Creato da rigel2_rm il 29/03/2010

PENSIERI DI VITA...

Riflessioni...

 

Amicizia virtuale che si trasforma in reale...un incontro speciale!

Post n°212 pubblicato il 11 Luglio 2011 da rigel2_rm
 

 

 

 

Ieri ho conosciuto un'altra stupenda amica della Community: Kiara. L'ho incontrata qui a Biella in quando era venuta per una gara che suo fratello faceva in bici. Kiara è una bellissima persona in tutti i sensi e sono stata felice di conoscerla assieme a suo marito e al loro piccolo Stefano. E' una bella emozione che compensa le cose negative che ho incontrato qui in Libero e di cui siete al corrente. Ha compensato anche la delusione e l'amarezza nei confronti di certe persone che credevo amiche, ma che alla luce dei fatti non si sono rivelate tali. Io credo nell'amicizia e negli amici ed in buonafede penso che gli altri siano come me e ci rimango male quando mi accorgo che certe persone sono doppie e che non corrispondono l'amicizia leale e sincera che io do! Pazienza: nella vita non si finisce mai d'imparare! In ogni caso, quando me ne accorgo, chiudo con l'amicizia: è un valore troppo importante l'amicizia per me per essere tradita!  Non ho potuto fare fotografie perchè la macchina fotografica l'aveva presa mio figlio per andare in montagna: Kiara le ha fatte, eventulmente le metterò quando Kiara me le manderà (se sono venute bene, ihihihihihih).

 

 

 

 

 

 

 
 
 

Gli eretici "perfetti" : I Catari.

Post n°211 pubblicato il 08 Luglio 2011 da rigel2_rm
 

 

 

 

Il catarismo (dal greco katharòi = puri) costituì un movimento ereticale diffuso in Europa tra il XII e il XIV secolo,  termine  con il quale si autodefinirono per primi i seguaci del vescovo Novaziano elettosi bolenga nel 251; per questa ragione il termine katharoi fu citato per la prima volta in un documento ufficiale della Chiesa Cristiana nei canoni del Concilio di Nicea del 325.
Una diversa etimologia del termine "catari", proposta per la prima volta dal teologo Alano di Lilla (1200 ca.), sostiene che il termine derivi sia dal greco katha (spurgo), perché "trasudano tutti i loro vizi", sia dal latino catus (gatto), perché "si dice che adorino il diavolo sotto le sembianze di un gatto".

Con la definizione di catari, detti anche albigesi (dal nome della cittadina francese di Albi), furono successivamente designate le persone coinvolte nel sostegno culturale o religioso del movimento ereticale sorto intorno al XII secolo in Occitania.

Il movimento cataro ha rappresentato la più grande minaccia, nell’arco della storia medievale, per l’ortodossia cattolica. Nacque in un momento molto delicato, quando la Chiesa era all’apice della sua grandezza e il potere temporale aveva ormai assunto una dimensione spropositata mentre, dall’altro canto, il popolo soffriva fra la miseria, la fame, la malattia e c'era il bisogno di far sentire la sua voce.
Inizialmente la Chiesa cercò di portare i Catari sotto la propria ala protettiva e i tentativi furono davvero molti: fra il 1170 e il 1208 legati pontifici e monaci cistercensi andavano predicando di legarsi al potere del cattolicesimo, ma tale fu l’opposizione di questo movimento da spingere il papa Innocenzo III a proclamare la ben nota crociata capeggiata dall’abate di Citeaux contro gli Albigesi (il nome deriva dal fatto che i primi fondatori provenienti dai Balcani si stanziarono nella regione di Albi nel sud della Francia).

 

A partire da questo momento ebbero inizio una serie di aspre lotte nelle quali i Catari non perderanno mai, neanche davanti al rogo, la parola data al loro credo: le persecuzioni incessanti dell’Inquisizione e una serie di episodi sfavorevoli decretarono la loro fine, che arriverà definitiva con l’assedio del castello di Montségur.

 

 

I Catari erano un movimento cristiano che per molte particolarità si distingueva dal cattolicesimo, ma a cosa credevano e su quali principi si fondava la loro credenza?
In primo luogo, per i Catari esistevano un dio malvagio, Satana, il quale aveva influenzato le scritture del Vecchio Testamento e modellava tutto ciò che è fatto di materia fra cui il corpo degli uomini e un dio buono, in grado di creare dal nulla. L’anima e lo spirito erano stati creati da quest’ultimo, ma l’anima sta dentro al corpo mentre lo spirito la vigila dall’esterno. Sempre secondo il concetto che Satana è legato al mondo materiale, la terra stessa è vista come un luogo malvagio così come il corpo che tiene prigioniero un angelo e i Catari consideravano esempio di eccelsa unione fra corpo e anima, quella avvenuta fra Gesù e Maria Maddalena.

Gli uomini, per unire queste due parti, ricevevano da adulti una sorta di battesimo spirituale, il consolamentum, che si badi bene, non è assolutamente il sacramento che celebriamo al giorno d’oggi con l’acqua: i Catari non ammettevano né il battesimo con l’acqua né l’Eucarestia né tanto meno ogni edificio sacro. Chi riceveva il consolamentum  diventava perfetto (parfait) e faceva parte della vera Chiesa di Dio, la Chiesa interiore che i Catari anteponevano a quella cattolica; chi non riceveva il consolamentum era semplicemente un credente.
In base a questa logica di elogio della purezza e condanna della materialità, anche la croce sulla quale Gesù è stato crocifisso rappresentava uno strumento diabolico perché è stato solo un mezzo di tortura materiale.

Certo i presupposti erano nettamente diversi da quelli del cattolicesimo, ma cosa ha spinto la Chiesa ad elevare il loro credo ad eresia e ad eliminarli radicalmente? Erano in possesso di qualcosa di talmente importante che poteva nuocere alla chiesa cattolica? Non poteva essere solo perché in Linguadoca il movimento si era radicato così tanto ed era stato assassinato un legato pontificio: questo è stato solo il pretesto perché Innocenzo III bandisse la crociata.

Prima dell’incendio di Montségur , pare che all’interno della fortezza si fossero verificati fatti misteriosi: nel gennaio del 1244 pare nascosero in una grotta segreta un enorme tesoro e il 13 marzo tre parfaits e un credente lasciarono la costruzione per portare via qualcosa di molto prezioso. Il comandante della difesa catara, Pierre-Roger Mirepoix, dichiarerà agli Inquisitori che i tre perfetti avevano portato in un luogo sicuro il tesoro, ma a Montségur non ne fu mai ritrovata traccia.

In questi ultimi tempi sta prendendo piede la tesi per cui Rennes-le-Chateau, che dista da Montségur solo 40 km, potesse essere uno dei rifugi del tesoro dei Catari, di cui anche i Templari erano a conoscenza e a favore di questa ipotesi vi sono stati segni e testimonianze, avvalorati e smentiti con un’unica certezza: i Catari e i Cavalieri del Tempio celavano qualcosa di molto scomodo e tremendo per la Chiesa Cattolica. Oggi non sappiamo ancora cos’era e abbiamo le idee troppo confuse per riuscire a localizzare dove possa essere posizionato, sempre che di un tesoro materiale si tratti...

 

PREGHIERA CATARA

Padre Santo, Dio Legittimo degli Spiriti buoni,
Che non hai mai ingannato, mentito, ne errato,
Né esitato per paura della morte a discendere nel Mondo del Dio straniero
- Perché noi non siamo del Mondo né il Mondo è nostro --
concedi a noi di conoscere ciò che tu conosci e di amare ciò che tu ami.
Farisei ingannatori,
che state alla porta del Regno
ed impedite di entrare a coloro che lo vorrebbero, mentre voi non volete!
Per questo prego il Padre Santo degli Spiriti buoni,
Che ha il potere di salvare le anime
E, fa germogliare e fiorire per gli Spiriti buoni,
E a causa dei buoni dà vita ai malvagi e lo fara
finchè essi vadano nel mondo dei buoni.
Fino a quando non vi sara più Cieli Inferiori,
che appartengono ai Sette Regni,
nessuno dei miei Che sono caduti dal Paradiso,
da dove Lucifero li ha tratti con il falso pretesto che Dio non prometteva loro altro che il Bene,
Mentre il diavolo nella sua grande falsità prometteva loro sia il Male che il Bene.
E disse che avrebbe dato loro donne che li avrebbero amati moltissimo
e avrebbe dato signoria agli uni sugli altri,
E che vi sarebbero stati fra loro Re, Imperatori e Conti,
E Che con un uccello ne avrebbero catturato un altro e che con un'altra bestia idem.
Tutti coloro che si fossero sottomessi à lui,
discesi sarebbero e avrebbero avuto il potere di fare il Male e il Bene come Dio che sta in alto,
E che per loro sarebbe stato molto meglio essere in basso
che in alto dove Dio non dava loro che il Bene.
E così salirono su un Cielo di vetro e, appena vi furono saliti, caddero e furono perduti.
E Dio discese dal Cielo con dodici Apostoli e si adombrò in Santa Maria.
Padre Santo io ti prego di illuminare sempre il mio cammino, perchè io non cada preda degli empi.

 

 

 

 

 

 Nuovo video  pubblicato  su Youtube (Era - Cathar Rhythm)

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

Il Misterioso " Manoscritto di Voynick".

Post n°209 pubblicato il 03 Luglio 2011 da rigel2_rm
 

  Sono appassionata di questi argomenti e oggi ve ne propongo un altro interessante!

 

Curiosi simboli magici, animali e piante fantastiche, sfere celesti e donne nude illustrano uno dei libri più affascinanti e misteriosi del mondo. E’ un manoscritto che non ha titolo, non se ne conosce l’autore ed è scritto in una lingua sconosciuta oppure in un codice che nessuno è mai riuscito a decifrare. Oggi è noto come il "Manoscritto di Voynich" dal nome dell’antiquario russo Wilfred Voynich che lo ritrovò frugando nella biblioteca dei Gesuiti di Villa Mondragone, a Frascati, nel 1912, quando si riteneva ormai perduto per sempre, scomparso da più di tre secoli.

Le ipotesi sull’origine e sul significato di questo manoscritto, che si trova oggi nella biblioteca della Yale University, sono molte e alcune veramente fantasiose. Era noto un tempo come "Manoscritto di Bacone", dal nome del doctor mirabilis del XIII secolo che si riteneva ne fosse l’autore. Molti hanno sostenuto questa tesi, ad esempio William R. Newbold, docente di filosofia della University of Pennsylvania, uno dei primi ad aver avuto la fortuna di esaminare il manoscritto, nel 1921. Secondo Newbold, ogni carattere del codice conterrebbe piccoli tratti corrispondenti a un antico tipo di stenografia che nasconderebbe la descrizione del microscopio e di altre straordinarie invenzioni fatte da Bacone. Ma l’interpretazione non ha retto a un più attento esame: i trattini di penna si sono rivelati, in realtà, semplici macchioline di inchiostro.

Alla fine della seconda Guerra Mondiale molti dei crittografi che erano riusciti a decifrare il codice Enigma e il codice della Flotta Imperiale giapponese si dedicarono alla decifrazione di antichi documenti cifrati e riuscirono a decifrarli tutti, tranne uno: il Manoscritto di Voynich.

Nel 1978 il filologo John Stojko sostenne che il testo era scritto in ucraino, senza le vocali: un’ipotesi anche questa non convincente. Nel 1987 il medico Leo Levitov sostenne invece che era un testo religioso dei Catari, scritto in una specie di "gramelot", un insieme di termini di lingue diverse. C’è poi chi lo ritiene opera di Leonardo da Vinci, chi è pronto a giurare che sia la versione più segreta della leggendaria "Clavicola Salomonis", il testo magico per eccellenza, e naturalmente c’è anche chi sostiene che sia opera di una civiltà extraterrestre.

 

Dallo stile e dai costumi dei personaggi delle illustrazioni possiamo soltanto avanzare l’ipotesi che sia stato redatto alla fine del XIV secolo. La prima notizia certa su questo manoscritto è una lettera del Seicento, ritrovata fra le sue pagine, dalla quale veniamo a sapere che il manoscritto fu acquistato nel 1586, per la considerevole somma di seicento ducati d’oro, da Rodolfo II, Imperatore del Sacro Romano Impero. Successivamente, verso la fine del Seicento, il manoscritto scomparve. L’unico documento che lo riguarda è una lettera che il rettore dell’Università di Praga Joannes Marcus Marci, presumibilmente detentore del manoscritto, inviò nel 1666 al celebre gesuita Athanase Kircher, esperto crittografo, invitandolo a tentare la soluzione del manoscritto, che ricomparve, come abbiamo detto, soltanto nel 1912, in un convento dei gesuiti. Voynich lo affidò immediatamente ai massimi esperti di codici segreti, ma nessuno è riuscito a trovare una soluzione convincente e il mistero rimane ancora oggi.

Il codice ritorna d’attualità in questo periodo per l’ultimo tentativo di interpretazione da parte di un informatico inglese, Gordon Rugg, della Keele University. Si tratterrebbe soltanto di una burla, sostiene Rugg, o meglio di una truffa operata ai danni di Rodolfo II.

"Molti studiosi sono sempre stati contrari a questa ipotesi – osserva Rugg – il "Voynichese" sarebbe troppo complesso per essere un documento privo di significato. Come avrebbe potuto un truffatore medioevale produrre 230 pagine di testo con una struttura così perfetta? Neanche lavorando per parecchi anni a una nuova grammatica si arriverebbe a un testo così convincente come il manoscritto di Voynich. Ma io ho scoperto che questo è possibile usando uno strumento molto semplice, la Griglia di Cardano, inventata dal grande algebrista italiano Girolamo Cardano e ben nota nel XVI secolo". Si tratta di un foglio di cartone nel quale vengono praticati a caso buchi rettangolari. Il messaggio scritto in questi buchi su una pagina sottostante, riempita poi con altre parole e frasi fuorvianti, ma di senso compiuto, potrà essere letta solo da chi possiede una griglia identica a quella del mittente. Il testo che si può produrre grazie a questa griglia assomiglia molto al Voynichese, ma è soltanto un insieme di parole privo di significato, senza alcun messaggio nascosto.

Protagonisti del raggiro sarebbero due inglesi, Edward Kelley, medium e avventuriero, e il suo amico, il celebre matematico e filosofo, con una accentuata inclinazione per il paranormale, John Dee. I due viaggiarono insieme per anni, presentandosi a tutte le corti europee come messaggeri delle sfere celesti, in comunicazione diretta con gli angeli, ed erano a Praga alla corte di Rodolfo II proprio nel periodo in cui l’imperatore acquistò il misterioso manoscritto. La "Griglia di Cardano" utilizzabile per costruire il codice era, secondo Rugg, uno strumento sicuramente noto a un matematico del valore di John Dee, e Kelley può averlo convinto a collaborare nell’organizzazione della truffa.

Per la sua ricerca Rugg ha usato EVA, l’Alfabeto Europeo Voynich, uno dei modelli di traduzione dei caratteri del Voynichese nelle lettere del nostro alfabeto. Analisi statistiche compiute sui vari linguaggi umani dai linguisti rivelano una chiara regolarità nella ripetizione di sillabe o parole. La struttura del Voynichese risulta completamente diversa da quella di qualsiasi altro linguaggio conosciuto, pur presentandosi con una complessità linguistica straordinariamente precisa. è proprio questa differenza dagli altri linguaggi avvalorerebbe l’ipotesi della truffa e ha convinto Rugg a proseguire nella sua indagine.

Mi resi conto che una Griglia di Cardano con tre buchi, collocati in modo opportuno – afferma Rugg – posta su una tabella contenente colonne di prefissi, sillabe di mezzo e suffissi, poteva essere usata per costruire, partendo dalla tabella, parole in un linguaggio simile al Voynichese”.

Nel manoscritto non sarebbe però nascosto alcun messaggio particolare, sarebbero tutte parole senza senso Questa mancanza di significato non prova sicuramente che il manoscritto sia una truffa, ammette onestamente Rugg, ma prova semplicemente che un’unica persona in due o tre mesi di lavoro potrebbe produrre un documento simile. Rugg afferma di essere in grado di dimostrare la sua ipotesi, plausibile ma contestata dagli altri esperti che si sono occupati del manoscritto.

Girolamo Cardano, matematico e medico del Cinquecento, era anche mago e pericoloso truffatore. "Sono incline a ogni tipo di eccesso e al male – riconosce nella sua bellissima biografia – ma, a parte l’ambizione, sono pronto a riconoscere le mie incapacità".

Scrive lo storico della matematica Morris Kline: La sua carriera di furfante e di studioso è una delle più affascinanti fra tutte le fantastiche carriere degli uomini del Rinascimento”.

Cardano è l’autore di un codice segreto molto semplice, ma efficace. è sufficiente un foglio di cartone nel quale si devono praticare alcuni buchi rettangolari in ordine sparso. Questo foglio viene poi usato come griglia, sovrapposto al foglio sul quale deve comparire il messaggio cifrato. Il mittente inserisce le lettere o le sillabe del messaggio nei buchi preparati in precedenza e riempie poi il foglio sottostante con altre lettere e parole in modo da dare un senso compiuto, ma fuorviante alla pagina. Chi riceve il messaggio, per poterlo leggere, dovrà collocare sul foglio una griglia uguale a quella usata dal mittente.

Una curiosità: la stessa griglia, nella forma più semplice, con buchi che evidenziano una lettera o una parola sì e una no, battezzata "codice Bibbia", è stata usata per rivelare ipotetici "messaggi nascosti" nella Bibbia.

Una griglia a tre buchi, spostata in modo opportuno su una tabella contenente prefissi, sillabe centrali e suffissi, ripetuti su diverse colonne potrebbero creare una pagina di Voynichese. Questa almeno è la tesi di Rugg, ma per averne la prova è necessario produrre una grande quantità di testo, usando griglie e tabelle diverse. A questo scopo sta elaborando un software adatto allo scopo.

Edward Kelley, medium e truffatore di professione, si vantava di aver scoperto la pietra filosofale e di essere in comunicazione diretta con gli angeli, che evocava attraverso la classica boccia di cristallo. Nel 1582 conobbe il matematico John Dee, che aveva sempre coltivato le arti magiche tanto da essere considerato il Mago Merlino dell’Inghilterra elisabettiana. Dee è l’inventore dell’enochiano, il linguaggio degli angeli e si era convinto che proprio Kelley, con i suoi poteri di medium, gli consentisse questo contatto soprannaturale. Apparentemente Kelley era al servizio di Dee, ma in realtà era Kelley a dominare l’amico, attraverso gli ordini che egli affermava di ricevere dagli angeli. Per parecchi anni i due vissero insieme, viaggiando per i paesi dell’Europa Centrale e tenendo ovunque conferenze sulla realtà del paranormale.

 

Grazie all’autorità di Dee, considerato giustamente uno dei più grandi matematici dell’epoca, i due poterono avvicinare molte famiglie reali europee in particolare, a Praga, l’Imperatore Rodolfo II, riuscendo forse a realizzare la loro grande truffa con il falso manoscritto. Nel 1588 Dee, interruppe i suoi rapporti con Kelley e ritornò in Inghilterra, abbandonando l’amico che aveva deciso di dedicarsi completamente all’alchimia. Nel 1590 Kelley, grazie ai favori dell’imperatore e di un ricco conte boemo, aveva raggiunto una certa agiatezza ed era stato nominato "Barone del Regno". Ad un certo punto però Rodolfo II ebbe il sospetto che Kelley volesse nascondergli le sue scoperte e nel 1591 lo fece richiudere in prigione. Spaventato, Kelley promise di collaborare e di essere pronto a svelare i suoi segreti alchemici per la trasformazione delle pietre in oro. Naturalmente i suoi esperimenti fallirono e così venne nuovamente rinchiuso in prigione. Secondo la tradizione Kelley sarebbe morto durante un tentativo di fuga, attuato nel modo più classico: legando fra loro le lenzuola del suo letto. Ma la sua corda era troppo corta e cadendo si procurò diverse ferite dalle quali non riuscì più a guarire. Secondo un’altra versione avrebbe invece toccato terra illeso, e sarebbe fuggito facendo perdere per sempre le sue tracce.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

Il bellissimo e maestoso Girasole (Helianthus annuus)...

Post n°208 pubblicato il 29 Giugno 2011 da rigel2_rm
 

 Helianthus annuus

 

 

Il nome generico del Girasole (Helianthus) deriva da due parole greche "helios" (sole) e "anthos" (fiore)  in riferimento alla tendenza di questa pianta a girare sempre il capolino verso il sole, comportamento noto come eliotropismo. Il nome specifico (annuus) indica il tipo di ciclo biologico (annuale) ed è una pianta annuale appartenente alla famiglia delle Compositae.

Il significato dei fiori di girasole, nel linguaggio dei fiori è di allegria e orgoglio. Nel linguaggio dei fiori simboleggia anche la fatuità della bellezza, esso è considerato un piccolo sole sulla terra, beneficia di una carica simbolica positiva, ma ha anche una connotazione negativa, perché rappresenta anche la vaghezza.

Il nome "girasole" deriva dal caratteristico movimento eliotropico, cioè in base al sole: all'alba i girasoli sono rivolti verso Est, poi iniziano a ruotare per trovarsi, al tramonto, rivolti verso Ovest; durante la notte poi avviene la torsione opposta. Questa particolare attività caratterizza l’età giovanile della piante: infatti giunte a maturazione le piante rimangono costantemente rivolte verso Nord - Nord Est.L'infiorescenza del fiore selvatico visibile ad esempio ai bordi delle strade non si volge al sole, bensì in una direzione qualsiasi, ma le foglie continuano a mostrare un certo eliotropismo.

Il girasole é una pianta erbacea che raggiunge notevoli dimensioni. Il fusto, che si presenta diritto e robusto può raggiungere un'altezza tra 1,5 e 2,2 metri. Le foglie sono grandi, semplici e dentate.  Il botanico Jacobus Antonius Cortusus (morto nel 1593) descrisse all'amico P.A. Matthioli (1500 – 1577), medico e botanico di Siena, un esemplare alto 120 spanne (circa 4 metri). Altre fonti riportano che nel 1567 a Padova crebbe un girasole alto 12 m. I semi di identica provenienza generarono altri esemplari che crebbero fino ad 8 m d'altezza in altri luoghi (es. Madrid) ed altri periodi. Più recenti esemplari alti oltre 8 m sono stati ottenuti sia in Olanda che in Canada (Ontario).

La loro forma cambia a seconda della loro posizione sul fusto.

E' un fiore che ha origini antiche: nell'America settentrionale sono stati trovati resti di questo fiore che risalgono a tremila anni prima di Cristo. Gli indiani d'America lo consideravano una pianta sacra in quanto consentiva all'uomo di farne moltepilici usi. In Perù era l'emblema del Dio Sole.

Secondo una tradizione Inca, i figli del dio Sole partirono alla volta della Terra per salvare gli umani dalla loro condizione selvaggia e brutale portando con sé un cuneo d'oro e l'immagine del padre raffigurata in un fiore, il girasole. I due fratelli decisero di stabilire la loro dimora là dove il cuneo si fosse piantato senza sforzo nella terra. Ciò nella valle chiamata Cusco, ovvero "ombelico", dove i figli del dio Sole si fermarono, piantarono il girasole e regnarono per lungo tempo in modo magnanimo e tollerante. 

 

 

 

Nella mitologia greca si racconta come una ninfa di nome Clizia si fosse innamorata del dio del sole Apollo e non facesse altro che guardare il suo carro volare nel cielo. Nove giorni dopo venne però trasformata in un girasole. Per questo motivo la parola girasole esisteva già molto tempo prima che l'"Heliantus annuus" venisse portato in Europa dal Perù ed è evidente che il mito sopracitato (menzionato ne Le Metamorfosi di Ovidio) si riferisca più propriamente all'eliotropio.

 


 

Il girasole fu apprezzato dal re Luigi XIV, il Re Sole e durante l'età vittoriana, in gran Bretagna, venne disegnato su stoffe, inciso nel legno, forgiato nei metalli. Oscar Wilde volle il girasole come simbolo del movimento estetico che lui stesso aveva fondato in Italia: poeti come Eugenio Montale e Gabriele D'Annunzio hanno elogiato il girasole nei propri versi.

 

 

Portami il girasole ch'io lo trapianti

nel mio terreno bruciato dal salino,

e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti

del cielo l'ansietà del suo volto giallino.
Tendono alla chiarità le cose oscure,

si esauriscono i corpi in un fluire

di tinte: queste in musiche. Svanire

é dunque la ventura delle venture.
Portami tu la pianta che conduce

dove sorgono bionde trasparenze

e vapora la vita quale essenza;

portami il girasole impazzito di luce.

(Eugenio Montale da Ossi di Seppia)


 

Nelle opere di Van Gogh la presenza del fiore è ricorrente.


 

Troviamo il girasole nell'autoritratto eseguito da Van Dyck durante il periodo di fama maggiore: era stato infatti da poco nominato "Principal Paynter in order to their Majesties", primo pittore di corte da re Carlo I e gli erano state donate una grande collana d'oro ed il titolo di Sir. Van Dyck indossa un abito di seta cremisi e volge lo sguardo per osservare gli spettatori. Accanto al pittore si staglia un grande girasole, sul cui significato si è sempre molto dibattuto.

Tra le numerose opere realizzate da Paul Gauguin a cavallo dei due secoli, l'opera "I Girasoli" (Museo Hermitage-San Pietroburgo) riveste un'importanza speciale, poichè la scelta dei girasoli riconduce istintivamente il pensiero del periodo di Arles (1888) trascorso con l'amico Vincent Van Gogh, che di questi fiori aveva fatto quasi un'ossessione.

Nel 1901, l'artista realizzò altre tre nature morte con girasoli: quella conservata a Zurigo rivela le maggiori affinità con la tela dell'Ermitage.

Il girasole fu molto amato da Gauguin, tanto che cercò di farne crescere alcuni a Tahiti con semi fatti arrivare appositamente dall'Europa; non era soltanto un motivo affettivo legato al ricordo del vecchio amico defunto, quanto una questione simbolica: nell'iconografia cristiana il girasole simboleggia la divinità, nel suo essere sempre rivolto alla fonte della luce come un fedele verso Dio.

Anche in questo caso la pittura di Gauguin si rivela coltissima, poichè riesce a conferire un'aura misteriosa e misticheggiante a un semplice vaso di fiori posto su una sedia; nel girasole sul fondo sembra si possa riconoscere un occhio, antico simbolo cristiano di Dio, significativamente posto tra il bianco e il nero, la luce e la notte, il peccato e la salvezza.

In Cina i semi di girasole sono considerati un cibo che rende immortali.

Il girasole è il fiore simbolo dello Stato del Kansas (USA)

e uno dei fiori simbolo della città di Kitakyushu (Giappone).

 

"I Girasoli" è un bellissimo e noto film di Vittorio De Sica del 1969 con Marcello Mastroianni e Sophia Loren.

 

 

 

In una delle scene finali della prima parte del "Dottor Zivago" appare un vaso di girasoli che perde i petali in un ospedale da campo, ossia in un luogo di dolore. Questo è "Il Dottor Zivago". I fiori che si rivolgono verso il sole (la speranza, la bellezza e la pace), anche se questo sole è oscurato da ombre (la guerra e l'intolleranza). L'amore è come un fiore! E' un girasole che cerca la luce, che non può vivere al buio.

 

Leggende:

 

Un giorno, in un grande giardino in mezzo a tanti fiori colorati, era nato un fiore davvero strano: brutto e storto.
Tutti gli altri fiori lo disprezzavano e nessuno voleva stargli vicino.
Il povero fiore, triste e solo, soffriva, ma non si lamentava mai.
Trascorreva le sue giornate a guardare il sole nel cielo; gli piaceva così tanto il sole che per cercare di avvicinarsi a lui, si era allungato molto. Quando il sole si spostava, lui lo seguiva girando la sua corolla.

Un giorno il sole si accorse di quel fiore solo e triste che lo guardava sempre, decise di conoscerlo e gli si avvicinò.
Dopo aver ascoltato la sua triste storia decise di aiutarlo e con i suoi raggi splendenti abbracciò il fiore che si accese subito di un bel giallo vivo tanto da sembrare d'oro.
Da quel giorno il fiore diventò il più alto e il più bello del giardino.
Diventati amici, il sole decise che meritava un nome speciale e così da quel giorno venne chiamato Girasole (Sunflower).

 

 

 

 

COPYRIGHT

 
 
 

La stupenda tazza Farnese!

Post n°207 pubblicato il 26 Giugno 2011 da rigel2_rm
 

 

 

 

La Tazza Farnese è un piatto da libagione (phiale) di epoca ellenistica,  è il più grande cammeo esistente al mondo, fabbricato in ambra sardonica e del diametro di 20 cm circa, probabilmente non usato per i banchetti, ma per libagioni rituali, attualmente conservato al Museo archeologico nazionale di Napoli. La Tazza Farnese è testimonianza eccezionale della glittica di età ellenistica: unica per dimensioni, livello formale, complessità figurativa e importanza storica. Creata ad Alessandria, la Tazza doveva essere impiegata in funzione rituale nelle cerimonie dei sovrani d'Egitto.

Datata alla prima metà del II secolo a.C., della sua storia precedente si sa molto poco, anche se è convinzione universalmente condivisa che sia stata portata a Roma a seguito della conquista dell'Egitto da parte di Ottaviano nel 31 a.C. Trasferita in seguito a Costantinopoli venne probabilmente riportata a Roma a seguito della presa della città nel 1204. Si hanno notizie certe sulla sua esistenza dal 1239, quando ne è documentato l'acquisto da parte di Federico II. Dalla corte di Federico II di Svevia passò agli inizi del XV secolo alla corte persiana di Herat o Samarcanda e poco dopo arrivò a Napoli alla corte di Alfonso di Aragona. Nel 1471 si trovava a Roma dove l'acquistò Lorenzo il Magnifico e in seguito passò in possesso di Margherita d'Austria e, alla morte di questa, alla famiglia Farnese. 

La superficie interna della tazza raffigura un'immagine con sette figure: una Sfinge, su cui siede una figura femminile che reca in mano delle spighe; una grande figura maschile con barba, su un albero, che regge una cornucopia; un giovane che impugna un aratro e che reca a tracolla un sacco di sementi; due figure femminili sedute, una delle quali regge un phiále; due figure maschili che volano trasportate da un mantello gonfiato dal vento.

 

La superficie esterna invece è interamente decorata da una grande Gorgone (allusiva di minaccia ai nemici esterni dello stato); il naso della Gorgone reca un piccolo foro, la cui esistenza è documentata già nel catalogo della collezione Farnese, probabilmente utilizzato per infilarvi un sostegno onde esporre il manufatto.allusiva di minaccia ai nemici esterni dello stato.


Le immagini rappresentate nella Tazza Farnese, soprattutto quella interna, hanno dato adito a diverse interpretazioni, tutte comunque legate all'Egitto, grazie al preciso riferimento rappresentato dalla presenza della Sfinge.

Tradizionalmente viene visto nell'immagine il riferimento alle piene del Nilo, rappresentate dalla figura femminile sulla Sfinge, all'utilità di queste per la fertilità dei campi, con la figura barbuta con la cornucopia, ed alla conseguente prosperità dell'Egitto, rappresentata dalla stessa Sfinge.

 

 

Altre interpretazioni portano a vedere belle figure della superficie interna una rappresentazione dei principali dei egizi: la Sfinge, simbolo del regno tolemaico, è dominata da Iside, affiancata da Osiride, mentre la figura barbuta rappresenta Horus; le due figure femminili sedute rappresentano invece le Horai, le dee delle stagioni e del raccolto, oppure la terra coltivata e la rugiada; le due figure maschili volanti sono invece i venti Etesii, venti da Nord.

 

         

 

  

Secondo alcuni studiosi la triade divina, rappresentata nella scena interna, raffigurebbe Cleopatra III, il marito Tolomeo VIII (morto nel 116 a.C.) e il figlio Tolomeo X Alexandros; secondo altri, invece, vi è rappresentata Cleopatra VII, ultima regina d'Egitto, sconfitta da Ottaviano nel 31 a.C.

 
 
 

 

Video creato in collaborazione con Alessandro (AngelFree)

 

 

 

 

 

 

 

 

NON TUTTI SANNO CHE:

COLORO CHE SONO TITOLARI DI UN PROFILO

O DI UN BLOG CON DATI SUFFICIENTEMENTE CHIARI

(ES.:FOTO O NOME) DA RICONDURRE A UNA PERSONA

RICONOSCIBILE NEL MONDO REALE E SONO OGGETTO

DI INGIURIE/OFFESE NEL WEB,POSSONO DENUNCIARE

PENALMENTE L'OFFENSORE

E CITARLO PER DANNO

La Corte di cassazione con la sentenza n. 8824 della Quinta sezione penale depositata il 7 marzo 2011, ha condannato chi, utilizzando un nickname su un forum online diffondeva ingiurie, in forma anonima, nei confronti di altre persone.

L'indirizzo Ip ha inchiodato l'autore della diffamazione, confermando che la traccia digitale permette l'identificazione senza dubbi.

commissariato di P.S. online:

 

 

 

 

Grazie Leon! 

 

 

 

 

 

 

 

 

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