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Scido nel Mondo: “un po’ di storia”

Toponomastica di contrade vicine al paese di Scido:

 

"Pedia" o Appedia = da amSéa = pero = terreno a vocazione fruttifera;

"Pera" = da mèra = al di là = terreno oltre i l fiume

"Zervo" = da C,epvó = mancino = posto a lato sinistro;

"Melesseria" = da iiéXo = ape = vespaio; luogo di allevamento delle api;

"Lago" = da Xayój" = lepre = nascondiglio di lepri;

"Catananzi" = da /oaxavayicri = costringere

 Scido- Sentiero di campagna

La storia è istitutrice di vita per tutti; ma solo gli alunni attenti ne assorbiscono la lezione: vivere nel cuore della vita di oggi; carichi dell'esperienza di ieri; protesi alla speranza del futuro; alieni dalle frequenti insorgenze autoritarie.

Alla Gioventù scidese, un invito : osservare lo Stemma del proprio Comune nei suoi eloquenti simboli: BILANCIA = Giustizia; SPADA = Dignità; MAZZA Autonomia (insegna dei Magistrati). L'attenta riflessione su di essi rischiari di vivida luce l'avvenire e indirizzi, sui sentieri della giustizia, della dignità e della libertà, ciascuno, consapevolmente responsabile del comune destino. (Santo Rullo)

 

Lo stemma di Scido

 

Storia di Scido: "MONDO GRECO"

Da: "SCIDO CAMMINO DI UNA COMUNITA' " -dal Medio Evo ad oggi- Autore Don Santo Rullo- GANGEMI ED.

Dal sec. VI d.C. in poi, forse anche prima, noi fummo greci e tali restammo per oltre un millennio. La gente che abitava queste terre parlava l'idioma greco; pregava in lingua greca; venerava Santi greci: Biagio, Nicola, Elia, Fantino...; celebrava in rito greco la liturgia, che si mantenne tale, ufficialmente, fino al 29 marzo 1480, quando venne soppressa da un Vescovo greco, Anastasio Calceopulo2; era governata da Pastori greci: nel 1339, il Vescovo di Oppido, Gregorio, in una dichiarazione inviata al papa e alla Curia Apostolica in Avignone, affermava che Oppido era greca da sempre ed "era solita" essere governata da vescovi greci. A Scido e paesi d'intorno, rito e dialetto greco si mantennero più a lungo che altrove. Il Barrio, parlando di Scido, Pedavoli, Iorghia, Cozzopodine, Sitizano, Lubrichi, scriveva nel 1571: ''Questi villaggi sono greci e celebrano Messa in lingua e rito greco; ma nei discorsi quotidiani, si servono della lingua latina e greca'. Il Marafioti scriveva, nell'anno 1600, che il greco si conservava in vari luoghi di queste diocesi e, in alcuni, anche il rito: "Cosoleto... Pedavoli, Scido, Yeorghia, Lubrichi, Sitizano... nella maggior parte di questi si parla in lingua greca. Mons. Andrea Canuto, Vescovo di Oppido, nel 1602, attestava: "In questa Diocesi, molti sono i paesi, ossia Casali, greci. In detto anno, il rito greco era seguito ancora, il G. B. Marzano ritiene che i l greco sia stato parlato in Calabria senza interruzione, dal periodo magno-greco a tutto il Medio-Evo: "Ho opinione che il greco idioma nelle Calabrie sia stato quasi continuamente parlato dai tempi della Magna Grecia fino al sec. XVI dell'Era Volgare" (da "SCRITTI", Laureana di Borrello, 1992, p. 298). Con lui è Gerard Rohlfs che difende la "continuità della lingua greca in Calabria Meridionale fin dai tempi antichi" ("Le Due Calabrie", p. 62; e "La grecità in Calabria", in "Arch. Stor. per Cai. e Lue", 1932, p. 26). Di parere contrario è J. Gay: "Au temps de Cassiodore cornine au temps de Saint-Gregoire le Brutium est un pay purement latin, et rien ne prouve l'usage du grec" (da '"Italie Meridionale et l'Empire Byzantin", Pars, 1904, p. 10).

Anche P. Russo afferma che la Calabria, completamente latinizzata dalle colonie disseminate dovunque da Roma, ritornò greca con l'arrivo dei Bizantini nel sec. VI ("Storia della Chiesa in Calabria", Soveria Mannelli, 1982, p. 113). Sembra che un sottofondo di greco, a livello popolare, sia sempre esistito dalla diffusione della lingua greca, sec V i l i a.C, alla conquista romana, sec. I l i a.C. Al greco si sovrappose, non si sostituiti i l latino. I Bizantini, conquistando la Calabria (a. 553 d.C), imposero, per oltre 500 anni, l'idioma greco, rafforzando quel fondamento di grecità esistente, nella diocesi di Oppido, da due preti greci che certamente servivano comunità greche. E probabile che fossero della nostra zona, la Costa Magra, dove la lingua greca resistette ancora per alcuni lustri. Il Vicario del Vescovo oppidese, Scipione Sartiano, Abate di Oppido, il 15 Marzo 1563, attestò che Giovan Battista Vocisano del Casale di Scido, e Giovan Lorenzo Monaco e Minico Richichi del Casale Pedavoli, della terra di S. Cristina, in Diocesi di Oppido, erano Chierici e Diaconi greci di "epistola et evangelio" e vivevano "more graecorum" (J. Mazzoleni "Fonti per la Storia della Calabria nel Viceregno 1503-1734", Napoli 1968). Non sappiamo altro; ma è nteressante essere informati che i tre, nel 1563, erano giovani Diaconi, erano nativi di Scido e di Pedavoli, erano greci e vivevano secondo i costumi greci.

Nel 1613 era rimasto un solo prete greco che, nella celebrazione della Messa, usava pane azimo, alla maniera della liturgia latina, e visse fino al 1627, lasciando moglie e figli. Nella Cattedrale di Oppido, in occasione della solennità dell'Annunciazione di Maria, si leggeva e cantava in linguagreca l'Epistola e il Vangelo e ciò fino all'anno 1627. L'anima della nostra cultura è greca. Culto, devozione, arte, architettura, portano l'impronta greca. Il 70% dei nomi della popolazione e il 71% dei toponimi sono greci e solo il 17% dei nomi di persona e il 25% dei nomi di luogo sono di erivazione latina8 . Un elevatissimo numero di vocaboli della lingua viva scidese ha etimi greci, modificati dal tempo e modellati dalla pronunzia locale. Non poche località rurali, attorno al paese, vengono denominate ancora con termini prettamente ellenici. La semantica dei numerosi vocaboli, che designano persone e luoghi legati all'abitato di Scido, può offrire a ricercatori abbondante materia di studio e d'indagine e gradite sorprese. Le particolarità fonetiche della parlata scidese (predominanza della lettera delta (d), dell'ipsolon (i) al posto dell'epsolon (e), dell'ou(u) invece di omicron (o), del doppio ZZ(zz), caratteristiche proprie del dialetto storico), confermano la tesi che i Greci, stabilitisi sulle nostre terre, provenivano, quasi con certezza, dalla Calcedonia, la colonia greca sul Bosforo, quasi di fronte a Bisanzio, e l'idioma importato era quello dorico.Il cordone ombelicale, che legò nel passato la Calabria alla Grecia, non venne mai spezzato. I rapporti con l'Oriente si mantennero attivi e fecondi più che con Roma. L'incontro con la potenza della città tiberina si dimostrò deleterio per la Calabria e i cinque secoli di dominazione romana tra ipiù infausti della sua storia. Anche Cicerone testimoniò l'abbandono e l'impoverimento della alabria: "Magna Graecia, quae nunc quidem deleta est", 'la Magna Grecia che al presente è abbandonata' (Epistola a Lelio). Al contrario la conoscenza e le comunicazioni con la Grecia arricchirono la regione culturalmente ed economicamente e le portarono splendore in campo civile ed ecclesiastico. Quanto di grande e di bello era stato prodotto nelle età precedenti, si trovò espresso splendidamente nella Magna Grecia dove fiorirono ingegni universali: Pitagora (Crotone), Archimede (Siracusa), Ibico (Reggio), Stesicoro (Metauro), Senocrito (Locri), Nosside (Locri); e poi Eschilo, Erotodo, Platone, Senofane che, al cospetto di questo mare e di queste colline, produssero i l meglio della loro creazione.

Ai nostri giorni la Calabria è conosciuta nei cinque Continenti per un capolavoro greco (i Bronzi di Riace), rinvenuto nel fondo delle sue acque.

Nei secoli IX-XI uno stuolo di Santi italo-greci, con la vita e l'insegnamento, diede prestigio e onore a questa terra. Dimorando nelle nostre contrade, o attraversandole di frequente (Palmi, Melicuccà, Delianuova, S. Cristina, Mammola), lasciarono semi di santità e fecondarono, con la loro opera, il seme della Parola divina, sparso nei cuori.

Calamitosi eventi, dopo la partenza dei Greci, precipitarono la popolazione nel baratro della desolazione; ma non riuscirono a cancellare quel filone di cultura classica, di cui era imbevuta, che, qual fiume sotterraneo, attraversò le oscure epoche storiche che seguirono, mostrando, di tanto in tanto, qualche sprazzo luminoso della sua presenza (Baarlam, Leonzio Pilato, Pietro Vitali, Sirleto, Telesio, Campanella...) e che sarà pronto a irrompere ancora gagliardo, appena le future condizioni ambientali gli saranno favorevoli.

Cognomi di origine greca:

Macrì (ifiaK-pv) = lungo;

Malacrini (QieXaxewó) = bruno;

Papaleo (nana Xewis) = prete Leo;

Romeo (pupiaio) = greco;

Scordo (afcópSof) = aglio;

Sofo {(TCXpÓ) = sapiente;

Spanò (onavóì) = sbarbato;

Spasari (Canavapri) = portaspada;

Tripodi (rpLnóSù) = treppiedi;

Zerbi (Ceppò) = mancino;

Managò (jiavaxó) = solo;

Glottologismi greci nella lingua dialettale del popolo:

Bovalàci  /3ovPaXàKLOis /3ov /3aXo = chiocciola

Canna Kavva = canna

Cannata KavaTa = vaso da bere

Catarràtu KarappaKLTJ = botola

Carcariàri KacKaplCcó = lo schiamazzo della gallina

Ceramìda tcepaplSiov = tegola

Ciliari icaXéù = rotolare

Catòju Karàyeio = pianterreno

Còcciu KÓKKO = acino, seme

Còcculu KÓKKClXo = teschio, pignolo

Cudùra KOvXXovpa = pane a ciambella

Curìna KOpVVT = cima, interno della lattuga

Cuzzuràpunu KOVICÓ, e Spenavov = falce

Folìa pùìXia = nido

Gurna yovpva = vasca, fosso

Mpaticàri epnareù epinarucepu = calpestare

Maja fiayeia = incantesimo

Micciu  nvXTì's = lucignolo, punta

Naca vav mica = culla

Muccu = flùCa = naso

Pappù nannov = nonno

Piria nvpà = calore, fuoco

Pitta nrjTTa néaaai = focaccia, cuocere

Pirùni Wf]pOVUL = bruscolo, piolo

Scifu OKVcfr'lOV = trogolo

Trocciulu TpóxiXov = rotella, carrucola

 
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