Creato da FIORE_TRASTEVERINO il 23/10/2012

club amici di roma

F A M O L O . . . S T R A N O ! !

 

òA LEGGENDA DI COME NUMA placò Giove tonante con un pesce ....

Post n°172 pubblicato il 29 Giugno 2015 da frankcontinel

LA LEGGENDA DI COME NUMA PLACò GIOVE TONANTE CON UN PESCE


In quella lontanissima epoca delle origini di Roma più leggendarie che storiche ,  presso porta Capena dove oggi si trova piazzale Numa Pompilio scorreva un piccolo ruscello alimentato dalla ninfa Egeria dea cara alle muse e contemporaneamente amante consigliera e infine moglie dell’secondo re di Roma.  Un giorno e accadde che Giove tonante scatenò un temporale talmente violento con tanti fulmini e tuoni che durava da giorni spaventato Numa corse a chiedere consiglio alla ninfa questa emise il suo verdetto “ anche se irato il grande  Giove si può placare , ma solo gli dei del suolo romano pico e fauno ti potranno insegnare come , tu devi catturarli , io ti dirò come “ Ai piedi dell’Aventino c’era un bosco di lecci al centro  uno spiazzo da una roccia venata dal muschio  sgorgava una sorgente di acqua pura  , qui erano soliti sostare , i due di Numa sacrificò un’agnella pose delle coppe di vino lì vicino e si nascose in attesa , alfine giunsero le divinità e come prima cosa bevvero il vino subito si addormentarono di un sonno profondo , Numa li lego con una robusta corda quindi lì destò e scusandosi disse “ numi dei boschi  perdonate il mio gesto è ben lontano da me il pensiero del sacrilegio , ma voi che tutto sapete come il tuono posso placare?” fauno gli rispose “ noi siamo divinità dei boschi non abbiamo il potere del tuono  , ma possiamo evocare Giove se ci slegherai lo faremo venire qua “ sciolti dalle corde cominciarono a cantinerale  delle formule segrete dopo un certo tempo tremo la vetta del colle Aventino  Giove in persona era arrivato .A Numa batteva fortissimo il cuore , gli si rizzarono i capelli in testa , ma si fece forza per il bene di Roma  e con voce bassa ma ferma pregò “ Se l’altare toccai con mani pure , se con rispetto sempre ti onorai dimmi o signore e padre degli dei come il fulmine posso placare “
“ taglia una testa” fu la secca e tuonante risposta
il povero Numa impallidì lui che aveva in odio la violenza e la morte tanto teneva in conto la vita altrui
provò così “ t’ubbidirò “ taglierò una testa di cipolla del mio orto “
Giove soggiunse “ d’uomo”
“sì la cima dei capelli “
“ un’anima domando ….”
“ di pesce “ provò con un filo di voce Numa cercando di salvare il salvabile
A Giove piacque l’arguzia pur rispettosa del re di  Roma e gli rispose ridendo
“ Oh saggio re tu sei degno di conversare con gli dei , domani a mezzogiorno ti fornirò prova del mio favore “
Numa s’affrettò a tornare a Roma per eseguire il sacrificio richiesto
l’indomani  una folla dubbiosa si ammassò intorno all’atono del re
ed ecco che a mezzogiorno per tre volte risuonò il tuono benché
il cielo fosse sgombro di nubi la tempesta infatti si era placata
dal ‘cielo leggero scese  uno scodo fatto di bronzo immortale
subito copiato e messo insieme con altri 11 perché non fosse rubato
il compito di custodire la preziosa reliquia fu affidato ai sacerdoti salii
devoti a Marte e Giove


a ricordo di questa leggenda fino al terzo secolo dopo cristo furono sacrificate dei piccoli pesci d’acqua dolce all’tempio di vulcano nell’foro uno dei più antichi la vicino si trovavano la colonna coi rostri che commemorava  la vittoria sui cartaginesi a Milazzo li vicino in seguito fu aggiunta la colonna millarium aurea la colonna marmorea dove a caratteri d’oro erano incise le distanze dalle principali città dell’impero
una delle tante meraviglie di Roma antica.
forse niente di questa storia è veritiero ma l’arguzia e la delicata comicità
della situazione meritavano di essere fatte conoscere
spero abbiate gradito
un saluto affettuoso a tutti ciao
da Francesco .

 
 
 

IL PRINCIPE E LA SORA ASSUNTA QUANDO Può ESSERE FORTE LA COCCIUTAGINE DE LI VECCHI…

Post n°171 pubblicato il 22 Gennaio 2015 da frankcontinel
 

IL PRINCIPE E LA SORA ASSUNTA QUANDO Può ESSERE FORTE LA COCCIUTAGINE
DE LI VECCHI…

Questa storia accadde realmente e tuttora ne esiste la prova della sua veridicità,  tutto iniziò  nell’anno 1675 quando il principe Altieri volle farsi fare un nuovo palazzo ( quello che ora si può vedere a piazza dell’Gesù ) l’incarico fu dato  Giovanni Antonio De Rossi allievo dell’Borromini , e considerato maestro dell’tardo barocco romano dall’quale però si distingueva ,  abbandonando le  volte e le guglie borromiane invece, proponeva edifici imponenti e maestosi , spesso dotati di grandi avancorpi e riccamente decorati con stucchi. Ora per realizzare il progetto egli ordino di “ spianare il terreno “il che significava prendere possesso , e di abbatterle tutte  le casupole vicine , il principe a sua volta assegnò il compito al suo segretario questi si dette da fare dei vicini quasi tutti cedettero la propria  in cambio di una manciata di monete luccicanti povera gente che quei soldi non li avevano mai visti , fornai, conciatori e sediari se né andarono senza fare storie , restava solo la casa della sora assunta, la casetta di una povera vecchia , vedova di un ciabbattino al segretario fu riferito  che aveva rifiutato tutte le proposte e che aveva detto di non vendere a nessun costo. Un giorno il nostro impiegato si presentò a casa della anziana ella fu molto cortese ricevendolo con estrema gentilezza
“  allora sor segretario in che cosa posso esse utile “ chiese lei con una voce melliflua
“ lo sapete nonnetta che vi ho fatto una serie di proposte vantaggiosissime “ esordì lui
“ quali proposte “ replico la sora assunta
“ ma quelle circa l’acquisto da parte nostra della vostra casetta “
“ ah quelle ! ma vedete io nun c’ho nessuna intenzione de venne casa “
“ Come sarebbe nonnetta , volete dare un calcio alla fortuna ? volete  far addolorare er principe “
“ non è questione de far addolorare .. E’ che qui ce so nata qui ce vojo morì , come c’è morta la pora mamma mia , la mi  pora nonna e la bonanima de la mi bisinonna che dio l’abbi in gloria .Ciò vissuto in santa pace cò mi marito er ciabbattino Michele un fior ‘omo sor segreta vedete che riposi in pace .So sola ar monno ma qui a casa mia parlo co lì mi parenti tutti , sapete còn l’anima santa e nun me pare d’esse più tutto sola. Che volete fa !? Oramai ce sto dentro ‘ sta casa e ce resto… !! “ alla vecchietta brillarono gli occhi dicendolo
“ Ma nonnetta ragionate , il principe si può indispettire allora..allora sarà peggio per voi nonnetta” dall’tono  si sentiva incertezza
“ nonnetta un ca…” rispose la sora assunta  che quando s’arrabbiava nun ‘la  mandava a dire a nessuno
“ E’ mò ve ce manno Pè davvero affa…… a te e quer babbuino der principe “ concluse la sora assunta
“ Ah! Diventa assunta te volgare eh esclamò il segretario cercando di difendersi
“ E tu non sei volgare quanno vai a via capolecase ( via nota all’epoca per il traffico di prostitute come la vicina via delle convertite) Ce vai a dì l’orazioni ? Nun so volgarate Quelle !? “ dimostrando di conoscere bene i traffici leciti ma soprattutto illeciti dell’segretario e dell’principe
il segretario impallidì ma tentò l’ultima carta
“ Ma sora assunta che dite mi pare che vi sono stati offerti centomila baiocchi una grossa cifra … però date le circostanze posso arrivare a centocinquatamila baiocchi E’ una fortuna , pensate a tutte le messe che potete far dire ai vostri defunti…” mossa maldestra “
“ li defunti mia come dite voi non vonno messe .Vonno che resto qui e basta” sentenziò decisa la sora assunta e alzandosi gli indicò la porta
“ Ora annatevene che ciò da fa”
“ brutta strega maledetta “ brontolò il segretario prendendo la via della porta
insomma non ci fu niente da fare . la vecchia sora Assunta nun se né andò . il principe dovette rassegnarsi a inglobare la casetta della vecchia con dentro la vecchietta arzilla e soddisfatta la finestrella un po’ storta si può ancora vedere all’angolo di via santo santo stefano dell’cacco , fa piacere un po’ a tutti che per una volta una cocciuta vecchietta abbIa avuto ragione sull’potere e i soldi , di un facoltoso principe perlomeno questo piace credere a molti romani…

 
 
 

QUADRIFOGLI D'IRLANDA E GIGLI D'ITALIA UNA STORIA ITALO-IRLANDESE PARTE1

Post n°170 pubblicato il 23 Ottobre 2014 da frankcontinel

Una storia autobiografica vissuta realmente diversi anni fà , un pò lunga ma spero vi piaccia a presto da francesco

Quadrifogli d’Irlanda e gigli d’Italia una storia italo –irlaIl destino è beffardo lo sappiamo tutti ha un senso del’umorismo tutto suo molte volte  è cinico e baro però talvolta si ricorda di concederci qualche cosa di bello forse per farci credere che è capace di benevolenza pure lui , nel’primo autunno 1991 mi sentivo decisamente alla ricerca di un pizzico di fortuna , soprattutto volevo dimenticare mi ero appena lasciato con nunzia , in modo molto traumatico per lei  , e doloroso oltre ogni limite per me che dovetti convincerla a lasciarci fu un addio tra le lacrime per entrambi e forse ti rendi conto veramente quanto sia importante una persona che ami quando la perdi  i primi giorni furono davvero terribili  con un senso di desolazione e abbattimento che mi macerava l’anima reagì in un modo inconsueto per me cominciai a girare pub uno dopo l’altro passavo le mie serate davanti a un boccale di birra e conversando con mestizia con i baristi e le rare ragazze che ti concedevano qualche parola seduto su uno sgabello , a scorgere gli altri avventori nella penombra parziale di luci soffuse sfiorato dalle volute di fumo di sigarette ( allora ancora si fumava nei locali pubblici)  con il sottofondo talvolta irritante  di una televisione o di una radio tenuta a volume basso nel’brusio di locali affollati era solo un altro rumore che t’induceva a pensare e con questo ritornava il senso di disagio che cercavo d’attenuare , non che mi ubriacassi  mi bevevo solo due o tre  boccali li reggevo bene allora  ma a  un certo punto non ce la facevo più , mi sentivo solo  e saldato il conto , mi allontanavo a testa china e mani in tasca nei giacconi neri come il mio umore ogni volta che uscivo provavo quasi un senso di sollievo , in particolare se il luogo era affollato e con diversa gente allegra ,, non era ovviamente colpa loro , che né potevano sapere dei miei problemi , anche se l’intensità del’malessere che mi portavo dentro scemava poco alla volta , una volta tornato a casa e chiuso dentro la mia stanza mi stendevo sul’letto e nel’buio  mi si affollavano un mucchio di pensieri di ricordi di momenti belli , in qualche caso ci passai tutta la notte a rimuginare  su quanto di bello avevo perso , ogni tanto uscivo con gli amici , che fecero di tutto per distrarmi , ma allora ero svogliato e poco propenso a rallegrarmi ben poco collaborativo insomma il  pensiero c’era ancora e non passava di giorno svolgevo la mia giornata a sfacchinare al’magazzino dei grillo a or tre teste  era il periodo  pre natalizio nei magazzini si lavorava il triplo o il quadruplo rispetto alla media allora la gente aveva ancora denaro  da spendere , e non lesinava spese , come adesso , tornavo a casa per le  18.30 circa minuto più minuto meno mi occupavo delle faccende urgenti cenavo  alle 20.30 uscivo molti erano al’centro quindi arrivavo verso le 21.15, una speranza e un poco di conforto me lo concesse Serena almeno per tre mesi  ma capì quasi subito che la famiglia di lei non aveva intenzione di prendermi seriamente in considerazione , voleva farla fidanzare con un altro  furono sempre freddi nei miei confronti , e mi facevano pesare che stessi con lei , alla fine di comune accordo ci lasciammo poi lei mi confidò molti anni dopo che non si fidavano che non avessi una famiglia dietro , forse era stato meglio così imparentarmi con gente che pensava solo a cose materiali mi avrebbe fatto soffrire , per quanto volessi bene a Serena  ,sempre più abbruttito passavo i miei giorni tra lavoro e locali divenni ancor di  più pratico mio malgrado  . di birre belghe e inglesi e scozzesi  provavo tutto , senza remore o timori facevo in questo modo la mattina o il primo pomeriggio capitavo in un pub per una consegna mi segnavo l’indirizzo è la sera prendevo i mezzi e ci andavo più raramente in compagnia e allora mi  davano un passaggio in macchina in speciale modo marco f e Danilo l mi dimostrarono molta amicizia che tuttora rimane così capitai allo shamrock  fuortune  una birreria in stile irlandese a via panisperna a destra del’famoso convento di monaci che da il nome alla via ( panis  et spetem pane e prosciutto in latino  dai panini che gratuitamente i monaci offrivano ai poveri inutile dire che era molto popolare  ) questa insolita via a senso unico a scendere  con un ministero al’inizio e che diventa quasi pianeggiante alla fine il locale si trovava a metà strada   esponeva un’ insegna luminosa con la scritta in rosso e a destra un quadrifoglio verde anche da questa  il quadrifoglio fortunato la diceva lunga sul’origine di chi la gestiva in campo giallo paglia era gradevole alla vista e attirava l’attenzione l’esterno era tipico porta e sfinestrature ampiamente vetrate gli esterni verde come spesso si vede  in Irlanda  vetri leggermente oscurati che invitano ad entrare era una giornata di sole splendente senza neanche una nuvola inconsapevole di quando sarebbe divenuto importante suonai il campanello ,  attesi qualche secondo  poi provai ad aprire la maniglia s’abbassò e entrai il tintinnio di un campanello rivelò  la mia presenza alzai lo sguardo dietro una serie di tavoli con le sedie alzate e un bancone in tipico stile irlandese ( con i listelli di legno chiaro con specchi alle pareti  e gli angoli tondi e nella parte alta dei vetri che funge anche da ripiano talvolta scuro ) mi fermai alla soglia dicendo “ salve sono qui per la consegna del’bacili “ dietro il bancone una donna  in un abito blu scuro smise di pulire i bicchieri a coppa aprì lo sportello laterale , e con un passo sicuro ed elegante che notai subito mi si fece innanzi la seconda cosa che capii quanto fosse alta più di me , “ buongiorno potrei avere la bolletta  “ rispose con uno strano accento era si italiano ma con una sfumatura strana le porsi la bolletta d’accompagnamento  lei l’’esamino  alcuni secondi  ebbi così modo di vederla bene fisico longilineo volto tipicamente anglosassone capelli castani sul’rosso riuniti  in una ciocca dietro la nuca , e come alzo lo sguardo gli occhi grandi ed espressivi azzurri come il cielo  , naso un po’ tondo  ma diritto e spiovente alla base dalle orecchie piccole e leggermente a sventola, spiccavano dei semplici orecchini a pendaglio , una bella ragazza davvero con un accenno di sorriso replicò “ certo che puoi me li metti laggiù per favore  “ indicandomi con la mano il lato opposto del’bancone da dove era venuta “ va bene “risposi m’affrettai ad uscire a prendere il necessario ritornai poco dopo con i primi pacchi portati con un carrello in breve completai la consegna una decina messi in buon ordine nel’angolo indicatomi va lettera e mi restituì il tutto  alla mia espressione incerta quando buttai lo sguardo mentre le separavo intuì la mia incertezza  affermò “ mi chiamo Eileen  o’brien vengo dal’irlanda , e tu come ti chiami ?” accidenti quanto è intuitiva pensai di solito è sinonimo d’intelligenza e sensibilità “ io sono Francesco  c…….  E vengo da t… p..….. “ si conosco il posto ci passo per tornare a casa io sto al ‘alberone “ anche io   lo frequentavo tempo fa ..” sforzandomi di sorridere ma mi venne male mi tornò in mente che a via gela abitava Alessandra tutto quello che me la ricordava mi faceva soffrire ma fu una tristezza di un attimo “ hai un nome importante ci rivedremo ? “ mi disse lei porgendomi la mano “ così si fa da voi “ Si ci rivedremo  ritornerò “le strinsi la mano e salutai andandomene con la mano lei mi salutò con un gesto delicato della mano che ma La rese ancora più graziosa tutto quello mi aveva messo di buon umore ma sul’momento non capìì completamente il significato di quella conversazione , non me né resi conto , preso come ero dal’lavoro , era però destino che tutto andasse in un certo modo e devo ammettere in gran parte merito di Eileen  ritornato al’magazzino durante il pranzo Ascenzio quello che avevo soprannominato “ cioccolata icam “ per via della scritta sbiadita sui lati del’O.M. Orsetto che guidava  , uno con la tendenza a chiacchierare troppo e lavorare poco , “ lo sapete il nostro Francessco ha fatto colpo ? “  e a chi ?” chiese incuriosito  il direttore del’magazzino Noè  intervenne Giovanni a troncare quel ‘andazzo che aveva preso la discussione “ prima Cristina ho risposto a una chiamata che mi ha passato  era di quella ragazza che ha il pub a via Pandosia  , pensavo a una lamentela e invece ho ricevuto una serie di complimenti  e mi ha fatto promettere che a farle le consegne sia d’ora in poi tu , ragazza decisa ha una bella voce “ “ dal’vivo è anche meglio “ confermai “ ma ho avuto la sensazione parlandoci che avesse più un interesse personale ,  che di lavoro “  “ ne sei sicuro “ chiesi “ come che il  sole sorge e tramonta stanne certo , lo sai che sono affidabile “ mi rispose gettando un occhiata a Ascenzio e Noe  “ avevo avuto una sensazione positiva a riguardo , ora capisco bene…” beh fatti  sotto oltretutto è straniera “ si è irlandese si chiama Eileen O ‘brien  “ come lo sai “ me lo ha detto lei “ ahh …alllora è sicuro gli piaci “dissero in coro tutti i presenti “ poi se ci riesci ce la fai conoscere “ mi incoraggiò Bruno il decano della grillo dandomi una pacca sulla spalla “ si “ risposi con un sorriso “ sappi che male che và c’è sempre Cristina le  piaci anche se lei corre appresso anche a tuo fratello  lo sai ,smetti di piangerti addosso , e datti da fare si nunzia era straordinaria ma la vita continua , e come vedi ti dà tante opportunità , ora finiamo di mangiare “ concluse il discorso Giovanni “ va bene “ conclusi anche io . Ogni tanto nella vita ci troviamo di fronte a scelte cruciali che non sempre abbiamo il tempo di ponderare bene, uscito per le consegne pomeridiane,  non  pensai  ad altro , ma dentro di me cresceva vigorosa ed inarrestabile la speranza ogni minuto , ogni secondo di più , la ansie e le paure erano magicamente svanite il potere straordinario del’amore si stava manifestando nella sua interezza con la sua prorompenza  quella forza trascinante  che ti da quella magnifica sensazione di calore e di attesa , che ti spinge a desiderare e  ti rende capace di qualunque cosa dalla più sciocca a quella più giusta senza dubbi ed esitazioni di sorta perche senti dentro di te  che devi farla ,; Io in quella circostanza avevo una sola scelta giusta dovevo tornare da lei da chi mi faceva sentire benissimo  da colei che dal’purgatorio mi aveva in un semplice gesto trasportato al’paradiso  contai i minuti che mi separavano dalla fine del’lavoro , ho in mente ogni particolare di quella giornata le mura rosse e marroni del’magazzino in via della vaccheria Gianni  , la fermata del’412 con quel’marciapiede malmesso e sbrecciato l’autobus rumoroso e emettente una densa colte di fumo nerastro , i sobbalzi delle buche sempre agli stessi punti , i volti delle persone  stanchi e anonimi , la fermata del’409  sempre affollata davanti al’incrocio uno dei più trafficati , e rumorosi di Roma sud , via del’acqua bullicante , quasi rettilinea con le luci e gli addobbi natalizi , e le insegne dei negozi che si susseguivano uno dopo l’altro la discesa davanti a piromalli  dove scendevo e proseguivo a piedi per svoltare alla prima a destra una strada in salita incrociata  da altre due il bar al’angolo dove la mattina alle 5.15 prendevo il mio primo caffè il famigliare portone tutto mi sembrava diverso tutto migliore  visto su un'altra luce , un altro stato d’animo , salii le scale fino al’quinto piano quasi senza sforzo e quasi di corsa  entrai a casa tutto era silente e immerso nel’buio accesi la luce e mi apprestai con puntiglio a prepararmi mi presi tutto il tempo e la cura necessaria dovevo essere perfetto ,  presentarmi bene ,  consumai una cena rapida ma sostanziosa , e non avevo idea di quanto sarebbe servita ,  scelsi con attenzione i vestiti camicia dainetto nera con spalline di pelle gilè  grigio e nero senza maniche pantalone nero della Levi’s  stivaletti neri e giacca  nera di pelle quella coi motivi a pelle di coccodrillo al’collo una sciarpa rossa trapuntata in oro e siccome ero freddoloso anche guanti di pelle neri , chi mi avesse visto mi avrebbe scambiato per un metallaro , ma non andavo certo a un concerto , giunsi vicino a via pandosia intorno alle 21.45  scesi proprio davanti alla birreria Marconi , un altro luogo che conoscevo bene ,  un centinaio di metri alla biforcazione dove comincia la via che per tanto tempo sarebbe diventata abituale , a destra cominciava mentre a sinistra proseguiva via Cavour con in lontananza la torre dei cesarini che incombeva scura , svoltai verso destra al’inizio poco illuminata e quasi nascosta tra il  muro del’ministero e i palazzi settecenteschi che caratterizzano la zona , neanche un passante , solo qualche rara automobile transitava veloce sorpassandomi e illuminando per un attimo di più il marciapiede dopo una trentina di metri la strada si fece più visibile , e il selciato più evidente , come se avvicinandomi qualcuno mi voleva spianare la strada ecco dopo un po’ il portone  del’convento con l’arco a cuscino e il massiccio portone di legno poco più giù l’insegna spiccava come non mai vivida quasi come un faro nella notte mi fermai un attimo a guardare il quadrifoglio verde e speranzoso espressi un desiderio potete immaginare quale , solo una porta mi separava dalla fonte dei miei desideri , entrai deciso alla luce artificiale il locale appariva discretamente affollato erano occupati almeno la metà dei tavoli , ma nonostante tutto lei mi vide subito e mi fece il gesto d’avvicinarmi evitai un paio di tavoli e girai intorno a una comitiva di stranieri , ma mi avvicinai al’bancone solo 30 o 40 centrimetri mi separavano da eileen lei mi sorrise quel’sorriso deciso eppure capace d’infondere dolcezza a chi le sta vicino mi disse “ allora non mi era sbagliata sei davvero quello giusto “ nel’dirmi questo le si inarcarono le gote la rese davvero deliziosa  “ eccomi non potevo non tornare “ risposi ma sentivo battere forte il cuore  forse ero arrossito dopo aver servito un cliente lei ritornò da me mi fece una carezza sul viso sulla guancia la prima di tante e mi disse nel’suo strano italiano “ ora debbo servire i clienti ma verso mezzanotte possiamo stare insieme a parlare ti và?” “ certo “ m’affrettai a rispondere “ resta qui non andartene  ehh ..”  non mi  muovo resto qui cascasse il mondo “ dissi lei sorrise ancora e tornò al’lavoro ma appena poteva ritornava da me ed era sempre gentile e cordiale verso la mezza notte i clienti si erano ridotti molto e mi potè dedicarmi  più tempo le feci subito la domanda cruciale “ posso darti del’tu “ “ si certo “ ti piaccio Eileen “ lei mise il viso sulle palme delle mano i nostri sguardi s’affrontavano a pochi centri metri l’uno dal’altro “ Che bello sentire il mio nome detto così si mi piaci Francesco l’ho capito subito appena ti ho visto hai degli occhi così sinceri ma con una punta di tristezza mi sono detta puoi fidarti di lui  non mi sbagliavo “ riusci ad emozionarmi oltre ogni limite  a lasciarmi senza parole aveva detto tutto lei sorrisi che altro potevo fare una volta lei mi disse quello è stato il tuo più bello sorriso , continuò dicendomi “ resta qui voglio sapere tutto di te ,  e io voglio dirti tutto di me “ si “ risposi ma ero al’culmine del’emozione “ non arrossire un'altra volta “ ma il tono era suadente e dolcissimo quello che ti può dire solo chi prova ardentemente del’sentimento , quelle ore le prime passate accanto a eileen furono fantastiche , mi si apriva un nuovo mondo e una nuova vita stava per sbocciare , ma soprattutto sia io che lei non eravamo più soli , e lo saremmo stati per molto tempo stemmo tutta la notte a parlare di noi due , ma cosa di dimmo ve lo rivelerò la prossima volta vi lascio un saluto e spero che questo racconto vi sia piaciuto a presto

 
 
 

DALLA LEGGENDA ALLA STORIA UN ANALISI SULLE ORIGINI DI ROMA

Post n°169 pubblicato il 24 Aprile 2014 da frankcontinel
 

Un’analisi storica sulle origini di ROMA
Nel 21 aprile scorso oltre ad essere lunedì di Pasqua per tutti gli italiani, per i romani è stato anche il Natale di Roma festa in antichità seguitissima , oggi passata quasi inosservata se non fosse per tutti gli eventi organizzati dall’comune e organizzazioni private , che hanno commemorato  il 2768 ° genetliaco della città eterna . Ci preme in questo testo realizzare un’analisi , un compendio , che riassuma i vari passaggi storici fondamentali che hanno portato alla formazione , del’nucleo abitativo che portò poi a Roma , innanzitutto c’è da chiedersi cosa c’era prima della fondazione della città? Argomento comunemente trascurato  credo per sintesi, le evidenze archeologiche ci rivelano che sulla piana, dove si sarebbe sviluppata Roma, già ben prima della sua nascita esistevano in ordine sparso e piccoli gruppi di capanne molto modeste , con tetti in paglia e muri di fango circolari , siamo in quella che gli storici chiamano la tarda età dell’bronzo , come ci confermano molti degli oggetti ritrovati del’epoca , forgiati in questo metallo questi precursori, della civiltà romana erano  dei contadini e dei pastori , adoravano divinità prevalentemente locali tra cui molto importante era Vesta,   vivevano soprattutto di cereali in particolare di farro molto diffuso al’epoca , e dei prodotti della pastorizia che producevano localmente , il commercio era  scarso tanto che non c’era neanche la moneta , e i  contatti con i vicini avvenivano per scambi in natura ( è interessante notare che il termine pecunia che in latino indicava il denaro fosse in origine il termine che si riferiva alle pecore , e agli ovini in genere ) praticavano come rito funebre l’incinerazione mettendo il defunto sopra una catasta di legno e dandole poi fuoco , raccogliendo infine le sue ceneri in vasi di terracotta .Erano i Villanoviani  dei quali abbiamo prove certe del’loro insediamento sul’ palatino attorno al’850 a.c  . mentre i resti più antichi di abitazioni sparse per quello che né sappiamo sul’ palatino , celio e Viminale  sono risalenti al’1200 a.c. ,erano assai probabilmente di origine indo europea come del’resto diverse popolazioni Pre –romane . Tutti  conoscono il mito alla base della fondazione di Roma la storia della lupa che allattò i gemelli , la loro adozione dal’pastore faustolo,  le loro gesta  per liberare il nonno Numitore , ed infine l’atto allo stesso tempo simbolico e sacro della creazione dei confini della nuova città con aratro trainato da buoi e del’susseguente fratricidio di Remo per un gravissimo atto di empietà ,  da parte di Romolo tutta questa ricostruzione  certamente un abbellimento storico venutasi a creare dalla fusione e il sovrapporsi reciproco delle innumerevoli leggende, sorte nel’antichità sulla nascita della città , venne in un recente passato sostanzialmente snobbato e rifiutato in blocco da una parte consistente di storici positivisti del’ottocento che in alternativa proposero una teoria basata su un progressivo addivenire  con un processo evolutivo ininterrotto fino alla città storica  senza però chiarire se in senso di un graduale accrescimento della città o di un assorbimento dei villaggi circostanti , questa idea ebbe soprattutto l’effetto di screditare senza proporre niente di concreto , l’antica tesi di Romolo e Remo posizione quella dei positivisti rivelatasi alla fine alla riprova dei fatti  inesatta e in gran parte fuorviante. Gli antichi credevano fermamente invece alla leggenda riprova né è che sul colle palatino era venerata ancora in età imperiale una capanna costantemente restaurata, creduta quella dove avesse abitato Romolo, qui, si tenevano le principali feste che commemoravano la nascita di Roma, quella delle “ pallia” il dio del colle stesso celebrato il 21 aprile, e durante i “ lupercali” che si tenevano il 15 febbraio e che ricordavano l’allattamento dei gemelli da parte della lupa, e che avveniva alle pendici sud occidentali dove si pensava fosse avvenuto il fatto. Più concretamente quello che sappiamo ci viene da tre precise fonti storiche e cioè Tito Livio e marco Tullio Varrone  e il famoso oratore Marco Tullio Cicerone  tutti nelle loro sintesi sottolineano l’accortezza con cui venne scelta la posizione dell’nuovo insediamento vicino all’approdo più agevole del’Tevere in corrispondenza del’isola tiberina , e  tale da poter controllare il vitale commercio del’sale verso la valle nord del’biondo fiume  il commercio più lucroso del’epoca  e punto di transito obbligato , per i traffici tra l’Etruria e la Magna Grecia  una localizzazione strategica – economica molto accorta e ben studiata , da non sottovalutare anche l’importanza del’fiume Tevere che oltre a fornire una costante e agevole rifornimento d’acqua essenziale per ogni città , dava la possibilità di commerciare e far affluire merci in entrambe le direzioni a nord e a sud con le colonie greche che verrà però sviluppata più avanti , le altre vie di comunicazione erano sia via terra che via mare piuttosto lunghe e disagevoli la piana del’Tevere dove sorge Roma era l’unico punto di transito rapido  e sicuro  dei commerci da e per il nord e il sud della penisola ,  in questa ottica il colle palatino con la sua conformazione si rivelò , determinante senza dubbio per la scelta di stabilirvi lì la nuova città sufficientemente ampio e privo d’asperità naturali  , pianeggiante adatto per un abitato di grosse dimensioni , lungo a forma di quadrilatero irregolare di oltre 2 km, su tre lati il quarto centrale  discendente verso la piana del’isola tiberina , dove esisteva un primordiale commercio con le altre popolazioni laziali,  si rivelò ideale per dominare la piana del’Tevere , l’altezza di oltre una quarantina di metri  e circa una cinquantina sopra il livello del’male , lo rendeva facilmente difendibile  godendo del’vantaggio del’altezza ,  se cinto da una cerchia di mura  . Semmai tutte queste motivazioni non fossero , già convincenti a dare il colpo di grazia , alle ipotesi positiviste giunsero nella primavera del’1988 delle scoperte  archeologiche fatte a cavallo delle pendici settentrionali del’colle tra l’arco di Tito e il tempio delle vestali subito di fronte alla basilica di Massenzio  , qui durante una serie di scavi sono stati rinvenuti i resti di un muro in scaglie di tufo largo poco più di un metro , sovrastati da una fitta palizzata di cui rimangono avanzi lignei , avanti a esso si trovava un fossato lungo oltre 13 metri alimentato dal’fiumiciattolo che correva tra il palatino e la velia e poi andava a terminare nella palude del’Velabro , alla base di questa costruzione furono trovati , tre vasi contenenti oggetti ritenuti sacri tra cui tre frammenti in bronzo che le analisi al’radio carbonio datarono con certezza alla seconda metà del’VIII secolo ! era stato ritrovato il muro della città quadrata di Romolo ! sotto a ulteriore conferma non venne riscontrato altro che terreno vergine , e ancor più importante , uno dei tre era un fibula che rappresentava un picchio che accecava Anchise il padre di Enea  dimostrazione che esistesse già allora una conoscenza del’mito fondatore , infatti Enea esule da troia sarebbe stato il mitico fondatore di Albalonga  dove vennero alla luce i due gemelli Romolo e Remo , tutti i scavi successivi durati per oltre 15 anni confermarono la datazione riscontrata in questo eccezionale ritrovamento , che ebbe una vasta eco internazionale soprattutto grazie a un articolo del’New York Times   tardivamente e malamente ripreso dalle nostre fonti tanto che  questa scoperta in Italia e quasi sconosciuta ,  che però fa volgere decisamente l’ipotesi della fondazione in direzione , delle fonti classiche  , una bella rivincita per lo storico Varrone  e di suoi insigni colleghi le cui opere vennero trattate con scetticismo e sufficienza  dai critici e storici moderni  , di certo a riguardo dei dettagli  ne sapevano molto più di noi  , infatti almeno parte della delimitazione del’muro ci viene fornita da Tito Livio parla chiaramente di un muro del’tutto corrispondente a quello ritrovato nei fori  , correva alla base del’colle ( per ima palatini ) seguendo la direttrice delle curiae Veteres a nordest e il sacello dei lari a nordovest  all’interno si era venuta a creare una zona sacra e inviolabile il “pomerium” che corrispondeva esattamente alla circonferenza del’muro della mitica città quadrata nucleo primevo di Roma , si può quindi sostanzialmente confermare la tesi sostenuta dalla leggenda in un epoca che oggi possiamo definire più o meno della seconda metà del’VIII secolo un Re sacerdote che per convenzione possiamo continuare a definire Romolo creò con un atto preciso e deliberato , che riuniva di fatto tutte le popolazioni preesistenti e vicine nella valle del’Tevere una nuova città in cui riunire  chi fino ad allora viveva sparpagliato e separato che da allora si ritrovò al’interno di un preciso , confine geografico ma anche giuridico – sacrale peraltro molti dei dettagli della fondazione corrispondono a quanto sappiamo  ai rituali tipici delle popolazioni latine del’epoca come l’osservazione del’volo dei volatili come metodo di predizione , gli auguri . come anche l’atto di definire il confine del’aratro trainato da buoi  , e anche il dettaglio dei due gemelli definiti i conti con l’usurpatore Amulio rimesso il nonno sul’trono partono alla volta di Roma per fondare la nuova città  ,  ancora avvolte nel’mistero e forse destinate a rimanere tali  ,  la figura di Romolo  circondata nelle spire del’mito , le cui imprese straordinarie  se viste nel’complesso , appaiono ai nostri occhi  , piuttosto critici di uomini moderni  come un abbellimento storico alla stregua dei eroi greci  anche per un semi dio come veniva rappresentato , non avendo alcuna evidenza della sua esistenza né a favore né contro , allo stesso modo dobbiamo trattare sempre per mancanza di prove a conferma la  data calcolata da Varrone del’ 21 aprile del’753 a.c. sappiamo come già detto l’epoca era quella ma la data precisa forse a meno di straordinarie scoperte archeologiche non la conosceremo mai , quindi non rimane che fidarci della tradizione letteraria latina visto che si è dimostrata più affidabile e precisa delle nostre supposizioni moderne , fondata invece da prove linguistiche e in parte archeologiche , la teoria della fusione ultimo residuo dei positivisti che né rappresenta  un evoluzione riveduta e corretta  questa brevemente dice che alla base della fondazione siano la unificazione pacifica di tre etnie i ramni ossia gli abitanti già presenti nella piana , i luceri contadini e pastori di origine sabina , e i titenses probabili commercianti etruschi , confluirono a creare la nuova città essa può essere vista come un completamento di quella classica , che però escluderebbe il mito del’ratto delle sabine , una parte consistente delle parole latine sono di origine sabina e affiancata da termini etruschi , altro punto a favore il foro boario ai margini delle rive del’Tevere dove certamente queste etnie s’incontravano per i loro commerci prodotti come vasi e suppellettili etrusche e sabine in discreto numero  sono state ritrovate nelle zone più antiche della città , da qui potrebbe anche essere scaturita  la decisione di creare il nuovo insediamento ma restiamo nel’campo delle ipotesi  . La stessa fondazione potrebbe far d’altronde parte  di un fenomeno di portata più estesa concernente il riassetto del popolamento in atto nell’Lazio alla fine dell’IX secolo con lo spostamento della popolazione dai centri nei colli albani , in decadimento che si spostarono più a valle , e in parte si diressero verso l’Etruria meridionale , questo coincise anche con il periodo più attivo e antico, di fortificazioni dell’Lazio  come a decima , e laurentina nei pressi di Roma , e a ficana , Lavinio , ardea e Anzio ai margini della regione . Naturalmente dall’perimetro originario cominciò ad espandersi già alla fine,  del’VIII  comprendendo la valle della velia , continuando  poi col’tempo conglobando Esquilino celio , Viminale ,  Quirinale , e per ultimo il campidoglio , a questo punto con l’elevazione delle mura serviane che comprendevano,  il nuovo assetto urbano la consacrazione di un nuovo pomerium , la riorganizzazione  sociale voluta dal’ re autoctono , in quattro regioni   cominciava una nuova fase che con una felice denominazione di Giorgio pasquali possiamo chiamare “ La grande Roma dei Tarquini “ che terminò soltanto con la fine della monarchia , e l’istituzione della repubblica
ma come intuirete questa è un'altra storia.

un saluto a tutti e buona festabdel'25 vaprile

 
 
 

USANZE E TRADIZIONI DI ROMA PT 1

Post n°168 pubblicato il 18 Marzo 2014 da frankcontinel
 

IL" COTTIO "
 Primo atto della Vigilia di Natale era costituito dal “Cottio”, l'asta del pesce che si teneva dal  XII secolo fino agli inizi dell'Ottocento, al Portico d'Ottavia, nei pressi della chiesa di Sant'Angelo in Pescheria, dove venivano acquistate le materie prime del Cenone a base di pesce, un cenone di magro, come imponeva la tradizione, per adempiere al precetto dell’astinenza e non incorrere nella miscredenza.
La vendita all'ingrosso del pesce (il "cottio", dal latino medioevale "coctigium") iniziava nelle primissime ore del mattino e si svolgeva in forma di asta secondo modalità tradizionali. Per le contrattazioni venivano usati termini in gergo comprensibili solo ai "cottiatori" e agli acquirenti: venditori al minuto, gestori di trattorie, cuochi di nobili famiglie romane. Il tutto finiva per comporre una sorta di "spettacolo", basti pensare che il mercato era frequentato non solo dai popolani, ma anche dai rappresentanti dell'alta sociètà, che vi si recavano in abito da sera, dopo aver partecipato a feste nei palazzi.
La cena della vigilia era infatti considerata uno dei più importanti eventi culinari dell'anno. Iniziava con antipasto di olive, anguille, pescetti marinati e brodo di pesce; seguiva la pastasciutta al sugo di tonno, quindi il baccalà in umido con pinoli e zibibbo, accompagnato da broccoli e mele renette fritti in pastella. Dopo la cena erano di rigore la tombola ed il "sermone", la poesiola natalizia recitata dai bambini davanti al presepe. Seguiva la messa di mezzanotte e particolarmente solenne era quella che si svolgeva nella basilica di Santa Maria Maggiore.
Dopo l'unità d'Italia fu deciso di spostare il mercato del pesce dal Portico d'Ottavia a piazza San Teodoro: Il pesce veniva portato in città attraverso porta San Paolo e porta Portese e la nuova ubicazione del mercato consentiva di evitare che la merce dovesse attraversare la città.
Il nuovo mercato era dotato di botteghe per la vendita, di pulpiti per i banditori, di una strada per il passaggio dei carri e di illuminazione notturna, oltre che di un sistema di innaffiamento che contribuiva non poco, rispetto al passato, a migliorare le condizioni igienico sanitarie.
Il “Cottio” si svolse a San Teodoro fino al 1927, quando fu trasferito ai mercati generali sulla via Ostiense: nella notte tra il 23 ed il 24, intorno alla mezzanotte si aprivano i cancelli dei mercati generali: anche i privati cittadini avevano facoltà di accedere al mercato dove si potevano gustare, a titolo assolutamente gratuito, “cartocciate” di pesce fritto (pesciolini, pescioloni, magari non di qualità estremamente pregiata ma … pur sempre pesce fresco), offerte dai grossisti. Si veniva a creare una suggestiva atmosfera divenuta poi, in epoca più recente, una "moda d'élite, che tra l’altro permetteva anche un certo risparmio rispetto alla spesa nelle normali pescherie cittadine.
Questa tradizione, purtroppo, è andata perduta. E’ finita così, come a volte finiscono tutte le cose belle, simpatiche, piacevoli, quando sono stati chiusi i vecchi mercati generali, trasferiti nella nuova e più idonea sede a Guidonia.

LA " PASSATELLA "
Nella Roma di una volta, nessuna classe sociale, neppure nobili e cardinali, disdegnava le osterie, ritrovo universale per chiunque cercasse un rimedio alla sete, alla fatica, alle avversità quotidiane, alle delusioni d'amore o alla noia. Ci si andava per dimenticare ma anche per incontrare amici e fare “caciara”.
Immancabile, nel corso di una bevuta collettiva, era il gioco della Passatella: era un gioco che aveva le sue origini addirittura nella Roma antica (se ne trovano descrizioni in Catone e Orazio), e divenne parte della tradizione romanesca nella Roma dei Papi.
Gli amici che si riunivano all’osteria per giocare alla Passatella, si tassavano in parti uguali per comprare il vino e lo ponevano in tavola: scopo del gioco era far rimanere a bocca asciutta uno dei partecipanti, per poi sbeffeggiarlo.
La Passatella aveva un regolamento molto rigido e fasi piuttosto complesse; aveva inoltre un suo cerimoniale, colorito da un frasario particolare, accompagnato da battute e allusioni pesanti che, insieme al vino, dava vita ad una miscela esplosiva per i bulli, impegnando non poco gli osti ad allontanare i giocatori più facinorosi.
Gli elementi essenziali erano questi: tutti i giocatori procedevano alla conta aprendo simultaneamente le dita di una mano, come nel gioco della morra. Chi dalla conta risultava prescelto era detto, semplicemente, "conta": questi aveva diritto alla prima bevuta e doveva nominare il "padrone" e il "sottopadrone" del vino.
Al padrone spettava il compito di riempire a sua discrezione i bicchieri degli altri partecipanti. Più determinante, in realtà, era il ruolo del "sotto": costui, infatti, poteva decidere di "passare", ossia di saltare, uno dei giocatori. Chi alla fine di una serie di giri restava definitivamente escluso dalla bevuta veniva "fatto ormo" (termine di incerta etimologia che significa, appunto, escluso) e doveva pagare per tutti.
Poteva accadere che al giocatore “fatto ormo” durante un giro di Passatella toccasse in sorte, nel giro successivo, di essere eletto Padrone o Sotto. Allora le ritorsioni contro colui che prima lo aveva posto alla berlina diventavano dure e, per rifarsi dell’affronto precedentemente subito, il nuovo regnante era capace di bere da solo tutto il vino in gioco e prendersi una sbornia, con conseguenze che spesso sfociavano nel sangue.
Infatti durante la Passatella si liberavano sentimenti ed istinti repressi che covavano negli animi, dando spesso argomenti alla cronaca nera: non passava giorno, specialmente la domenica e le feste comandate, che nelle osterie romane non ci scappasse il morto.
Lo stesso Papa Sisto V, preoccupato dalle risse che il gioco provocava, volle provare la Passatella con alcuni dei suoi cardinali ed accadde che il pontefice si trovò ripetutamente "fatto ormo" al punto da scagliarsi contro i suoi stessi cardinali che gli impedivano di bere. Solo grazie al pronto intervento di alcuni servitori si evitò che la prova degenerasse in rissa. A causa degli eccessi che provocava il gioco, la Passatella, in auge fino agli anni Venti dello scorso secolo, fu proibita con severe sanzioni che andavano dalla multa al carcere, sia contro chi vi partecipava, sia contro chi lo permetteva nel proprio locale. Le trasgressioni furono sempre numerose e la Passatella continuò ad essere giocata per lunghi anni clandestinamente.
Oggi a Roma la Passatella è morta e sepolta, ma qualche gruppetto di anziani la gioca ancora (fortunatamente in modo del tutto pacifico) in qualche paese dell’hinterland romano.

" SAN GIUSEPPE FRITTELLARO "
Il personaggio di S. Giuseppe, è sempre stato molto venerato dal popolo romano. Di questo sono testimonianza le tante chiese costruite a Roma in suo onore, e la grande diffusione del nome Giuseppe o Giuseppina tra la gente. Per questi motivi il 19 Marzo è sempre stata una data particolare a Roma.La celebrazione del 19 marzo ha origini antichissime. La festa cristiana di San Giuseppe, sposo di Maria e padre putativo di Gesù, si innesta su riti di origine pagana, con un collegamento in primo luogo di calendario: il 19 marzo è, infatti, la data alla vigilia dell’equinozio di primavera in cui si svolgevano gli antichi riti dionisiaci di propiziazione e fertilità, i baccanali, poi vietati anche a Roma per l’eccessiva licenziosità dei costumi.
La festa cattolica ha origine nella Chiesa dell’Est e venne importata in Occidente e nel calendario romano nel quindicesimo secolo, con la data fissata al 19 marzo. Pio IX dichiarò San Giuseppe patrono della Chiesa universale nel 1870, mentre Pio XII° stabilì che la data del 1° maggio fosse dedicata a San Giuseppe lavoratore.
Alla sua figura di patrono dei falegnami e degli artigiani viene associata anche quella di protettore dei poveri, perché come poveri in fuga Giuseppe e Maria si videro rifiutata la richiesta di un riparo per il parto.
A Roma la festa di San Giuseppe è sempre stata accompagnata da grandi festeggiamenti: nella Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, al Foro, la confraternita dei Falegnami organizzava solenni festeggiamenti e banchetti a base di frittelle e bignè, da cui il detto romano "San Giuseppe frittellaro". La tradizione nell’800 è talmente radicata tra il popolo che viene ricordata da poeti e scrittori come il Belli e Zanazzo, fino alla più recente preghiera a "San Giuseppe frittellaro" di Checco Durante del 1950.
Di quella che agli inizi del secolo Giggi Zanazzo definiva "ffesta granne", durante la quale i "cristiani bbattezzati" mangiavano frittelle e bignè a tutto spiano, è rimasto negli anni recenti solo un pallido ricordo nel quartiere Trionfale. Momento clou della festa, che prevedeva anche cerimonie religiose e spettacoli musicali in piazza della Rotonda, era l'invasione nelle strade dei friggitori, con i loro "apparati, le frasche, le bbandiere, li lanternoni, e un sacco de sonetti stampati intorno ar banco, indove lodeno le fritelle de loro, insinenta a li sette cèli". Il testo dei cartelli osannava i miracolosi poteri dei dolci venduti: "E chi vuol bene mantenersi sano / di frittelle mantenga il ventre pieno", in grado di far tornare la vista ai ciechi, la parola ai muti e persino di far camminare gli storpi... nemmeno una parola però rispetto agli effetti di queste "abbuffate" sul fegato!  Evidentemente  sottoposto a un lavoro eccessivo , infatti il giorno dopo c'èera sempre il record di ricoveri per indigestione la festa si è mantenuta fino ai anni 70 poi è definitivamente decaduta una delle tante a Roma .

Un saluto a tutti voi e grazie della visita  , come sempre
se gradite fatemi sapere che nè pensate ancora una
volta grazie e buon week end

 
 
 

ALTRE NOTIZIE CURIOSE ED INSOLITE SU ROMA

Post n°167 pubblicato il 16 Febbraio 2014 da frankcontinel
 

Molti di voi sanno forse del fenomeno delle statue parlanti di Roma, in sostanza veri e propi portatori del’umore popolare e strumento di contestazione al’potere papale , mai distintosi particolarmente per sagacia e lungimiranza ,  si apponeva su o al’basamento di certe statue cartelli  scritti spesso violentemente contestatori nei confronti della curia e dei papi in particolare .Uno di quelli che dette più da dire a pasquino la figura più importante e a i suoi compagni fu Sisto v in un occasione però protagoniste furono le due statue di Pietro e paolo sul’ponte di fronte a cartel’sant’angelo il pretesto venne da la condanna eseguita ai danni di tale blaschi che 36 anni prima aveva ucciso il cugino madre e due figli   estradato da Firenze e presto decapitato una mattina apparvero sulle due statue queste scritte , paolo apriva con “ pietro che fai parti ? “ è l’altra su cui era stata messa una coperta da viaggio rispondeva “ parto paolo voglio fuggire da roma , temo infatti che papa sisto . il quale va rivedendo processi , tanto antichi voglia far’ vendetta anche del’orecchio che 1585 anni fa troncai a quello sbirro malco nel’orto di getsemani…” ogni commento ulteriore è superfluo.

LA DELUSIONE DEL’PRIMO RE D’ITALIA
I romani si sa non sono portati ai facili entusiasmi , se né accorse subito il primo re d’italia che venendo a roma s’attendeva  grandi manifestazioni di giubilo , ricevette invece  solo una tiepida accoglienza , deluso Vittorio Emanuele se né lamentò  col primo ministro il quale con una certa arguzia disse “ maestà pazienza non fateci caso , pensate questi hanno avuto Giulio Cesare come consigliere comunale..”

CANNONI E BOMBE IN CHIESA
Nella chiesa di santa maria  in traspontina  la prima cappella a destra desta stupore , per gli affreschi che raffigurano cannoni , bombarde , e mucchi di proiettili che sembrano davvero poco consoni a un ambiente così spirituale . La spiegazione è semplice questa è la cappella degli artiglieri del’vicino castel’sant’angelo che è naturalmente dedicata alla loro protettrice santa barbara le immagini ritraggono in fondo i loro “ strumenti di lavoro “

OSTERIA  Di  MELAFUMO
La denominazione di quella che fu la popolarissima osteria di melafumo ebbe origine da un episodio secondo il quale un antico propietario , sarebbe rimasto a fumare la pipa davanti al  locale  mentre  il corteo papale di pio ix era di passaggio da quelle parti , una guardia nobile che precedeva il pontefice gli avrebbe intimato in tono di rimprovero “ ma che fai “ e l’oste beatamente “ Non vedi? Me la fumo “ non ci sono state riferite la facce della guardia e quella del’papa ma possiamo immaginarcele…

L’OROLOGIO MATTO DI MONTE DELLA PIETà
Il monte di pietà dicono i maligni è il monte più famoso di roma un fondo di verità c’è se si considera la funzione del’istituzione , dare modeste somme di denaro per il pegno di oggetti di valore se non si restituiva il debito questo veniva venduto, nella sede definitiva appunto in monte della pietà , nel’18° secolo fu collocato un orologio costruito da un mastro orologiaio tedesco assai rinomato sennonchè al momento di consegnare il lavoro  ricevette in cambio una cifra di gran lunga inferiore al’pattuito  si narra che questi alterò i complicati meccanismi del’orologio per vendetta e tenendo evidentemente alla sua reputazione pare scrisse “ per non essere state a nostre patte , orologio del’monte sempre matte “ versi bruttini che non abbiamo nessuna prova che siano stati davvero scritti  però l’orologio è matto sul serio e non ha mai segnato l’ora esatta …


IL MARCHESE DEL’GRILLO E L’EBREO ACQUIRENTE .
Il marchese Cosimo Del’Grillo , famoso a Roma per le sue stranezza e le burle , offrì in vendita a un commerciante tutto ciò conteneva uno dei suoi quattro , palazzi settecenteschi ad un baiocco al’pezzo l’interpellato non voleva credere a tanta fortuna ma diffidava alla fine si lasciò convincere, fiutando l’affare , il nobile chiamò un notaio , fu steso il contratto il commerciante non credeva ai suoi occhi , mobili preziosi , statue , gli orologi i quadri , le suppellettili , che i servi portarono quattro cassapanche piene di migliaia e migliaia , di spilli il contratto firmato era categorico , un baiocco al’pezzo ! ..  anche i spilli furono conteggiati e al’commerciante costò una fortuna ,  i più attenti se né saranno già accorti Cosimo era lo zio di Onofrio ben più famoso e fratello del’padre dello stesso , a quanto pare le stramberie e le burle erano cosetudine nella casata del’grillo ,  come l’avversione per gli ebrei e una parte dei scherzi attribuiti a Onofrio fossero in realtà stati fatti dallo zio e non dal’nipote .


STRANE PRESENZE NELLA CITTà ETERNA
benché lo spirito dei romani , sia abbastanza scanzonato anche qui esistono storie di fantasmi peraltro molti illustri , Giulio Cesare  predirige apparire pare al Colosseo , assieme a Marcantonio , e ad altri  legionari qui sarebbero anche di “casa”  sia gladiatori che bestie sacrificate nel’anfiteatro oltreche  piazza san pietro , numa pompilo e cola di rienzo appaiono invece al’campidoglio , assieme al’fantasma del’vecchietto indovino che pare frequenti il carcere mamertino , beatrice cenci e la matrigna lucrezia s’aggirano davanti a castel’sant’angelo  dove vennero giustiziate , assieme  a mastro titta  famigerato boia , la leggendaria papessa giovanna è avvistata per via dei lateranensi e per lungotevere prati , Nerone ha il record d’avvistramenti muro torto , corso sempione ,  la cosidetta tomba di nerone ,  piazza del’popolo, e torre delle milizie l’imperatore Tito e la sua amata berenice s’incontrano a portico d’ottavia ,  i carbonari targhini e montanari  sono di casa , al’muro torto , e a chi non scappa davanti a loro danno i numeri vincenti del’lotto ,  Costanza de cupis senza le mani  si manifesta a via del’anima dietro piazza navona , da dove parte olimpia  maidachini  con il suo carro infernale avvolto dalle fiamme che viene inghiottito dai gorghi del’inferno , nei pressi del’isola tiberina , se state dalle parti di Trastevere e incontrate un singolare vecchietto che fa la maglia e che vi racconta delle mirabolanti storie di briganti  antonio  lo" sferuzzatore " è il terribile brigante gasbarrone scampato al’patibolo ,in  tre luoghi in particolare si riuniscono i fantasmi romani  piazza san giovani decollato , piazza dora , e piazza dela rotonda al’pantheon come vedete ce né per tutti i gusti..p.s io non ci credo ma è una curiosità interessante

LA TRATTORIA DI HEMINGWAY

Tutti i giorni allo stesso tavolo d'angolo di una trattoria in via sardegna veniva a mangiare uno strano barbone che parlava discretamente l'italiano e al'quale l'oste non proponeva mai piatti speciali ne vini d'annata s'accontentava di piatti semplici tipici della cucina romana e visto che era un cliente abituale gli faceva sempre un pò di sconto , una sera un giornalista rivelò la veda identità del'barbone trattasi nientemeno di hemingway il famoso scrittore autore di addio alle armi e premio nobel per la letteratura..! sentendosi tradito l'oste corse al'tavolo e disse ad heningway " lo sà che mi deve almeno centomila lire ?" " e perchè " replicò lo scrittore " perchè non l'avevo riconosciuto e le facevo dei prezzi ridotti pensando che fossi un poveraccio..! invece lei è hemingway ..te ne freghi .." e lo scrittore calmo " Ti preco anico non credere favola miei milioni .. portami invece altro quartino.." oggi il tavolo d'angolo è un attrazione turistica spece per i turisti americani che fanno a gara per sedercisi ..e l'oste mostra orgoglioso il tavolo d'angolo dove sedeva negli anni 50 il famoso scrittore .


anche per questa volta è tutto spero di avervi
allietato o quatomeno incuriosito
un saluto a tutti
arriverderci da francesco

 
 
 

ALCUNE CURIOSITà INSOLITE SU ROMA ...

Post n°165 pubblicato il 05 Gennaio 2014 da frankcontinel
 

L TOMBINO PIù FAMOSO DEL'MONDO
Sulla sinistra del'ingresso della chiesa di santa maria in cosmedin è incorniciato in un artistico porticato un lastrone di pietra circolare che raffigura un fauno  , la bocca della verità , fù scoperta nel'medioevo ed è uno dei più noti esempi di riutilizzo molto diffuso nella Roma medioevale , in origine era un chiusino per lo scolo del'acqua piovana divenne uno strumento per punire i spergiuri  allora posta sul esterno della chiesa nei casi di comprovata falsità a mettere un incaricato .. per il taglio .. della mano del'mendacio , già da allora si diffuse l'usanza per provare , la verità d'infilare la mano nella bocca , oggi è un attrazione turistica visitata da milioni di turisti ogni anno se volete provate ma mi raccomando non mentite non si sa mai...

LA TORRE PENDENTE DI ROMA
Anche se potrà sembrare strano ma anche Roma ha la sua torre pendente , infatti l'imponente torre delle milizie fatta costruire nell' xii secolo  aveva un quartiere fortificato e una doppia recinzione e torri minori di guardia , ma sopratutto era altissima arrivando fino a 75 metri d'altezza l'edificio più alto della città medioevale , costruite per motivi di sicurezza le case torri erano degli edifici  fortificati che si sviluppano in altezza , era la tipica abitazione nobiliare almeno fino al'1400 quando si diffuse il modello di casa toscano quello che si vede in tutte le abitazioni privilegiate del'rinascimento. Se vedete la torre da vicino ma anche da lontano pende leggiermente conseguenza del'terremoto del'9 ottobre 1348 che abbattè la parte più alta ,  sottile e meno robusta , assestandosi per un crollo nelle fondamenta leggiermente pendente su un lato , cambiò più volte propietario fino a quando fù annessa nel'cortile della chiesa di santa caterina in mangianapoli, Oggetto di numerose leggende è chiamata anche torre di nerone per la erronea credenza che da qui il citaredo avesse declamato le eneidi con roma in fiamme per il famoso incendio .

SANTE E SANTI INESISTENTI O IMMAGINARI
A Roma esisteva l’usanza d’indirizzare le proprie invocazioni o meglio le imprecazioni più o meno colorite a santi immaginari per evitare di bestemmiare  il caso più diffuso è santa pupa popolarissima e citata in tutti i casi succedeva un piccolo inconveniente ai bambini per tranquillizzarli ( mannaggia a santa pupa..) , di cui esiste addirittura un ritratto , meno famosi ma mai esistiti davvero sono san cosimato  mai trovato in alcun elenco di santi probabilmente nato dalla corruzione di santi Cosma e Damiano a cui comunque  è intitolata una chiesa , a Trastevere e anzi è considerato il protettore dei trasteverini , Santa Fresca di quasi sicura origine contadina e alludente al sesso femminile anche se c’è chi sostiene che sia l’abbreviazione di Francesca a cui comunque è intitolata una via quella della marrana di santa fresca , più esplicita ancora è il caso di Santa Passera a cui è dedicata addirittura una chiesa del’v secolo sul Appia antica anche se il nome appare per la prima volta nel 1376, di origine fantastica in quanto provenienti  dalle favole popolari  san Giovanni boccadoro , san Giuliano , e san.. ( alcune fonti dicono sor ) Mostro tutti più o meno redenti dai loro peccati con la fede e le virtù cristiane , per finire nelle catacombe di santa domitilla esistono degli affreschi e scene dedicati a una presunta Petronilla creduta la figlia di san Pietro ( vi risulta che era sposato ?) ma oggetto di devozione nei primi secoli del’cristianesimo ma a parte quest’ultima  ovviamente non troverete nessun santo con questi nomi nel’elenco ufficiale della chiesa .

LE STATUE SONANTI DEL CAMPIDOGLIO
Si narra che al tempo del’antica Roma sul campidoglio erano state collocate 70 statue per onorare le province del’impero ogni statua recava inciso sul petto il nome del’popolo e al collo una campanella se una provincia cercava di ribellarsi a Roma chissa per quale virtù medianica la sua statua cominciava a squillare , e i sacerdoti raccolto il funesto messaggio lo comunicavano al’imperatore che provvedeva a armate le milizie per debellare la rivolta in un'altra variante le statue erano nel’pantheon e non suonavano ma giravano le spalle da sole , molto probabilmente una suggestiva leggenda e niente altro .

SULPICIO MASSIMO GIOVANISSIMO POETA
Bisogna proprio cercarlo , si trova semi nascosto da un albero vicino a piazza fiume  se si legge la targa della strada dice solo “ giovinetto “ un po’ poco per capire chi fosse la strada piccolissima un raccordo in pratica, di venti metri scarsi che và da via piave a corso d’italia , accoglie la copia del’monumento sepolcrale di quinto sulpicio massimo l’originale è nei musei capitolini  poeta e oratore morto alla tenerissima età di 11 anni dopo aver vinto un concorso letterario indetto dal’imperatore domiziano nel’94 d.c. la lapide né mostra le sembianze i 43 versi del’suo carme estemporaneo le dolorose parole di rimpianto dei genitori che mai avrebbero pensato che Roma gli dedicasse una via se passate di là donategli un pensiero gentile a questo talento così sfortunato.

IL MUSEO DELLE ANIME DEL’PURGATORIO
La chiesa del’sacro cuore del’suffragio che si trova al’lungotevere prati oltre a rappresentare uno dei rari esempi di stile gotico a Roma e soprannominata dai romani” piccolo duomo di Milano “ ospita anche al’suo interno un particolarissimo museo istituito dal’religioso francese Victor jouet  ebbe origine da un incendio che colpì la precedente chiesa , che un immagine misteriosa simile a un volto  che venne interpretata come una richiesta d’aiuto oltre a costruire la chiesa dedico la sua vita alla ricerca dei reperti in gran parte d’ortalpe d’impronte di fuoco lasciate su vari tipi d’oggetti , riposte in una lunga teca e di ognuna corredata della loro incredibile storia .

PIAZZA DELLA SPADA D’ORLANDO
Una piccola piazzetta posta dietro piazza capranichetta ha questo nome così singolare la leggenda racconta che il famoso eroe errante visitasse roma in pellegrinaggio in questa piazza venisse assalito da dei nemici che riusci a repingere grazie alla sua famosa spada la “durlindana” un fendente andato a vuoto che colpì un antica colonna di marmo cipollino tuttora visibile sarebbe l’unica testimonianza della visita del’famoso eroe , tanto bastò comunque per darle il nome a partire del’16° secolo secondo Pietro romano di un taglio per far scorrere la pioggia ma non ci sono prove a confermalo il mistero ( per modo di dire ..) resta.

UN VERO RECORD ..D’AMORE
L’ atrio  di santa Maria in Trastevere conserva una curiosa quanto amabile lapide in cui tal Coccieus  liberto della corte imperiale ricorda che nella sua lunghissima vita coniugale durata ben 45 anni e 11 giorni non ebbe mai una lite con sua moglie Nice a parte la lunghissima durata che forse è anchesso un record che i due si amassero teneramente e con rispetto reciproco o che la sua amata e rispettata nice fosse una creatura amabile e dolcissima per tributarle un gesto così bello e raro ci piace credere alla veridicità di questa notizia , e per un attimo sognare e ricordare con piacere questi due coniugi perfetti

un saluto a tutti e buona befana da francesco

 
 
 

LA "MONNEZZA "A ROMA UN PROBLEMA DA SEMPRE...

Post n°164 pubblicato il 16 Dicembre 2013 da frankcontinel

Chi ha visitato il centro di Roma sarà capitato di imbattersi, in qualcuna di queste targhe in genere di marmo apposte sui muri prossimi a chiese palazzi signorili piazze e luoghi di culto, erano targhe di divieto in sostanza in quel posto era proibito gettare immondizie, e di farvi come si diceva “ il monnezaro “ ossia accumulare, immondizie di ogni genere e sorta  fino a creare cumoli puzzolenti e maleodoranti. Nella Roma dei papi la situazione igienico sanitaria era drammatica era consuetudine vedere per i vicoli le strade, le piazze, cataste di rifiuti gettate senza nessun riguardo, queste erano pulite solo ogni otto giorni e questo compito era demandato ai carcerati che pulivano dai rifiuti al fango e da quanto altro si trovava sulla pubblica piazza inoltre, questi sgradevoli mucchi attiravano cani randagi combattuti dai cosiddetti “ ammazzacani “ antenati degli accalappiacani con dei bocconi avvelenati e quindi si potevano aggiungere i cadaveri dei cani che né divenivano vittima. Le più immediate conseguenze erano intuibili il proliferare di malattie spesso contagiose e nella migliore delle ipotesi un puzzo ammorbante per chi viveva in prossimità di queste cataste . Non sappiamo quanta efficacia  avessero questi decreti pontifici  ,  ne dubitiamo che fossero  particolarmente adeguate  le pene erano severe e andavano  da pesanti multe pecuniarie a punizioni corporali  come la fustigazione in pubblico , in alcune targhe s’incentivava la delazione verso chi nottetempo approfittava delle tenebre per gettare le immondizie ( succede anche oggi certi vizi sono atavici ) anche in luoghi proibiti promettendo una parte della multa a chi avesse denunciato , il trasgressore ,  in un caso quello della chiesa di san Teodoro veniva aggiunta persino la scomunica !  fatto sta che la situazione rimase tale fino al’istituzione di un regolare servizio di nettezza urbana nel’1859,  quasi tutte erano scritte in italiano corrente per essere più comprensibile al’popolino , e il tono era più o meno lo stesso variava la lunghezza da 5-6 righe a oltre 20 in diverse non mancavano le inflessioni dialettali romane al’inizio veniva sempre citato il monsignor delle strade responsabile della cura e della pulizia delle stesse era di solito un cardinale adibito al’compito , come sempre l’ironia del’romano ci andò a nozze , e né venne fuori il detto “ sta cor monsignor delle strade “ ovvero senza lavoro e passarsela piuttosto male . Ma come era  organizzata la raccolta dei rifiuti nel’antica roma?

IL paragone è davvero impietoso , infatti  il servizio di raccolta dei rifiuti era piuttosto articolato e molto  ben organizzato a sovvrandendere al compito i magistrati edili  avveniva soprattutto di notte tutti i giorni  durante la giornata  Roma era un immensa isola pedonale con pochissime ,eccezioni molto ben regolate ,  unica  appunto  i “ chiostra stercoraris “circolanti in pratica 24 ore su 24 che raccoglievano l’immondizia, gli addetti alla pulizia  delle strade il “monnezaro “ di allora   veniva chiamato “ vis purgatis” il suo compito non era affatto facile ci trovava di tutto dallo sterco di animali ai rifiuti domestici , a cocci e vasi da notte ,ai cadaveri d’animali morti , persino salme di persone molto povere e di sfrattati che dormivano al’addiaccio  sotto ponti e portici che finivano i loro giorni o per stenti o assassinati dai malviventi che sfruttavano le tenebre per aggredire i passanti ,  oltretutto rischiava anche  di  venire colpito , da vasi e oggetti pesanti  lanciati  da le finestre se andava bene poteva ricevere il contenuto di un vaso da notte o i resti di un pasto cosa comunque molto sgradevole i servizi igienici in casa erano un privilegio per ricchi e abbastanza raro  , esisteva già da allora la raccolta differenziata , che oggi stenta così tanto a decollare lo sterco veniva avviato verso le campagne  come concime , gli oggetti frantumati e rivenduti ai vasai e agli artigiani che li realizzavano , i morti cremati su pire funerarie con la funzione pagata dallo stato secondo una consuetudine della legge delle 12 tavole tutto quello che non poteva venire riutilizzato veniva gettato nella cloaca massima o in una delle sei diramazioni secondarie , così le fogne e lo stesso Tevere pensava a smaltirle, Non che fosse  tutto perfetto anzi  allora come oggi l ‘educazione completa è cosa rara da trovarsi , e gli sporcaccioni  che facevano i propri  bisogni in luoghi appartati non mancavano di certo  questo con centinaia di bagni pubblici i famosi “ vespasiani “ accessibili a prezzi davvero irrisori ,   c’era anche poi chi approfittava  fuori dalle mura dove essere visti era davvero difficile del’riparo di una tomba lapide e mausoleo per espletare.. Sulla via appia  tuttora visibili ,i sono delle epigrafi anche in marmo che ammonivano severamente  i “ minziones” e i cacatores “  (al lettore il piacere del’interpretazione ma è evidente ) proferendo maledizioni scatenate contro i profanatori mettendo in causa , la funesta ira  dei dei inferi e celesti , certi vizi sono davvero duri , a morire ..

per terminare negli ultimi anni sono comparse al'centro alcune targhe che rifanno il verso a quelle antiche con quel'minimo di modifiche richieste dai tempi moderni , in cui non è esente un fine umorismo , anche se lo scopo è lo stesso di quelle vecchie ..

targa apparsa a via del'leonello ma il risultato sempre lo stesso..

la stessa via di prima .. a voi l'ardua ( per modo di dire) sentenza..



 
 
 

CIAO

Post n°163 pubblicato il 05 Novembre 2013 da ilmonako

 
 
 

LA CONGREGAZIONE DEGLI ARGUTI I COMPAGNI DI PASQUINO

Post n°162 pubblicato il 31 Ottobre 2013 da frankcontinel
Foto di FIORE_TRASTEVERINO

Pasquino, Marforio, Facchino, Madama Lucrezia, Abate Luigi, Babuino... le "statue parlanti" di Roma!
Ai tempi in cui il papa governava la città con pugno di ferro, i potenti tremavano nell'udire i soprannomi di questi eroi di pietra, come se fossero stati paladini in carne ed ossa, ma sopra ogni altra cosa essi temevano le loro lingue taglienti.
Infatti queste statue sono l'arma con la quale Roma si è sempre opposta all'arroganza e alla corruzione delle classi dominanti con grande senso dell'umorismo.

La statua con cui pasquino intrattiene più rapporti diretti è marfolio , il quale ha un compito preciso è il degno compare e ,infatti dà sempre l'avvio per la secca e sagace battuta  al'suo famoso compagno l'etimiologia è incerta prevalgono due ipotesi essemdo stata rinvenuta in quello che veniva chiamato , foro di marte l'altra fà riferimento alla famiglia marfoli dove fino allo spostamento definitivo si trovava la starua nei pressi di una propieta della sudetta al'carcere mamertino, lì rimase fino al'1588 quando sisto v la sposto nella vicina piaza san marco poi al'capidoglio nel'terrapieno del'aracoeli, ed infine nel'cortile del'palazzo nuovo dove sitrova tuttora , l'opera d'arte di dimensioni considerevoli raffigura il dio oceano o secondo un altra ipotesi la divinità del'fiume nera uno degli affluenti del'tevere.

Dopo pasquino e marfolio  per ordine d’importanza  l'altra statua più conosciuta è l'abate luigi rinvenuta durante l'edificazione di palazzo vidoni si suppone che raffiguri un alto magistrato o  un personaggio importante d'epoca tardo romana è stata collocata  dal'1924 nella sua sede attuale a fianco sinistro della chiesa di sant'andrea della valle il nome della statua è stato imposto per la presunta rassomiglianza con il parroco della chiesa di santa maria del'sudario che a detta del'popolo simile alla statua presa in giro o no abbate luigi è l'unico che sia riuscito a contrapporsi dialetticamente e con un certo successo a pasquino ci e giunto a noi un dialogo ipotetico pubblicato anonimo in cui le due statue si danno  battaglia è alla fine tra invettive e critiche feroci la spunta abate luigi.

Sul basamento vi è  inciso  a lettere rosse il seguente epitaffio :
"fui del'antica roma un cittadino "
"ora abate luigi ogiun mi chiama"
"conquistai con marfolio e pasquino "
"nelle stire urbane eterna fama"
"ebbi offese disgrazie e sepoltura"
"ma qui vita novella alfin sicura
"

 l'ultima previsione non si è avverata già nel'1888 la testa originale venne sostituita da un altra posticcia l'utima volta che la statua ufficialmente parlò fu nel'1966 quando anche questa testa venne rubata alla statua venne affisso un cartello che cosi diceva"o tu che m'arrobasti la capoccia ,vedi d'ariportalla imantinente,sinnò voi vedè come fusse gnente , me manneno ar' guverno e ciò me scoccia " traduzione o tu che mi rubasti la testa vedi di riportalla subito senno vuoi vedere che finisco al'governo e ciò mi infastidisce sottile critica al'governo di allora con cui abate luigi non voleva spartire nulla neanche per sbaglio pare che perdere la testa sia un destino assegnato alla statua infatti recentemente IL 5 aprile di quest'anno un atto vandalico ha portato al'ennesima" decapitazione" atto inutile in quanto cppia dela copia del'originale la stupidità umana talvolta è notevole e attualmente non è stata sostituita

Unica rappresentante femminile della congrega è madama lucrezia il  grande busto piuttosto rovinato piazzato nel’ angolo tra piazza venezia e la basilica di s.marco di fronte all'altare della patria la figura è d'incerta prigine si suppone sia una sacerdotessa del'culto di iside  o  iside stessa il nome nasce da lucrezia l'alagno cortigiana e amante di alfonso v d'aragona morto questo e data l'ostilità del'successore ferrante fù costretta a riparare a ospite del'cardinale pietro barbo rinomata per la sua bellezza il popolo le volle dedicare la statua in suo onore

Come le altre è stata coinvolta nelle " pasquinate"
pochè certe le sono attribuibili  ,nel 1591 gregorio 14° in fin di vita si fece trasferire a palazzo venezia pensando che la relativa quiete del'luogo
circondatp da un alto steccato gli giovasse  il 17 ottobre il papa morì un cartello apposto sentenziò  " la morte passo attraverso i cancelli " . Un altra  accadde  durante l'occupazione napoleonica nel'1799 in uno dei frequenti disordini del'epoca la statua cadde a terra e si ruppe in otto parti il giorno dopo apparve il seguente messaggio " non nè posso più vede " come a dire perfino la statua era stufa del'governo francese! succesivamente restaurata come anche pasquino anche madama lucrezia aveva il giorno in cui veniva festeggiata il 1 maggio  ornata con cipolle carote e peporoncini presiedeva alla festa dei "poveretti o dei guitti "  festa dei storpi gobbi e gobbe

il primato della più brutta lo detiene la statua del'babuino che si trova nel'omonima via nei pressi della chiesa di rito greco di s'attanasio  rappresenta  un sileno straiato con una zampogna in mano che fà da decorazione a una vasca  usata come abbeveratoio per i cavalli iniziata nel'1571 dal'nobile alessandro grandi il quale ebbe in concessione di poter usare poche once del'acquedotto del'aqua vergine allora l'unico acquedotto funzionante a roma  la fontana venne terminata quando il palazzo apparteneva alla famiglia boncompagni   fin da subito la statua attirò l'attenzione dei romani tanto che il nome della via mutò da paolina a via del'babbuino  per la presenza della statua  cominciarono a fiorire tramite essa dei scritti irriverenti e denigratori con una piccola differenza che queste venivano chiamate "babbuinate" questa esiste poichè nella tradizione popolare er babbuino come lo chiamano i romani  è tradizinalmente avverso e acerrimo oppositore di pasquino del'quale nè invidia la vericità e la popolarità



A testimonianza di ciò la nostra statua così si sfoga
" dunque vi andrà per la città latina "
 "sempre pasquin pasquino trionfante "
"in sala decantato et in cucina come se babuin fosse un birbante "
"e non havesse anch' ei presso le sponde "
"del'fonte caballin sfidato dante"
" s' interroga pasquin  pasquino risponde "
" altri lo fan zelante . altri profeta "
" il nome suo quello di ogni altro nasconde ..."


in effetti un pizzico di verità c'è  pasquino è il dominatore incontrastato della scena e di fatto  la principale star , uno delle principali funzioni  delle altre è di accogliere le pasquinate quando la statua di pasquino veniva strettamente sorvegliata  e accadde ripetutamente  benchè spesso le pasquinate apparvero persino quando la statua veniva sorvegliata a vista  addirittura ogiuna delle statue in alcuni casi potava una parte del'messaggio  poco altro c'è da dire durante i lavori della costruzione delle fognature nel'1877 il complesso venne rimosso la vasca usata per un altra fontana di via flaminia e la staua destinata a a pallazzo buoncompagni solo nel'1957 la fontana venne riportata al posto dove si trova ora dopo una campagna di sensibilizzazione promossa da dei importanti cittadini romani nel'2007 la  stessa e stata restaurata con l'aggiunta di un inferriata sorretta da due colonnine di marmo
 
l'ultimo di questa congrega di grandi parlatori è er facchino Posta originariamente in via del'corso, sulla facciata principale del Palazzo del Banco di Roma, nei pressi di piazza Venezia, nel' 1874 fu spostata nella posizione attuale, sulla facciata laterale dello stesso palazzo, in via Lata. Rappresenta una figura maschile, con il viso quasi completamente rovinato, mentre versa acqua da una botte. È la più giovane delle statue parlanti, risalendo infatti al 1580, anno in cui Jacopo Del Conte la realizzò su incarico della Corporazione degli Acquaroli .  quelle figure che, fino a quando, alla fine del '500, quando i pontefici ripristinarono gli acquedotti, prendeva l'acqua dalle fontane pubbliche e la rivendeva porta a porta

La foggia dell'abito ed un'epigrafe scomparsa in occasione dell'ultimo trasferimento a via Lata, riconduce però alla corporazione dei facchini, da cui avrebbe quindi preso il nome. L'attribuzione  sembra  corretta, infatti l'epigrafe dedicatoria, in latino, recita: "Ad Abbondio Rizio, coronato [facchino] sul pubblico selciato, valentissimo nel legar fardelli. Portò quanto peso volle, visse quanto poté; ma un giorno, portando un barile di vino in spalla e dentro il corpo, contro la sua volontà morì."
il poeta g.b. marino ha dedeicato alla statua questo matrigale
"o con che grato ciglio
villan cortese agli assetati ardenti
offri dolci aligenti
io ben mi meraviglio
se vivo sei qual tu rassembri a noi
come in lor mai bagni i labbri tuoi
forse non ami i cristallini humori
ma di bacco i licori
"

 
 
 
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...E QUELLA DI SILVIA

-

Er trucco pe’ ‘n’saporì li bucatini alla matriciana è sapesse gestì co’ sapienza ‘n ber pezzetto de guanciale accompagnado co’ li cubetti de pancetta che s’emmischieno drento ar pommidoro. E si sei riuscido a sceje l’intingoli giusti te viè’ fora n’piatto gajardo tipico de Roma verace che nun cià eguali pe’ quant’è bbono Sguizzeno ‘n’bocca li bucatini viscidi ner sapore che nun se po’ imità e si ce accosti ‘n’cicchetto de vino rosso nun poi fa’ a meno de leccatte li baffi che so’ diventati ricci pe’ ‘na goduria difficile da riccontà…

 

FOTO DI TRASTEVERE1956

 

GRAZIE A TRASTEVERE1956

LA VITA

 La vita e’ quella cosa che e’ creata,

da na coppia felice e ‘nammorata.

Comincia tutto pe’ amore e pe’ diletto,

 abbracci e baci e se conclude a letto!

In breve tempo er nostro facioleto,

 se trova a naviga’drento a un laghetto..

 Er tempo passa, lo spazio s’e’ ristretto

 e ‘ncentra piu’, mannaggia, Er poveretto!

ma pe’ fortuna c’e’ sta na via d’uscita,

quattro strilletti e tutto il resto e’.. Vita!!

 
 
 

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