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DISCUSSIONI

Discussioni di carattere religioso.

 

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Risurrezione, paradiso, inferno.

Post n°2 pubblicato il 17 Novembre 2009 da ruggero1949

La risurrezione. Ho detto che la risurrezione consisterebbe in una reincarnazione e in una risurrezione di tipo spirituale, in base alla conoscenza. La conoscenza che sto cercando di dare dovrebbe servire alla risurrezione. A proposito di reincarnazione, nel “Libro dei misteri” (Mani - Il libro dei misteri - ap. Al-Beruni, Hennecke III, 191) troviamo: “Dopo che i discepoli ebbero conseguita la certezza che le anime non muoiono, che anzi ripetutamente vengono immesse in varie forme delle quali si rivestono, perfino nelle bestie, nelle quali esse vengono trasferite, e finalmente in ogni possibile forma, nel cui interno vengono infuse, interrogarono allora il Messia circa la fine delle anime che non abbiano conseguito la verità e che non abbiano conosciuto le radici del loro essere. Allora egli disse: - Ogni anima debole, la quale non accoglie la sua chiamata alla verità, perisce e non ha pace.”

Questo perire e non aver pace è una condanna all’inferno, dove la vita non è vera vita. Chi, avendo ascoltato la verità, vi rinuncia perché non ha la forza di cambiare la propria vita, da quel momento è consapevole di vivere nella menzogna e questa consapevolezza non gli dà pace.

Nella “Pistis Sophia” (125:1) leggiamo: “Maria proseguì ancora e disse al Salvatore: - Mio Signore, dato che la fede e i misteri si manifesteranno, e dato che le anime vengono al mondo in molti cicli, se [queste] non hanno cura di ricevere i misteri nella speranza di riceverli quando verranno in un altro ciclo, non si troveranno in pericolo di non pervenire a ricevere i misteri? –“ Più oltre (125:4-5) è detto: “Infatti, al sopraggiungere del tempo nel quale il numero delle anime perfette sarà completo - prima che io abbia dato fuoco al mondo per purificare gli eòni, le cortine e [i] firmamenti, tutta la terra intera e tutte le materie che in essa si trovano - l’umanità esisterà ancora. In quel tempo, dunque, in quei giorni si manifesteranno ancora maggiormente la fede e i misteri. Molte anime giungeranno attraverso i cicli delle trasformazioni del corpo e, tra quelle che giungono nel mondo, ve ne saranno alcune che mi hanno ascoltato proprio in questo tempo mentre insegnavo; dopo che il numero delle anime perfette è giunto a compimento, esse troveranno i misteri della luce, li accoglieranno, verranno alle porte della luce, ma scopriranno che il numero delle anime perfette è completo, scopriranno cioè il compimento del primo mistero e la conoscenza del tutto: troveranno chiuse le porte della luce e constateranno che da allora in poi è impossibile che qualcuno entri o esca.”

In sostanza viene detto che non si può aspettare all’infinito per accettare il messaggio divino, perché a un certo punto la porta viene chiusa.

 Nella Yogatattva Upanisad (1:3, 4), testo indù, troviamo scritto: “Ognuno, dopo aver bevuto il latte e premuto i seni, gode di quella matrice nella quale, quando fu gravida, è stato generato. Quella che era madre, diventa poi sposa, la sposa diventa madre, il padre diventa figlio e il figlio di nuovo padre...”

Il paradiso. È interessante osservare qualche descrizione di quello che potrà essere il paradiso terrestre. Prima, però, bisogna convincersi che il modo di ragionare attuale è opposto a quello divino, tant’è che gli uomini cercano il progresso scientifico-tecnologico, mentre nel paradiso non avremo né automobili né televisori né aerei né centrali nucleari ecc. Negli “Atti di Pietro” (38:1, 2) si legge: “Pietro, che è crocifisso a testa in giù, dice: Apprendete il mistero di tutta la natura e il principio di tutte le cose, quale esso è stato. Poiché il primo uomo, della razza del quale io porto l’immagine, cadde a terra a testa in giù e mostrò una natura differente da quella che era da prima. Egli allora organizzò tutto l’ordinamento del cosmo ad immagine della sua vocazione. E, infatti, fece destra ciò che era sinistra e sinistra ciò che era destra; e mutò tutti i segni della natura, al punto di considerare bello ciò che era brutto, e di considerare buono ciò che, nella realtà, era malvagio. A questo proposito il Signore ha detto: Se voi non farete la destra come la sinistra e la sinistra come la destra, e quello che è inferiore come il superiore, quello che è posteriore come l’anteriore, non avrete la conoscenza del Regno.”

Facciamo un esempio per spiegare questo testo: se un capo di stato è un mafioso, un guerrafondaio, un sanguinario o un ladro, bisogna tenerlo come superiore rispetto a un disgraziato che lavora onestamente otto ore al giorno per mantenere la famiglia e cerca di comportasi bene? La risposta è no, bisogna fare quello che è inferiore come il superiore.

Ne “Il vero libro della sublime virtù del cavo e del vuoto” (64), testo taoista, si ha una descrizione di qualcosa che si avvicina al paradiso: “Il clima è mite e non provoca epidemie. Gli abitanti, essendo di carattere gentile e compiacente, non litigano e non contendono; avendo il cuore molle e le ossa deboli, non sono alteri né servili; vivendo separati anziani e giovani, non hanno prìncipi né sudditi; andando frammisti uomini e donne, non hanno paraninfi (che combinano matrimoni) e sponsali; vivendo in vicinanza dell’acqua, non arano e non seminano; essendo il clima mite e uniforme, non tessono e non si vestono. Muoiono a cent’anni, senza morti premature o malattie; il popolo si moltiplica a iosa (non per la nascita di bambini, ma perché a molti piacerà vivere lì e, se ne saranno degni, potranno farlo), gode di piaceri e di gioie e non conosce decadimento e vecchiaia, tristezza e dolore. Per costume sono amanti della musica e, prendendosi per mano, cantano a turno senza mai smettere per tutto il giorno.”

Vengono confermati i temi dell’inutilità del matrimonio e dei vestiti, quando fa caldo. Un parallelismo si ha nel “Libro di Isaia” (65:18 - 20): “Rendo Gerusalemme una gioia, il suo popolo un godimento. Io gioirò di Gerusalemme, godrò del mio popolo. Non si udranno più in essa voci di pianto né grida di angoscia. Non ci sarà più in essa un bimbo che viva solo pochi giorni, né un vecchio che non compia i suoi giorni; il più giovane morirà a cento anni, chi non raggiunge cento anni sarà maledetto (perché non sarà stato degno di vivere a lungo).“

In una citazione di Ippolito (comm. in Dan. 4.60) leggiamo: “Mentre il Signore parlava ai discepoli del futuro Regno dei Santi e come e quanto glorioso e mirifico esso sarà, Giuda, stupito per tale discorso, disse: - Ma chi vedrà mai queste cose? - Il Signore disse: - Tali cose vedranno coloro che ne sono divenuti degni.”

In una citazione di Ireneo (c. haer. 5.33; ed. Sixtus Colombo, 132) leggiamo: “Nello stesso modo, gli anziani che videro Giovanni, il discepolo del Signore, ricordano di avere udito da lui parlare del modo nel quale il Signore insegnava circa quei tempi, e diceva: - Verranno giorni nei quali nasceranno le viti, e su una sola vite vi saranno diecimila rami, e su un solo ramo diecimila getti, e, ancora in un solo ramo, diecimila tralci, e su ogni tralcio diecimila grappoli, e in ogni grappolo diecimila acini, e ogni acino premuto darà venticinque metrete di vino. E, quando un santo andrà a cogliere un grappolo, un altro grappolo griderà: - Io sono un grappolo migliore! Prendimi, per me benedici il Signore! - Parimenti, un grano di frumento produrrà diecimila spighe, e ogni spiga porterà diecimila grani, e ogni grano [darà] cinque libbre doppie di fiore di farina bianca. E tutti gli altri frutti e semi ed erbe produrranno secondo corrispondenti proporzioni. E tutti gli animali, prendendo nutrimento da questi cibi che ricevono dalla terra, diverranno pacifici e concordi fra loro, assoggettandosi all’uomo con piena obbedienza.”

L’inferno. Premesso che nessun testo sacro delle religioni e neppure i testi “apocrifi” parlano di purgatori o di limbi, quanto durerà l’inferno? Non all’infinito, come parrebbe nella Bibbia. La verità è che durerà migliaia di anni e per questo si parla di inferno senza fine. Provate a chiedere a uno che ha passato venti o trenta anni in un carcere, se non gli è parso un tempo infinito. Ma leggiamo cosa dice un testo zoroastriano di nome “Bundahishn”: “Poi i salvati saranno separati dai dannati e i salvati saranno portati via in paradiso e i dannati rigettati nell’inferno; e per tre giorni e tre notti questi abitatori dell’inferno sopporteranno il castigo nell’inferno, nei loro corpi e nelle loro anime, mentre i salvati godranno la gioia nei loro corpi durante i loro tre giorni e tre notti in paradiso... ma nessun uomo dovrà subire la punizione degli interi tre giorni.”

 A questo punto possiamo dire che l’inferno durerà circa duemilacinquecento anni, infatti nella Bhagavad Gītā (8:17), testo indù, si afferma: “Coloro che sanno che il giorno di Brahmā ha la durata di mille età e che la notte [di Brahmā] mille età dura, quegli uomini sono i conoscitori del giorno e della notte.”

Brahmā è il nome del Dio creatore, corrispondente a Jahve degli ebrei e Allah dei musulmani.

Nel Corano (22:46) troviamo qualcosa di simile: “Un giorno è presso il tuo Signore quanto mille anni di quelli che [voi] contate.”

Anche nella Bibbia si dice la stessa cosa nella “Seconda lettera di Pietro” (3:8): “Una cosa però non dimenticate, o carissimi: che un giorno solo presso il Signore è come mille anni e mille anni sono come un solo giorno .”

Comunque, la durata dell’inferno non dipenderà né da Dio né da Satana, ma dagli abitatori dell’inferno, infatti, quando costoro cominceranno a comportarsi come gli abitatori del paradiso, anche l’inferno diventerà paradiso. E’ comunque prevedibile un graduale passaggio degli abitatori dell’inferno nel paradiso man mano che abbiano scontato i loro delitti e gli abitatori del paradiso non facciano giustificata opposizione.

Sempre nel “Bundahishn” leggiamo: “Allora tutti gli uomini si riuniranno nella più grande gioia, padre e figlio, fratelli e tutti gli amici. E un uomo domanderà all’altro: - Che cosa ha fatto la tua anima durante tutti questi anni? Fosti salvato o fosti dannato?”

Siccome qui ci si riferisce all’anima, i tormenti dell’inferno riguarderanno soprattutto l’anima, sarà una sofferenza interiore, mentale, del cuore più che fisica, anche se i dannati dovranno continuare a sudarsi il pane e potranno ammalarsi, ma non morire. Bisogna pensare che ora i mascalzoni possono sfruttare la "brava gente" per fare i “mangiaoro” di professione, mentre all'inferno dovranno scontrarsi tra loro per una pagnotta.

 
 
 
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