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Scido nel Mondo: Nino Germanò - Medico,Scrittore-

Dott. Nino Germanò

Il medico Germanò, uomo colto e intelligente, integerrimo professionista e valente scrittore, lascia alla comunità scidese un saggio di vera e propria cultura che affonda le sue radici nella "calabresità" più ricca di tradizioni, usi e costumi della nostra Terra. Amante delle espressioni dialettali, ormai in disuso da anni, ci fa riscoprire le originalità dialettali e tanti vocaboli che per decenni hanno accompagnato il "nostro modo" di parlare distinguendoci dai limitrofi dialetti di Delianuova e Santa Giorgia antagonisti, si fa per dire, di sempre.

Da Schidon, cronache e usanze (1870 - 1930) edito da: Nuove Edizioni Barbaro di Caterina Di Pietro - Delianuova (R.C.)

<pappalùne» (15), che alligna particolarmente nella zona e paesi circostanti.

Nelle colline più basse, specie nei terreni sabbiosi, si sono reimpiantati, con viti americane, i vigneti distrutti dalla fillossera; nelle vallate sorgono noccioleti, intercalati con piante di noci. Ma l'albero che meglio alligna e sviluppa è l'olivo, che ricopre quasi l'intero territorio, al di sotto della zona boscosa, e si espande verso i comprensori vicini e per tutta la zona della Piana, con alberi secolari che superano i venti metri di altezza e producono dei piccoli frutti ovali, che in piena maturazione divengono neri e lucidi.

Poiché la bacchiatura risulta dannosa alla produzione e difficile la sgrappatura, a causa della mole ed altezza, la raccolta avviene gradualmente alla caduta per terra, a cominciare dagli ultimi giorni di dicembre sino a fine aprile e talvolta ai primi di maggio. Purtroppo, quando la mosca olearia, con successive invasioni, scava la polpa, la produzione si deteriora, si produce olio di mediocre qualità, che diventa ancora più scadente se le olive non vengono molite subito e si depositano, pressandole dentro «i zimbùni», che sono dei cassoni di due metri quadrati per due di profondità, ricavati dividendo con tramezzi di tavole un vano del frantoio; usanza successivamente abbandonata e sostituita con il deposito delle olive, a cumuli, su dei ripiani. Nelle colline sovrastanti il paese, a media altezza, gli olivi cedono ai castagneti, i cui frutti nsertì(1 6) , liberati dai ricci, vengono venduti a Oppido,Palmi e nella Piana, freschi o bolliti, oppure infornati, dopo essere stati marangiati(17) al sole. In parte, le "nserte" vengono marrunàte (1 8) , tenendole in acqua, spesso sostituita, per quindici giorni, e poi asciugate finché trasudano, ed eliminando quelle mmahagnate(19), riposte al fresco ed al buio, mantengono lo stato di freschezza; mentre le castagne curce(20), la cui pellicola è difficile a levare quando sono crude, se di piccola dimensione o cuzzicuse(21),vengono date in pasto ai maiali o altre bestie, le grosse si consumano facendo "pastidi" (caldarroste) o lessate. Quando, nel novembre, dopo la caduta d'ihjani(22) , le foglie passano dal verde alla tinta rossastra dell'autunno, le colline, in alto del paese, sembrano ricoperte di un immenso manto di oro antico. Quasi accanto sorgono i boschi di castagneto ceduo, querce ed elei, sostituiti, più in alto, dai faggi e dagli zappini, che sono una varietà locale del pino>>.

 

15 Fagioli di Spagna. 16 Di albero innestato.   17 Messi a seccare. 18 Conservate allo stato fresco. 19 Deteriorati, guasti. 20 Da castagno selvatico. 21 Bacate. 22 Ricci. 

 

 

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