Poesia

Post n°2890 pubblicato il 01 Luglio 2022 da gazimo08

Canto notturno

Avevo quindici anni
e m'immergevo
nelle fredde acque del laghetto fluviale
per fuggire dalla calura.

Frinivano le cicale
baciando le schiuse rosse labbra
dei fichi già saturi di raggi del sole.
Penetravo nel bosco di noccioli
odorando i germogli appena nati
mentre un fringuello
mi dava il benvenuto
col suo cinguettio.

Dopo il meriggio
nell'incipiente notturno silenzio
sotto la pergola penetrata dai primi raggi lunari
un antico volto rugoso
dal bianco pelo
raccontava di vetuste leggende di duchi
trucidati da feroci banditi.
Prima di congedarsi
quel saggio
elevava una preghiera
per la vergine fanciulla
precipitata nel baratro
di una profonda gola
sognando le dolcezze
del talamo
che il suo principe le portava in dono.

Mi sono tuffato in questo infinito spazio di ricordi
e rivivo le ore trascorse tra le tue braccia
in uno scambio di teneri baci
che l'amaro destino portò via
In un fuggir di tragici giorni.


Da allora sono trascorse
parecchie lune
il crine è imbiancato
ma nel mio giardino
m'inebrio ancora con il pungente alito
del gelsomino di Spagna.
Le rose di maggio
spandono la loro vermiglia bellezza
e aprono la corolla a novelle api
perché succhino il dolce nettare.
Policrome farfalle
danzano tra i verdi colori delle ginestre
e dei policromi oleandri usciti dalle nevi.
Sul maestoso pino
in un nido di merli
Il pigolio di piccoli nati
diffonde un coro assieme al canto di usignoli
e di giovani cardellini
saltellanti sui rami fragranti di resina.


Nella cocente solitudine della senescenza
m' accompagna
nell'alpestre romito,
la melodia di simili suoni
mentre le diapositive di tele
dei rammenti lontani
scorrono nella mente
non più verde
ma dialogante.

Sul modesto torrione
sventolano
il Tricolore
e la giallo-rosa Trinacria
guardiani estivi del mio arrancare
In questi molti anni.

Crocetta, 01/07/22

 

 

 

 
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Intervista all'autore di Nino Vicario

Post n°2889 pubblicato il 26 Gennaio 2022 da gazimo08
Foto di gazimo08

 

Il romanzo della vita di un errante  di Gaetano Zingales 

                                                               Intervista di Nino Vicario

 

Questo libro, in risposta alle domande del giornalista, racconta istanti della mia vita e  ricordi, depurati dagli avvenimenti "più delicati", fermandomi laddove sarebbe stato disdicevole addentrarsi.

            Nel  testo parlo di alcune condizioni e riflessioni inerenti il mio periodo di gestione, ma anche dopo, del comune di Longi, parlo di "amori"( coloro che hanno lasciato una traccia profonda nella mia vita)  e di "amore" (quello verso la mia terra natia) . Ho aggiunto, anche, strofe intimistiche, che riguardano diversi miei stati d'animo durante la mia lunga esistenza perché pur esse hanno scandito i battiti del mio cronografo mentre essi accadevano. Tutto ciò fa parte integrante della mia storia di vita.

            Il testo di alcune poesie "sensibili"  è stato scritto in diversi periodi e fanno parte anch'essi della mia storia. La quale, verosimilmente, è stata caratterizzata da una personalità complessa e speciale ( così definita da altri personaggi che sono entrati in contatto, anche se per breve tempo, con me), i cui sentimenti erano mossi da un intimo, latente pathos, "quello spirto guerrier ch'entro mi rugge ", per dirla col Foscolo,  nella ricerca del nuovo e dello sconosciuto futuro, attraverso il  romanticismo dei sentimenti, la ricerca della serenità, l'incontro con i canoni della bellezza greca perfetta nelle forme e nel volto, seppure nel divenire estetico, moderno e contemporaneo.

              La storia della mia vita non è bella a leggersi perché pochissimi sono gli avvenimenti lieti; ma, ripeto,  è la mia storia.

            Come in un revival, ho acceso un vecchio proiettore per fare scorrere nella mia mente, ancora lucida, malgrado il peso di parecchi anni sul groppone, le tante diapositive che hanno tipizzato il mio vivere, dall'infanzia ad oggi e che ho affidate alla sapiente penna del giornalista.

            In precedenza ebbi ad affermare:  quando una persona si avvicina alla fine del suo cammino, si siede su un virtuale grosso sasso e va col pensiero ai fotogrammi disseminati lungo la sua lunghissima strada. E' quello che idealmente ho fatto io con l'aiuto di NinoVicario.

             Il mio vissuto è dedicato, anche, al mio paese natio, Longi, che, pur non essendomi stato concesso di viverci stabilmente, l'ho sentito a distanza, l'ho servito, quando vi sono stato chiamato, perchè profondo è il mio amore per la terra mia e dei miei avi.

            Questo libro, come detto,  è un mix di  risposte alle domande dell'intervistatore, ma anche un corredo di documenti e di strofe, attinenti agli eventi descritti e che accompagna lo scorrere delle pagine.

            Perché questo libro autobiografico? Non certamente per piaggeria personale , ma perché ritengo che una esistenza intensa, "avventurosa"  e variegata, portandola a conoscenza di chi, curioso, volesse apprenderne la storia, potrebbe servire anche da maestra di vita per colui che inizia il suo giovanile cammino nel difficile percorso che lo attende.

 

G.Z.

Il romanzo della vita di un errante - Gaetano Zingales   ( clicca)   


Il libro é acquistabile, oltre che nella pagina di ilmiolibro, anche su   Mondadori store, IBS.it  lafeltrinelli.it, nelle Librerie Feltrinelli e nelle altre di tutta Italia.E quanto prima anche su Amazon

 

 
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Da Sambasilio a Demenna

Post n°2886 pubblicato il 18 Settembre 2021 da gazimo08

 

DEMENNA, QUALE CITTA'!

 

Alcuni anni addietro, l'insegnante della Scuola elementare di Galati Mamertino (Messina) - Plesso San Basilio, mi inviò l'elaborato molto interessante, che riporto qui sotto:


UN TEMA DI FLAVIA  TRUGLIO

Classe IV A



"La frazione di San Basilio presenta aspetti etnici, architettonici, linguistici e storici che la contraddistinguono dal paese di Galati Mamertino.

A tutt'oggi, però, non è mai stata oggetto di particolare attenzione dal punto di vista della ricerca storica, né ci sono documenti ufficiali a cui fare riferimento. Vi sono, nella parte più antica della borgata, elementi strutturali e architettonici che meritano il dovuto approfondimento. Osservando i manufatti rurali si evidenziano le diverse influenze subite nel tempo da parte dei popoli che hanno vissuto in questi territori: greci, romani, arabi, normanni, ecc.

Secondo le ricerche svolte dall'Associazione "Qà làt", la storia della borgata parte da lontano. Dopo la sconfitta dei Sami e dei Melensi ad opera dei Persiani, si verificarono dei fenomeni migratori verso le coste del Tirreno nella Sicilia settentrionale.

Si presume che alcuni gruppi di Sami e di Melensi si siano insediati nell'Alta Valle del Fitalia; in dialetto, infatti, questa località è denominata "Sammasili" che può essere ricondotto al termine "Sami". La parte più antica della borgata è formata da nove quartieri.

La tradizione popolare, in un "cuntu", narra che "C'era 'na vota nu re chi aveva novi figgi...". Ad essi in eredità sono state assegnate nove località: Bolu, Baruni, Massari, Pititti, Jalini, Mulisa, S.Lucia, Parperi, Misirri.

Alcuni di questi quartieri hanno subito profonde trasformazioni nel tempo e altri sono in stato d'abbandono, per questo occorre rivalutarli e mantenerne viva la memoria storica."


Da notare che nel testo si parla di una presenza greca. Non voglio approfondire il discorso circa l'assunto che vi abitarono altri popoli, tra cui i saraceni, della cui colonia presente in quel sito nutro molti dubbi in quanto essi evitavano di convivere con quelle comunità di religione cristiana con le quali entravano in forte conflitto. Si, però, ad una presenza greca (i demenniti provenivano dalla Grecia); si, ad una presenza romana (i bizantini facevano parte dell'Impero romano d'oriente e venivano intesi "Romani). Tranne che non si voglia far risalire la nascita della contrada ai tempi della conquista romana (d'occidente) Il galatese Gaetano Drago scrive di Ducezio che conquistò e fondò Calacta.

Ovviamente, si ad una presenza normanna.


Uno studioso di Galati Mamertino ebbe a comunicarmi che antropologicamente i sambasiloti sono diversi dalla gens galatese in quanto la struttura morfologica del volto e del cranio non hanno riscontro con quella degli abitanti del centro. Ed allora?

Quando i fuggiaschi dalla distrutta Demenna oltrepassarono la cresta dei monti per ripararsi dalla crudeltà saracena, trovarono rifugio, dividendosi in gruppi, nei centri che daranno successiva vita ai paesi di Longi e di Frazzanò. Altri, invece, si rifugiarono ad Alcara li Fusi, mentre alcune storie tramandate oralmente raccontano che un gruppo di demenniti riparò nelle contrade che poi assunsero la denominazione di San Basilio. In effetti, alcuni tratti morfologici, relativamente alla struttura ossea facciale di questa popolazione sono simili a quelli di quei longesi e frazzanesi, che vantano la loro discendenza dall'antico popolo greco fuggito dal Peloponneso: i lacedemoni. Parliamo di persone il cui colorito della pelle volge al brunastro.


Con l'occasione di questo argomento, desidero parlare di Demenna e mi voglio soffermare sulla sua esistenza per confutare il contenuto di un recente documentario, il quale , andando dietro ad alcuni studiosi, afferma che quella città sarebbe da individuarsi nell'antica Aluntium.

Se fosse vero, perché nessuna traccia dell'insediamento della Demenna peloponnesiaca è stata rinvenuta assieme ai resti archeologici romani, di cui, però, c'è visibile traccia nella S.Marco d'Alunzio odierna?

Inoltre,  a volo d'aquila da S.Marco alla Rocche del Crasto di sud-ovest, cioè sopra il Piano Miglino, rammento che esiste una zona denominata "U chianu du cori": in greco "kwrh, cioè kore" ( non ho la tastiera greca) che significa centro della città, quindi cittadella dove gli abitanti si rifugiavano in caso di  pericolo o attacco da parte dei nemici; lì vicino, a poca distanza , sulla parete rocciosa ci sono dei graffiti che riproducono un antico legno a vela che serviva per solcare il mare (un ricordo della patria lontana dalla quale i lacedemoni dovettero emigrare; sin d'allora la Sicilia è stata terra che ha ospitato emigranti fuggiaschi dai paesi di oriente ). Ed ancora, sono state trovate tracce di una battaglia, sulla Rocca Calanna, tra demenniti e saraceni, sul cui terreno sono stati trovati reperti. Ed altri luoghi che richiamano la presenza di questi popoli tra loro nemici, tra cui un sito denominato "cimitero dei saraceni", laddove un contadino scavando per arare il terreno si trovò dinnanzi ad una tomba che racchiudeva i resti di un uomo corpulento, un gigante, viene tramandato.

La presenza della roccaforte bizantina, sul Pizzo di S. Nicola, che ruolo aveva se non quello della difesa della città che si estendeva ai piedi del monte, in territorio alcarese? Presidio militare, che pur tuttavia non è servito a niente.

Illustri archeologici, dal sottoscritto condotti sul territorio di cui stiamo parlando, hanno confermato che, sotto quel terreno, esisterebbero antichi reperti archeologici.

Peccato che tombaroli nel passato abbiano asportato molti reperti.

Cito alcuni autori la cui testimonianza culturale viene  riportata nel mio saggio "Tra Krastos e Demenna": il Morelli sostenne che "Demenna sorgeva a nord-ovest dell'abitato di Alcara, nella contrada denominata Lemina o Demina; Sebastiano Franchina asserisce che "...è evidente conferma che Demenna era presso Alcara ed a monte di essa: quasi certamente ad una quota di m. 1200...nel falsopiano addossato ai piedi del Pizzo Aglio; infine, il prof. Pippo Sirna, relativamente alla "Gola di Dimnas", teatro di una cruenta battaglia tra musulmani e bizantini, ha affermato che essa non era altro che la Stretta di Longi.

Tutti questi riferimenti certi sono riferiti e circoscritti a quel territorio delle Rocche del Crasto che abbraccia e si dipana da Alcara li Fusi; viene interessata la odierna Longi perché la loro fortezza, con presidio militare bizantino, era sopra Contrada S. Nicolò o Santu Petru dove inizialmente i fuggitivi ripararono.

Alcune considerazioni di natura storica e cronologica, relativamente ad Aluntium: i Romani conquistarono la Sicilia nel 241 a. C. e vi mantennero la loro presenza sino alla denuncia delle malversazioni del pro-pretore Gaio Verre, per mano di M.T. Cicerone che ce le trasmise attraverso le "Verrine "; e siamo nel 71 a.C. I lacedemoni ripararono in Sicilia nel VII secolo; la conquista islamica dell'isola ebbe inizio nell'827 ed intorno a quell'anno Demenna venne distrutta dai saraceni. Orbene, della presenza romana rimangono alcune vestigia, della città greca, nulla!

Per concludere, la città di Demenna, a mio parere e dell'illustre storico, il defunto P. Gaetano De Maria, non è esistita a S. Marco d'Alunzio, bensì nel territorio alcarese, confinante con quello longese, laddove era stato costruito il Paleokastro sul Pizzo di S.Nicola. In questo monte per difendere la città, sottolineo, e non nei dintorni di S.Marco d'Alunzio.


Sulla" vexata quaestio" hanno scritto, negli anni, in molti e si sono confrontati alcuni studiosi tra cui l'esimio avvocato Michele Manfredi Gigliotti, studioso santagatese, che in sintonia con l'illustre archeologo viennese, Ewald Kislinger, colloca Demenna a S.Marco d'Alunzio. M. M. Gigliotti ebbe a partecipare al convegno sull'argomento, tenuto dal sottoscritto e dal prof. De Maria al castello medievale di Longi. Ma non riuscimmo a convincerlo malgrado la ricca documentazione esibita. Con il prof. Kislinger ci siamo conosciuti in occasione di un convegno regionale celebratosi a Palermo, al quale regalai il mio romanzo "La leggenda di Demenna"; nel ringraziarmi, mi disse che era il primo romanzo scritto su quella città (e forse l'ultimo) e che lo avrebbe tenuto sulla sua scrivania nel suo studio presso l'Università di Vienna. A quell'evento culturale, ebbi l'onore di essere presente accompagnando il defunto professore Gaetano De Maria, il quale, da par suo, si confrontò con il Kislinger; era con noi anche il longese, professore Pippo Sirna.


Una domanda: sono state mai effettuate riprese aeree per una fotogrammetria del territorio tra Alcara li Fusi, e dintorni, sino al Pizzo di S. Nicola? Molti archeologici, utilizzando questa opportunità, hanno scoperto tesori dei millenni trascorsi, nascosti sotto terra. Perché non provare?


GZ






 

 
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Pubblicazione

Post n°2885 pubblicato il 05 Giugno 2021 da gazimo08
Foto di gazimo08

 

Gaetano Zingales

Bastardo

Il mio zibaldone di racconti, poesie

e altro

 

Prefazione di Fabio Cannizzaro

 

Commenti di Nino Vicario

 

 

Giugno 2021


Perchè questo libro

..... e ringraziamenti

 

Parafrasando il Divino Poeta, "giunto , non più nel mezzo, ma alla non lontana fine di mia vita" - terzium non datur - ho voluto affidare "a futura memoria" alcuni momenti del mio lungo percorso ed anche altri vissuti: taluni descritti in prima persona, altri in terza persona singolare , per motivi di privacy ; altri ancora riguardano eventi che ho dovuto descrivere in chiave romanzata.

 

Ho voluto collocare lo stato dell'arte del coacervo disordinato di scritti e componimenti poetici in un mio immaginario "palazzo di vetro". Ci sono riuscito? Non lo so.

 

Il mio amico, il Professore Fabio Cannizzaro, che mi onora della Sua amicizia, paragona questa pubblicazione ad un Zibaldone moderno- con la Z maiuscola -.Troppo buono! Anche se è il mio poeta preferito, il paragone, calato ai giorni odierni, lo ritengo eccessivo riguardo al contenuto della bellissima opera del cantore dell' "Infinito". Quindi,si, un zibaldone , (con la "z" minuscola,), di racconti, di poesie ed altro.

 

I miei pochi lettori , che lo vorranno leggere, soprattutto giovani, e che ringrazio sin da adesso, in alcuni contenuti sapranno come può essere vissuta intensamente una vita, quale tra esperienze diverse, di lotta e di desideri, da parte di uno spirito libero, in momenti ispirati sempre dal perseguimento della verità ed accompagnati da umani valori che invadono, diversificando , la vita dell'uomo, nei vari stadi dei decenni che lo accompagnano, e che mi hanno accompagnato. Il titolo del libro, Bastardo, viene dato da un "appellativo affettuoso" che mi fu rivolto alla fine di una amorosa "singolar tenzone" da me vinta .

 

Il testo del libro può essere letto vestendo le vesti di lettore distaccato e senza pregiudizio, ma, in senso lato, per apprendere, tra l'altro, l'esistenza di un individuo, destinatario di molteplici intrecciarsi di eventi dove bisogna essere, a volte, bastardi; come i combattenti, perché in costoro c'è, per vincere, un pizzico di ribalderia. La quale diventa un valore aggiunto in una vita di lotte e di governo, in una vita di amori e di disamori, in una vita, dove per superare momenti drammatici, bisogna avere acquisito un carattere che abbia una componente che altri bastardi, di nome e di fatto, hanno costretto ad indossare. "A un curnutu , un curnutu e mezzu", si suol dire, in gergo nostrano. Ma i valori morali restano sempre integri quando sono fermi i principi di libertà e giustizia. Quella residuale particella di bastardaggine , in un individuo moralmente sano, è dominata dalla forza volitiva nel controllare i sentimenti.

 

Come prima detto, ho raccontato di storie, talune drammatiche, e reali , ma che ho dovute descrivere in chiave romanzata ed in terza persona singolare per salvaguardare la privacy dei protagonisti. I fatti, nella loro crudezza, sono realmente accaduti. Purtroppo!

 

Io sono convinto che il buonismo tout court, non porta da nessuna parte quando si ha da fare con persone, che si trasformano in nemici in armi che prefiggono obiettivi di non trasparente messa in conto, la cui azione, cioè, distruggerebbe moralmente il soggetto aggredito.

 

Ho amato, nei lunghi anni della mia vita, e nel girovagare in svariate città, diverse volte; qualcuna, scusate il francesismo, è andata puttane. Ma l'ultima donna che ho amato è stata fonte di ispirazione profonda, anche poetica, che alla fine, per la tragedia improvvisa , ha lasciato in me un vuoto profondo.

 


 

Ringrazio Fabio Cannizzaro per essere entrato nel profondo del mio essere attraverso la puntualizzazione brillante nel commentare il mio vissuto e nell'apprezzamento culturale dei diversi componimenti, in prosa ed in versi.

 

Un altrettanto ringraziamento va al giornalista, il Dr. Nino Vicario, della cui amicizia Egli mi onora. I suoi commenti ai miei liberi versi, taluni scritti con i cosiddetti "voli pindarici" non credo meritino che possano conferire alla mia persona lo stato di poeta, malgrado la convinta affermazione di Nino. Sono stati d'animo, ispirati, ed esternati in modo diverso dall'usuale scrivere in prosa. Gaetano Zingales

 

 

Questo era il mio

paese.

Longi e la sua storia in

breve.

Perchè c'è bisogno

di socialismo

 

DAI "RACCONTI DEL CAVALIERE"



Accadde prima, durante il
"Vemtennio"......................

Cu nasci tunnu non po' moriri quatratu

Un sindaco senza potere

Una denuncia contro il male del mondo

Vidi morire mia

madre..

Il sapore delle nocciole verdi

Bastardo

Dossier sul Teatro di Pietra

LE VETTE DEL PENSIERO DA "I CANTI DEL CUORE"

La poesia

A Giò.

Il mio lungo percorso

Autobiografia e curriculum

 

Clicca QUI

 

 


 

 

 
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Poesia di Gaetano Zingales

Post n°2884 pubblicato il 16 Maggio 2021 da gazimo08

 

AVEVO VENT'ANNI

 

Nel mormorio del sole albeggiante

sopra la cresta dei miei monti natali

mi giunge l'odore delle prime viole di campo

che penetra nella nicchia dei ricordi.

Ed il pensiero vola

a quell'imbrunire sui ciottoli del greto

del sereno rio

quando dissi a quel dono del creato:

"ti amo".

Fu l'ultima volta che baciai

quelle virginee labbra.

Poi

il travolgere degli eventi

seguì quei nostri vent'anni.


16 -05- 2021

GZ


 

 
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Poesia di Gaetano Zingales

Post n°2883 pubblicato il 16 Maggio 2021 da gazimo08


GIOVENTU'

 

Dove sei gioventù

quando ogni dì

sussurravo la parola

"t'amo"?


Dove sei gioventù

quando ogni dì

sulla sua ara sacra

offrivo sacrifici a

Venere?


Dove sei gioventù

quando con gli amici

di un tempo

svuotavamo i calici

in onore di Bacco?


Tristezza invade

quando il carico degli anni

schiaccia la vetusta vita

nell'immobile solitudine.


16 05 2021

GZ

 

 

 

 
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Poesia di Gaetano Zingales

Post n°2882 pubblicato il 16 Maggio 2021 da gazimo08

 

Talvolta un bacio è per sempre

 

Questa notte

una lacrima sfuggì all'aura vagante

ed ha bussato alla mia porta.

-Ti amo,

mi rispose una dolce voce.

-Non potrò scordare

il bacio che ci ha uniti

16 05 21

GZ

 

 
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Poesia di Gaetano Zingales

Post n°2881 pubblicato il 14 Maggio 2021 da gazimo08
Foto di gazimo08

 

Cessate il fuoco!

Pigolano sulla gronda

sopra il mio sconnesso giaciglio

gli uccelletti pronti all'amore.

Nell'avanzare di un tramonto

dubbioso di colori

la mia mano poggia

sui pensieri del mondo inquieto.

Galoppa il cuore

dinnanzi alle lacrime di bimbi

colpiti dal fuoco che viene dal cielo.


Affido alle piume

delle aure della notte

il mio peana per la loro

Libertà.


13 maggio 2021

GZ

Nella foto: la colomba della Pace di Picasso

 
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Nella P.A. e nella societą civile

Post n°2880 pubblicato il 12 Maggio 2021 da gazimo08

 

La comunicazione, baluardo di democrazia.

di Gaetano Zingales *



Insopprimibile è stata la voglia di sapere, sin da quando la specie umana si è evoluta nello stadio del cosiddetto "homo sapiens", peraltro quello attuale, e nel momento in cui sono stati inventati, il linguaggio, prima, e la scrittura, poi. Dagli antichi aedi, attraversando le varie epoche, si arrivò, per quanto riguarda l' Italia, al secolo XVII in cui nascono i primi "Fogli", al XVIII con le locali "Gazzette", ai fogli non periodici del 1800 ed , infine , ad iniziare dal 1900, ai quotidiani veri e propri.

Negli anni, a cavallo tra la prima e la seconda guerra mondiale, ma anche immediatamente dopo, l'informazione cartacea veniva "utilizzata" da ceti più abbienti e dalla persone acculturate. Col progredire della cosiddetta globalizzazione, la informazione, evolvendosi attraverso strumenti informatici, si espanse anche alle fasce del ceto medio-basso. Ai cui appartenenti non necessariamente occorreva comprare un tabloid, in quanto i mass media ed i network, utilizzando la realtà virtuale e la rivoluzione di internet, arrivarono in ogni angolo del pianeta.

E' verosimile ritenere che, con siffatto innovativo evento di libera circolazione delle idee e delle informazioni, nei luoghi in cui la libertà consente di intessere libere relazioni - non condizionati ,quindi, da regimi autoritari - la democrazia può definirsi compiuta.

La comunicazione, quale mezzo di informazione, deve essere obiettiva, trasparente, nel rispetto delle cinque regole del giornalismo internazionale - chi, come, quando, dove e perchè - , ma , soprattutto, non può essere discriminatoria o di parte perchè in tal caso storcerebbe la verità.

Il cronista ha un'arma nelle mani, la penna, che deve saper gestire perché le parole sono pietre. Egli, professionalmente, vive camminando sul filo del rasoio, come suol dirsi, in quanto, avendo il dovere di far sapere ciò che è "bello e buono", ma anche ciò che di "brutto" ed illegale accade, quindi non solo di attualità socio-politica, corre il rischio di imbattersi in qualche querela per diffamazione. Ma se la notizia è quella giusta e racconta la verità, egli, il cronista, non ha nulla da temere: la legge gli darà ragione.

La comunicazione è, inoltre, uno strumento importantissimo nella Pubblica Amministrazione se si vuole che essa sia una "casa di vetro". Negli ultimi trenta anni, il Paese ha disciplinato la possibilità di accesso agli atti ed ai documenti della P.A., abolendo il segreto d'ufficio. Si è raggiunta, quindi, la trasparenza amministrativa attraverso la quale tutti i cittadini possono essere informati e chiedere il rilascio di copie di documenti agli atti della stessa.

Bandi di gara nei pubblici appalti, conferimento diretto di incarichi alla persona, quando previsti, regole chiare nei concorsi e negli arruolamenti di personale, precario e non, pubblicizzazione di sentenze della Magistratura sono atti che attengono alla trasparenza amministrativa ed alla conoscenza da parte del cittadino.

Nei comuni, con l'affissione di atti e provvedimenti dell'Amministrazione nell'apposito Albo Pretorio, esisteva già una forma di comunicazione ma che si è perfezionata con la creazione di specifici siti internet istituzionali, i quali, peraltro, sono entrati negli enti locali regionali e nelle branche delle varie Amministrazioni ed istituzioni dello Stato.

Oggi, parecchi personaggi , che amministrano la "res pubblica" hanno una propria pagina internet: anche questa è una forma di comunicazione, che arricchisce i momenti di democrazia partecipativa.

La tecnologia, la scienza, la ricerca, attraverso i "networking", le reti televisive hanno "informato" e fatti crescere, dal punto di vista della democrazia e della libertà, i popoli della terra.

La prossima tappa, probabilmente non lontana, sarà quella di dialogare con altri popoli, non necessariamente alieni, dell'Universo.


*già Giornalista Pubblicista

 

 
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Poesia di Gaetano Zingales

Post n°2879 pubblicato il 20 Aprile 2021 da gazimo08

 

C'ERA FREDDO, MA ERA FELICE

Dall'imo del vallone

sale la nebbiolina

verso gli alti monti imbiancati.

Ai cento colpi

assonnato un bimbo

col suo scaldino improvvisato

e con il bacio della mamma

è atteso dal buon maestro

sull'uscio

oltre il quale

egli

preparava gli

uomini del domani.


C'era freddo

ed un corto pastrano

copriva quel bimbo

con i calzoni corti

e le lunghe calze di lana

filate dalla nonna.


C'era freddo nella vallata

tanto freddo

ma nella sua ingenua adolescenza

era felice quel bimbo

di giocare con i compagnucci

con le palle di neve

e di ...creare un pupazzo

nella piazza deserta.


Poi,

il volo fuori dalla cinta

del borgo natio,

nido d'amore,

verso l'incognito destino.


19 04 '21

gz

 

 
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Poesia di Gaetano Zingales

Post n°2878 pubblicato il 12 Aprile 2021 da gazimo08

 

Il resto del mio cammino

 

Mi

giunge un messaggio

dal muto

convitato di pietra

per interrogare il silenzio

nel mio residuale cammino.

E'

la tua voce che più non odo

sono

le tue labbra che un sacello nasconde

è

il tuo cuscino freddo

accanto al mio.


12 04 '21

GZ

 

 

 
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Poesia di Gaetano Zingales

Post n°2877 pubblicato il 05 Aprile 2021 da gazimo08
Foto di gazimo08


Ode a Longi


Policroma tela stellata

nel grembo di contrafforte

di antica rocca

patria ritrovata

di lacedemone stirpe

da cui

Tu

discendi

sei l'estasi di chi approda

alle tue sponde.


Anche se mani sacrileghe

e venali hanno cancellato

l'antico retaggio

di architettoniche visioni

da mostrare

al colto ed all'inclita

rimani nella mia memoria

di fanciullo

il bello

del vecchio borgo.

Con i suoi vicoli a ciacata

con le lamiedde tra le case

ma anche dentro quelle vecchie

con il tetto formato da canne

eredità medievali.

Con le sue fonti

nei rioni

con i lavatoi

dove giovani fanciulle

cantando

lavavano i panni.

Con il suo teatro di pietra

dove mio padre ed i suoi compagni

dilettavano la gente

onorando la cultura.

Il vecchio Monumento ai Caduti

con la vasca di pesciolini rossi

il Vignalazzo

dove giocavamo

nascondendoci sotto i ficarazzi.

Impiantito sterrato

dove calciavamo

ed il fluire lungo il Corso

con grezze carrozzelle

su logori cuscinetti

da noi

meccanici in erba

realizzate su assi assemblate

con freni precari.

"Travu longu"

all'antico Serro

con notturne chianote

accompagnate da una

stonata chitarra.

Rammento

le povere case

senza cemento

dove regnava amore

ed un sereno defluire

del tempo

tra il razzolare di pulcini con la chioccia

sotto l'amorevole sguardo

della nonna.

Quante quartare rotte

sfuggite dal capo delle donne

dopo aver attinto

il prezioso liquido

presso le rionali fontane

h. 24.

Il primo bacio

adolescente

dal sapore di ciliegia

in quel buio "Ponte".

I cento colpi

di mezzodì

ch'io feci ripristinare

dopo lungo silenzio.

A te

vetusto paese

di leggende e di storia

questo canto d'amore

da un menestrello errante.

A voi

miei genitori

a voi

miei avi

giunga il mio bacio

nell'avello

ultima dimora

nel nostro montano borgo.


Tu

viandante

ammira le bellezze

che la natura ha sparso a piene mani

ovunque volgerai lo sguardo

o indirizzerai il tuo cammino.


Diapositive

che scorrono nella visione vivida

di quelle mura

che udirono

il mio primo "canto"

spandendolo nei vicoli

della mia

Longi.


Tu

residente ancora

che hai avuto la fortuna

di vivere in questa nostra

prediletta terra natia

amala

difendila dalle brutture

studia la sua storia

affinchè da essa

possa apprendere

il bello ed il brutto del suo passato

per farla vivere

nel tradizionalismo

di chi

la vuole bella ed amata.


26 03 '21

GZ

 

 

 

 

 
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Poesia di Gaetano Zingales

Post n°2876 pubblicato il 04 Aprile 2021 da gazimo08

Un mattino, un tramonto

Si posava sul ciglio della finestra
quell'usignolo mattiniero
destandoci con il suo canto.
.
Avanzava timido
il primo chiarore
che precedeva i raggi dorati
dietro la collina:
ed era il primo
di tanti baci del giorno.

Al tramonto
ascoltavamo il silenzio
della leggera brezza
che accompagnava il volo di passerotti
verso il notturno nido
e distesi sotto i noccioli
intrecciavamo parole d'amore.

Scorrerà la monotonia
dei giorni
ma quel concerto di fine estate
tra i monti amati
accompagnerà ancora
la stasi del mio lento vivere.
nel tuo perenne ricordo

01 04 '21
                                                            GZ


 

 
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Poesia di Gaetano Zingales

Post n°2875 pubblicato il 31 Marzo 2021 da gazimo08

 

Il buio intorno

Isolato

va il mio cammino

tra aspre rocce

in sconnesso suolo.

Vaga il pensiero

tra le onde dei ricordi

e sprofonda nella voragine

delle realtà perdute.


Non ha senso

la bruma che viene dal mare

per spegnere le fiamme

nel mio essere.

Lontano dalla mia Itaca

con Odisseo nella procella

annaspo cercando

nel gelo del nulla

la tua mano.


Su l'indomito Pegaso

ho cavalcato nelle praterie

cercando il vero,

ispirato dal Pessimista Giacomo

ho scritto sui muri

il mio canto d'amore,

con un'antica vestale di Afrodite

baciai cento petali

ma il mio compagno

fu l'Orfeo orbo della sua

Euridice.


Zoppo

solco la terra

prima di accedere nei gironi

del Sommo Poeta

inciampando in lapidi sparse

senza nome.


30 03 '21

GZ

 

 

 

 

 
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Poesia di Gaetano Zingales

Post n°2874 pubblicato il 27 Marzo 2021 da gazimo08
Foto di gazimo08

 

Ode a Giò

 

Son cento giorni

che non odo più le tue parole.

Nel tuo letto di dolore

t'han tolto pure l'unico filo

che ci teneva uniti

nell'obbligata lontananza

per questa invasione

d'un nemico sconosciuto.


Ho saputo che la tua vita

è appesa al filo della Parca

a cagione della tua grave condizione

per un impossibile intervento

su un nefasto male.

Potessi almeno venire a trovarti

per guardarti negli occhi

per accarezzare la tua mano

per un lieve bacio

per parlarti ancora d'amore.

Ma la mia salute non consente

il lungo viaggio

e, poi, c'è questo maledetto virus.


Non so se tu ed io

potremo tornare a guardare

insieme il mare di Cefalù.

A proposito

oggi sono andato a respirare

la salsedine

mentre la serena onda

veniva a riva.

C'era una giovane coppia

sulla battigia

distesa al sole vespertino

sulla rena ancora fredda:

discutevano

e di tanto in tanto si abbracciavano

così

dolcemente

per scambiarsi un fuggevole bacio.


Ricordi?

Anche noi ascoltavamo

"u scrusciu du mari"

nel notturno arenile sul Tirreno.

E parlavamo

di quando ci siamo conosciuti

nella giovane età

dei tuoi vent'anni.

I lunghi viaggi per stare insieme

qualche giorno

od anche poche ore

come in quel san Valentino gelese.

Il distacco imposto

il lungo silenzio

e, poi, ritrovarsi

dopo oltre trent'anni

con il tremolio delle gambe

ed uno strano dolore addominale.

Poteva essere

la realizzazione di quell'incompiuto sogno

interrotto su quella piazza della tua marina,

che uccidemmo, o io non volli.


Dopo lunghi anni di silenzio

ti ritrovai

e abbiamo vissuto insieme

a tratti, lungo sei anni,

che quel maledetto covid interruppe.


Ora siamo qui,

tu che non sai se tornerai

a cantare e sorridere

tra le tue pareti,

io, malato e stanco,

da non sapere se potrò ancora

vedere la mia residenza di montagna.


Vorrei tanto ricevere tue buone notizie

vorrei poterti parlare per dirti:

"coraggio, amore mio, ce la farai".

Affido alla brezza del vento

la carezza di un bacio

perchè solo lui nel sereno etere

può venire a deporlo

sulle tue labbra.

18 03 '21


Poi, invece:


 

Non ho mai amato nessuna come te.

Metti un cuscino accanto

al tuo bel volto:

dormiremo insieme nel

"paradiso perduto".

26 03 '21 ,h. 19,30

T.

 

 

 
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Poesia di Gaetano Zingales

Post n°2873 pubblicato il 24 Marzo 2021 da gazimo08

 

Freddo.

 

Era primavera imbiancata

quando incontrai

i tuoi vent'anni.

 Sul quel sasso

spogliavamo insieme

la margherita

con la fine

"t'amo".


Nevica

su quel sasso

e sul mio volto sepolcrale

dal bianco crine.

C'è tanto freddo

nel mio cuore

mentre il vento siberiano

ti sta portando via

verso l'infinito

silenzio.

Ma dormiremo insieme

su un cuscino di

bianche margherite.


23 03 '21

GZ


 

 
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Poesia di Gaetano Zingales

Post n°2872 pubblicato il 17 Marzo 2021 da gazimo08

 

Dove sei, spirito vagante?

 

Strappavamo

insieme i chicchi sull'uva

ancora tra i filari

e le nostre labbra si toccavano

in quell'autunno sul far della notte.

Sulla paglia di un casolare di montagna

passavamo le notti.

Dopo, un'alba così

non spuntò mai più.


Come il cieco Aedo

vagabondo

interrogo

le nude rocce

gli avelli solitari

la cima degli olmi

che ascoltano le vibrazioni dell' infinito

le onde del rivo

che s'infrangono su lisce rocce

chiedendo a ciascuno

le chiavi del tuo cuore.


Un turbine maligno

in notte di tempesta

le ha sepolte

nell'antro delle anime dolenti.


18 03 '21

GZ

 

 

 
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Poesia di Gaetano Zingales

Post n°2871 pubblicato il 12 Marzo 2021 da gazimo08

 

UNITI VERSO LA VITTORIA


L'aria è ammorbata

e gli unguenti scarseggiano,

i nuovi “monatti”

sono allo stremo.

Cadono

nella fossa comune del mondo

colpiti dalla freccia avvelenata

potenti e plebei.

A migliaia

vengono espulsi dagli opifici

e manca il soldo

per sopravvivere.

I signori dei laboratori

cercano il lucro

si attiva la malavita

ed intanto il microbo pestifero

s'insinua nelle carni

senza riguardo di alcuno.

Dicono di luce

al fondo del buio tunnel:

le loro lenti erano rotte.


Le forze alleate

devono sferrare

il decisivo attacco

contro le falangi della morte.

Risorgeranno le nazioni

e tornerà il sorriso

per invadere ogni angolo

di questa terra.

10 03 2021

GZ

 
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Poesia di Gaetano Zingales

Post n°2870 pubblicato il 28 Febbraio 2021 da gazimo08
Foto di gazimo08

 

MEMENTO

 Oggi sono andato sulla nostra spiaggia

ed il mare volgeva
verso un speranzoso verde.
Ma tu non c'eri
su quello scoglio
a farti baciare dal sole.
Il male avanzava
nel tuo corpo
già muto.
Piansi!


28 2 '21

 

 
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Poesia di Gaetano Zingales

Post n°2869 pubblicato il 23 Febbraio 2021 da gazimo08
Foto di gazimo08

 

Il dolore degli ultimi

 

Nessun antro o romitorio

nessuna impenetrabile foresta

o Atlantide sommersa

ha mai ospitato

il tempio della

Felicità

e sprofondano

negli abissi degli oceani

le polveri pregne

del grido di dolore

degli ultimi.


Ha perso la Bilancia

la dea Dike

mentre percorreva

il cammino per approdare

su questo Mondo

nel sito della Giustizia.


Fiumi di miliardi

per andare su Marte

ma neppure un dollaro

per coloro che dormono

sotto i ponti

per coloro che desiderano

una ciotola di riso

per quei bimbi abbandonati

nel deserto di fatiscenti villaggi

dove ovunque è povertà.


Il felice (si fa per dire)

figlio di Creso si dà ai baccanali

mentre le sventurate creature di Penìa

mordono la polvere

impastandola con le loro

lacrime.


Nelle cellule del

Destino è prevalso

il Male

sui pochi atomi

del Bene.

Sarebbe stato preferibile che

un buco nero

avesse inghiottito

quel brodo primordiale

anziché abortire

l'impalpabile dispensatore

di dolore.

22/02/2021

GZ

 

 

 



 

 

 

 
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Intervista di Nino Vcario all'autore

Il mio zibaldone di racconti poesie ed altro

SAGGIO STORICO SU LONGI

E-mail

Gaetano Zingales

 

QUI AD ATENE NOI FACCIAMO COSI'

"Qui ad Atene noi facciamo così. Il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi, per questo è detto democrazia. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alla proprie faccende private. Ma in nessuno caso si occupa delle pubbliche faccende per risolvere le sue questioni private. Qui ad Atene noi facciamo così, ci è stato insegnato a rispettare i magistrati e c'è stato insegnato a rispettare le leggi, anche quelle leggi non scritte la cui sanzione risiede soltanto nell'universale sentimento di ciò che è giusto e di buon senso. La nostra città è aperta a tutti ed è per questo che noi non cacciamo mai uno straniero. Qui ad Atene noi facciamo così" PERICLE ( 495-429 a.C.)
 

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Tra Krastos e Demenna

Saggio- Ricerca di

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