S_CAROGNE

Piacere (le parole giuste non vengono mai per caso),

sono un'anima nuda. Nuda e cruda.

Non ho bisogno di abiti, orpelli e maschere.
Le sfumature e gli orli sfilacciati li lascio alla pelle, dentro la quale vado a nascondermi per poi sigillare bene gli occhi dal di dentro,  quando voglio sentirmi protetta.
In genere amo indossare soltanto la mia sfacciata nudità, fatta di toni brillanti, angoli d'ombra, rotondità invitanti e spigoli insidiosi.
Vulnerabile ma audace, sfido gli sguardi a colpi di bellezza antica, disarmante, pronta ad aggiungere nuove cicatrici a quelle che già disegnano i miei contorni mutevoli.

Sono un nocciolo. Duro e tagliente.
Custodisco con caparbietà il segreto del ritorno.
E domani, finalmente slegata dalla polpa putrescente che mi vincola ad un ruolo che spesso trovo scomodo, sarò libera di incontrare ancora la vita sotto altre sembianze. 

Del mio peregrinare ondivago tra le generazioni conservo qualcosa di felino.
Riconoscibile nella fierezza, forse, o nell'autonomia, ma di sicuro nell'attaccamento effimero che cedo in cambio di amore.
Per una manciata di cibo saporito, o di calore, non esito a tradire la mano che mi liscia il pelo quotidianamente per andare a regalare le mie fusa altrove, e tornare la notte segnata da morsi e graffi.
Mi accoccolo volentieri tra due mani accoglienti ma, non appena accennano a stringersi,  sguscio da ogni fessura in cento fili colorati, che si raggomitolano al suolo e rotolano via.

Hai provato talvolta ad imbottigliarmi dentro un'ideologia o un credo, ma non erano abbastanza capienti. Una parte di me traboccava fuori e pian piano si trascinava dietro il resto.
Amo più di tutto la verità, in ogni sua forma. Anche quelle che tagliano e fanno sanguinare.
Non c'è alternativa: appartengo soltanto a me stessa, presa in prestito dall'eternità.

Sono la tua anima nuda. Il tuo nocciolo.

A me, non puoi mentire.