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Scido nel Mondo: S.Giorgia

Post n°23 pubblicato il 05 Agosto 2012 da romeo.eugenio
 

S.G. Chiesa baraccata                                                                                                                         

[Santa Giorgia, frazione di Scido, ormai ridotta a una borgata con circa venti abitanti, affonda le sue radici, in epoche lontane.

Zerbi ha scritto nel 1876, che Santa Giorgia, casale di S. Cristina, venne «fabbricato, in seguito delle ultime incursioni saracinesche, sui fastigi di una valle, i cui borri son bagnati da fiume lento e melmoso». Quindi, traendo il tutto dal Gualtieri, che aveva pubblicato la sua opera nel 1630, nonché dallo stesso chiosatore settecentesco del Barrio, Tommaso Aceti, ha aggiunto che il nome originario del paese fu Eraghìa, parola greca che vuol dire «sacrosanta» e che esso cominciò ad essere chiamato Georgia dall'anno 1628, avendo addizionato al primo appellativo quello dell'omonima santa, che ne sarebbe divenuta così la Patrona.

In verità, nessuna santa ha mai portato il nome di Giorgia, tantomeno essa è stata in un certo periodo consacrata protettrice del piccolo villaggio. I l termine Georgia od un suo similare è riscontrabile in atti pubblici da assai più antica data di quella offerta dallo storico molochiese nel suo famoso e farraginoso Leggendario e la prima denominazione del paese, come vedremo appresso, fu tutt'altro che Eraghìa!

Nel 1972 il Guillou, dando alle stampe la traduzione di atti greci riguardanti la diocesi di Oppido a suoi primi albóri, ha dato un grosso contributo alla conoscenza delle origini dei paesi della circoscrizione, ma in più d'un caso, non essendo egli del posto e non riuscendo perciò informato appieno della toponomastica dei vari luoghi, non ha potuto offrire quei lumi, che, meglio di lui, sarebbe stato più competente a dare uno studioso autoctono. E come non è stato capace di decifrare l'evidente «Spitzanon» (Sitizano), un centro abitato assai vicino a «Dapidalbon» (Pedavoli) ed Skidon (Scido), così non si è fatto venire l'intuizione che «Avarìa», villaggio nominato unitamente a «Boutzanon» (Buzzano, oggi Castellace), potesse essere accostato a Santa Giorgia, il cui nome popolare tradizionale non è quest'ultimo, bensì Vorija.

Nel 1053, secondo quanto recita l'atto che ne tratta, Orso, figlio di Anna, discendente da Teodoro Damalènos e da Giovanna Mestritzena, faceva omaggio alla chiesa cattedrale di S. Agata (Oppido) di alcuni beni familiari ubicati ad Avarìa ed a Boutzanon chiamati rispettivamente Mestritzena e Lychnos. Il Guillou, che, come abbiamo detto prima, non ha saputo a chi far riferimento per il primo paese, ha pensato che il relativo toponimo fosse di matrice araba e lo ha raccordato ad una località dove vi sono pozzi o ad un abitato avaro e ha tradotto Mestritzena per «cucchiaio di legno»; ma, in verità, entrambe le concezioni semantiche così prospettate si rivelano di poco aiuto ai fini di stabilire un qualche possibile nesso tra le varie denominazioni appioppate a torto o a ragione al cennato villaggio. Non ha portato ad un apprezzabile risultato neanche l'intervento pur autorevole del Rohlfs, che nel suo noto dizionario toponomastico non ha registrato la voce Avarìa ed al posto di Vorija ha presentato invece Vorìa, ch'è tutt'altra cosa, oltre ad aver indicato Jorijia quale contrada di Molochio. Il celebre dialettologo tedesco, rifacendosi al Barrio, fa derivare sia Jorijia che Georgia dalla voce greca gheorghìa, equivalente di terra coltivata; ma, se per il secondo caso possiamo dire ch'egli abbia azzeccato in pieno, non è così per il primo.

A rompere un plurisecolare silenzio interviene un incartamento di parte aragonese del 1466, una vera e propria Platea, nella quale appaiono presenti unicamente Jorgìa e Sido (evidentemente, S. Giorgia e Scido), due nuclei, che recano entrambi la qualifica di casali di Santa Crispina (Santa Cristina).

Poche notizie per oltre centotrenta anni, ma in una relazione officiata da Mons. Canuto nel 1603 a Roma, si dava comunicazione che  accanto ad Apedavuli, Parachorio, Scido, Lobrichi e Cozzopodini, villaggi tutti soggetti a S. Cristina, fa capolino Iorya, che si ritrova nella loro medesima condizione, infatti, il primo atto che gratifica il piccolo centro col nome di Santa Georgia rimonta al 1608 e proviene dall'"Archivio vaticano".

 Maria SS della Catena

Il 1783 rappresentò per Santa Giorgia, un paese che dava spesso dei punti allo stesso Scido in fatto di abitanti, il massimo della progressione, ma anche l'inizio della parabola discendente a causa di quell'irreparabile tremendo moto tellurico passato alla storia come Grande Flagello.

Di quanto accadde in quel 5 febbraio ad uomini e cose son piene le cronache, ma pure nelle carte documentarie che si conservano nella Curia Vescovile di Oppido.

Nel 1796 Antonino Galimi, che si professava «Sindaco dell'infelice Popolazione del Casale di S. Giorgia», comunicava all'autorevole rappresentante del potere centrale, marchese di Fuscaldo, che il suo paese «fu rovinato dal noto Flagello» e che di 660 anime il Pignatelli, nella visita che vi fece, ne venne a riscontrare appena 336. Ma già nel 1785 il parroco canonico Filippo Moscatello aveva inviato la sua brava relazione al vescovo affermando che delle 564 anime registrate in gennaio 1783 erano venute a perdersene ben 215, delle quali 144 per il terremoto e 71 «coll'Epidemia seguita nello stesso anno», per cui era stato d'uopo verificare allora soltanto l'esistenza di 349 individui.

Che il disastro, cui il paese era andato incontro, avesse scosso ogni minima, considerazione nei suoi riguardi da parte delle alte sfere, è comprovato in modo lampante da una lettera che il predetto marchese inviò all'Ordinario diocesano sotto la data 21 gennaio 1797. Ecco quanto quegli tenne a dire nell'occasione senza peli sulla lingua:

«Dal Sindico di S.a Giorgia mi è stata rimessa l'annessa Perizia, per la riedificazione di quella Chiesa. Vedrà, che occorrono non meno di Ducati 2.450. Quel paese non vale tanto».

Lo sfascio provocato dal crudo inatteso evento non rimase certo circoscritto ai primi fatti perché, come lamentato da altre popolazioni, le sue conseguenze si fecero sentire ancora per moltissimo

tempo. Possiamo, anzi, addirittura affermare che il Grande Flagello inferse a S. Giorgia un colpo a dir poco mortale, dal quale non si risolleverà mai più].

S. Giorgia La nuova chiesa par

Per le notizie storiche, dati e riferimenti sono state consultate le seguenti Opere:

Rocco Liberti, Memorie storiche di Scido S.Giorgia Cuzzapodine, La Ruffa Editrice 1990

 
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