Un posto dove non sanno

Post n°94 pubblicato il 16 Ottobre 2007 da saralyce
 
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Il lago Inle si trova a est di Mandalay. Ci si può arrivare con un volo interno su Heho e poi è possibile pernottare a Nyaungswe per cifre modiche. é un posto sospeso nel tempo, come del resto molte altre parti del Myanmar.

La gente vive in case costruite sull'acqua, si sposta con lunghe barche a remi. Sull'acqua la gente costruisce il suo spazio, le sue strade, il suo mondo. Ci sono orti galleggianti sul lago. Lunghe aste di bambu vengono piantate sul fondo del lago, poi, a pelo d'acqua, si crea uno strato di supporto, fatto con le alghe. Sopra si mette un po' di terra ed ecco che lo spazio diventa coltivabile, soprattutto per i pomodori. Donne e bambini curano i loro orti dalle barche, tagliano, coltivano, raccolgono la verdura quando è rossa.

A nord del lago inle c'è poi una zona dedicata alla tessitura. Oltre alla seta, viene lavorata la fibra dei fiori di loto. Gli uomini tagliano e arrotolano le fibre del lungo gambo e poi piano piano creano il filo. Poi le donne lo colorano, lo tessono e creano lunghe sciarpe.

Sul lago c'è un grande silenzio. E una grande pace.

Mentre tornavano con la nostra barca verso Nyaungswe ho visto madre e figlia che si lavavano i capelli nel lago, al tramonto. Mi chiedo se sanno quello che sta succedendo nel resto del loro paese.

 
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Una buona idea per fare qualcosa

Post n°93 pubblicato il 02 Ottobre 2007 da saralyce
 
Tag: Myanmar
Foto di saralyce

Ho ricevuto questa mail e mi pare una buona idea.
per chi capisce l'inglese, potrebbe essere un piccolo modo per far muovere qualcosa...
spero che chi legge questo blog (quei due o tre che ogni tanto ci passano) aderisca all'iniziativa.

Dear all,
Please pardon this form letters but Burma needs our help FAST....

HOW TO HELP BURMA?

If
everybody we know emails a request (not for tickets, but for China's
action for Burma) to ticketsupport@beijing2008.cn, it will
significantly slow down Olympics ticket sales and call China's
attention to the matter. China may ignore protests, hunger strikes,
petitions, wearing-red shirts, etc. But China cannot ignore these
emails, which get in the way of processing Olympics ticket requests.

Please
see the template at the bottom. Please also pledge to send the same
email every 6 hours, or every time you check your email. If they get
tens of thousands of email a day, they will have to do something about
it.

WHY?

China should use its leverage to bring
reconciliation and peace in Burma. However, it recently vetoed a
Security Council resolution on Burma. Yet with the threat of Olympics
boycott, China has yielded significantly to condemn Sudan's genocidal
regime.

Please note that this action is NOT a call to boycott the Olympics.
============================================

Send to ticketsupport@beijing2008.cn every 6 hours, or every time you check your email.

Subject: re: tickets

Dear Sirs/Madams,

I am very interested in purchasing tickets to some of the events at next year's Olympic games.

However
I cannot, in good conscience, attend the Beijing Olympics unless your
government uses its influence to improve the political situation in
Burma.

China has substantial economic interests in the country,
provides large amounts of economic aid, and invests heavily in
infrastructure projects there. Additionally, your government provides
extensive logistical support to Burma's military government. All this
make China uniquely placed to influence it.

The people of Burma
have, in a very peaceful manner, insisted that their rights be
respected. I ask no more of your government than that it cease its
support for the current regime, and encourage dialog with the
democratically elected representatives of the Burmese nation.

I,
the Burmese people, and the world would be grateful for your assistance
in this matter. Your courage will go a long way towardsmaking the 2008
Olympics a success.

With sincere thanks,

___________

 
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Yangoon - L’inizio delle manifestazioni

Post n°92 pubblicato il 30 Settembre 2007 da saralyce
 
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Abbiamo girato per Yangoon nei giorni in cui le manifestazioni stavano iniziando. Abbiamo visto i birmani al mercato chiudere di corsa le loro bancarelle e scappare veloci lontano dal centro. Noi eravamo tra di loro, purtroppo non potevamo capire cosa stava succedendo. Sapevamo del malessere che stava crescendo per colpa dell’aumento della benzina, ma ancora non ci era chiara l’entità del nuovo colpo di violenza che il regime militare stava facendo a questo popolo meraviglioso.

La lingua diversa, la fretta, la paura, un ragazzo ci ha visti fermi e indecisi, ci ha preso per un braccio, ci ha detto “go away, go to your hotel, do not stay here”. E noi ci siamo messi in marcia insieme a loro, camminando senza correre ma veloci nella folla di gente, lontano dal centro dove stava avanzando uno dei primi cortei, prima che il rosso delle tonache dei monaci rendesse questa storia telegenica per il resto del mondo.

Eravamo con quella parte della gente che aveva paura. Non capivamo, non sapevamo cosa stava succedendo, lo abbiamo capito solo più tardi. Quelle persone sapevano che i militari si aggirano in borghese in quei cortei e picchiano le persone che hanno vicino, in modo che poi i giornali locali possano dire che “onesti” cittadini si sono sentiti in dovere di sedare i disordini causati da persone che non amano la pace. Sapevano che i loro figli erano in pericolo se fossero rimasti al mercato e andavano a chiamarli per portarli a casa. Quella gente scappava da tutto, perché tutto ti può terrorizzare quando vivi in quelle condizioni.

Ci siamo mossi con loro, confusi e senza capire bene quello che stavano facendo. Alla fine siamo arrivati alla guest house, senza che ci succedesse nulla. Lì il padrone del posto ci ha spiegato cosa stava succedendo.

Il resto ormai lo sanno tutti. Ai cortei si sono uniti i monaci, silenziosi e solenni, autorità morali e protettori della loro gente. I cortei sono cresciuti, si sono trasformati in manifestazioni pacifiche che il mondo finalmente ha visto, per diventare poi marcia verso il sacrificio.

Credo che molte persone che quel giorno sono scappate dal centro oggi siano tra le strade della città. Credo che anche quel ragazzo che ci ha fermato al mercato oggi sia per la strada. Oggi il coraggio lo dà la disperazione. Una disperazione che noi grassi e viziati occidentali non possiamo neanche immaginare.

Leggiamo, vediamo, guardiamo, e non ci rendiamo conto che nessuno farà niente per loro. Nemmeno oggi che per le strade tutti gridano ai militari e chiedono “dove sono i nostri monaci?”

Non so se ha senso descrivere Yangoon come l’abbiamo vista noi poco più di un mese fa. Prima che iniziasse il disastro, prima che la disperazione esplodesse, la città era piena di monaci. Adesso non ce ne sono più.

 
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Yangoon - descriverla

Post n°91 pubblicato il 30 Settembre 2007 da saralyce
 
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In queste settimane dopo il ritorno, con tutto quello che sta succedendo ora in quel posto dai mille volti, mi sono chiesta se avrebbe avuto senso ormai tentate di descrivere Yangoon così come l’ho vista ormai poco più di un mese fa.

Perché prima che iniziasse il disastro, prima che la disperazione esplodesse, la città era piena di uomini seduti agli angoli della strada a bere caffè e chiacchierare, ricca di donne che camminavano lungo le vie con la spesa nelle loro ceste, allegra per le voci dei bambini nella divisa della scuola che tornavano a casa. Non era certo una città serena, ma era un posto vivo. Ora, sotto il filo spinato, non si vede più nulla.

 
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E poi che fare?

Post n°89 pubblicato il 10 Settembre 2007 da saralyce
 
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Giusto per non dimenticare che certe situazioni sono in vita dal 62... In fondo negli ultimi anni si era chiuso questo pezzo di mondo fuori dal mondo. E questi sono i risultati.

http://www.repubblica.it/2007/09/sezioni/esteri/birmania-cortei/birmania-cortei/birmania-cortei.html

 
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I nomi dei luoghi e le capitali della Birmania

Post n°88 pubblicato il 31 Agosto 2007 da saralyce
 
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Una volta si chiamava Birmania, o Burma, in inglese, ora si chiama Myanmar.

Pagan è diventata Bagan.

Il fiume Irrawaddy, che attraversa tutto lo stato e per secoli è stato il canale di comunicazione principale per trasporti e viaggi, oggi è Ayerarwady.

Ava ora è Inwa.

Anche Rangoon è diventata Yangoon, e tra l'altro questa non è più la capitale, perchè da un paio d'anni questa è stata spostata in una città totalmente nuova più a nord.

Forse solo Mandalay ha tenuto il suo nome originario.

Cambiare i nomi però, purtroppo, non significa rendere nuovo un posto, o modificare una realtà. Quella terra bellissima resta sotto una dittatura militare da più di trent'anni.

 
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Una cena a Bagan

Post n°87 pubblicato il 31 Agosto 2007 da saralyce
 
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A Bagan ho trovato il posto dove ho mangiato meglio in assoluto da quando viaggio: Si chiama Wonderful Tasty ed è gestito da un ragazzo gentilissimo ed un cuoco bravissimo. Lo voglio promuovere perché mangiare lì è davvero un'esperienza memorabile...

L'unico neo è che bisogna arrivarci presto, perchè qualsiasi cosa tu chieda, loro cominceranno a preparare gli ingredienti solo dopo che tu l'avrai ordinata. Che detta così sembra una cosa scontata. Ma quante cose sono già in fase di preparazione, o semilavorate, in un ristorante normale? Anche in Birmania in molti posti i noodles o le verdure vengono preparati man mano e la gente quando ordina li trova già fatti. Invece lì ho. Lì se chiedi un uovo ci manca poco che vadano a cercare una gallina in cova!

Ma tutto questo è segno di grande attenzione, e garanzia di una bontà che non saprei dove trovare in altri posti.

Hanno diversi menu, dai cibi tipici indiani a quelli nepalesi, da quelli cinesi a quelli tibetani e ovviamente, quelli birmani. Il più buono in assoluto è lo shabaleb, dal menu nepalese. Non lo descrivo, per sapere cos'è bisognerà andare là.

 
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I templi di Bagan

Post n°86 pubblicato il 30 Agosto 2007 da saralyce
 
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Bagan si trova a ovest di Mandalay. Ci si puo' arrivare in 45 minuti di aereo o in 13 ore di pullman. Piu' o meno costa uguale, il perche' resta un misetero.

Bagan e' stata la capitale della Birmania per molto tempo, prima che questa venisse spostata a Mandalay. Tra l'anno 1000 e il 1200 vi sono stati costruiti circa 10.000 stupa. Tutti gli edifici di quella citta' che erano costruiti in legno sono stati portati via dal tempo e dal fuoco, ma oggi restano ancora in piedi e ben visibili 4.000 stupa, sparsi per la campagna silenzionsa.

Anche a Bagan si gira solo con il carretto a cavallo. In molti di questi templi si puo' entrare, spesso dentro la gente del posto prega in silenzio o porta fiori ai piedi dei budda seduti, protetti dagli spiriti indiani, in questa terra dove la religionie indiana e il buddismo si sono incontrati mille anni fa.

Il tempo qui e' sospeso e la gente guarda i viaggiatori dall'estero con curiosita'. Certo questo e' un posto dove ci sono molti turisti, ma ancora non sono abbastanza perche' la gente del posto non sia incuriosita dal nostro modo di vestire (un uomo senza un longy? una donna con i pantaloni? da loro non si vedono mai!), dal pizzetto di Fabio, o dai miei sandali.

In un tempio abbiamo incontrato un gruppo di ragazze e ragazzi birmani in gita da Mandalay. Erano tutti sorridenti e hanno scattato un sacco di foto. Poi hanno chiesto a noi di fare una foto con loro, anzi, più di una foto con loro! Alla fine abbiamo fatto un sacco di foto! Abbiamo riso insieme e ci siamo salutati. Io e Fabio ci siamo sentiti un po' star...

 
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Mandalay Hill e l'ultimo re birmano

Post n°85 pubblicato il 26 Agosto 2007 da saralyce
 
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Sulla collina di Mandalay c'e' il palazzo reale, da dove e' stato esiliato l'ultimo re della Birmania, Thibaw, figlio del piu' famoso re Mingun. Lo hanno esiliato gli inglesi, duranrte la terza guerra anglo-birmana, alla fine dell'ottocento, scoppiata perche' re Thibaw aveva rifiutato di lasciare che gli inglesi avessero libero accesso alle sue terre a nord, ricche di alberi di teak.

Da quegli anni in poi la Birmania ha vissuto un periodo di continuo impoverimento, fino a quando, dopo la seconda guerra mondiale, e' arrivata la liberazine dagli inglesi, non senza passare incolumi dai raid giapponesi. Dopo la guerra non e' andata meglio. Il colpo di stato del 62 ha portato al potere i militari e da allora regna la dittatura, sul popolo piu' pacifico che abbia mai conosciuto.

 
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Dato che in Myanmar l'accesso a internet è regolato da censura, la data di inserimento del post non corrisponde a quella del viaggio, perchè ho caricato i testi dopo il rientro in italia.
A parte i post che rimandano ad un articolo di giornale, tutte le foto sono state scattate durante il viaggio.
 

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