Creato da seppursognando il 30/09/2008

rimando d'amore 2.0

versi sparsi di un funambolo

 

Non chiederci la parola

Post n°111 pubblicato il 16 Maggio 2009 da seppursognando
 

     

   

Non chiederci la parola

Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

[ Eugenio Montale ]

    

 

Metro : tre quartine di versi di varia lunghezza, con rima ABBA CDDC EFEF.

Di sicuro è una delle poesie più celebri di Montale. E' tratta da "Ossi di seppia" e contiene alcune idee per comprendere il suo pensiero .
Il poeta si rivolge a quel lettore che esige dai poeti verità assolute e definitive, invitandolo a non chiedergli alcuna rivelazione, né su stesso né sull'uomo in genere, e nemmeno sul significato  della vita. Egli, infatti, non ha alcuna segreto risolutivo, ma solo dubbi e incertezze, o anche una conoscenza fondata sul contrasto: l'ultimo verso, infatti, è divenuto famoso e viene spesso menzionato da chi non vuole farsi notare come possessore di fittizie verità.

Parafrasi
Non chiederci la parola,che metta a fuoco sotto ogni profilo, il nostro animo privo di certezze, e a lettere che lo chiariscano rendendolo luminoso come il fiore dello zafferano: perduto in mezzo ad un prato polveroso. Ah l'uomo che se ne va sicuro, senza contrasti con se stesso e con gli altri. E la sua ombra non viene toccata che dal sole nel periodo più caldo dell'estate; proiettata su un muro mancante di intonaco. Non domandarci il segreto che possa rivelarti nuove prospettive di conoscenza del mondo,bensì una distorta sillaba secca come un ramo. Solo questo possiamo in questo momento farti presente, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

Figure retoriche
- ENJAMBEMENT (quando un gruppo di parole, ad esempio soggetto-verbo oppure soggetto-aggettivo viene diviso, mettendo il secondo termine nel verso successivo): nei versi 3-4 (croco/perduto)
- SIMILITUDINE (paragone mediante connettivi avverbiali): verso 10 (secca come un ramo)
- ANAFORA (ripetizione di una o più parole all'interno di un verso: verso 12 (ciò...ciò)
- RIMA INTERNA nell'ultimo verso vogliamo siamo...
-c'è la RIPETIZIONE CONTINUA (a volte sotto forma di alliterazione vera e propria, ma più spesso consonanza) della consonante "r" accompagnata anche da c( chiederci domandarci croco)
-EPIFONEMA:Consiste nell'esprimere un motto sentenzioso che, solitamente, chiude con enfasi un discorso(Codesto solo oggi possiamo dirti,ciò che non siamo, ciò che non vogliamo)

 
 
 

Il rimpianto

Post n°110 pubblicato il 13 Maggio 2009 da seppursognando
 

       


[ Studio per volto ]

    

 

una stilla cocente
affiora indifesa
e lenta
trascina
dai gelidi occhi
ai solchi deserti
il rimpianto
per le poche parole
lasciate al confine
di labbra annodate
come fiori recisi
e che bastano
a volte
a tramontare la bruma
di sguardi nebbiosi
in sorrisi d'aurora

   

   

 
 
 

canzone nel cuore

Post n°109 pubblicato il 10 Maggio 2009 da seppursognando
 

   

      


[ rugiada_london ]

   

l'anima mia
ricorda serena
quei giorni bambini
dormivo leggero
come aquilone
nel blu delle ore
a tuffare i miei sogni
nella spuma marina

sento da allora
quella canzone
note di onde
e voce di mamma
dipinta nel cuore
fin quando la luce
galleggia infinita

dal tuo amore
al mio cuore

   

  

tanti auguri Mamma

    

 

 
 
 

Evento

Post n°108 pubblicato il 08 Maggio 2009 da seppursognando
 

        


  

  

 

Grazie alla mia amica Aurora Manfredi
per aver scelto le mie poesie
per accompagnare le sue 30 opere
in un'occasione così importante
quale è una personale di pittura
in un luogo prestigioso
come Firenze

mi scuso per le mie assenze
con i miei Amici
ma gli impegni, in primo luogo di Studio,
e di scrittura
mi sottragono tempo prezioso
per coltivare un sentimento così nobile
un abbraccio a tutti
e un grazie
a chi ha la pazienza
di aiutarmi in questa impresa emozionante

 

 

 

 
 
 

L'immagine

Post n°106 pubblicato il 06 Maggio 2009 da seppursognando

     

  

"Non tutti  hanno vuota la stanza,
non tutti hanno il cuore vuoto:
ci si può lasciare entrare ogni mattino
 un mondo nuovo.”
da "Luoghi Comuni" di J.Rodolfo Wilcock

          

 

Lady_Juliette - kiku0 - seppursognando

Da un consiglio ne è nato un pensiero, trasformato poi in versi..tre menti e tre cuori uniti da un comune denominatore: la poesia.
      

    

Grazie Lady_Juliette & DruMir  

  

 
 
 

Il funambolo

Post n°105 pubblicato il 04 Maggio 2009 da seppursognando
 

 

 


[ il funambolo ]

   

sul filo ingordo
di maschere folli
attraverso l'ultima corda,
frontiera del cielo,
e nell'immane oltrepassare
il confine dei sogni,
sovviene sul ciglio
solo un pensiero
gabbiano

apriti cuore
con ali sincere
per ergerti degno
nell'azzurro infinito

   

   

 
 
 

la rondine

Post n°104 pubblicato il 01 Maggio 2009 da seppursognando
 

  

    

      


[ sensazioni ]

     

Vola
la rondine all'aurora
quel sorriso negl'occhi
illuminati al candore
dalla luna al sereno

Vola
la rondine all'aurora
quel fiammare nel petto
fremente e virile
dal sole ai suoi raggi

Vola
la rondine all'aurora
quel dipingere aereo
i suoi versi d'amore
dal cuore all'azzurro

 
 
 

fulgido briccone

Post n°103 pubblicato il 28 Aprile 2009 da seppursognando
 

    

   


[ Il gatto ]

     

  

ti fai molla con lo sguardo
nell'attesa del mio passo,
tu misuri tutto il mondo,
io sorrido per l'agguato
dallo scatto alla sorpresa
ed è gioia per la preda
esser tuo, fratello mio,
perchè gatto son nato anch'io

    

    

  

 
 
 

A se stesso

Post n°102 pubblicato il 26 Aprile 2009 da seppursognando
 

                     

       Or poserai per sempre,
      stanco mio cor. Perì l'inganno estremo,
      ch'eterno io mi credei. Perì. Ben sento,
      in noi di cari inganni,
5    non che la speme, il desiderio è spento.
      Posa per sempre. Assai
      palpitasti. Non val cosa nessuna
      i moti tuoi, né di sospiri è degna
      la terra. Amaro e noia
10  la vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.
      T'acqueta omai. Dispera
      l'ultima volta. Al gener nostro il fato
      non donò che il morire. Omai disprezza
      te, la natura, il brutto
15  poter che, ascoso, a comun danno impera
      e l'infinita vanità del tutto.

       

Giacomo Leopardi      

      

     

Componimento lirico-drammatico , in cui l'io si sdoppia, dialogando con il cuore.

Scomposizione del canto << A se stesso >>
Angelo Monteverdi [(1886-1967) docente di filologia romanza nelle università di Friburgo ( 1922 ), Milano ( 1932 ) e Roma ( 1942 - 1961 )] svolgendo una minuta analisi del testo, ha mostrato come la semplità esteriore del canto , sia il risultato di una costruzione abile e controllatissima. Ha preso in considerazione in primo luogo il metro, che è una mescolanza di endecasillabi e settenari in un'unica strofa che si articola però in parti simmetriche: tre gruppi di cinque, cinque e sei versi, che corrispondono allo svolgimento del pensiero. Quindi ha esaminato gli elementi del linguaggio e il movimento della frase sintattica, che sono fortemente espressivi e creano nel testo, ponendosi a contrasto con la chiarezza e la perentorietà concettuale, una incessante tensione.

Il metro e l'impianto concettuale
Come risponda, ottimamente, a questo schema metrico lo svolgimento del pensiero, mostra  anzi tutto il ritorno, all'inizio di ciascun gruppo, del medesimo motivo ( vv. 1,6,11 ): << Or poserai per sempre...; Posa per sempre...; T'acqueta omai...>> E il progressivo variar dei concetti, dall'uno all'altro dei tre gruppi, ogni volta s'irradia, conseguente, da quel fermo punto iniziale.
1. Posa mio cuore. Perito oramai l'inganno estremo ( l'inganno d'amore ), chiusa è la via ad ogni speranza, ad ogni desiderio.
2. Posa mio cuore. Dopo tanto palpitare, chiaro è che nulla al mondo vale i palpi ti di un cuore, e che la vita non offre se non duolo e tedio.
3. posa mio cuore. Unico dono del destino all'uomo è la morte. La vita non gli può suggerir che disprezzo: anche per se, per la natura,    e per il male ognipossente, e per << l'infinita vanità del tutto >>.
<< Infinita vanità del tutto >>: colpisce la singolare potenza di questa formula finale a cui il metro stesso, si noti, dà singolare risalto, riservandole, fuor del disegno normale, un apposito verso. Delle tre parti, infatti, di cui consta il canto, la terza ed ultima eccede di un verso la misura delle altre; e si tratta, appunto, dell'endecasillabo riservato alla formula finale.

Mobilità estrema degli elementi costruttivi
Non c'è quasi verso in questo canto che non sia sintatticamente spezzato. Maggiore del numero dei versi è quello delle proposizioni. E di diciotto, quante esse sono, due solo sono subordinate ( l'inganno << ch'eterno io mi credei >>; il potere << che, ascoso, a comun danno impera >> ). Delle altre, due sole si legano, mediante congiunzione ( v.8 né, v.10 e ), alla proposizione precedente; le rimanenti son tutte autonome, senza alcun legame né di subordinazione, né di coordinazione. Brevissime, in genere: cinque se ne contano nei primi 3 versi, dieci dal terzo al tredicesimo. La più lunga è l'ultima ( vv.13-16 ); ma è interrotta da una subordinata ( v.15 ), ed è spezzata inoltre dalla presenza di quattro accusativi ( << te, la natura, il brutto poter [ che ecc. ], e l'infinita vanità del tutto >>. Frequenti, conseguentemente, sono le pause; le più pesanti ( undici ) segnate dai punti; e meritano un particolare rilievo le due che delimitano, prima e dopo, nel corso del terzo verso, una parola solo: << .Perì. >> Tra le pause maggiori si intercalano poi, non meno numerose, le pause minori ( minori ma sensibili ), segnate da virgole. Una anzi, alla fine del v.10, è segnata da un punto e virgola, dove l'interpunzione vuole palesemente rovesciar la funzione, che normalmente è d'avvicinamento, della copulativa e (... << altro mai nulla; e fango è il mondo >>). Due proposizioni, che hanno il soggetto in comune, mancano di verbo ( << Amaro e noia la vita, altro mai nulla >> ). Un verbo, invece, costituisce da solo un'altra proposizione ( << Perì >> ). Altrove il verbo si presenta con la semplice scorta di un avverbio, o di una locuzione avverbiale ( << ben sento >>, << Posa per sempre >>, << Assai palpitasti >>, << T'acqueta omai >> , << Dispera l'ultima volta >> ). Pochi sono gli aggettivi: il primo suona, sconsolato, nell'unico vocativo di tutto il canto ( << stanco il mio cor >>); due altri, allitterati e assonanti ( << estremo >>, << eterno >>), sorgono a fissare i due tempi del fatale << inganno >>; due altri, entrambi in posizione di rilievo, il primo martellato dalla rima ( << brutto >> ), il secondo isolato dalle pause ( << ascoso >>), vengono a caratterizzare il potere, l'<< arcana malvagità >>, che governa il mondo; l'ultimo ( << infinità >>) s'allunga lento ad abbracciare l'universale vanità: tutti, fuor d'ogni compiacimento ornativo, accusano la necessità della loro presenza.
Ma il discorso, essenzialmente, è fatto di verbi e di sostantivi. Dei verbi qualcuno si ripete ( << poserai >> - << posa >>; << perì >> - << perì >> ), altri ripetono il medesimo movimento ( e sono gli imperativi << posa >>, << t'acqueta >>, << dispera >>, << disprezza >>. Prevalgono tuttavia i sostantivi, quantitativamente e qualitativamente. Tra loro uno solo si ripete, ed è, più che ripetizione, tra il singolo << estremo inganno >>, non ancora placato nel ricordo, e i generici << cari inganni >>, che la memoria ha già riscattati: gli << ameni inganni >> della << prima età >> ( citazione da << Le ricordanze >> ). Del resto quasi tutti i sostantivi son ricchi di espressività, anche quelli che stanno, abbinati, a distinguere concetti affini ( << speme >> e << desiderio >>, << moti >> e << sospiri >> ); ma quelli specialmente che, dal << nulla >> al << tutto >>, designano gli aspetti essenziali delle cose: << terra >>, << mondo >>, << natura >>, << vita >>, morte, << fato >>. Su loro batte, forte, a volta a volta l'accento. E vibra in quell'accento il disprezzo, che in altri sostantivi, con altrettanta forza, apertamente si svela: << noia >>, << fango >>. Notevole è il numero dei sostantivi; notevole anche il fatto che aggettivi, pronomi e verbi si trasformino talora in sostantivi ( l'<< amaro >>, il << morire >>, il << tutto >>). Più notevole, comunque, è che, in genere, ciascuno di quei tanti sostantivi attiri di per sé, su di sé, con l'aiuto delle sapienti pause, il pensiero. Di qui ciò che già si è notato: il gran numero delle proposizioni e la continua spezzettatura dei versi. Raro avviene che la frase sintattica coincida con la frase ritmica. E quel che i francesi chiamano enjambement ( che potrebbe ben tradursi con << accavallamento >> ) domina da un capo all'altro di questo canto, come certo in nessun altro canto leopardiano.



 
 
 

cavalier cortese (tautogramma)

Post n°101 pubblicato il 24 Aprile 2009 da seppursognando
 

   

   


[ Neve ]

  

  

cavalier cortese
che confidando capace,
canti
calde castane chiome
chiare candide curve

canti
colei che coglie
campi celesti
con cui chetarsi

canti
colei che colma
con carezze colorate
cieli cinerei

canta con cuore
cotanto coraggioso
che corre cieco
con caparbia costanza

   

     

   

 
 
 

sul perchè scrivo poesie

Post n°100 pubblicato il 23 Aprile 2009 da seppursognando
 

"Un oggetto qualunque, per esempio un luogo, un sito, una campagna, per bella che sia, se non desta alcuna rimembranza, non è poetica punto a vederla. La medesima, ed anche un sito, un oggetto qualunque, affatto impoetico in se, sarà poetichissimo a rimembrarlo. La rimembranza è essenziale e principale nel sentimento poetico, non per altro, se non perchè il presente, qual ch'egli sia, non può essere poetico; e il poetico, in uno o in un altro modo, si trova sempre consistere nel lontano, nell'indefinito, nel vago."
[Leopardi, Zibaldone, 12 dicembre 1828, pag.1199 ]

In questo passo Leopardi intende incentrare l'attenzione sulla rimembranza: il ricordo. Dice: "qualunque cosa... che non susciti il ricordo ( che non abbia creato in noi un emozione, ed essere stata di conseguenza immagazinata nella nostra memoria per un qualcosa di particolare... qualunque cosa) non è poetica. Il ricordo è essenziale, perchè non è tanto l'oggetto a suscitare l'emozione nel poeta, ma il come, questo, si mescoli alla sua anima.. creandone l'immagine, quel ricordo.. sarà: l'oggetto qualunque e Lui, assieme.. e il poeta farà poesia al coltempo sull'oggetto e su Se stesso. Ne è un esempio chiarissimo "l'infinito" nel suo continuo passare dall'esterno oggettivo all'interno introspettivo del poeta.. un confrontarsi continuo tra l'Altro e il Sè. questo è anche il mio sentire la poesia...
più nello specifico..
perchè scrivo poesie?
Perchè ti amo.
Ma a chi?
A Te!
  

       


E dissi alla musa Euterpe:
"Poesia, vien e riposa
su leggiadre strofe
che, dal gentil pensiero,
vado scrivendo

inquieta è l'anima mia
che vaga, su terra di speme,
dove il cor non si spaura
e l'umano periglio,l'amor,
non inganna"

Mi rispose Erato,
sui versi del cor più incline:
"io sono
il respiro del mare
che lento bisbiglia
alla notte fanciulla

che gioca a baciare le stelle
che voglio per sempre sfiorare"

 
 

 
 
 

poesia

Post n°99 pubblicato il 22 Aprile 2009 da seppursognando
 
Tag: poesia

       

        

   


[ estasi ]

   

      

vieni e riposa
su leggiadre strofe
che, dal gentil pensiero,
vado scrivendo

inquieta anima mia
vaga, su terra di speme,
dove il cor non si spaura
e umano periglio,l'amor,
non inganna

    

     

   

 
 
 

la notte

Post n°98 pubblicato il 20 Aprile 2009 da seppursognando
 

      


[ La notte ]

talvolta odo la notte
quando si adagia
sull'orlo ventoso
della mia terra
si posa leggera
sui prati fioriti
e dorme supina

talvolta rimbocco
la fresca coperta
dipinta di stelle

 
 
 

al tramonto

Post n°97 pubblicato il 18 Aprile 2009 da seppursognando
 

           

   


[ Finitudine ]

     

al tinger d'arancio
della viva campagna
le fronde danzanti
sussurrano al vento

  

cercando di te

    

     

      

 
 
 

altomare

Post n°96 pubblicato il 15 Aprile 2009 da seppursognando
 

    


[ Vento sul mare ]

      

luna marina
che brilli scomposta
sui rivoli bianco diamante
guardi curiosa
l'acqua capriccia
specchiarti non vuole

gelosa monella

 
 
 

carezze

Post n°95 pubblicato il 14 Aprile 2009 da seppursognando
 
Tag: carezze

     


[ Torbiere ( particolare)] 

     

carezze leggere
sul bordo del mare
dove i sorrisi
son rondini al vento

carezze leggere
sul porto degli occhi
dove il tuo azzurro
riposa il mio cuore

        

        

 
 
 

poesia

Post n°94 pubblicato il 13 Aprile 2009 da seppursognando
 
Tag: poesia

        


[ Astrazione N°5]

    

         

poesia è
il respiro del mare
che lento bisbiglia
alla notte fanciulla

 che gioca a baciare le stelle
che voglio per sempre sfiorare

     

         

 
 
 

lontano

Post n°93 pubblicato il 11 Aprile 2009 da seppursognando
 
Tag: lontano

                 


[ Rifressi Blue ( particolare)]

          

nel buio fragrante
che scivola il mare
sento i tuoi occhi scaldarmi
con tenere gocce di vento

    
lontano
luci tremanti d'azzurro

     

      

 
 
 

col cuore

Post n°92 pubblicato il 10 Aprile 2009 da seppursognando
 

    

          

[ Il Sogno ]

        

illuditi spirto
che il niveo concetto
porti lontano
nel cielo fiorente

solo col cuore
arrivi laddove
le stelle bambine
sono scalzi sorrisi

    

      

 
 
 

bianchi mattini

Post n°91 pubblicato il 09 Aprile 2009 da seppursognando
 

             

   


[ Crepuscolo ]   

 

anelo nel buio
del tempo mancato

fiutando i deserti
di bianchi mattini

     

    

       

      

      

 
 
 

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