Creato da rmlegginventa il 05/01/2014

rmlegginventa

spazio di libera immaginazione dove creare, inventare e condividere storie, poesie e racconti

 

Il Blocco dello scrittore

Post n°59 pubblicato il 26 Marzo 2014 da rmlegginventa

Conclusione!

Come finira' l'avventura di Muriel? Scopritelo leggendo! Buona lettura

 

Il corpo giaceva sulla spiaggia bianca. Il volto contratto in un ghigno di dolore. Muriel cadde in ginocchio priva di forze. Aveva ucciso un uomo, John Draik, colui che aveva assassinato suo padre rapendo lei e suo fratello e rendendoli schiavi. La loro vendetta era compiuta, ma aveva un sapore amaro. Alla morte del capo il morale dei suoi fedelissimi era precipitato, facendo vincere in poco tempo gli uomini di Felipe. Egli fu magnanimo con i nemici: non li uccise ne' torturò, ma li costrinse a giuragli fedeltà. Seppellirono Draik vicino al mare perché ne sentisse ancora il rumore. Un ultimo gesto di pietà per chi non ne aveva mai avuta. Poi ripartirono diretti verso Cuba e quei possedimenti abbandonati da anni, che forse avrebbero dovuto riconquistare. Muriel pensava a ciò che era diventata. L'ingenua ragazza spagnola ormai non esisteva più e Felipe era capo di una nave di corsari. Lo guardo', fiero e bello, e capi' che non sarebbe mai sceso sulla terraferma, ormai quella era la sua vita e avrebbe sentito parlare a lungo del fiero Corsaro Philip. Giunsero a Cuba in una calda mattina. Un abbraccio suggello' l'addio fra i due fratelli. Poi lei raggiunse la spiaggia su una scialuppa e li, rimasta sola, si abbandono'. D'improvviso comincio' a sentirsi immateriale. Chiuse gli occhi. Martina riemerse dal corpo di Muriel e percepì quella forza irrefrenabile che l'aveva condotta li . Apri' gli occhi spaventata. Era l'alba ed era a casa, il suo viso poggiato sul foglio, la guancia sporca di inchiostro, la penna ancora in mano. Si affretto' a scrivere al pc quanto aveva visto, completando il libro. Penso' al nonno e lo ringrazio'. Poi si preparo' per uscire, ancora confusa per il sogno. Mise le mani in tasca per cercare la chiave di casa ma tocco' qualcosa di morbido. Era sabbia finissima e bianca. Capi' allora di non aver sognato e che Muriel viveva dentro lei, nei meandri sconosciuti di vite passate.

 
 
 

Il Blocco dello Scrittore

Post n°58 pubblicato il 21 Marzo 2014 da rmlegginventa

 

Secondo episodio...

D'improvviso una forza misteriosa la spinse in quel tunnel fantastico ad una velocita' vertiginosa. Tutto davanti ai suoi occhi appariva accelerato al punto da farla temere per la sua incolumita'. Le immagini scorrevano accanto a lei come la vita scorre nell'ultimo istante: macchie indefinite di colori vorticosi, poi una nave, pirati urlanti e divertiti, un ponte di legno e una passerella sospesa sul mare. Infondo alla passerella c'era lei, Muriel, la sua protagonista, e la spinta la conduceva proprio li. Aveva paura, una paura indescrivibile, mentre quella forza irrefrenabile continuava a travolgerla. Urlo' vedendo il mare immenso sempre piu' vicino. Poi, al limite, successe qualcosa di inaspettato: La sua mente, il suo spirito e le sue emozioni assunsero il volto e il corpo di Muriel. Senti' le sue mani legate, il sudore che la tormentava, l'odore della salsedine salire e bruciarle la pelle, la paura di finire nel vuoto. Il suo romanzo ora era la sua vita. La sorte aveva deciso che Martina non avrebbe semplicemente terminato il racconto: l'avrebbe vissuto in prima persona. Le pagine l'avevano rapita, catturata e immobilizzata, portandola in una dimensione passata, strana, probabilmente gia' vissuta. Lei non era la mente che aveva concepito Muriel, ma era Muriel che dai meandri di un passato sconosciuto e distante era tornata alla vita attraverso Martina, perche' il mondo conoscesse la sua storia. Ma lei non ebbe tempo di riflettere su quanto le stava accadendo: senti' una punta acuminata infilarsi nella sua spalla, un lampo di dolore le attraverso' gli occhi e il terrore crebbe. Poi senti' una voce maschile a lei familiare:" Avrei potuto ucciderti io, Muriel, ma voglio che la tua sia una morte lenta e disperata. Sara' il mare a finirti e io finalmente avro' la mia vendetta!" E cosi' dicendo lui la spinse giu' dal pontile con violenza facendola cadere. E il mare accolse Muriel, terrorizzata, fra le sue onde...

Mentre volteggiava fra le correnti potenti, combattendo per poter respirare, immersa nell'azzurro caldo, le ritorno' in mente la sua storia... Era la donna del perfido Corsaro Draik, detto il sanguinario, al servizio della corona inglese. Muriel, nobildonna spagnola dallo spirito libero e irrequieto, era stata catturata mentre viaggiava col padre e il fratello undicenne verso i loro possedimenti caraibici. Don Fernando, suo padre, si era fieramente difeso ma, colpito a tradimento, era spirato davanti agli occhi dei figli, raggiungendo la madre, morta di parto alla nascita del piccolo Felipe. Gli occhi di Muriel, neri e profondi, avevano catturato Draik, che la costrinse a rimanere a bordo con lui. Il suo odio profondo e la sua rabbia si tramutarono in determinazione: accetto' di restare con Draik a patto che il fratello rimanesse con lei, meditando una vendetta silenziosa. Cosi passarono anni. Felipe, ora Philip, crebbe fra scorrerie e violenze, diventando un ragazzo forte e combattivo, guadagnando il rispetto della ciurma per il suo coraggio e valore. Fomentato dalla sorella Muriel, unica donna a bordo, divenne sfrontato al punto da suscitare le ire di Draik, che vedeva il suo potere minacciato dalla vecchiaia e dal carisma del giovane. In seguito all'ultima scorreria, quando Philip ostento' la sua potenza, lo fece rinchiudere sottocoperta e torturare,punendolo per la sua audacia. Allora lei, accecata dalla rabbia e dal dolore, si introdusse nella sua stanza e fece scivolare nella coppa di vino della polvere velenosa, conservata segretamente dal tempo della cattura. Ma mentre faceva cio' Draik la colse sul fatto. " Credevate, tu e il tuo stupido fratello, di potermi giocare cosi'?". La picchio' violentemente, sfogando la sua cattiveria, e la rinchiuse senza cibo ne' acqua per giorni. Infine la condusse sul ponte, fra le urla dei corsari ubriachi, per attuare la sua atroce vendetta...

Era troppo debole, perdeva sangue dalla ferita. Fortunatamente le sue mani si erano liberate dalla corda che le stringeva, ma sentiva che stava per svenire. Chiuse gli occhi e si lascio' andare, un senso di sconfitta totale la pervase. E mentre attendeva la morte scivolo' in un limbo indefinito, da cui usci' solo sentendo la voce di Felipe. Credeva che lui le stesse dando l'estremo saluto, invece la stava riportando alla vita. Apri' gli occhi e vide suo fratello, bello e luminoso, che le versava acqua dolce in bocca. "Muriel, grazie a Dio sei viva!". Era su una scialuppa assieme a Felipe e ai quattro uomini della ciurma che l'avevano aiutato a fuggire. La violenza di Draik, i continui soprusi, la cattiveria spietata verso chiunque, avevano spinto meta' dell'equipaggio ad organizzare un ammutinamento. Presto avrebbero raggiunto le Tortugas, dove Draik si sarebbe rifugiato per qualche giorno. Cosi', navigando, arrivo' la notte e poi l'alba rossa, preludio di sangue. Giunsero sull'isola. I corsari dormivano per smaltire la sbronza. Felipe diede un bacio di saluto alla sorella e ando'. La loro vendetta si sarebbe compiuta. Cio' che Muriel senti' dopo furono urla, colpi violenti. Era terrorizzata, ma non poteva abbandonare Felipe. Scese dall'imbarcazione, raccogliendo le forze appena recuperate e si diresse verso la baia. Li vide uomini che combattevano violentemente.Vide morire persone sotto la furia incombente di Draik, che aveva intuito e non si era fatto trovare impreparato. Come un leone difendeva il suo potere, uccidendo e dimenandosi. Poi si avvento' su Felipe, furioso. Voleva la sua vita e l'avrebbe avuta. Stava per strangolarlo, quando un colpo secco, duro, attraverso' l'aria. Un colpo di pistola esploso da lontano, da una donna, da Muriel, che conservava sotto la gonna l'arma donatagli dal fratello per difendersi. Tento' il tutto per tutto, il tempo si fermo'. John Draik era morto.

 

 
 
 

Il Blocco dello Scrittore

Post n°57 pubblicato il 14 Marzo 2014 da rmlegginventa

 

 

 

La meravigliosa nascita di un'idea...

Un'altra storia fantasy per allietare il vostro pomeriggio e che spero gradirete!

Potrete seguirla anche sul sito it.20lines.com

Buona Lettura! M.

Stava li, osservava la pagina vuota e bianca come un nemico. Aspettava. Tutto intorno un'esplosione di fogli, un'eruzione vulcanica di creatività giudicata insufficiente e inadeguata. Tazze di tea con bustine penzolanti per tenere attiva la mente, zuccheri e carboidrati che poi avrebbe dovuto smaltire con ore e ore di ginnastica. Occhiaie e disordine fuori e dentro la sua testa. Il romanzo doveva essere finito, la consegna del testo completo era fra poche ore e Martina non trovava il finale. Era giunto anche per lei il momento di sperimentare il famoso "blocco dello scrittore". Poteva essere la sua grande occasione per sfondare e proprio ora la sua proverbiale vena artistica aveva deciso di abbandonarla! Ogni idea era banale, ogni punto le sembrava già detto, ogni frase ripetuta e il finale programmato non la convinceva più, lo trovava banale e lei odiava la banalità. "Cosa posso fare ?" Si chiedeva abbattuta, e stringeva la fronte fra le mani facendo svolazzare i capelli di qua è di la. Poi d'improvviso si ricordò di qualcosa che le aveva detto suo nonno, famoso scrittore e poeta, pubblicato in tutto il mondo, della cui figura Martina sentiva un po' il peso da quando aveva deciso di fare questo mestiere:

" Ricordati Martina che il segreto per creare qualcosa di bello e' amare cio' che stai facendo, scrivere per il gusto di farlo e comporre con la gioia di proseguire nel racconto, senza sentirne il peso. Ma, se dovessi mai trovarti a non avere idee nel tuo scrigno, ti regalo questa penna: mi ha aiutato tante volte, sono certo che sara' utile anche per te" . 
La ragazza si alzo' dalla scrivania e ando' in camera sua, dove dal primo cassetto del como' tiro' fuori un cofanetto di legno intagliato e prezioso. La stilografica era li, elegante e fine. " Vediamo cosa sai fare...", la carico' di inchiostro fresco e la poggio' sul foglio, aspettando l'ispirazione...

Scarabocchi. Linee confuse che non seguivano una logica. Il foglio bianco non si riempiva. Una parola, il tratto continuava. Poi la penna tornava indietro a cancellare quello che era stato scritto. Seduta alla scrivania Martina non capiva come quella penna avrebbe potuto mai aiutarla. I segni incerti e confusi sbavavano ai lati e la mano era malferma. Anni luce erano passati da quando gli scrittori componevano usando la carta...Poi d'improvviso una goccia piu' grande, densa e scura delle altre schizzo' dalla punta fine e comincio' ad allargarsi esageratamente...Inizio' a camminare e a disegnare cerchi concentrici che a loro volta si ingrandivano e assorbivano i cerchi piu' piccoli fino a rendere tutto nero. Sul foglio , sotto gli occhi di Martina, sbalordita, l'inchiostro danzava con le righe. D'improvviso la pagina divento' completamente scura e quando la danza sembrava finita, ancora movimento magico: dagli angoli estremi cominciarono ad allungarsi sinuose linee sottili e bianche. Piu' si allungavano, piu' si contorcevano elegantemente. Danzavano al suono di una musica misteriosa che Martina riusciva a sentire: veniva dall'interno, dal suo cuore e dalla sua anima. Chiuse gli occhi per godere di quelle splendide sensazioni, sentendosi accarezzare dalle linee bianche che, avanzando elastiche verso la penna poggiata sul foglio, avevano afferrato la mano di Martina, le sue spalle e sulla nuca, sciogliendole i capelli...Quando i suoi occhi si riaprirono era entrata in una nuova dimensione a due colori: il bianco e il nero, e lei non era piu' la stessa, ma era parte dell'incanto, della sua stessa mente, circondata da decori dal vago sapore arabo che le mostravano una strada da percorrere, un sentiero misterioso lungo il quale proseguire. All'orizzonte nuovi colori, sfarzosi e sfavillanti: riconobbe il luogo in cui era ambientata la sua storia, e lei ne era la protagonista...

 

 

 

 
 
 

La principessa brutta

Post n°56 pubblicato il 09 Marzo 2014 da rmlegginventa

 

 

Salve. Mi chiamo Flora e sono la principessa di Fiabilandia. Ho sedici anni e cosi' come impone la tradizione attendo che il mio principe scavalchi il balcone piu' alto della torre piu' alta del castello piu' nascosto e mi baci, per vivere poi felici e contenti...Ma aspettate un attimo! Qualcosa nel mio racconto non quadra. Eh gia', infatti io non vivo imprigionata in una solitaria torre, protetta da un incantesimo e da un drago minaccioso. Il mio drago personale si chiama Frizz ed ha la tosse! Una tosse continua che spegne con enormi caramelle alla menta ed eucalipto (avete mai sentito di un drago che ama la menta rinfrescante? ). Frizz non si scaglia maestoso nel cielo plumbeo per allontanare il mio bel principe azzurro, ma a furia di combattere il bruciore alla gola ha messo su un notevole panciotto e svolazza con le sue alucce senza allontanarsi dal suolo piu' di cinquanta centimetri. Mio padre, il sovrano, ha provato a imporgli una dieta ferrea ma lui e' un ghiottone: col vapore che emette dalla sua fresca gola cuoce qualunque cosa gli capiti a tiro...e poi la divora! 
Aimeh, che strana storia la mia! 
Dicevamo, non vivo piu' in una torre, ma in un normale appartamento di citta'. Sono arrivata qui a New York dopo un lungo viaggio. Tutto inizio' quando mio padre mi diede uno specchio, e capii come mai attendevo inutilmente un cavaliere da anni: ero brutta! Flora la brutta, brutta a tal punto che nessun principe voleva venire a salvarmi, perche' il mio viso era pieno di brufoli, i miei capelli erano stopposi e i miei denti sporgevano in fuori come quelli di un coniglio. Chi avrebbe rischiato la vita per poi prendere in moglie una ragazza che nessuno avrebbe mai desiderato sposare? Fu cosi' che mio padre apri' le porte della mia prigione dorata:
" Figlia mia, da oggi il tuo compito sara' quello di trovare un futuro sovrano per Fiabilandia. Girerai il mondo e tornerai con il tuo promesso sposo. Frizz, tu la accompagnerai ovunque lei andra', proteggila e aiutala". 
Cosi' feci la mia valigia e salii in sella a Frizz, che sollevandosi pian pianino (con l'aiuto di un incantesimo del mago di corte) mi porto' lontano dal castello . Li' inizio' la mia storia...
Svolazzando svolazzando io e Frizz ci ritrovammo in Africa. Quanta sabbia e quanto deserto! E poi che immense esplosioni di verde improvviso! Avevo tanta, tanta sete e decidemmo cosi' di atterrare in un'oasi.
" Devi coprirti il volto qui Flora!" Mi ricordo' il draghetto, e cosi' indossai un copricapo bianco che lasciava scoperti solo i miei spessi occhialetti. 
Mentre ci dissetavamo sentimmo rumore di cavalli: erano dei beduini che si spostavano. Vedendoci si fermarono :
" Cos'e' quello strano animale?" si chiedevano tutti, e corsero verso di noi. 
" Sono la principessa di Fiabilandia, mi chiamo Flora e cerco un principe che succeda al trono di mio padre. Lui e' il mio drago Frizz". Uno di loro si avvicino' a me e mi disse: 
" Salam! Principessa Flora, io sono il capo di queste genti e voglio presentarti mio figlio Akmed"
Cosi' ci recammo nella loro tenda. Akmed era un ragazzo timido e impacciato, scuro e capriccioso. Ci lasciarono soli perche' potessimo parlare ma non appena scostai il velo dal mio viso Akmed si mise a piangere in una maniera tale da attirare le guardie! Mi sentii cosi' mortificata e cosi' impaurita che chiamai immediatamente il mio draghetto:
" Frizz andiamo via di qui! Portami il piu' lontano possibile!" gli dissi piangendo, e salita in groppa al mio amico volammo lontano verso oriente. Volammo a lungo e arrivammo in uno strano Paese dell'Asia, era la Cina. Frizz era stanco e affamato. Decidemmo di fermarci e di cercare qualcosa da mangiare. Bussammo ad un enorme portone di legno sormontato da eleganti decorazioni rosse. Qualcuno da dentro grido' :
" Ma quello li fuori e'...E' un drago! " Uscirono di corsa per osservare Frizz , che si atteggiava a divo sentendosi lusingato! In effetti c'erano draghi ovunque in quel Paese misterioso! 
" Chi sei tu, donna che ti accompagni a un drago?"
" Sono la principessa di Fiabilandia e cerco il mio principe! E lui e' il mio drago Frizz". 
In poco tempo si raccolse intorno a noi una grande folla e presto venne avvisato il capo del villaggio, Lin Chan. Ci accompagnarono al suo palazzo e ci offrirono da mangiare e da bere, poi il capo ascolto' la nostra storia. Alla fine Lin Chan mi disse:
" Principessa Flora, i miei avi tramandano che mio figlio Ni Chan e' destinato a sposare una nobile donna, e tu sembri nobile. Ma sapro' che ciò e' vero solo se il tuo drago mi dimostrera' di essere tale, incendiando le micce che fanno esplodere i fuochi artificiali! "
Frizz cambio' espressione, da felice divenne agitato. 
" Su Frizz, dimostra loro chi sei e torneremo a casa!"
Ci recammo cosi' nel giardino antistante il palazzo. Frizz si avvicino' alle micce e soffio'...Ma non una fiammella usci' dalla sua gola! 
" Oh, no Frizz! Hai di nuovo mangiato le caramelle all'eucalipto!" 
Frizz mi guardo' sconsolato mentre tutti intorno cominciavano ad agitarsi, qualcuno addirittura urlo' " impostori!". Senza perder tempo saltai in sella al draghetto e fuggimmo via, via lontano, umiliati e tristi! 
Sorvolammo un'enorme massa di acqua blu e non sappiamo per quanto tempo e' durato il viaggio. Finche' giungemmo in una strana terra, dove dei grandi animali saltavano di qua e di la..." Deve essere l'Oceania - pensai fra me e me - e quelli probabilmente sono dei canguri. Non trovero' principi qui, ma solo enormi meravigliosi territori inesplorati".
Decidemmo comunque di fare una sosta per rifocillarci. Frizz si allontanò in cerca di cibo, saltando di qua e di la, sperando di poter affumicare qualcosa, quando cominciò a sentire dietro di sé strani rumori che andavano a ritmo con i suoi saltelli: lui si muoveva, il rumore si raddoppiava...Non capì finché non si voltò. Un grande canguro femmina con le ciglia lunghe e un capiente marsupio gli sorrideva, facendogli gli occhi dolci. Lui saltava, lei saltava con lui. Prima lentamente, poi più veloce, fino a che Frizz non iniziò a correre per seminare l'ammiratrice insistente. Stavo bevendo quando lo vidi svolazzare verso di me col viso sfinito, la cangurella dietro lo seguiva a ruota. Saltai immediatamente in sella e ripartimmo, lasciando la poverina a guardare stupita. 
" Eih Frizz! Pare che tu abbia trovato la tua dolce principessa!" Gli dissi scherzando, ma lui rispose con uno sbuffo di vapore scuro che emetteva solo quando era arrabbiato e che io trovavo buffissimo.
Cosi' riprendemmo il nostro cammino. Altri oceani e altre terre. Cominciai a sentirmi sconsolata. Quando, all'improvviso, qualcosa attiro' la mia attenzione: era una distesa di luci scintillanti che mi ricordava tanto il regno fatato da cui venivo. Era l'America, e quella sotto di noi era New York! Non sapevo se avrei trovato il mio principe li, ma ero stanca e Frizz aveva fame, cosi' decidemmo di atterrare e di fare un giro. Dopo aver visto tanto mondo casa mia mi mancava, ma non sapevo se volevo tornarvi, inoltre mi sentivo triste perche' nessun principe mi avrebbe voluto: guardavo il mio riflesso su una vetrina. Frizz si era rimpicciolito e stava nel palmo della mia mano. Ero davvero brutta, anche quando sorridevo, ma almeno prima ero felice.
C'era una piccola libreria piu' avanti ed entrammo. Sullo scaffale dedicato ai bambini libri di fiabe con meravigliose principesse bionde che attendevano addormentate l'arrivo del loro salvatore. E io? Chi avrebbe avuto cura di me? Una lacrima rigo' la mia guancia brufolosa.
" Flora, non piangere - mi diceva Frizz - tu sei bella cosi' come sei. Sei la mia amichetta e resterai per me la piu' bella di tutte le belle! " 
" Grazie Frizz, ma cosa diro' a mio padre? Cosa posso fare? Ho fallito! Non ho trovato alcun principe!"
Poi una voce mi distrasse:
"Perche' piangi ragazzina? " Mi sentii chiamare da dietro al bancone. Era una signora attempata con degli occhialini e una faccia paffuta e mi guardava dispiaciuta. 
" Ho fatto un lungo viaggio signora, ma non ho raggiunto cio' che volevo!"
" Dammi del tu cara, mi chiamo Marta.Ti va di raccontarmi del tuo viaggio?" mi disse lei vedendomi cosi' triste.
" Lei crede alle fiabe Signora? "
" Io credo alle fiabe, cara...e so che la magia puo' fare tutto!"
A quelle parole guardai Frizz e gli feci un cenno di assenso, cos' lui torno' a dimensione naturale, lasciandola stupita e ammaliata, e io cominciai a narrarle le mie avventure in Africa, Asia, Oceania, e le dissi che dovevo proseguire il mio giro per cercare un futuro erede al trono.
" Flora -mi rispose la signora - tu ti arrabbi tanto perche' non riesci a trovare qualcuno che ti protegga e perche' non sei bella come le principesse che vedi sui libri illustrati. Ma tu tesoro, hai fatto molto di piu'! Hai girato il mondo! Hai visto regni incantati che nessuna principessa rinchiusa in una torre ha mai avuto la possibilita' di vedere! Sei sveglia e allegra e il simpatico Frizz e' il migliore amico che tu possa desiderate! Flora tu sei ricca! E non e' il tuo faccino che ti rende speciale, ma il tuo cuore ".
Cominciai a riflettere su quelle parole, sentendomi meglio...
" Ti andrebbe di tornare qui domani? ci sara' una riunione di bambini che di certo sarebbero felicissimi di ascoltare le tue meravigliose avventure...-Frizz guardo' un po' piccato - Le tue e quelle del tuo caro amico Frizz!" - gli sorrise, e lui finalmente si sentì soddisfatto.
Cosi' decidemmo di tornare l'indomani. Raccontammo la nostra storia. Il giorno dopo ritornammo ancora, c'erano altri dieci bambini ad ascoltarla. E poi quindici e poi venti, per sentirmi parlare e giocare con il draghetto Frizz. 
Ormai lavoro nella libreria da un po', racconto le mie avventure e ne invento di nuove. Vivo con dei bambini che mi sorridono e mi vogliono bene e che non vogliono che vada via. 
Non sono ancora tornata a casa. Non ne ho molta voglia. Viaggiando alla ricerca del mio principe ho trovato la principessa che era in me e che non riuscivo a vedere. 
Non so se prima o poi il mio cavaliere attraversera' la porta della libreria e mi portera' con se', io lo aspetto ancora, naturalmente. 
Se vedra' la bellezza del mio cuore, che brilla piu' di un diamante, sapro' che e' lui e che mi amera' finche' avra' vita. E vivremo per sempre felici e contenti! ( con Frizz a proteggere il nostro castello)...

 
 
 

Nebbia

Post n°55 pubblicato il 02 Marzo 2014 da rmlegginventa

 

 

 

Il mio primo racconto  thriller...siate clementi! Buona lettura! M.

 

 

 

Nessuno deve sapere del mio dono, deve perdersi nella nebbia, come i mille volti anonimi che la popolano...

Baci... Folli baci. Immensi, interminabili, estenuanti baci. La passione passa attraverso le carezze e le mani sapienti che avidamente percorrono la mia schiena. Mi perdo. Non resisto. Profumo di uomo, fragranza delicata ed eccitante che il mio naso odora e la mia bocca assaggia mentre resto immobile, vinta dal desiderio...Ciglia che si fondono e si accarezzano reciprocamente, fino a divenire uniche. Chiudo gli occhi in quel paradiso dei sensi...Poi una scossa. E' un attimo. Tutto intorno diventa buio, le pareti della stanza in penombra iniziano a ruotare. Il nero si tinge di rosso sangue...Unica immagine nitida: il tuo volto di ghiaccio. La passione e' sparita. Non avverto piu' il tuo desiderio ma solo rabbia, cattiveria, ansia. Ho paura, voglio fuggire! Ma le tue braccia mi stringono ancora, le tue mani salgono e si avvicinano al mio collo. Non mi stai accarezzando. Mi manca il fiato! Mi sento morire! Il tuo volto comincia a ruotare. Poi un lampo abbagliante...
Mi sveglio sudata nel letto, stordita. Confusa. Mi volto: sono le sette e trenta. E' tardi. Devo andare al lavoro. Mi concedo un altro minuto di riposo da quel sogno snervante. I rumori del giorno mi riportano alla realta': sento gli uccelli posarsi sul davanzale, i clacson impazziti dalla strada. La finestra aperta mostra la solita scena: nebbia invadente, grigia, posata come una coperta su chi corre di fretta, rifugio di chi non vuole mostrare agli altri il proprio volto. Riguardo la sveglia: le sette e trentacinque. Il mio cuore ha smesso di palpitare. Scosto le coperte, mi alzo e vado in bagno. La caffettiera automatica e' gia' in funzione. Guardo il mio viso allo specchio: sono Mara, occhi verdi spenti, occhiaie, capelli in disordine. Il mio colorito e' grigio, forse per le tante sigarette o forse per i pensieri. Da troppo tempo ormai ho smesso di preoccuparmi della mia salute. Da quando ho deciso di andare via dal paese, dopo la morte di mio padre. Mio fratello vive lontano e non lo sento quasi mai, forse a Pasqua o a Natale. Poco male: non siamo mai andati troppo d'accordo. La mia ultima relazione seria l'ho avuta quasi cinque anni fa'. Tu mi guardavi come un angelo mentre camminavamo lungo la spiaggia, quando ti ho detto che avevo deciso di partire. Credevamo sarebbe durata comunque...Invece eccomi qui. La citta' mi ha inghiottita. Ho preso il suo stesso colore. Sono diventata grigia e scialba. Ho perso la vitalita'. E ora anche i sogni hanno ricominciato a tormentarmi. 
Mia nonna mi diceva sempre di non preoccuparmi, che a volte sogniamo le cose solo perche' siamo turbati. Aveva ragione, ma non nel mio caso. Ricordo ancora quando scomparve la mia amica Agata. Avevamo otto anni. Tutti si chiedevano dov'era. Io lo sapevo gia', un sogno me l'aveva detto: era sotto la scarpata ormai da giorni. Era andata a raccogliere more e sporgendosi troppo era precipitata nel burrone. Non potevo avvisare nessuno ma io ero sicura fosse li. L'avevo vista! Allora scrissi con lettere incerte una lettera al padre. La salvarono giusto in tempo! Ero felice di averla ritrovata, ma non del mio nuovo "dono". Vedere le cose e saperle prima degli altri e' inquietante e soprattutto lo e' conoscere il futuro altrui, ma non il proprio. Ho tenuto nascosto questo mio carisma finche' ho potuto, scacciando sogni e ignorando titoli di giornale apparsi su quotidiani locali " bimba salvata dai sogni", ma la voce nel paese s'era diffusa lo stesso. Tutti mi etichettavano come " la maga". Un'etichetta che odiavo. Scappai via appena mi fu possibile ed evitai per gli anni successivi ogni notizia che incitasse la mia mente a lavorare. Ma questa volta non posso: sono due settimane che quel sogno mi tormenta: quell'uomo, quel volto di ghiaccio, mi perseguita tutte le notti. Avrei tanto voluto non doverlo sopportare...
Il suono della caffettiera mi risveglia. E' tardi. Mi preparo velocemente, bevo il mio caffe', prendo le chiavi, chiudo il portone del mio monolocale dietro di me e mi tuffo nella nebbia grigia, perfettamente in tinta. Calo il cappello sugli occhi. Non voglio incontrare lo sguardo di nessuno. Accendo la mia prima sigaretta, mi fara' compagnia fino all'ingresso della metro. Faccio la cameriera in una tavola calda. Sono laureata in psicologia ma mi sono accontentata: tutto pur di scappare. Guardo distrattamente le vetrine che mi scorrono accanto. Mi rivedo nel riflesso col mio cappotto grigio . " Cielo, Mara! come sei triste!" mi ripeto. Ma oltre la vetrina della libreria qualcosa attira la mia attenzione. Un cappello rosso porpora spicca nell'uniformita' del colore. Sotto al cappello un volto...Quel volto! Occhi grigi, pelle bianca. Improvvisamente la mia pelle ricorda il fremito delle sue carezze...E' lui! Sta pagando un giornale alla cassa. Mi fermo, butto il mozzicone e accendo un'altra sigaretta mentre aspetto che esca. Mi passa davanti...Quella fragranza...La conosco! Comincio a seguirlo. Imbocca l'ingresso della metro, lo stesso che devo percorrere io. Getto la seconda sigaretta e comincio a scendere le scale. Il cunicolo e' squallido. Lo vedo prendere la linea B. E' la mia stessa direzione! Mi fermo dietro di lui in attesa. Salgo sullo stesso vagone. Lo osservo: con un braccio si mantiene in equilibrio, con l'altro tiene fermo il Corriere della Sera. E' un bel ragazzo decisamente. 
" E ora vediamo di capire perche' tenti di strozzarmi tutte le notti!".
Ma la mia indagine finisce alla fermata precedente alla mia. Lo perdo. Ma ora almeno so che esiste. Il perche' il destino me l'abbia fatto incrociare ancora non lo immagino.
Scendo dal treno e mi affretto per le scale, correndo verso la tavola calda. Il fritto a prima mattina fa sobbalzare il mio stomaco. La mia amica Paola gia' sta sfornando cornetti e cappuccini. 
"Mara, ce ne hai messo di tempo oggi!"
" Ho perso il primo treno!".
Paola non si arrabbia mai, accetta le mie tante stravaganze, come quando mi presentai al lavoro in ciabatte e senza divisa cominciai a servire i clienti stupiti. E' una ragazza adorabile. L'unica amica che ho dopo tanto tempo in questa inospitale citta'. E' molto bella, Paola: mediterranea, occhi verdi, una Manuela Arcuri della porta accanto, sempre impeccabile. Mi metto all'opera. Lavoriamo tutta la mattina senza un attimo di tregua, fino alla fine del turno. Paola ha uno strano sorriso sul volto. Sembra felice. 
" Devo dirti una cosa...Ho conosciuto uno. Siamo usciti un paio di volte...E' veramente intrigante! No, non e' successo ancora nulla di speciale a parte baci...E che baci!" .
Sembra una ragazzina alla prima cotta. Ma quell'emozione io non la condivido. Qualcosa mi offusca la mente. Mi tiene in allerta e capisco cos'e' non appena lo vedo, e' venuto a prenderla al locale: e' proprio lui! Il ragazzo dagli occhi di ghiaccio. Luca. E' strano, davvero strano. Non da confidenza, parla solo con lei. "Forte timidezza o problema di socializzazione..." la mia mente da psicologa comincia a lavorare, ma si ferma non appena riaffiora la sensazione delle sue mani gelide che mi cingono il collo. Improvvisamente comprendo: Paola e' in pericolo. Luca e' infido. Ma come posso dirglielo? Purtroppo non ho mezzi. Smascherare il mio dono e rituffarmi nel mio passato da " maga" o sperare che quei sogni ripetuti non significhino nulla? Sono in un vicolo cieco, purtroppo la risposta a quella domanda la conosco gia'. Mentre i miei pensieri vanno via, Paola mi saluta e si allontana con lui, verso dove chi lo sa. Ma io devo scoprirlo. Non posso lasciarla andare e ignorare l'aura di pericolo che la circonda: e' palpabile, quasi visibile, come la nebbia. Ho gia' deciso: la avvisero' stasera. 
Quella sera pero' il suo telefonino non squilla. E' staccato. Il mio corpo e' un fascio di nervi: sento solo freddo, brividi: guardo il letto come un nemico, non ho il coraggio di dormire e scoprire cosa sta per accadere. 
La notte e' fredda fuori. Lentamente mi rivesto, indosso un maglione rosa e dei pantaloni viola, copro il tutto col mio cappotto grigio. Voglio confondermi, non voglio mostrare al mondo la paura che mi attanaglia. Corro verso la metro, un ubriaco cerca di afferrarmi la gamba ma io lo ignoro. Il mio passo e' veloce: devo sbrigarmi, sento che e' quasi il momento. Prendo il treno sperando che i miei pensieri possano accelerare la velocita' ma non ci riesco, il mio corpo e' un tripudio di sensazioni sgradevoli. Sono sudata e una signora si scosta. Ma non mi interessa: sono stata sempre schivata da quando tutti al mio paese hanno scoperto il mio dono. Finalmente arrivo alla giusta fermata. Salgo le scale, esco sulla piazzetta secondaria dove palazzi popolari alti si stagliano, tutti uguali e decadenti. Il portone del caseggiato dove abita Paola e' aperto. Chiamo l'ascensore. Non arriva. Cazzo, non arriva! Comincio ad essere ansiosa. Corro per le scale scompigliata, arrivo al quinto piano senza fiato. Il portone di casa di Paola e' chiuso. Busso ma non mi apre. Ma io so dove tiene la chiave di riserva: cerco nel vaso, la trovo al solito posto. Entro in casa. Sembra tutto normale e in ordine. Ma c'e' qualcosa di statico, qualcosa che annuncia problemi, come l'aria prima di una scossa di terremoto. Ho scordato le sigarette, sto per impazzire, gioco col cellulare. Faccio partire una chiamata... 
Improvvisamente sento una porta che si apre. Paola e' rientrata. E' insieme a lui e dai baci che si scambiano sembrano avere tutta l'intenzione di rimanerci... Si dirigono verso la stanza da letto e io mi nascondo nell'armadio. Paola accende la lampada sul comodino coprendola con un foulard di seta nera...Ecco la penombra, la stessa che vedevo nei miei sogni. Sento i gemiti di Paola riempire il silenzio, rumori che avrei preferito non sentire. Un rumore regolare, ritmico, un respiro strozzato dal piacere, che improvvisamente cambia. Il mio cuore si ferma. C'e' qualcosa che non va. Sta accadendo! Il mio sogno sta prendendo forma davanti ai miei occhi: Luca ha alzato le mani e lo vedo aprendo leggermente l'anta dell'armadio. Non so cosa fare. Mi prende il panico. Il respiro della mia amica e' sempre piu' debole. Salto fuori dall'armadio e mi fiondo su di lui per difenderla. Lui scosso si volta, mi guarda coi suoi occhi penetranti, abbandona Paola sul letto e si butta su di me. Cado, sbatto la testa allo spigolo del como'. Il maglione rosa si macchia di rosso sangue: il mio. Perdo le forze, quasi non vedo piu'. Un lampo di dolore illumina i miei occhi... E' un coltello da cucina che Paola brandisce in mano, seminuda, terrorizzata, il volto livido. Lo alza su di lui e lo conficca nella sua spalla. Sento la presa sul mio collo allentarsi, riesco con un ultimo, immenso sforzo a muovere la mia gamba e ad allontanarlo da me. Cade ai piedi del letto macchiando le coperte. Paola, raggelata, non sa cosa fare. Il coltello le sfugge dalle mani. Lo colpisce ancora con un libro pesante. Luca cade a terra svenuto. I nostri cuori riprendono a pulsare ma la mia testa e' confusa, non riesco a formulare alcuna idea...
C'e' sangue ovunque. Paola prende il telefonino per chiamare soccorsi, ma non ce n'e' bisogno: ho gia' provveduto io. La chiamata che ho fatto partire non si e' mai interrotta, la polizia ha sentito tutto ed individuato dove mi trovavo. Nessuno pero' riesce a spiegarsi come la telefonata possa essere partita prima che tutto cio' avvenisse. Paola si riprende dallo shock, si riveste e corre verso di me, soccorrendomi fino all'arrivo dell'ambulanza. Il sangue sulla mia testa sembra fermarsi . Mentre veniamo trasportate verso l'ospedale piu' vicino il poliziotto che ci scorta ci da' una notizia terribile:
" Avete corso un pericolo enorme, signorine. Luca Wors e' un pericoloso serial killer. Adesca belle ragazze per poi strangolarle brutalmente. Non so quale angelo vi abbia salvato, ma siete state davvero fortunate. Nessuna e' mai riuscita a raccontare che volto aveva, ma grazie a voi finalmente siamo riusciti a fermarlo e non nuocera' piu' a nessuno...".
Paola mi guarda interdetta. E' sconvolta dall'accaduto e ancora di piu' dal trovarmi li accanto a lei, quando probabilmente eravamo destinate a non vederci mai piu'.
" Come sapevi...? "- mi chiede bisbigliando, per non farsi sentire. 
"L'ho sognato....".
L'ho detto solo a lei. L'amicizia che provo per Paola e' troppo importante. Ma nessuno deve sapere del mio dono, deve perdersi nella nebbia, come i mille volti anonimi che la popolano, come i colori sbiaditi che la arricchiscono, come le storie non raccontate che vi si perdono. Io voglio che il mio dono sia abbandonato li e che riemerga solo per aiutare il prossimo. Del resto sono una "maga". La vera magia e' restare anonimi nella nebbia, noi che brilliamo come esseri speciali.

 
 
 
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