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Un blog creato da sara_1971 il 13/07/2007

S_CAROGNE

Avvertenze: questo è un blog, bipolare come i più comuni disturbi dell'umore

 
 

Sara

 

AREA PERSONALE

 
 

Vecchio Paz

Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...

 

Cuor di Carogna

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Diario di una gravida

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Abbi dubbi

Post n°781 pubblicato il 21 Febbraio 2015 da erbavoglio_70

Invecchio, non c'è dubbio. D'altra parte sono mortale anche io. Pensieroni, direte voi!

Quando abbiamo iniziato l'avventura del blog mia figlia era una bimbina di cinque anni. Tra un anno inizierà il liceo.

Insomma, non si scherza più: avrà (sempre più) una vita a me sconosciuta, sarò io a chiederle “Stai con me?”.

Già, le cose cambiano. Nelle ultime settimane ho subito un po' di attacchi esterni, sarà per questo che mi sento vulnerabile. Sarà il tempo.

Prima il ricovero, pochi giorni, ma di quelli intensi, che lasciano traccia.

Poi, rigenerata dal cambio d'anno, dai soliti buoni propositi, dal benessere che deriva dal non desiderare una sigaretta, scopro che al lavoro a stimarmi siamo io e la mia collega preferita: un po' poco, no?

Puff: l'entusiasmo, quello che anche senza il sacro fuoco della passione tiene svegli di notte e eleva gli artisti e gli scienziati dalla massa impiegati insoddisfatti, è svanito. Dovrò trovare un degno sostituto. Invaghirmi per qualcosa, lasciarmi prendere, senza opporre resistenza, senza fare elenchi.

Non intendo riempire le giornate di corsi di inglese, pilates, cucina e di teatro, questo forse lo farò tra venti anni. Boh, leggerò, poi qualcosa mi turberà.

Intanto, per festeggiare la guarigione da un ulteriore malanno (arrivato subdolamente, come Ridge, approfittando della mia crisi), ho deciso di essere meno rigida. Si tratta di una piccola cosa, ma chi mi conosce apprezzerà lo sforzo: in genere non cambio idea neppure sotto tortura. Ta-ta! Ho concesso un telefonino a mia figlia. (Applausi.) Sì, avete letto bene: anche se in procinto di iniziare la scuola superiore non possedeva un telefonino. Perché? Perché sì. E poi perché ho fiducia in lei.

Ora lei ha un suo numero, io ho mia figlia fra i contatti... chissà quante volte non mi risponderà o mi imporrò di non chiamarla per non essere asfissiante, chissà quanti numeri di sconosciuti aggiungerà e poi cancellerà, chissà quante volte vorrà che il suo telefono squilli, chissà che foto scatterà...

Ho letto in rete di una mamma che ha preteso la firma di un contratto. La tentazione è stata forte, ma poi ho pensato di non rovinarle la gioia del momento.

La tematica dello smartphone si colloca ovviamente nel ben più ampio discorso dell'adolescenza. Un nome quasi innocuo per indicare una sciagura che si abbatte su ogni essere umano almeno una volta (due o più se questo diventa genitore). Quando si ha un figlio adolescente si ricorda perfettamente la propria vita alla stessa età. Ricordo infatti gli sguardi compassionevoli che mi dedicava mio padre (mia madre, pratica donna del nord, decise saggiamente di non parlarmi finché non fosse terminato il problema, alle soglie dei vent'anni. Ma questo è il tema del mio analista, lo lasciamo a lui): l'amore non può che essere condito da domande del tipo "Quando finirà? Pensa davvero quello che dice o vuole provocarmi? Avrà davvero il coraggio di uscire vestita in quel modo? Ma quell'unico enorme brufolo che le è spuntato sul viso non poteva scegliere una posizione meno di primo piano? E lei dovrebbe uscire con quello? Che ca**o fa dei soldi che mi estorce?". Ebbene, io ho una enorme fortuna rispetto ai miei genitori: il mio DNA è stato mitigato dall'effetto serra e quindi almeno ma figlia sorride costantemente, un po' anche di se stessa, non crede che il mondo la perseguiti e, soprattutto, non ha Sara come migliore amica.

 
 
 

San Valentino

Post n°780 pubblicato il 13 Febbraio 2015 da sara_1971

C'è qualcuno che abbia mai trascorso un San Valentino normale, da deficiente innamorato, regalando baci perugina mano nella mano, adire le solite banalità, iniziando dal messaggino mattutino per finire al regalo che lei/lui si è scelto?

Non so a Voi ma a me San Valentino ha sempre detto male.


Primi anni 2000: Uscivo con il tipico Bravo Ragazzo. Aitante, spigliato,benestante, universitario nel fior fior degli esami con tanta voglia di intrecciare una relazione seria. Peccato avesse tendenze suicide.Tendenze che si esplicitavano soprattutto durante le feste, ivi compreso San Valentino. All'ennesimo tentativo (purtroppo andato male) di gettarsi dal Molo di Bari lo apostrofai con una gentilezza di cui persino Lina Sotis sarebbe stata orgogliosa (non fare il coglione e spegni le luci dell’auto: ché prima si scarica la batteria e poi ci arrestano).Mi chiedo ancora oggi se alla fine si sia ucciso o, magari, sposato.Che poi a pensarci è un po' a stessa cosa.


2006:Avevo una specie di fidanzato, molto British, che aveva prenotato alla Pignata, fichissimo ristorante barese. Lui a cena c'andò. Io no. Chissà dov'ero. Probabilmente stavo inseguendo qualche cane in una vigna.


2007: Uno dei San Valentino migliori che io ricordi: ero al Monte dei Pegni a dar via l'anello di fidanzamento dell'anno precedente.


2008-2009: Ero con Jay. Un anno eravamo a smerciare i bonsai che aveva trafugato nottetempo dal vivaio. L'anno dopo asciugavamo con il phon le fragole funestate da una grandinata. Quanto mi manca il mio amico epatotossico... chissà dove sarà ora... (probabilmente in una fossa insieme al suo fegato cirrotico).


2010: Correva l'anno di VoglioSara: ricordate? Trovammo un pitbull rognoso e passai la serata (non solo quella, diciamo che passai circa trenta serate) a pulire la zona wagon della mia auto in cui l'avevo provvisoriamente ricoverato. N.d.R.: qualche giorno fa ho casualmente rincontrato Voglio. Lui non mi ha nemmeno salutata. Piuttosto ha preferito apostrofarmi con la seguente: 'Cosa hai lì dietro? Il cadavere di Aldo Moro?' (Davvero non so spiegarmi perché gli uomini dimentichino gli anniversari e ricordino invece particolari insignificanti).


2011:Ero a cena con una Eminenza Grigia Editoriale nella speranza pubblicasse La Creatura. Lui era a cena con me nella speranza che io gliela dessi. Com'è che si dice? Chi vive di speranze, disperato muore.


2012- 2013: Il problema non era trovare un fidanzato (ne avrei avuti un paio sottomano) quanto piuttosto sobbarcarsi l'onere di offrire una cena allo squattrinato di turno che tuttalpiù ti faceva lo squillo per essere richiamato.


2014:Lo squattrinato di turno era in casa quindi non c'era la necessità di avventurarsi in società per una cena (e a dirla tutta non c'erano nemmeno i quattrini).


2015: Oggi come oggi sono alla ricerca di un fidanzato che riesca a sopravvivere nonostante il melodramma quotidiano. Facciamo un esempio.

E'da un po' che la caldaia va in panne quasi ogni giorno nel momento in cui m'infilo sotto la doccia. E allora, sacramentando con dovizia di particolari, nuda con ai piedi le scarpe mezze mangiate dai cani, mi reco nello sgabuzzino esterno dove, oltre alla caldaia, convivono il pipistrello Ciccio, la pantegana Filippa e una lunga collezione di altri animali che si supponevano estinti. L'interruttore va premuto rispettando la successione di Fibonacci: per effettuare questa semplice operazione è necessario infilare una mano nello sgabuzzino sperando di non essere aggredita dagli scorpioni. Fatto questo ci si può anche lavare, stando attenti, dopo, a non infilare il phon nella presa sbagliata perché potrebbe cortocircuitare l'intero impianto elettrico (già successo). Diciamo che il fortunato deve possedere le giuste conoscenze meccaniche, elettriche ed anche etologiche visto che si troverà a dover convivere con cinque cani(sì, avete letto bene: cinque).

Capirete anche voi che in questo contesto di raro impatto afrodisiaco la cosa non risulti facile. Tra l'altro, adesso che finanche Alberto di Monaco si è riprodotto, il cerchio dei papabili sembra si sia ulteriormente ristretto.

Qualcuno di voi sa se per caso Sandokan è ancora a giro? No perché secondo me è l'unico che resisterebbe qui. Forse. 

 
 
 

Ricominciamo. Forse

Post n°779 pubblicato il 05 Febbraio 2015 da delilah79

Le cose belle a volte durano. Semplicemente, incapaci di sopportare il peso della felicità che comportano, le distruggiamo.
Sono due anni e più che sono riuscita ad allontanare la serpe che ha ideato questo posto malefico e virtuale.
La mia vita è trascorsa con la leggerezza che da tempo avevo dimenticato (più che altro con una zavorra in meno), sono riuscita a evitare qualsivoglia contatto con il male e a glissare i suoi sporadici tentativi di incontro con le scuse più credibili (“Saretta, perdonami, ma questo pomeriggio sono impegnata a togliere i peli dal culo del mio porcospino, ti raggiungerei volentieri, ma non posso.”); fino a che, poche settimane fa, mossa da spirito caritatevole e speranzosa di sapere che la nostra adorata fosse passata a miglior vita, le ho scritto un messaggio:
Io: - Merda, come stai?
SLM (SarettaLaMerda): - Ahahah, lo sapevo! Hai letto il blog, vero?
Io: - Veramente no, perché?
SLM: - Davvero? Incredibile!!! Quando posti?
A quel punto, la nostra adorata ha iniziato a scrivermi più o meno 15 sms al minuto che spaziavano dal tema pertosse/ipocondria/morte, a sottili e quasi impercettibili epiteti che, a suo modo, volevano essere un dolce monito per farmi ricominciare a scrivere.
Eccomi qui, dunque.
Per qualsiasi lamentela in proposito, rivolgetevi alla diretta responsabile.

Cerchiamo di fare il punto della situazione.

I due anni (e più) di Delilah:

LAVORO.
Forse alcuni di voi ricorderanno che la mia vita trascorreva serena e appagata tra i corridoi dell’Università. Le strade dell’insegnamento accademico si erano generosamente aperte al mio cospetto e il mondo della ricerca italiana e internazionale bramava all’idea che io entrassi a farne parte.
Altri tra voi ricorderanno, invece, la traduzione di questo sogno in realtà: lavoravo per una Capo che mi schiavizzava a qualsiasi ora del giorno e della notte, senza festività e per qualunque cosa, dalle lezioni, agli esami, ai passaggi in macchina, ai lavori di manovalanza, alla macchinetta del caffè rotta. In cambio, prometteva ricchi premi e cotillon (che nel mio caso equivalevano alla possibilità di lavorare in pace), che però, per uno strano caso, sono poi andati a un' avvenente tizia spuntata dal nulla bolognese che ha la madre primaria di non so quale reparto di non so quale ospedale e che ha accudito amorevolmente il padre della Capo e l’intera stirpe. Strane coincidenze della vita.
Dopo questo lungo tunnel di speranze vane, il mio rapporto di lavoro con la Capo si è concluso con un cortese arrivederci carico di formalità e veleni.
Immediatamente dopo, un’altra emerita figura dell’accademia italiana ha scelto me per collaborare al suo fianco a un importante e promettente progetto internazionale.
Ovviamente, la sottoscritta non è caduta nel tranello dello specchietto per allodole e ha fatto l’unica cosa che c’era da fare: ha accettato. Come si dice? Buona sì, fessa no. Ecco, mi presento: sono l’eccezione alla regola.
Il progetto è stato effettivamente interessante e ha aperto delle strade per me impensabili: io, che notoriamente adoro i fanciulli al punto che giocherei ore e ore con loro al gioco dei fiammiferi e della benzina, mi sono trovata per due lunghi anni ad approfondire il mondo del crimine e della devianza minorile. Cosa chiedere di più? Minori e anche delinquenti.
Ora sono ferratissima su come rubare una macchina e uno di loro una volta, salutandomi, mi ha detto: “Professore’, se avesse bisogno di qualcosa, di q u a l u n q u e c o s a, non esiti a chiamarmi”. La consecutio temporum non era esattamente così, ma garantisco sul contenuto.

Piccolo particolare: si sa, i progetti vanno per le lunghe soprattutto per quanto riguarda i pagamenti, per cui, in attesa di soldi (che ancora non vedo), ho al contempo lavorato: in un’emittente radiofonica (fallita), nella cucina di un ristorante (fallito), a scrivere tesi per promettenti studenti (falliti), arricchendo notevolmente il salvadanaio senza fondo delle lamentele dei miei amorevoli parenti che da quando avevo più o meno 3 minuti di vita hanno alimentato la mia autostima a suon di latte artificiale e dolci parole: sarai una fallita!

FAMIGLIA.
Come già in parte anticipato, la Regina Madre e il Re continuano imperterriti a darmi grosse soddisfazioni.
Tralasciando i loro metodi educativi a lungo termine e focalizzandoci sugli eventi più significativi degli ultimi due anni, posso orgogliosamente dire che anche questo capitolo è stato foriero di serenità e spensieratezza: mio padre ha rischiato due ictus e mia madre, per la legge della parità dei sessi, due infarti.
A questo si aggiunga che il carissimo fratello, deciso a rilassarsi un mese alle Maldive con amici, si è portato dietro, oltre alla palla di neve di Malé, una sbronza colossale che gli è costata un hangover irreparabile: un’amica del gruppo (già madre di due pargoli e sudafricana) incinta.
Lui lo chiama “la stabilità che ho sempre desiderato". Io lo chiamo “il condom che avrei voluto avere”.
Immagino che gli ictus e gli infarti di cui sopra non siano del tutto separabili dal lieto evento.
Chiaramente, il fatto di essere diventata zia mi ha reso una persona migliore.
Il giubilo e la felicità hanno invaso la mia esistenza al pari della scoperta di un intero formicaio nascosto dietro il battiscopa della cucina: una buona dose di Baygon e ho risolto il problema alla radice.

AMORE.
E qui la questione diventa succulenta.
Ebbene sì, la vostra Deliluccia (la H decidete voi dove posizionarla) ha una storia stabile da due anni.
Oddio, di stabile c’è solo la data di inizio che si intreccia alle altissime instabilità mentali dei due protagonisti.
Lui: Chef di fama ed esperienza, bello come il sole, aitante, atletico, forte, intelligente, arguto, spiritoso, capace…
L’idillio è durato tre mesi, degni dei migliori romanzi di letteratura erotico-romantica.
Dopo di che, siamo caduti nel baratro della depressione. Sua, inizialmente, mia, conseguente. Forse avrei dovuto capire che sarebbe andata così da quel piccolo e insignificante gesto di autolesionismo che lui chiamò “incidente di lavoro”, quando, sulle orme di una Nikita rivisitata, decise di infilzarsi la mano con un coltello.
Fatto sta che, al momento, saltelliamo allegramente di fiore secco in fiore secco in attesa di una nuova primavera che, presumibilmente, vedremo solo dopo un equilibrato mix di En, Bromazepam e Xanax.
Non mi è ancora chiaro se sono la causa principale di questi eventi o se riesco sempre a cacciarmi in storie con uomini a un passo dal “best before end”.

Sempre nella sezione amore ho un’importante annuncio da farvi: il 18 luglio scorso sono diventata mamma di Sofia (o Sophie). Cane abbandonato, malmenato, attaccato da altri cani che si è presentato alle porte della mia casa con tutto il bagaglio delle sue turbe psichiche.
Avrei dovuto tenerla una sola notte. Stranamente non l’ha voluta nessuno.
Microchippata, sterilizzata, sverminata, vaccinata, psicopatica. Regalasi al miglior offerente.

DENARO.
Quei pochi risparmi che avevo li ho bruciati dal veterinario, dal parrucchiere (gli anni iniziano a sentirsi e la ricrescita incombe sul mio cranio) e in somatoline (le ragioni di quest’ultimo acquisto saranno chiare a breve).
Se non avrete più mie notizie, venite a cercarmi alla stazione. Sarò sul primo binario, seconda panchina a destra. Gradita una coperta e un pasto caldo. Segno di riconoscimento: un cane depresso che non mi molla nonostante cerchi di scaraventarlo su ogni treno in corsa. Sfortunatamente, Lecce è il capolinea: la velocità dei treni solitamente non fratturerebbe nemmeno la zampetta di una zanzara.

SALUTE.
Sono ormai quattro anni che sfogo le mie amarezze nel tabagismo.
Le conseguenze evidenti sono un fiato corto peggio di Maurizio Costanzo e una voce al risveglio da fare invidia ad Amanda Lear ed Eva Robins messe insieme. La buccia d’arancia non mi appartiene: sono io.
Conto di smettere il prossimo 17 febbraio.
Se finora qualcuno di voi ha ritenuto fossi anche vagamente acida, consiglio caldamente di non avere contatti con me da quella data fino al giorno della mia morte (o della sua).

AMICI.
Negli anni le amicizie sono cambiate, molti degli ameni personaggi “ospiti” di alcuni miei post sono venuti a mancare.
Una costante è l’amico oramai ventennale, soprannominato “il malato” a causa di una malattia rara, incurabile, scoperta circa cinque anni fa, rispetto alla quale anche Telethon ha alzato le mani.
Costui, unico esemplare in grado di sopportarmi per un lasso di tempo superiore ai cinque minuti, fa ancora parte della mia esistenza. Ha tuttavia cambiato città. Ha, inoltre, abbandonato una promettente carriera in campo giuridico per avvicinarsi alla sua patologia: ora è iscritto a un corso per O.S.S. (Operatore Socio Sanitario). Sostanzialmente cambia cateteri e pulisce culi di ottantenni dalle 6 della mattina alle 14. Dice di stare bene. Non mi permetto di dissentire. Comincio, infatti, a ritenere che, dopo essere state accanto a me, le persone siano disposte davvero a tutto.
Un altro amico è sempre O.S.S, passa il tempo a tatuarsi e a comprare cose delle quali si sbarazza più o meno trenta minuti dopo averle acquistate. Costruisce alberi di Natale in plastica riciclata (d’inverno) e bigiotteria in carta (d’estate). In entrambi i casi, tutti quanti fingiamo apprezzamenti che durano il tempo che va dal suo portone al più vicino cassonetto.
Si annoverano tra gli amici più stretti anche un cieco, un’infermiera, un extracomunitario che, nonostante i quasi dieci anni di permanenza in Italia, continua a declinare maschili, femminili, plurali, singolari con una sola vocale: la i; una Mary Poppins mancata che accudisce bambini autistici e un assistente per disabili.
Come vedete, le amicizie le seleziono in base alle mie necessità.

Direi che per ora il quadro generale può considerarsi concluso.

Giorni fa guardavo foto del 2007.
Quando ero giovane e bella, ma non credevo di esserlo, la pelle liscia, il corpo levigato, il sorriso, strano a dirsi, presente.
Quando la vita scorreva regalandomi momenti irripetibili, che, come tutti, non ho mai saputo considerare tali.
Al momento, non nego di avere lo stesso entusiasmo per la vita che potrebbe avere una Milf che decide di iscriversi in una chat erotica. Ci penserò.
Nel frattempo, mi metto a cucinare il pangasio surgelato per la cagna di strada ed esco sul balcone per un’ennesima sigaretta.
Vi terrò nei miei pensieri mentre guardo l’orizzonte: il cimitero.

 

 
 
 

Il giorno in cui accadde

Post n°778 pubblicato il 31 Gennaio 2015 da sara_1971

Il giorno in cui accadde cominciò grossomodo come tutti gli altri che lo avevano preceduto e si erano succeduti in quella vita che sembrava aver già scritto il suo destino. Quel giorno, che avrebbe mutato tutto in mero caso, nacque cristallino già dall'alba, capovolgendo i prodigi che ogni notte lascia al suo risveglio.

Mi son spesso chiesta, e ancora me lo chiedo, se il grande singhiozzo di cui il nostro mondo risuonò quel giorno ti abbia mai raggiunto.

Noi due: che smarrimento!

Siamo sempre al di là di noi stessi, più oltre ancora, giammai troppo diversi in questa vita duplice e solitaria.

Vibranti,tutti tesi di anima e carne, sull'unica corda del nostro arco abbiamo messo, acutissima, la freccia più sicura per raggiungerci: il silenzio.

E adesso, che esiste un'altra voce con cui dico cose non sospettate da tutti i miei silenzi, adesso, che esiste un altro occhio con cui io guardo il mondo, ti ritrovo quaggiù, nella messer distanza che,quando si conviene, diventa madama vicinanza.

Tutto il dolore che non tace, il sangue, il patimento si trasforma e sei sempre tu, con la fedeltà costante del nostro vicendevole mutare.

E in questa oscura lingua, questa grammatica storta così menzognera da sembrare vera, risuona la voce, la nostra, la sola, che il mondo ci concede. 

 
 
 

Hard times

Post n°777 pubblicato il 25 Gennaio 2015 da erbavoglio_70

Il 6 novembre 2014, in un periodo di piogge torrenziali su tutta la penisola, la Serpe mi scrive per la prima volta su Whatsapp.

Da allora comunichiamo assiduamente in questo modo perché è gratis, non è invasivo, è veloce e può diventare compulsivo (cosa che a noi piace). Fortunatamente ai nostri tempi esisteva solo il fisso, altrimenti non avremmo alcun diploma e probabilmente non saremmo mai uscite di casa.

Per evitare di tediarvi con i miei post strappalacrime, riporto alcuni stralci di conversazione, certa di rendere felici molti followers (tralascerò alcune frasi scurrili, numerose bestemmie e offese a terzi, confidenze degne di “Cioé”, le faccine usate da Sara –poche per la verità – e i molti cuoricini fucsia usati dalla sottoscritta nel vano tentativo di addolcirla).

 

S: In quale parte d'Italia sei?

E: Reggio Calabria. E tu? Sei al sicuro?

S: Nei miei limiti.


E: Hai voglia di caffè, pizza, cicchetto, cinema? Dai, è sabato!

S: Lavoro, meglio in settimana.

E: So che funzioni al contrario, speravo in una congiuntura astrale favorevole.



E: Feltrinelli? Mattina o pomeriggio?

S: No, parto.

E: Sei contenta?

….....................

E: Non dico in assoluto.


E: Da settimane non riusciamo a vederci. Sei problematica.

S: I know.

E: Almeno ammetti.


E: Vieni da me per la vigilia dell'Immacolata? Panzerottata. Ci sono tutti.

S: No, non ci sono.

E: Forse è meno sfibrante se proponi tu un momento.

S: Ahahahahah! Comunque ieri ero sul punto di passare da te.

E: Wow! Mi accontenterò. Preparo una torta, nel caso ritornassi al punto.


E: Non ci sentiamo da settimane. Domani mi dimetteranno.

S: Da dove?

E: Ospedale. Polmonite.Vuoi venire a trovarmi?

[omissis]

S: Probabilmente svilupperai un'allergia. Ma non morirai. Colpa del fumo. Anche se potrei prenderla anche io.

E: Non ti bacerò. Dai vieni, sto con gli anziani. Che palle!

S: Conoscendoti è meglio.

E: Tra due giorni parto.

S: Che cazzo dici?

E: Sì, vado a Parigi. Posso?

S: Evita almeno di fare l'adolescente quando sarai lì.


La Serpe ha allietato la mia convalescenza raccontandomi alcune scenette realmente accadute degne a mio avviso di un nuovo libro (che non posso riferire senza una Sua autorizzazione legalmente valida):


E: Parte un secondo libro?!

S: Ti sbagli. La prossima volta parte un calcio in cu*o. Perché oggi sono stata una signora. E sappi che al lavoro sono molto conciliante.

E: Certo, Sara, certo.


Prossime puntate: Erba peggiora-Erba a Parigi-Festività-Un brutto rientro.


 
 
 
 

 

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