Creato da gerryfanny il 30/08/2009

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cos'è un bacio

Post n°52 pubblicato il 07 Febbraio 2017 da gerryfanny
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Cos'è un bacioGoccia di puro amore, ecco cos'è un bacio... Brivido senza fine... Tenerezza senza parole... Attraversa l'anima senza chiedere il permesso e se ne impossessa per quel piccolo ma infinito istante...

 
 
 

Italia è una Nazione Vecchia???

Post n°51 pubblicato il 12 Aprile 2013 da gerryfanny
Foto di gerryfanny

Prima ci hanno detto che era tutta colpa del sistema elettorale che non consentiva ai governi di portare a termine una legislatura e siamo passati nel 2006 ad un sistema definito "proporzionale con premio di maggioranza e soglia di sbarramento" poi degenerato nel "porcellum". Ma niente, non si riesce a metter su uno straccio di governo e oggi ci dicono che bisogna ritornare al proporzionale e alle preferenze.

Prima ci hanno detto che lo spread arrivato alle stelle era colpa esclusiva di Berlusconi e hanno costretto alle dimissioni il governo del Cavaliere imponendoci un esecutivo "tecnico" non legittimato dal voto. Ma niente, oggi lo spread esaurita la sua funzione, quella di far fuori Berlusconi, non fa più notizia, ma l’economia italiana, quella reale di famiglie e imprese, è a pezzi!

Prima ci hanno detto che era meglio andare al voto, abbiamo votato, ma ancora niente e oggi ci dicono che bisogno ritornare alle urne!

E quando tutti noi ci aspettavamo che dall’uovo di Pasqua saltasse fuori un governo nuovo di zecca, ecco la sorpresa: dieci saggi anziché un solo premier!

Il Quirinale ha fatto meglio delle offerte speciali dei supermercati dove paghi uno e porti via tre!

La verità è che siamo un Paese vecchio!

Un Paese logoro, stanco, depresso e decadente che si scalda solo per una Imu in meno e per un gol in più! Anacronisticamente diviso in guelfi e ghibellini, bianchi e neri, proprietari di casa e affittuari, operai e imprenditori, dipendenti e professionisti, laziali e romanisti!

Siamo un paese vecchio! Le strade sono vecchie, gli ospedali sono vecchi, le scuole sono vecchie, i tribunali sono vecchi, le istituzioni sono vecchie! La classe dirigente è vecchia e non tanto fuori, anagraficamente parlando, quanto dentro, mentalmente, moralmente e professionalmente!

E’ il paese sommerso dalle mille scartoffie inutili, tra le quali si muovono con comprovata destrezza e rinnovato consenso popolare faccendieri e imbonitori che sul caos generato dal "vecchiume" speculano traendone le loro personalissime fortune.

E’ un paese ingessato dalla burocrazia, un paese che non funziona più: una macchina ferma, spenta, senza motore! Inutile e disdicevole metterci ancora benzina!

Carte e bolli quando nasci, quando crepi, quando sposi e divorzi, quando compri casa, quando apri “bottega”… financo per andare al cesso: sempre carte che intasano, affollano e appesantiscono un sistema vecchio che non funziona più e che rischia di crollarci irreparabilmente addosso!

Non si fa più una grande opera infrastrutturale dai tempi di Mussolini, non si investe in tecnologia ed energia pulita, in turismo e artigianato, in agricoltura, pesca e pastorizia, le università sfornano “dottorini” che potevano andare bene per il mercato di cinquanta anni fa, ma che oggi vendono pomodori e cavolfiori al mercato rionale!

E’ tutto troppo vecchio, fermo, statico, surreale per essere vero, per essere reale! Nessuno ha il coraggio, la voglia, la capacità, la volontà di “cambiare”, neppure una virgola: è tutto fermo! Ed è un vero miracolo che il sistema ancora regga senza crollarci addosso! Ma fino a quando?

 
 
 

tre e trentadue

Post n°50 pubblicato il 06 Aprile 2013 da gerryfanny

 

Foto di ilpasquino.controinf

 

Ci sono orologi i cui meccanismi non si fermano per propri difetti di fabbrica, segnano, con le loro lancette sui quadranti, non un tempo, non un’ora…rimangono sospesi…nell’attesa di ripartire…non sono fermi…attendono che il corso del tempo ricominci a fluire nei loro meccanismi, che possano ritornare a fare il loro mestiere…e a dare agli uomini i tempi dei loro appuntamenti, dei loro incontri, dei loro impegni…dei loro sogni, delle loro speranze.

Ci sono mura, vie, angoli, spicchi di cielo che sono storia per ognuno di noi…quei pezzi del nostro passato/ presente che fanno parte di noi…a cui non sappiamo rinunciare…perché sono le orme di quel cammino che è nostro…solo nostro…e dal quale siamo partiti…e attraverso il quale vogliamo giungere.

C’è una città del nostro paese i cui orologi sono fermi alle tre e trentadue…da quattro interminabili anni…prima di quelle tre e trentadue quella città viveva…e la gente assieme ad essa…le sue strade, i suoi palazzi, ogni suo angolo erano…e rimangono, pezzi di storia recente ed antica…la storia spesso non ha un tempo preciso, mischia il suo percorso nel divenire, nelle migliaia di generazioni che la attraversano…si forma e si arricchisce di ogni sorriso, passo, incontro, parola di quelle persone che ne sono state attori ed attrici…

Ci sono luci che hanno riempito quelle strade ora buie, le hanno attraversate, come un tempo, le hanno riempite di quei passi e di quei corpi che in quelle strade, sotto a quel cielo, tra quei palazzi vogliono continuare a vivere.

Ci sono macerie che rimangono lì a ricordare i lutti, le disperazioni…c’è l’ assenza di uno Stato che di Stato non ha più nulla…c’è un mondo che non può essere cancellato con un tratto su di un foglio, che non può e non deve accettare di rinunciare alla sua storia.

L’Aquila non è solo una città, un angolo del nostro paese…l’Aquila siamo noi, noi tutti…noi incapaci di rinunciare alla nostra storia, noi pronti a ricostruire, noi che non vogliamo dimenticare e vogliamo continuare…noi che pretendiamo che la vita sia più forte delle risa e dei guadagni…noi che non vogliamo solo essere ricordati

 
 
 

La nuova generazione

Post n°49 pubblicato il 06 Aprile 2013 da gerryfanny
Foto di gerryfanny

Siamo la generazione dei futuri disoccupati, quelli che erano destinati ad esserlo fin dalla nascita. Siamo i figli di una generazione che ha caricato sulle nostre spalle un enorme debito. Siamo coloro che vedono ogni giorno svanire sogni e speranze insieme ai fondi destinati all'istruzione. Siamo noi che non possiamo pensare di avere una famiglia perché sappiamo che non avremo mai la stabilità necessaria per averne una. Tanti continueranno a dire che siamo i "giovani d'oggi", ragazzi che non hanno né ambizioni né valori. Continueranno a dirlo, senza chiedersi mai, perché abbiamo smesso di credere in un paese che non crede più in noi.

 
 
 

STORIA DI ORDINARIA DISPERAZION

Post n°48 pubblicato il 30 Marzo 2013 da gerryfanny
Foto di gerryfanny

 

STORIA DI ORDINARIA DISPERAZIONE

Angela una donna di 76 anni come tutte le mattine si reca al supermercato “Pam di via Archimede Mila…no”; tira fuori gli occhiali per controllare i prezzi con cura meticolosa; scarta il prosciutto crudo e il cotto, scarta i salumi, scarta la mozzarella, tutto costa troppo, deve fare una scelta… Sceglie quella con il costo più basso, la infila nel carrello dove ci sono già una scatoletta di tonno e del pan carré. La Signora Angela, si reca verso la corsia dei formaggi, con le dita sfiora il parmigiano, fruga tra i pacchetti alla ricerca di quello meno voluminoso, legge accuratamente ogni prezzo, e poi lo ripone come se avesse un ripensamento sulla scelta. In verità la Signor Angela non ha abbastanza soldi per comprare il formaggio, decide di andare via, ma é un attimo, vede una scatoletta di Tic Tac alla menta abbandonata vicino al banco frigo, la mano scivola verso la casacca e sospinge la piccola scatolina di Tic Tac nella sua borsa. Lei non lo sa, ma la scena viene vista dal direttore del supermercato: «Signora, Signora mi scusi può mostrarmi la sua borsa?» Pochi euro, appena tre prodotti. «Un controllo di rito, dice con un sorriso la guardia, mi segua di là»… Il locale dove si confessano queste minuscole vergogne è un ufficio: lei da una parte, l’anziana dall’altra. «Forse ha dimenticato qualcosa – dice il direttore – sa, a volte capita…» Lei abbassa gli occhi, è rossa in volto, si vergogna, trema… La signora Angela: “É la prima volta, mi creda non sono una ladra; ho lavorato una vita facendo sacrifici per far crescere i miei figli, ed oggi mi trovo qui a rubare una scatoletta di Tic Tac, mi vergogno molto”. La scatoletta di Tic Tac alla menta finisce sulla scrivania: il prezzo é € 0.75 centesimi. Nonostante questo, il direttore di nome Valerio non voluto sentire ragioni, ed ha seguito rigidamente il protocollo chiamando la Polizia per denunciare la donna. Arriva la Polizia, dalla macchina scendono 2 agenti di nome Arturo Scongiu e Francesco Console. Racconta Arturo Scongiu uno dei due agenti: «quella vecchina indifesa che si scusava e diceva piangendo di non avere i soldi per pagare le mentine tremava come una foglia, ho capito subito che si trattava di una persona che fa fatica ad arrivare alla fine della prima settimana del mese. Le ho chiesto quanto pigliasse di pensione; lei, nascondendosi dietro il mio collega, mi ha risposto 320 euro. Mi ha fatto pena, ho immaginato mia nonna che non ho più, ho aperto il portafoglio e pagato le mentine al direttore». E il direttore del Pam? «L’ho chiamato in disparte, c’era tanta gente attorno. Gli ho detto due paroline. A questo punto (eravamo tornati davanti al supermercato) dalle persone che si erano raccolte attorno a noi si è levato un applauso spontaneo, pensa che un signore mi è venuto vicino e mi ha chiesto di poter pagare lui la spesa che la signora Angela aveva fatto: una scatoletta di tonno e del pan carrè». Il gesto di questa donna di Milano è solo il simbolo di una parte dell’Italia che è ridotta veramente in situazioni economiche drammatiche, in totale dissonanza con il denaro pubblico sprecato e male usato, denaro pubblico che potrebbe essere messo a disposizione di quelle povere persone che non hanno cosa mangiare all’ora dei pasti. da Corriere della Sera, 

 

 
 
 
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