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Messaggi di Dicembre 2015

Fuoco sotto la cenere

Post n°135 pubblicato il 27 Dicembre 2015 da les_mots_de_sable
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In Autunno e in Inverno è' sempre all'imbrunire che si sente più freddo del solito, le altre stagioni portano, oltre al rifiorire della natura, anche quell'aria frizzante che inizia a riscaldarsi in Primavera, per poi divenire, in Estate, sempre più calda e a tratti leggera, ma sempre così piacevole e mutevole da attendere con rinnovata trepidazione l'alternarsi di queste due stagioni.

Nelle stagioni fredde, invece, si avverte, con il timore di ammetterlo, la necessità di avere una fonte di calore che abbia il potere di toglierci di dosso quella sensazione così fastidiosa che fa tremare il corpo e che scava oltre il visibile. Ciò nonostante non si vuole far funzionare quel caminetto che si ha a disposizione e che potrebbe farci stare bene, nascondendosi dietro la scusa, tra le altre, di avere la preoccupazione di bruciarsi.

Accendere il fuoco del caminetto richiede quel sacrificio che difficilmente siamo disposti a fare. Legna da trovare e a cui dare fuoco, alimentare costantemente la fiamma affinché non perda d'intensità e proprietà tanto da affievolirsi o addirittura da spegnersi. Togliere la cenere e tutto quel sottile strato di polvere che inevitabilmente si deposita tutt'attorno per la casa, affinché questa sia sempre in ordine e gradevole alla vista.

Quella sorta di sorda pigrizia coglie quasi tutti, lasciando che una punta d'invidia si diverta ad accentuare quei brividi malefici quando qualcuno decanta le proprietà provvidenziali della fiamma del proprio caminetto. In quel momento si è assaliti dal forte il desiderio di porre fine a quei brividi, di accendere nuovamente quel fuoco, decisi a non rinunciare ancora al calore di quella fiamma bella da sentire nel suo scoppiettio e da osservare nelle sue evoluzioni sempre diverse e dal colore vivo. Una volta a casa, però, come d'incanto i buoni propositi svaniscono, proprio come fa la neve sotto i raggi del sole, perché è così radicata quell'abitudine ad un'atmosfera di freddo e desolazione, che l'indolenza alimenta continuamente, che ci si schermisce e si ritiene superfluo perdere tempo ad utilizzare quel caminetto destinato ormai a fare solo bella mostra di sé. Fa poco male ed è indubbiamente meno faticoso dedicarsi ad altre attività che impediscono di pensare.

Con l'arrivo dell'Inverno la necessità di quel calore sano, potente, riscaldante si accentua, ma ormai è tardi perché quella pigrizia Autunnale ha lasciato uno strascico che non si può ignorare e neppure più contrastare. Più facile affidarsi al calore di una caldaia che non ha bisogno di molta manutenzione, che funziona senza fatica. Se si ferma basta chiamare il tecnico che risolve tutto e così per l'ennesimo Inverno ci si ritrova a scaldarsi con quel freddo calore a cui siamo abituati, senza neppure rammaricarsi del fatto che per tanto tempo, volutamente e consapevolmente,  non ci si è mai impegnati a togliere quella polvere grigia per ravvivare quel fuoco che sappiamo tutti non spegnersi mai, neppure sotto quello spesso strato di cenere.

Le feu de la vie ne sort jamais

 
 
 

Magici segreti

Post n°134 pubblicato il 23 Dicembre 2015 da les_mots_de_sable
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Ognuno di noi vorrebbe avere poteri magici per fare cose inimmaginabili e irripetibili dagli altri, così come l'idea di far apparire o scomparire, cose e persone, a seconda dell'umore del momento, ha sfiorato tutti prima o poi, grandi e piccini.

Come una maga o un mago di comprovata esperienza si vorrebbe poter far apparire chi si è perso di vista da tanto tempo per motivi che neppure riescono a risalire in superficie, ma che hanno lasciato un ricordo speciale.

Dall'altra parte, sul rovescio della medaglia, si vorrebbe far sparire chi continua a tormentarci con l'assiduità di colui o colei che non sente altro che le proprie ragioni, concentrati su quell'egoismo alimentato da rancori che scavano continuamente pur non avendo alcun senso.

Sono tutte storie di ordinaria follia che toccano tutti e vorremmo, con la magia, farle scivolare via, nell'illusione che niente sia mai accaduto.

Una maga seria non fa promesse, non da illusioni, si preoccupa di non urtare la sensibilità altrui con previsioni che mai avranno modo di avverarsi.

Un mago serio, fa promesse, crea illusioni e mira ad urtare la sensibilità altrui con il chiaro intento di rivincite che pensa gli siano dovute.

Ma lungi dal fare di tutta l'erba un fascio.

La maga molto più seria sa ammaliare, come fosse il più facile degli incantesimi, sa dire sempre la cosa giusta al momento giusto, sa ben utilizzare le arti magiche a sua disposizione, riuscendo sempre ad ottenere ciò che vuole.

Un mago molto più serio, sospirando felice, cade nelle trappole tese dall'abile maga, troppo seria, convinto di possedere la volontà necessaria per contrastare, eventualmente, qualsiasi incantesimo, ma alla fine si ritrova a fare i conti con una parcella inaspettata e il commercialista.

Quanta differenza, quanta insensibilità quando un mago e una maga aspettano l'alternanza del giorno e della notte. Si fanno cullare dalla muta speranza di essersi sfiorati e riconosciuti, tra l'infinità delle stelle.

Brandelli di attimi afferrati e poi lasciati scivolar via come la notte si avvicina sempre al giorno senza per questo poterlo mai fare suo.

Tout magicien ne révèle jamais ses secrets

 

 
 
 

Inqualificabile

Post n°133 pubblicato il 20 Dicembre 2015 da les_mots_de_sable
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In un soffio, inaspettato, tutto inizia e tutto finisce.

Il tempo e la vita l'hanno raggiunta facilmente, lasciando tracce indelebili, invisibili, ma che continuano a scavare e a rodere ciò che era rimasto ancora intaccato.

Reinventarsi di giorno in giorno, nell'attesa di agguantare uno spiraglio di finta allegria, da sfoggiare come un abito nuovo, diventa sempre più arduo.

Non aveva nessuna pretesa all'orizzonte, se non l'ardire di rappresentare per lui qualcosa di più di quella riserva parcheggiata, tenuta a debita distanza, nell'attesa di essere raggiunta per colmare i momenti di lui pieni di amara, sorda e corrosiva solitudine di cui soffriva, così incapace di riconoscerlo apertamente.

Per lui era più facile fingere di non comprendere quale fosse il disagio procurato, preferiva appartenere a sé stesso, immerso in quell'ambiguità che piano piano lasciava trasparire senza rendersene conto.

Quando lui preferiva non comprendere, lei afferrava benissimo il senso del suo non dire e lo spazio che si insinuava tra loro diventava sempre più sbiadito, favorendo quel tramonto annunciato.

Le anime si fanno tacere, come in un duello che non avverrà mai, ma allontanandosi, senza voltarsi, raggiungendo facilmente rive opposte, dove poter dimenticare distrattamente ciò che fino a poco prima le faceva ritrovare in un respiro unico e sussurrato.

Nulla rimase di ciò che fragilmente li aveva avvicinati. Lui ora sfoggia, non senza compiacimento, quell'inqualificabile decisa fermezza di percorrere strade lontane anni luce da lei.

Lei prese il volo oltre confini che solo il tempo sa disegnare con forza e determinazione, dove terra e cielo si incrociano, lasciandosi alle spalle giorni pieni di malinconie, nella certezza che nei soffi inaspettati sono racchiusi inesorabilmente presente, passato e futuro.

le laisser sur la pointe des pieds

 

 
 
 

Il custode

Post n°132 pubblicato il 17 Dicembre 2015 da les_mots_de_sable
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Un tempo, non tanto lontano, parole nuove andarono perse nel vento, altre furono catturate, nascoste e chiuse a chiave in un cassetto antico, il cui custode era troppo diligente per allentare le catene, anche se consapevole della preziosità e grande utilità di alcune di quelle parole.

Costretto su un'isola, passava molto tempo in riva al mare a scrutare l'orizzonte in attesa di un vento nuovo in grado di liberarlo da quel fardello, cancellando quella lunga attesa, riflesso della speranza che avrebbe dovuto colmare le sue inquietudini.

Parte della sua pena derivava dal fatto che non aveva mai creduto né alle favole, né alle magie, troppo consapevole dell'immutabilità di certi equilibri e non leniva certo la sua pena aver dovuto respingere chi aveva osato tentare di spezzare, senza successo, quelle catene.

Tra una tempesta e l'altra, alcune domande lo tormentavano, ma non sapeva o forse non voleva trovare le risposte, spesso assalito dal rimpianto di non avere avuto un tempo per sé.

Troppo forte era il richiamo al senso del dovere che si faceva spazio tra i flutti, arrivando a permettere che quel mare scavasse nella sua anima tormentata e stanca tracciando rotte confuse che a tratti avrebbe voluto seguire fino in fondo.

Nelle notti di solitudine i suoi pensieri vagavano oltre i confini dell'isola, raggiungendo mete lontane e inesplorate. Amava lasciar vagare quei pensieri perché questo alleggeriva il suo fardello e lo faceva star bene, ma presto il senso di colpa calava su di lui riportandolo nella sua solitudine, senza calore e sentimento, alle primi luci dell'alba.

Più il tempo passava e più sentiva l'inutilità del suo compito, l'idea di rompere lui stesso quelle catene e liberare alfine quelle parole preziose era il quotidiano tormento che lo assaliva e gli torturava la mente consapevole di non aver, per sua volontà, la possibilità di condividere con nessuno le sue pene.

Le ore, i giorni, le settimane, i mesi e gli anni trascorrevano trasformandolo, lui sempre stato forte e combattente, in una persona sempre più debole, sempre più sola, sempre più triste e amareggiata e sempre più consapevole che del tempo perduto nessuno lo avrebbe mai risarcito.

Pensava a quelle parole preziose che magari lui stesso avrebbe potuto usare e dalle quali avrebbe finalmente avuto quella carezza ad un'anima assetata, provata e indurita.

Non gli era facile dire a sé stesso che troppo tempo era passato senza che il coraggio fosse venuto in suo aiuto e non gli restava che la rassegnazione. Dopo tanto tempo, il senso del dovere ancora prevale e forse con più forza di prima: rassegnato e muto continua a custodire quel cassetto antico, finché prima o poi tutto si dissolverà nell'unico modo in cui tutto svanisce per sempre.

Abandoner des mots précieux est une douleur inutile

 

 
 
 

Pensieri vagabondi e ribelli

Post n°131 pubblicato il 10 Dicembre 2015 da les_mots_de_sable
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Come la bruma mattutina, certi pensieri col passare delle ore, svaniscono, lasciando un vuoto sordo e incomprensibile, del quale può capitare di accorgersi con un certo ritardo.

Proiettati nell'irrealtà del vuoto che si crea, sbandati, smarriti, ignari del perché abbiano scelto di vagare in terre inconsuete, lontane e aride, si è indotti a lasciare posto ad altri pensieri, che ancora ignorino l'esistenza di quella linea dell'orizzonte che si intravede oltre la finestra.

Inutile cercare di rincorrerli e trattenerli, la loro trasformazione lascia interdetti, divenuti privi di mordente per avvenuta scadenza della loro collaudata e illusoria capacità di riscaldare, accarezzare e lasciare senza fiato.

Stupisce quando, non di rado, riflessi di quei pensieri tornano a graffiarci la pelle, portati dal vento, insensibile del male che questo suo gesto può provocare.

Il loro valzer evidenzia abiti sbiaditi, logori, mettendo subito in luce quel non senso al punto da renderli indecifrabili. Non dimostrano più quella spavalda, ma piacevole melodia che abilmente e fintamente ignari delle pene che andavano a sospendere, sfoggiavano e distribuivano a piene mani.

Così, in quel tempo che non risparmia nessuno, patiscono anch'essi quel senso di profonda solitudine e non si fanno scrupoli a trafiggere la mente con spine di rose ormai appassite.

La mente così provata, non senza pena, li accompagna alla finestra a rivedere quell'orizzonte che ancora può trasformali in sogni per altre menti disposte ad accoglierli, ignare del destino che le attende, oltre il consueto, senza limiti, arrestando solo temporaneamente quel loro abituale vagabondare.

Tolte le spine brucianti si apre una nuova era, così che altri pensieri carichi di nuove note, magiche follie e tenere carezze possano finalmente avvolgere quella mente così ferita e dolorante.

les pensées et les mots peuvent tuer comme une épée

 

 

 
 
 

lampada

 

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