio precario, aggrappandosi alla sua mamma che l'accompagnava sempre. Però era ben inserita nella comunità, per strada tutti si fermavano a salutarla e a scambiare due parole e i suoi grandi occhi azzurri sorridevano. Era stata allieva della maestra che poi fu di mia figlia, così venni a sapere dalla collega che si impegnava molto a scuola, era brava, per aiutarla le avevano procurato una speciale macchina da scrivere adatta alle sue mani impacciate. Crescendo girava per le strade con un triciclo che le permetteva un po' più di autonomia, ma la mamma stava sempre con lei. Le vedevo molto spesso alla messa, partecipava a molte iniziative, dipingeva con un certo talento artistico seguita da un gruppo di volontariato, aveva anche trovato lavoro negli uffici del Comune, di età ormai aveva raggiunto la quarantina. I suoi problemi fisici non le impedivano un progetto di vita, tutti quelli che la conoscevano le volevano bene.
Accanto a lei ho sempre visto solo la mamma, mai il babbo: mi ero fatta l'idea che il padre non ci fosse, come accade purtroppo che certi uomini di fronte ad un figlio handicappato abbandonino figlio e compagna...

Invece il padre c'era... e sabato scorso, all'alba, questo padre ormai ottantenne ha preso il fucile da caccia, ha sparato alla figlia, alla moglie e poi a sè stesso. Tutti morti.
Ha lasciato alcuni biglietti, dove esprime la paura del futuro per questa figlia, quando i genitori non ci sarebbero più stati ad aiutarla...
Nel quartiere questa enorme tragedia ha lasciato sconvolti tutti coloro che conoscevano la famiglia. Ora discorsi su discorsi: sembravano tranquilli, certo qualche preoccupazione ce l'avevano, ma chi se lo sarebbe aspettato, ma se erano seguiti dai servizi sociali...
I "servizi sociali" in un intervista in TV hanno confessato che  purtroppo non riescono mai a fare tutto quello che sarebbe necessario: pochi fondi, poco personale, troppi casi da gestire.
Tristissima confessione di impotenza.
Probabilmente seguivano la ragazza, questo sì ed anche bene visto il suo buon inserimento anche nel lavoro, ma (io temo) forse non si occupavano con altrettanta cura di questi due anziani genitori che si vedevano diminuire le forze e le capacità di aiuto alla loro unica figliola. Il fatto che abitassero ad un piano alto di una vecchia casa senza ascensore costringeva ad aiutare la figlia pesantemente solo per uscire di casa: si può immaginare quali pensieri gli saranno passati per la testa ad ogni scalino che faticosamente salivano o scendevano, quando non c'erano infermieri e volontari in aiuto... Possibile che non si potesse trovare per loro un appartamento più comodo a piano terra, almeno negli ultimi anni in cui i genitori erano così anziani?
Non c'è stata certo indifferenza verso questa famiglia, ma forse, secondo me, è mancato un ascolto adeguato delle loro necessità e delle loro ansie, espresse o tenute dentro, come spesso accade nelle situazioni di forte disagio.
Credo che questo abbia potuto aumentare nei genitori  la preoccupazione del "Come farà quando noi non ci saremo più" fino a diventare un'ossessione, fino ad arrivare alla tragedia...
 E' stato detto che in realtà la giovane, compatibilmente con le sue condizioni, era autonoma ed organizzata, senza i genitori avrebbe potuto vivere dignitosamente in qualche appartamento adeguato, con altri e con qualche aiuto, come fanno varie persone in difficoltà ... Erano stati tranquillizzati in questo senso quei genitori?
E' troppo tardi, rimane il rimorso di non aver fatto tutto il possibile nel modo giusto.

 
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