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Un blog creato da sara_1971 il 13/07/2007

S_CAROGNE

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Sara

 

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Vecchio Paz

Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...

 

Cuor di Carogna

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Diario di una gravida

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Le promesse del futuro.

Post n°705 pubblicato il 01 Novembre 2010 da delilah79

Ti viene mai la voglia di tornare in alcuni posti, case, giardini, stanze chiusi per sempre all’accesso della tua vita? Voglia di riassaporare il gusto antico di qualcosa che un tempo era routine, che so, un tarallo al finocchio. Uno di quelli secchi che andavi a cercare quando ti veniva fame, conservati nella credenza incassata nel muro della stanza da pranzo. Non ti piacevano nemmeno, erano troppo secchi e un po’ insipidi, eppure, quei semi di finocchio profumavano tanto.
E te le ricordi le giornate di Ferragosto? I cugini che durante l’estate vedevi così poco! Quel giorno era bellissimo. Si cambiava mare, magari si andava anche alla sabbia e si giocava in acqua fino alla fame. Poi macchina e code e casa e zie anziane e nonna e piatti ricchi e tipici… e rumori di famiglia.
I genitori erano giovani, noi si era piccoli. Si era sognatori senza nemmeno saperlo.
Quelle case ora sono così lontane. Vicine, se ci passi dall’esterno, eppure inespugnabili come non fossero più “nostre”. Come non ci avessero cresciuto, cullato, lavato, protetto. Quelle case sono abitate da qualcuno che neanche sa delle nostre vite lì e che sta crescendo, lavando, curando il suo sé dove c’era il nostro.
Puoi fare della tua vita una lista come faresti con la spesa. Segnare quello che manca, una volta scelta la ricetta del desiderio che vorresti infornare. Sarebbe bello, non credi? Quaranta minuti di cottura a 160°, forno preferibilmente ventilato e… voilà!
La dispensa dei miei ingredienti è vuota, ma il problema principale è che non ho la ricetta, o forse me l’hanno rubata. E così, vago con il mio carrello nei corridoi generosi di un’esistenza che spoglio.
Cerco di capire. Eppure, la nebbia s’infittisce e diventa difficile dipanare un gomitolo che non capisci più da quante mani sia stato imbrogliato.
Imbrogliato.
Ecco la parola giusta. Perché è così che mi sento.
Ho trent’anni. Sono giovane, sono nell’età che secondo alcuni sarebbe la migliore; la migliore per costruire fondamenta solide di un uomo futuro. Eppure, a volte mi sento stanco e svuotato, mi sento vecchio. Ho l’impressione che mi stiano rubando l’esistenza senza nemmeno concedermi un diritto di replica.
Affannato nella corsa al titolo in più per aumentare le chance di occupazione; sbattuto tra due, tre, quattro lavori, in nero, sottopagati, o ingabbiati nella prigione placcata d’oro del contratto a progetto; arrabattato nella ricerca di uno spazio, di un’indipendenza, di una identità… Di una casa, di un’auto, di un posto decente dove fare l’amore con la mia donna, dove cucinare una cena per i miei amici.
Mi sento insultato della politica del nulla, della prostituzione, dell’ignoranza.
Mi sento forzatamente spinto ad andarmene. Mi sento vulnerabile.
E ripiego sul mio vagare solitario, con in mano la ricetta in bianco della vita che vorrei, con il carrello vuoto dei miei traguardi. Con la mente piena di dubbi ingiusti. Il punto è, che mi stanno costringendo a raccattare (alla svelta e ringraziando) qualsiasi fast food, purché mi garantisca sazietà per un po’. Il punto è anche, che quello che vorrei non è così importante che lo ricordi, se poi mi tolgono le possibilità di realizzarlo. Perché poi, che io voglia un figlio, una famiglia, passeggini e pannolini, o che voglia una casa per le feste del weekend di un latin lover pieno d’amici, che io affermi la mia strada… ha senso solo per sognare la ricetta del desiderio. Per il resto, sono Mario, una laurea a pieni voti, un dottorato di ricerca, abilitazione all’insegnamento, conoscenza eccellente di due lingue (oltre a quella madre), assegnista di ricerca (senza assegno), cameriere in un pub nei fine settimana, lavoratore call center durante la settimana.
Ti viene mai la voglia di tornare in alcuni posti, case, giardini, stanze… chiusi per sempre all’accesso della tua vita? … Rivivere quei ferragosto? Riassaporare quei taralli al finocchio, sentire la voce della zia richiamarci la sera, mentre noi si giocava ad interminabili partite di calcetto per strada? A me sì. Mi torna la voglia di godere di quei momenti e di procedere a passi lentissimi verso il futuro.
Sono Mario, ho trent’anni ed ho paura.

 
 
 
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