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Post n°274 pubblicato il 10 Gennaio 2010 da uforobot
Il mare era calmo, come per sedare nella notte fonda le paure fra le tante rughe stanche. Fatima stringeva fra le gambe nella veste lunga il piccolo Nadir. Affamati, esausti, si accalcavano uomini dagli occhi increduli e sgomenti. Il mare enorme ed infinito, era come le pene che si portavan dietro. L’odore di speranza esalava, pregnante e forte, dai vestiti lisi e le parole crude. Nadir si guardava intorno spaventato, tornando sempre, come a un sicuro porto, allo sguardo dolce di sua madre. Forzerò il destino per mio figlio. Partirò a ogni costo, Allah è con me e con lui. Forzerò il destino e andrò oltre la fame e l’odio, lascerò tutto, perché il mio tutto è niente. Porterò il bambino altrove, non lascerò che cresca di questa guerra. Allah è con me. Il mare d’improvviso fu ostile, scompaginando esigue e fragili certezze. Le urla s’alzarono col vento e gli uomini in piedi sul barcone a cercare appigli. Fatima s’accovacciò in un angolo per sottrarre il bimbo al terrore della ressa. Furono le preghiere a urlare l’aiuto al cielo e a uomini lontani accorsi da sponde straniere e sconosciute. Un altro dio, un’altra terra.
Presto ci salveranno! Li sento arrivare in questo mare di disperazione. Le braccia alzate dai corpi magri e zuppi, sporti dal bordo dilaniato del barcone. Ognuno un grido, e una bocca come una ferita a vomitar dolore. Il mare, che disprezza le paure, continuò a scoraggiare aiuti che giunsero solo all’alba a recuperare i corpi. Il piccolo Nadir restò protetto dal corpo che l’aveva partorito e come per tornare nel suo ventre s’era accovacciato e raggomitolato sotto la lunga veste lisa della madre. Lo trovarono così, ammutolito dal terrore e dalla fame. Sporco d’urina e di escrementi, lo sguardo supplicante e secco, quasi vitreo. Non parlò mai, mentre lo trasportavano al centro d’accoglienza, ché le sue parole laggiù non le avrebbero capite. Sentì concitazione ed urli in una lingua strana, di cui avrebbe per sempre ricordato un suono: "clandestino”!
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Post n°273 pubblicato il 19 Dicembre 2009 da uforobot
Metti un pensiero sotto l'albero; quello che, più ruvido e spinoso, ti stringe fra i rimorsi il cuore. Ponilo sotto il cielo di luci appese agli aghi, che possa riposare e attendere magie. Liberalo dall'incarto dell'ipocrisia e lascialo brillare della sua luce, anche se fa male, anche se non passa. Attendi che il ritmo quieto delle notti lucenti lo ristori e il caldo di un camino lo rassicuri. Quando il candore delle feste sarà passato e tornerà l'arida festa della vita, lo troverai lì, quel pensiero caldo, ad attendere, lucido e razionale il tuo cuore confuso. Buone feste a tutti! |
Post n°272 pubblicato il 05 Dicembre 2009 da uforobot
Vi informo che in questi giorni potete trovare i miei libri:
Spunti di Nutrizione ed altro... (Manidistrega Editrice)
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Ciao a tutti e buona lettura! |
Post n°271 pubblicato il 17 Novembre 2009 da uforobot
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Post n°270 pubblicato il 15 Novembre 2009 da uforobot
Attendo, quieta, che quest'aria nuova mi sorprenda; che mi infonda quella pace strana del momento in cui, sgomenta, riesco a fare la pace con il mondo. Accetto, ignara delle conseguenza, questa calma magnifica e così rara, che mi indora le giornate e, a mia insaputa, mi costruisce dentro sogni, speranze, amore. Così, sto masticando questo tempo, questa distanza buona tra me e la vita che sta passando accanto, placando inaspettatamente le inquietudini. Sospendo le domande, rimando e cancello, forse, i miei dolori e vivo, come sommessamente fanno i sogni, senza coscienza d'essere sognati. |
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