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filo aperto con tutti coloro che s'interrogano sull'organizzazione politica della società e che sognano una democrazia sul modello della Grecia classica

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UN FONDO COMUNE DEGLI ITALIANI*

Post n°700 pubblicato il 18 Luglio 2014 da rteo1

UN FONDO COMUNE DEGLI ITALIANI*

(*Testo definitivo, pubblicato su il Quotidiano del sud)

Stephen Hawking, uno dei più brillanti scienziati viventi, che è stato riconosciuto come degno di succedere alla cattedra di Fisica che fu di Newton a Cambridge, ha raccontato di essere cresciuto e formato in Inghilterra durante il periodo in cui si diceva che “nessuno ti dà niente per senza niente”.  Nell’età adulta, però, grazie al suo lungo e profondo viaggio professionale nella scoperta dei segreti della fisica e del Cosmo si è dovuto ricredere sulla fondatezza di tale “opinione comune” perché le sue scoperte dimostravano tutt’altro, ovvero che  “un intero universo è stato donato a tutti, senza che nessuno abbia dato niente, né dia niente in cambio”. Non vi è dubbio che la sua testimonianza attribuisca maggiore fondamento alla tesi, già peraltro sostenuta da  illustri filosofi del passato (tra cui Rousseau, nel suo “Trattato sull’origine della diseguaglianza”), che  la proprietà privata non esiste” perché “tutto è di tutti”, nel senso che “i beni naturali sono universali”, per cui il “diritto di proprietà”, inteso come dominium assoluto sulle cose, che nei vari ordinamenti giuridici è riconosciuto e protetto con le varie azioni processuali, in realtà esprime solo uno dei modi di organizzare la vita in comune tra i vari esseri umani, garantendo la perpetuazione della prevaricazione dei più forti rispetto ai più deboli. E che sia solo un modo di “regolamentare” i rapporti tra gli esseri umani, creando il cosiddetto “ordine sociale”, mettendo il diritto di proprietà privata al centro del sistema giuridico, ben si rileva dalle diverse soluzioni organizzative sperimentate da alcuni popoli e tra coloro che per ragioni religiose (come le prime comunità cristiane) hanno fondato i rapporti sulla “comunione dei beni”. Non vi è dubbio che questa scelta organizzativa non sia immune da difetti, ma questi sarebbero da attribuire solo all’indole umana, perché, come diceva Hobbes, a livello razionale ognuno vuole il bene di tutti, ma sul piano istintuale desidera solo il proprio piacere. Immaginare, però, un “mondo diverso” da quello finora conosciuto non è utopia, ma un’idea che merita di essere innaffiata per il futuro, quando si dovesse rendere inevitabile ricostruire la nuova società su basi diverse da quelle attuali, che la porteranno alla disgregazione. L’idea è quella di sostituire alla “proprietà” (sia privata che pubblica), un “Fondo unico”, in comune tra tutti i cittadini del Paese, alimentato da tutti i redditi prodotti, che poi dovrebbero essere equamente distribuiti, procapite o per nucleo familiare.  In altri termini, per fare un esempio concreto, e facendo riferimento all’Italia, si dovrebbe far affluire nell’unico “Fondo degli Italiani” tutto il Reddito Nazionale Lordo (che corrisponde al Prodotto Nazionale Lordo) prodotto ogni anno, che è di circa 1800 miliardi di euro. Questa somma collettiva, poi, dovrebbe essere distribuita (anche con cadenze mensili, se si vuole). Tenendo conto che la popolazione italiana è di circa 60.000.000. (sessanta milioni), se si dividesse tale Reddito Nazionale per il numero complessivo degli italiani (1.800.000.000.000 /60.000.000) ad ogni cittadino spetterebbero circa euro 30.000 (trentamila) annui. Sarebbe, certamente, una gran bella somma, che consentirebbe a ciascuno di poter vivere più che dignitosamente, e non ci sarebbe più la necessità di predisporre tutta una serie di controlli, verifiche, apparati, organi e poteri, successioni, e quant’altro, anche per proteggere i cittadini dai furti e dalle rapine, e l’armonia regnerebbe in ogni casa (anche dei politici, che così avrebbero un reddito più che adeguato rispetto al loro ruolo marginale per la comunità). Tale reddito annuale, come detto, potrebbe essere ripartito anche per solo nucleo familiare, attribuendo a questo i predetti 30.000. Con questa soluzione si avrebbe perfino un risparmio di 1350 mld, più che sufficienti per estinguere, in un tempo ragionevole, il grave debito pubblico attestatosi, ormai, a 2163.000.000.000. mld., che cresce di circa 20 mld al mese e costa ai cittadini circa 100 mld annui di interessi. Non si esclude che la predetta “proposta” possa essere respinta a priori, tuttavia non si può negare che la sua “sperimentazione” potrebbe consentire di riorganizzare la società italiana come una vera  Comunità, dove il bene e il male, la buona e la cattiva sorte, sarebbero da tutti condivisi, e nessun cittadino sarebbe più lasciato solo (né ansie per l’occupazione dei figli), realizzando, così, la vera “UNITA’”, che non è quella dichiarata con i proclami e i precetti giuridici ma con i fatti e le azioni concrete.

 
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