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filo aperto con tutti coloro che s'interrogano sull'organizzazione politica della società e che sognano una democrazia sul modello della Grecia classica

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« LICENZIARE L’A.D. DI TRENITALIACHI VUOLE NON MANDA »

IO NON SONO

Post n°678 pubblicato il 31 Marzo 2014 da rteo1

IO NON SONO

L’uomo, per convenzione generale consolidata e condivisa nel “mondo degli esseri umani”, è ritenuto, almeno dalla maggioranza, la specie vivente più intelligente, e anche razionale e autocosciente. Mettere in dubbio tale dogma non è mai opportuno perché si va controcorrente, tuttavia “gettare un sasso nello stagno” col fine di stimolare una riflessione, anche individuale, può forse servire a migliorare se stessi e di conseguenza la specie, correggendone alcuni atteggiamenti che sono in evidente contrasto con il preteso primato unilateralmente affermato (quindi, senza contraddittorio) di esseri superiori rispetto a tutte le altre specie. Un comportamento sociale che mette a dura prova il dogma dell’intelligenza della specie umana è certamente quello dell’uso esagerato di simboli, cerimoniali, rituali solennizzati, il vanto dei titoli, dei ruoli, delle funzioni, perfino di quelli espletati in un passato, più o meno remoto, facendo ricorso al prefisso di “emerito”. Trattasi, in tutti questi casi, di pura e semplice vanità (la vanitas, di matrice latina), che a dire il vero accomuna tutte le specie viventi, nessuna esclusa. La vanitas, infatti, appartiene alla natura, e non è soltanto una peculiarità della specie umana. I pavoni, ad es., (ma anche il tacchino, quando fa la ruota) che non hanno la possibilità di esibire carte intestate o vantare incarichi politici o pubblici, già assolti o tuttora in corso, quando si esibiscono “in pubblico” di fronte ai loro simili oppure approcciano la pavona per “fare colpo” gonfiano il petto e impennano e aprono a mo’ di ventaglio la fantastica coda (da ciò la frase “non ti pavoneggiare”, rivolta all’amico, quando si “atteggia” eccessivamente). Ma anche altri animali fanno sfoggio delle loro peculiarità, per suscitare interesse, in particolare sul sesso femminile, oppure anche per mandare messaggi, a volte minacciosi, ai “colleghi” maschi., quando questi si propongono come competitori sia nel campo sentimentale che in quello “politico” del governo del branco. La domanda, però, è la seguente: se è vero, come lo è, che la vanitas è nella natura, nulla possono l’intelligenza, la ragione e la razionalità per poterla gestire con equilibrio e buon senso? Oppure, bisogna ammettere che tali qualità, capacità, non esistono e che sono state tutte inventate ad arte da una convenzione antropocentrica per dire che gli altri animali (comunemente definiti bestie) sono cosa diversa dall’uomo, mentre in realtà spesso non è così (basti pensare ai lager nazisti, alle cc.dd. purghe staliniane, o ai crimini contro l’umanità, per riconoscere che a volte gli animali sono di gran lunga migliori di molti uomini) ? Tempo addietro Luca Goldoni, in un saggio, dal titolo “Lei non sa chi sono io”, metteva in ridicolo l’abitudine degli italiani di fare uso di tale espressione, enigmatica, ma anche inquietante, che a volte turbava il sonno del malcapitato, nei confronti di coloro con cui entravano in conflitto. L’origine del problema forse sta proprio in quell’IO e nell’abuso dell’ausiliare essere. Forse, perciò, andrebbe abolito, e, comunque, revisionato il presente indicativo, almeno il singolare, IO SONO, cambiandolo in negativo: “IO NON SONO”. Con questa soluzione, che avrebbe l’effetto di una “formula magica”, sarà possibile far uscire il Paese dal medioevo e introdurre nel sistema politico, nel governo delle comunità, sia a livello nazionale che locale, il principio dell’eguaglianza sostanziale tra i cittadini e di dare ingresso all’equità e alla giustizia sociale perché così sarà per tutti facile comprendere che una cosa è dire “Io sono” (ad es., il presidente, l’onorevole, il sindaco, il magistrato, l’avvocato, il professore, ecc.), ritenendo di avere un giusto titolo per elevarsi su qualche altro cittadino, altra cosa è dire “Io non sono”, dopo aver passato in rassegna, mediante una onesta elencazione, che cosa non si è, né si è stati, nella vita (pensando, cioè, ai ruoli mai assolti, alle funzioni mai esercitate, ai mestieri mai espletati, e che non si sarebbe in grado di compiere, ai lavori, anche manuali o artigianali, non capaci di svolgere, ecc.). La “grandezza”, così, di botto, si trasformerebbe in “piccolezza”, ma tutti diventerebbero utili per gli altri.    

 
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>> Referenzialità nel reale su MINICAOS IN LIBERTA'
Ricevuto in data 14/04/14 @ 20:29
  IO SONO     tu non sei  egli a volte è         noi qualcosa siamo        voi niente siete     e... (continua)
 
Commenti al Post:
gabrielliluca
gabrielliluca il 31/03/14 alle 18:29 via WEB
qui Kant merita essere citato quando diceva "penso che gli animali guardino all'uomo come ad un suo simile che però ha perso l'intelligenza". In fondo in fondo la vanità, insieme alla guerra, sono sintomi intimamente legati in tutti gli esseri viventi, e pure naturali. L'abuso della parola però rende l'uomo un cataclisma virulento capace solo di parassitare su quello che ha intorno in virtù del fatto di trovarsi fortuitamente o meritatamente qualche gradino più su di altri. Seppure coloro che meritano realmente i titoli vari solitamente sono anche più umili. Sono coloro che fortuitamente acquisiscono titoli elevati a pavoneggiarsi, quindi regrediscono a livelli più prossimi a quelli degli animali "meno" evoluti. Questo post mi ha inspirato una nuova massima, da domani, quando necessità lo richieda, dirò LEI NON SA CHI NON SONO IO! potrebbe incutere ancora più timore, e senza essere nulla. Ciao.
(Rispondi)
 
rteo1
rteo1 il 31/03/14 alle 20:27 via WEB
Bella riflessione, che completa la mia. Credo che i cittadini debbano cominciare a guardare i titolari delle cariche pubbliche e politiche per quello che non sono, per i titoli che non hanno: solo così si può andare verso l'eguaglianza, anche economica.
(Rispondi)
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 14/04/14 alle 18:50 via WEB
Questo post mi riporta alla mente il mio <<non post>> avente per oggetto proprio ''IO SONO''
Certo che condivido l'opportunità di iniziare a coniugare il verbo essere anche al negativo. Ho sempre considerato fra le cose positive "le "rinunce" che ciascuno di noi ha consapevolmente saputo fare nel corso della propria vita. Rinunce non sorrette da impavidità o vigliaccheria personale, ma intese come responsabili prese di posizione sia operative che come testimonianze di modelli di vita che trovano radici nella reale solidarietà ...fra uguali ed ancor di più fra "diversi" che, in effetti, lo sono solo nelle teste che tali li vedono.
(Rispondi)
 
rteo1
rteo1 il 15/04/14 alle 18:38 via WEB
Credo che la riflessione sia scaturita proprio dal tuo post e dalla mia risposta. Questo fa capire che "la rete" se ben utilizzata può diventare una specie di condivisione generale di pensiero. Una sorta di "reazione a catena".
(Rispondi)
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