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Le passioni giovanili a volte possono rivelarsi delle armi a doppio taglio, soprattutto quando tali passioni, non mediate dal cervello, invece di fare del bene al cuore si rivelano abbagli mortali.
Se poi questi abbagli, ripescati da vecchi diari, vengono resi pubblici, si rischiano delle grandi brutte figure, anche se si è personaggi pubblici ormai scomparsi da anni come JFK Kennedy.
La leggenda di figure mitiche come il presidente ucciso a Dallas 53 anni fa si colorano dunque di ombre che dalla pagina scritta di un vecchio quaderno riscrivono se non la Storia, la figura di un essere considerato alla stregua di un mito. E così JFK che scrive di un Hitler non agli albori, ma dopo la sua disfatta, "aveva la stoffa di cui le leggende sono fatte" è un violento schiaffo sulla faccia di chi John Kennedy lo ha amato, come personaggio carismatico e fautore di ideali, anche magari se nato successivamente alla sua dipartita.
Per chi lo ha conosciuto in vita, invece, quella infelice frase è da considerarsi come un'opinione distorta all'interno di una carriera fatta di belle intenzioni, che però non hanno potuto compiersi.
Qualcuno poi tenta un'interpretazione favorevole al futuro Presidente delle assurde parole scritte nel diario messo all'asta, compilato da un giovane Kennedy corrispondente del quotidiano Hearst nel 1945, dopo la conclusione di un suo viaggio all'interno della Germania devastata. Come se quella frase fosse la metafora innocua di qualche altra cosa e non intendesse esaltare Hitler.
Ma le parole scritte restano scritte e l'ammirazione per il fuhrer era, per quanto stramba, un fatto reale. E allora dal regno di Camelot molto al di là da venire il giovanissimo John Kennedy fu abbagliato da un altro regno, fatto di ombre, razzismo e delitti non giustificabili: il regno del male.
ROMOLO RICAPITO
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