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DEVOTI GIUSEPPEPittore puraista

Post n°20 pubblicato il 11 Aprile 2008 da sansonna.anna
 

Analisi di un artista versatile e provocatorio
A cura di Alfonso Vallini Morra


«Come persona l’artista può avere capricci, umori e mire sue proprie, ma
come artista è nel senso più alto: uomo, uomo collettivo, portatore e
rappresentante della vita psichica inconscia dell’umanità. Questo è il suo
“officium”, il cui peso è spesso così preponderante che gli vengono fatalmente
sacrificate la felicità personale e tutto ciò che di solito rende all’uomo
comune la vita degna di essere vissuta.... La sua vita è necessariamente piena
di conflitti, poiché due potenze si combattono in lui: l’uomo comune con le sue
giustificate pretese alla felicità, soddisfazione e sicurezza vitale, da una
parte, e la passione creativa, intransigente, dall’altra, che calpesta
all’occasione tutti i desideri personali. Ecco perché il destino personale di
tanti artisti è così insoddisfacente, anzi tragico: non per volontà di un fato
oscuro, ma per l’inferiorità o l’insufficiente capacità di adattamento della
loro personalità umana. Raramente si dà il caso di un artista che non debba
pagare cara la scintilla divina che è in lui.» Carl Gustav Jung.

L’espressione artistica si traduce sempre in atti concreti, in gesti che
scoprono e rappresentano gli aspetti profondi dell’essenza umana. Essa rende
alla coscienza gli elementi inconsci della personalità dando a questi ordine e
spiritualità.


L’arte è una sorta di forza sensuale che si ripiega su se stessa ed
esprimendosi diviene armonia creativa. Genera il mito ed in esso si realizza
sul caos dell’inconscio. Nel mito razionalizzato attraverso un’azione
ordinatrice si palesano gli aspetti arcani della passione creativa nella cui
fusione ermafroditica, feconda, autofertilizzante si identifica la globalità
dell'universo. Il “TUTTO” che è contemporaneamente maschio e femmina, luce ed ombra,
positivo e negativo, sublime ed abietto. La funzione dell’arte è di
rappresentare questa realtà duplice e contraddittoria in cui si riuniscono
coscienza ed incoscienza, saggezza ed ingenuità della naturalità umana. Fare
arte significa inglobare nella coscienza forme fluttuanti e sparse dando loro
struttura e significato. L’artefice di quest’azione sa per grazia e dannazione
che il suo gesto non conosce ripensamenti perchè rappresenta la libertà di
proporre, in un tempo in cui l’immaginario è sempre in fuga, l’abitare visivo
del mondo attraverso la dinamicità dell’apparenza artistica. Per questo
nell’artista si fondono tutti gli aspetti della realtà umana.


A questa categoria di uomini appartiene Giuseppe Sebastiano Devoti. Nato a
Torino nel 1941 Laureato in Architettura al Politecnico di questa città.
Titolare negli anni ‘60 della cattedra di Figura e Decorazione Presso il Liceo
Artistico “Giotto” di Torino.


Fonda il Puraismo, che si propone un’espressività libera, fantastica, anarchica
affrancata da ogni razionalismo stilistico. Attualmente usa una tecnica
pittorica assolutamente nuova e particolare; tecnica mista in cui più materiali
vengono utilizzati per raggiungere il forte impatto evocativo del prodotto
finito.


L’accorpamento dei colori: smalti sintetici, acrilici e stucchi nuance viene
ottenuto su una preparazione che potremmo definire estensione dell’encausto,
tecnica antichissima già usata nelle pitture parietali Pompeiane. Questo
procedimento fissa i colori al supporto mediante il calore.


Devoti estende questa tecnica dandole un’ulteriore funzione, quella di ottenere
un effetto pittorico nuovo ed inquietante. Le marezzature che i dipinti
presentano sono ottenute per bollitura del colore a temperature prossime ai 400
gradi centigradi.


Sulle basi ottenute ad encausto vengono aggiunti gli altri materiali che creano
l’insieme pittorico. Queste aggiunte sono distribuite con la gestualità
dell’action painting, quindi anch’esse trattate a caldo e lavorate con bulini
di bamboo. Completa la tecnica piuttosto complessa l’uso di un particolare
stucco, inventato dall’artista, che dà materialità alla composizione.


Analizzando le sue opere si ha l’impressione di stare di fronte ad una
personalità variegata ed indefinibile alla continua ricerca di una precisazione
stilistica. Questa impressione (che nasce dall’irrequietudine del personaggio)
è erronea, infatti un’attenta analisi della sua produzione individua una
coerenza tecnico-formale comune a tutto il suo percorso artistico. La sottile
ansia presente nei suoi quadri rappresenta lo scetticismo che egli ha della
vita. Nella sua arte Devoti mostra la consapevolezza che nella nostra società
l’utopia artistica è frammentata in singole azioni spesso tra loro incoerenti.
Piuttosto ciò che è mancato al nostro artista è la continuità operativa; che ha
penalizzato la sua produzione pittorica per quasi 25 anni. Questa interruzione
nasce da contingenze professionali, ma soprattutto da una spiccata insofferenza
a limitare la sua attività ad un solo aspetto produttivo. Questo aspetto
caratteriale lo ha sempre posto in contrapposizione prima con se stesso e poi
con gli altri. Nel quarto di secolo in cui ha ridotto l’attività pittorica ha
spostato i suoi interessi artistici sulla produzione di materiale didattico per
l’istituto scolastico di cui era dirigente: sculture in bronzo da lui fuse,
terraglie cotte con metodi primitivi e disegni ad inchiostro. Questa fase è
stata comunque importante perché si è realizzata in un particolare spazio di
ricerca. La sperimentazione di tecniche d’uso, nuove e spregiudicate con
inchiostri e resine viniliche, gli ha reso familiare il successivo utilizzo del
“dripping”.


L’originalità del gesto pittorico sta nel fatto che tanto l’artista quanto
l’osservatore possono, in una situazione particolare e privilegiata seguire
l’atto del dipingere alla maniera di chi ascolta la musica. Le opere
caratterizzate da attenzione per il gesto producono, al di là della
verbalizzazione delle reazioni emotive, un coinvolgimento introspettivo.
Concentrandosi sul modo in cui l’artista esprime la sua parte interiore, si va
oltre la pura sensazione visiva legata al soggetto del quadro.


Mediante questo modo di entrare in relazione con l’opera, Devoti, cerca
disperatamente di farci vedere ciò che nell’arte non è rappresentabile. Per
dirla con Hegel di rendere “presente la presenza” di ciò che è nascosto
nell’inconscio. L’artista operando mediante una fittizia incapacità
d’identificare il reale, ricostruisce l’essenza emozionale del mondo
recuperando con la riflessione pittorica ciò che l'immediatezza della vista non
può dare.


Nel 2006 fondando il “Puraismo” ha semplicemente voluto (in un momento in cui
l’urgenza di riprendere a dipingere diveniva una necessità esistenziale
inalienabile) mettere ordine nella sua storia personale e potendo condividere
con alcuni amici ciò che la sua esperienza umana ed artistica aveva maturato,
ha definito gli aspetti formali del suo progetto artistico.


Nel rapporto quadro-sguardo, cerca di creare una metafisica del vedere il mondo
prima di ogni piglio, anche del suo. Devoti propone un archetipo di realtà
reinventata, quello aurorale del sogno. Visione onirica del mito cosmogonico
dell’universo prima che l'uomo lo fagocitasse integrandolo ai propri desideri e
bisogni.


Il suo credo emerge dall’analisi del Manifesto Puraista in cui afferma:


….”La trattazione del colore sia un fatto formale caratterizzante il rapporto
magico che l’artista intrattiene con la materia della sua espressività,
l’elemento stilistico che identifica un’operatività mediata attraverso un vero
patos emozionale”….”L’opera nasca dall’analisi delle apparenze, rinunciando
all’interpretazione ottica del mondo”….” Lasciamo che le cose penetrino in noi
e c’invadano”…. “Occorre riproporre una pura visione soggettiva, dipingere una
materia che prenda forma, in modo quasi spontaneo e primordiale, sotto le
nostre mani”….. “che la nostra pittura risulti come un coacervo originario di
tutto ciò che sarà”..…”dobbiamo saper evocare lo sforzo demiurgico di ritornare
alla percezione vergine delle origini, quella non filtrata da sguardi che
giudicano, accolgono o rigettano”.


Nelle ultime opere si può ritrovare la cosciente e coerente applicazione di
queste idee e nello stesso tempo scoprire continuità stilistiche che risalgono
agli anni ‘60.
________________________
Per visionare le Opere del pittore Devoti G. clicca qui www.gestus.tk



 
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