Creato da ania1981 il 10/05/2012

IRONICAMENTE ITALIA

con ironia, dalla terra fra i due fiumi

 

 

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Il business dei corsi di formazione

 

Corsi di formazione per disoccupati under 30, corsi di formazione per disoccupati over 30, corsi di formazione per cicciopasticcio e Gastone il micione.
Corsi di formazione con o senza rimborso spese, finanziati dall’UE, dalla Regione, dal topino dei dentini e dalla fatina turchina.
Corsi che, se andrà bene, ti daranno un’infarinata su un nuovo lavoro (perché con o senza stage tu, disoccupato fiducioso, nel 99% dei casi non verrai assunto), se andrà male ti faranno passare il tempo ad ascoltare la megalomania di certi docenti o a compilare test su test per capire qual è il tuo carattere e quali sono le tue predisposizioni che, forse, dopo i 30 anni, ti puoi tranquillamente attaccare agli ammortizzatori del sedere perché che sei un organizzatore, un leader o uno sfigato son 30 anni che te lo ricordano anche i ragni del soffitto di casa tua.
Dopo il corso per compilare 730 in un caf di una delle più grandi associazioni sindacali, in cui l’agenzia interinale che organizzava la formazione specifica aveva garantito a tutti i corsisti l’assunzione, ed in cui sono stati solamente riconfermati e assunti i corsisti che in quell’associazione avevano lavorato nella campagna fiscale precedente, o che l’avevano già fatta in altre associazioni sindacali; ho provato l’ebrezza di un corso di pasticceria curato da un’associazione di categoria e finanziato da Regione ed UE, una cosiddetta “Work Experience”.
Sorvolando sulle ore di pratica ridotte al minimo perché: “soldi non ce sono”; sorvolando sul mantra “non ritiratevi altrimenti VI chiudono il corso”, sorvolando su certe docenze in cui la formazione era in vacanza in Thailandia; sorvolando sul fatto che molti dei luoghi in cui svolgere i tirocini per imparare a fare le pasticcere ce li siamo dovuti cercare direttamente perché, nella stragrande maggioranza dei casi, ci veniva (quando veniva) proposto di far la barista, la banconiera o la facchina (sempre e solo presso associati dell’associazione di categoria, assolutamente vietato altrove)… la ciliegina sulla torta è stata  il famoso “rimborso spese di 3 € lordi l’ora dato a chi avrebbe superato il 70% delle ore di tirocinio”.
Dopo mesi passati dall’associazione a dire che si, che probabilmente si, che aveva chiesto delucidazioni, che comunque però… che nulla c’era di scritto, che nessuno rispondeva; una bella lettera inviata all’Ufficio Formazione della Regione Veneto ci ha fatto scoprire che chi partecipa a Work Experience e percepisce naspi (di qualsiasi importo essa sia), non ha diritto a nessun rimborso spese. Abbiamo scoperto, inoltre,  che questo “dettaglio” deve essere annotato sui bandi di selezione delle Work Experience, e che deve necessariamente essere fatto presente dai selezionatori al momento dei colloqui iniziali.
Chi si ritrova a fare uno stage a 5 minuti da casa può anche accettare di imparare un mestiere  (qualsiasi esso sia, anche se difficilmente quello per cui è organizzato il corso), ma chi deve fare un tirocinio in Tantamalora, senza possibilità di rimanere a pranzo nel luogo di lavoro, peraltro dovendo procurarsi abbigliamento e dpi (questi ultimi teoricamente a spese di chi di dovrebbe assumere ma praticamente a carico del corsista), 4-5 mesi di lavoro gratis non credo abbia voglia di farseli, specialmente se ha famiglia e figli a carico. E, se se li fa, la scelta DEVE ESSERE SUA.
Dunque un ringraziamento a tutti coloro che hanno taciuto informazioni che dovevano dare, e dato false speranze di imparare un mestiere e trovare un lavoro.
Col tutto il cuore, essendoci praticamente ritirate tutte, mi auguro che non vi arrivino mai i finanziamenti pubblici che attendevate o che vi arrivino in maniera considerevolmente minore, anche se la teoria siete riusciti a farcela fare tutta.
Mi auguro solo che la Regione si dia na regolata e smetta di finanziare corsi a destra e sinistra proposti da gente che pensa a tutto tranne che a creare posti di lavoro per disoccupati e che fa percepire soldi anche a docenti tirati fuori dall’uovo di Pasqua.
 

 

 
 
 
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