Creato da SandaliAlSole il 29/07/2005

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Del dolore / Dei dolori

Post n°1777 pubblicato il 27 Novembre 2007 da SandaliAlSole
 

Leggo sul Corriere della Sera il dibattito che si è acceso dopo la pubblicazione degli ultimi dati sull'utilizzo della terapia del dolore nel nostro Paese. Dati che ci vedono - come spesso accade in queste classifiche - giocarci il ruolo di fanalini di coda tra tutti i Paesi europei, con una spesa annua pro capite destinata agli oppiacei pari a 0,52 centesimi, laddove Germania e Danimarca superano i 7 euro e i nostri vicini francesi comunque riescono ad arrivare al di sopra dei 2 euro.
Le cifre lasciano spazio a pochi dubbi: si parla di decine di migliaia di pazienti che ogni anno muoiono senza aver ricevuto alcuna cura per dolori che la scienza medica stessa classifica come intollerabili. Si parla di malati terminali, di dolore oncologico ma anche di dolore cronico: e il dibattito si accende.
Si accende perchè qualcuno comincia a domandarsi perchè. Comincia a chiedersi se tutto ciò sia etico. Comincia ad equiparare l'omessa cura alla tortura e dunque come un atto contrario alla dignità dell'uomo.
E io trovo interessante questo intervento di
Umberto Veronesi, in particolare in questi due passaggi: Il grosso problema in Italia è allora creare una diversa cultura nei confronti del dolore: da parte del malato e dei suoi familiari che ancora lo accettano come una punizione o una catarsi contro la quale non bisogna ribellarsi, da parte del medico che lo vive come una sconfitta della sua persona e della sua professionalità. [...] Io, di fronte a questo, riaffermo il diritto alla dignità della persona malata. Diritto che ci impone eticamente di dare a tutti i pazienti la possibilità di vivere al meglio la propria vita, nonostante la ma-lattia. Ci sono malattie per ora ancora inguaribili, ma non esistono malattie incurabili. Il medico deve sentirsi moralmente chiamato a curare il dolore sempre, a tutti i livelli e a tutti gli stadi di una ma-lattia, senza aspettare che la sofferenza del paziente arrivi a un livello tale da togliergli lucidità, costringendolo ad estraniarsi dal mondo. Non soffrire è un diritto fondamentale di ogni uomo e non far soffrire è uno dei doveri più alti della medicina.

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Commenti al Post:
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 27/11/07 alle 13:33 via WEB
Anni fa, durante una vacanza in Austria, ebbi modo di sperimentare quanto diverso sia l'approccio al dolore nei nostri ospedali. In seguito a un grave incidente, la mia amica fu ricoverata all'ospedale di Innsbruck con fratture multiple e scomposte al bacino. Per tutto il periodo in cui rimase ricoverata lì fu sottoposta a terapia del dolore, in considerazione proprio della gravità del trama. Terapia che le fu sospesa appena arrivata in Italia perchè la sofferenza "era normale, data la situazione". Al massimo, le furono somministrate aspirine.
 
miro.oceani
miro.oceani il 27/11/07 alle 14:56 via WEB
E' difficile esprimere il disappunto per la mancanza di rispetto per il dolore del malato.
Mi affido al libro di Sergio Zavoli "Il dolore inutile"
"Se penso che nel nostro paese la questione del dolore è venuta al pettine da così poco tempo, ne traggo una grande amarezza. L'indolenza scientifica, la lentezza burocratica, il moralismo - quanti ammalati, quale moltidudine hanno penalizzato?"
 
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 27/11/07 alle 15:24 via WEB
Naturalmente questo discorso vale in primo luogo e soprattutto per tutti quei malati che hanno il dolore come compagno delle loro giornate e spesso per lunghi anni. Però mi viene in mente il dibattito di anni e anni sul parto indolore. come se non fosse possibile spezzare il "donna tu partorirai con dolore"... Sono sempre stata abbastanza restia (avendo avuto anche la fortuna di gravidanze tranquille e senza particolari rischi) ai parti farmacologici. Però - le levatrici insegnano - esistono molti modi per favorire parti meno dolorosi.. sempre osteggiati in nome della "comodità" di intyervento del medico. Esula un po' dal discorso principale, ma credo gli sia fratello.
 
ossimora
ossimora il 27/11/07 alle 15:15 via WEB
Avevo in bozze anche io un commento su questa questione verso la quale sono particolarmente sensibile.Quando mio padre stava male andavo io a prendere la morfina ,sottoponendomi ad una trafila del tipo ,doppia ricetta documenti di identità,farmacia interna dell'ospedale con passaggio al capo anestesista.Mi capitava quasi di sentirmi in colpa.Ancora peggio andava col medico curante che ci guardava anche un pò male se chiedevamo di aumentare le dosi.Lo trovavo e lo trovo intollerabile,assurdo ed idiota.Era proprio ora che qualcuno lo dicesse ad alta voce e spero che la cosa abbia una ricaduta reale sulla prassi medica.Mio padre era circospetto nei confronti dei farmaci e lo ricordo titubante anche nel prendersi un'aspirina ma quando il dolore è diventato compagno di giorni e notti,senza tregua nè speranza ,chiedeva continuamente e si prendeva da sè qualsiasi cosa.Mi viene in mente il film "le invasioni barbariche";io andrei anche dagli spacciatori proprio come quel figlio.
 
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 27/11/07 alle 15:26 via WEB
Io credo che sia giusto ribadire ad alta voce che non è etico un comportamento che condanna il malato alla sofferenza, quando vi sono mezzi per alleviarla. Giusto il richiamo al film. Grazie anto
 
 
lakonikos
lakonikos il 27/11/07 alle 15:26 via WEB
io l'ho fatto, per un'amica, e ti assicuro che la cannabis funziona. Gran film, brava Antonia a citarlo.
 
lakonikos
lakonikos il 27/11/07 alle 15:24 via WEB
Ho letto il testo di una "lectio magistralis" che Veronesi ha tenuto recentemente sull'argomento. E mi si è aperto il cuore. Devo dire che V. nel suo istituto mette in pratica le sue condivisibilissime idee. Io lo so e gliene sono grato. Sul suo istituto e sui suoi medici avrei da dire altre cose, ma andrei off topic. Veronesi, mi appare addirittura rivoluzionario quando suggerisce la morfina per alleviare anche dolori da patologie non gravi. Ha centrato perfettamente la questione: bisogna disgiungere nella mente della gente che certe prescrizioni siano legate alle malattie terminali. Molti pazienti capiscono di non avere più chance quando gli viene prescritta morfina(parlo di morfina per semplicità). E questo non è bene. Credo che l'uso scarso di oppioidi nasca da due motivi: molti medici considerano il dolore con superficialità, come una cosa ineluttabile; la formazione cattolica che vede nella sofferenza un sacrificio da dedicare. E,come sempre, lo impone a tutti.
 
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 27/11/07 alle 15:29 via WEB
Non a caso nella mia risposta a mario ho richiamato anche il dibattito infinito sul parto indolore. è importante tornare a riflettere sul senso del dolore. perchè in certe cose, non riesco proprio a vederlo.
 
svitol5
svitol5 il 27/11/07 alle 16:53 via WEB
Si era parlato a suo tempo della sperimentazione dei derivati della cannabis come estremamente efficaci per la terapia del dolore: tali preparati consentivano una efficace lotta al dolore senza avere gli effetti collaterali degli oppiacei (dipendenza, modifica dell'equilibrio ecc.). Erano state scatenate numerose polemiche da parte di molti bempensanti tantè che ora non si sa più che fine abbia fatto quella sperimentazione. Concordo con te che l'omessa cura del dolore di un uomo equivale ad una tortura. Ciao Vito
 
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 27/11/07 alle 22:55 via WEB
Diciamo che a mia volta sono io che concordo con quanto espresso nei due articoli citati. sarebbe auspicabile se concordassero medici e chiunque potrebbe volere "laddove si puote".
 
bimbadepoca
bimbadepoca il 27/11/07 alle 17:02 via WEB
Quando alcuni anni fa mia nonna fu dichiarata malata terminale, venne indirizzata alla terapia del dolore. Le consigliavano di fare attività piacevoli e le misero sottopelle un aggeggio che rilasciva un cocktail di farmaci antidolorifici. Mi rallegrai molto che in Italia esistesse un così alto rispetto del malato, ma poi un giorno l'accompagnai e scoprii che le veniva somministrata un cocktail di aspirina e tachipirina!!!
 
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 27/11/07 alle 22:56 via WEB
Il punto è che quando tachipirina e aspirina più nulla possono, sopraggiungono tutte le difficoltà a intervenire con farmaci diversi. E si impone una rassegnata accettazione della sofferenza e del dolore.
 
jigendaisuke
jigendaisuke il 27/11/07 alle 20:25 via WEB
Umberto Veronesi è una delle persone più intelligenti che io conosca, serio, pragmatico, peccato che queste sue parole non siano state messe nel giusto risalto in questi giorni!
 
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 27/11/07 alle 22:57 via WEB
Diciamo che è giusto che se ne parli. Non è mai troppo tardi, anche se ora non possiamo certo dire che sia presto
 
upmarine
upmarine il 27/11/07 alle 21:53 via WEB
Se un mio caro soffrisse farei di tutto per alleviargli il dolore. Credo che sarebbe l'unico motivo per cui farei qualcosa di illegale. Compreso sopprimere chi mi si frappone. Ovviamente come estrema ratio e se il dolore fosse insopportabile. Forse è più etica della eutanasia quella di evitare almeno la sofferenza. Tanto lo so che questa affermazione farà fare un po' di casino, però ritenevo di scriverla.
 
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 27/11/07 alle 23:02 via WEB
Il punto chiave di questo discorso è proprio il dolore intollerabile. Che poi lo si possa allargare a tutta la concezione del dolore è in effetti un po' un ampliamento che va a toccare temi a latere. Sulla questione dell'eutanasia, credo di capire il punto, quando tu parli di "etica". Da sostenitrice della necessità del testamento biologico, io considero etico anche il consentire alla persona una forma di autodeterminazione che consenta di scegliere se accettare qualunque cura a qualunque condizione oppure di sottrarsi all'accanimento terapeutico.
p.s. hai fatto bene a scriverla
 
Fajr
Fajr il 28/11/07 alle 01:04 via WEB
Mio fratello se n'è andato dopo mesi di dolor(i) atroci. Lui, che era bellissimo, consumato come un legno secco. Ma ancor più della malattia fu l'assenza di chi amava a distruggerlo e quella sofferenza, quel dolor(e) - che è sempre e solo al singolare - nessun farmaco può alleviarlo.
 
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 28/11/07 alle 06:45 via WEB
Hai ragione. ma quel che tu scrivi è nella possibilità di chi dovrebbe/potrebbe stare vicino al malato, con amore ancor prima che con la sollecitudine imposta dal dovere. Qui si parla di medicinali che possono alleviare il dolore intollerabile e ridare anche al malato terminale una tregua non per sconfiggere una malattia purtroppo non guaribile ma per non trascorrere i suoi ultimi giorni/settimane/mesi sotto continua tortura.
 
   
Fajr
Fajr il 28/11/07 alle 06:48 via WEB
certo, sì...
 
     
Fajr
Fajr il 28/11/07 alle 06:52 via WEB
cambia il titolo del post, allora... usa il plurale... rimanendo al singolare personifichi una bestia contro nessun farmaco è realmente efficace (questo intendevo dire). baci.
 
     
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 28/11/07 alle 07:00 via WEB
Va bene così? baci
 
     
Fajr
Fajr il 28/11/07 alle 07:10 via WEB
porta pazienza... è che alle "elementari" ho avuto una maestra - :) -precisa....
 
     
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 28/11/07 alle 07:15 via WEB
ecco.. precisa mi piace :)
 
lilith_0404
lilith_0404 il 28/11/07 alle 03:10 via WEB
ho avuto modo di parlarne proprio stamattina con il nostro medico di base: da una parte le sue resistenze, a prescrivere antidolorifici che hanno effetti collaterali potenzialmente funesti, dall'altra mia madre che da giorni non riesce a muoversi per una sciatalgia, e non fa che cercare medicine che le sollevino almeno in parte il dolore, in mezzo io che non so che pesci pigliare, specialmente quando mi sveglia nel cuore della notte chiedendomi che faccia'qualcosa', non importa cosa, purché dia tregua al dolore...
 
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 28/11/07 alle 06:47 via WEB
è questo "non importa cosa" che probabilmente il medico non riesce ad accettare nella sua concezione del dolore come parte integrante della malattia. e forse di questo sarebbe giusto cominciare a ragionare.
 
odio_via_col_vento
odio_via_col_vento il 28/11/07 alle 06:28 via WEB
credo che la ricerca in campo farmacologico sia difficile (particolarmenbte: lo è sempre, in tutti i campi) perché finanziata quasi esclusivamente dalle case farmaceutiche che lob fanno solo nella misura in cui un hanno la certezza del guadagno. vale a dire che i farmaci antidoloriferi VERI (legati a qualcosa di diverso dai dolori episodici e "fisiologici", voglio dire) hanno quasi sempre un tipo di destinazione solo ospedaliera. questo significa che abnche se li usi a casa, non li compri in farmacia, ma te li distribuisce l'ospedale, perché sono terapie da controllo. naturalmenbte questo li rende pivi di qualsiasi guadagno e qunadi attrattiva per la casa che li produce.
spero di essermi spiegata. ne so qualcosa solo dal punto bdi vista del fruitore. la mia vita sarebbe molto più facile se a certo farmaci avessi accesso. ma dopo una breve apparizione, sono stati addirittura ritirati dal commercio per gli effetti collaterali. e vedo che non c'è nemmeno una rucerca in atto per trovare dei sostituti. tanto avrebbero una circolazione ridotta. tanto ci sono farmaci (di bassissima efficacia) che alla casa farmaceutica non costano praticamente niente. che la ente si arrangi con quelli.
ma io correrei volentieri anche il pericolo, pur di averli di nuovo! come del resto accetto subito qualsiasi sperimentazione mi venga proposta. :)
 
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 28/11/07 alle 06:53 via WEB
Quando ho letto il primo articolo proposto dal Corriere sono andata a cercare informazioni sugli autori dei dati presentati. si tratta di un consorzio di case farmaceutiche che producono farmaci per la terapia del dolore. Un minimo, devo dirlo, mi si sono drizzate le antenne. Per cui non so se davvero i casi siano quei 90.000 citati o qualcuno di meno. Però ho osservato per esperienza personale quanto sia difficile accedere a certe terapie e quanto siano restii i medici a promuoverle.
Per questo ho proposto questa riflessione, perchè chiama in causa l'etica prima di tutto.
Ed è chiaro che il discorso che introduci tu, legato al guadagno e alla ricerca, allarga ulteriormente il punto di osservazione. Perchè anche su questo ci sarebbe da discutere: su una ricerca che "conviene".
 
 
Skizotonic
Skizotonic il 28/11/07 alle 12:02 via WEB
Se ti raccontassi che nel nostro piccolo ospedale di provincia (provincia nella quale esiste solo un medico specializzato in terapia del dolore, peraltro), gli oppiacei regolarmente prescritti devi comprarteli in farmacia e portarli con te se ti ricoverano perché loro non li hanno, cambia qualcosa?
 
elioliquido
elioliquido il 28/11/07 alle 06:51 via WEB
Da quel poco che so, un'azione di monitoraggio del dolore da parte delle aziende (?) sanitarie, che negli ospedali e sul territorio è stata avviata, stenta sempre a trovare di volta in volta finanziamenti. È evidente che la questione viene considerata di scarsissima importanza, e che chi la propugna deve insistere all'infinito per poter procedere con le proprie ricerche. Come si trattasse del vezzo di pochi singoli, anziché di una questione reale. Se un paziente ritiene di fare a meno degli antidolorifici (quale che sia il motivo di questa scelta, che non è lecito stare a discutere) è un conto, ma uno non deve rinunciarvi solo per decisione altrui. L'espiazione può essere un motivo valido per accettare una sofferenza. Ma non deve essere imposta da uomini ad altri uomini.
 
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 28/11/07 alle 07:03 via WEB
Ma dev'essere una scelta, per l'appunto. Come quando mio padre va dal dentista e chiede di essere trattato senza anestesia, laddove io la vorrei anche solo per un controllo.
Ciò che non è etico è imporre questa sofferenza, avendo la possibilità, gli strumenti e la conoscenza per mitigarla. Ciao Franco!
 
 
Skizotonic
Skizotonic il 28/11/07 alle 12:07 via WEB
Purtroppo, quando le aziende sanitarie sono gestite da manager che guadagnano di più quando riescono a far risparmiare più soldi all'azienda stessa, è ovvio che finanzimenti per queste e tante altre azioni vengono bocciate non sul nascere - perché fa sempre bene un articolo sui giornali che racconta di quanto l'asl sia brava e buona -, ma poco dopo (e in silenzio stampa).
 
   
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 28/11/07 alle 12:35 via WEB
Sai qual è la cosa più grave, seocndo me? E' che in questo caso non credo sia nemmeno una questione di soldi. quanto proprio di una coscienza "malata" (scusa il pasticcio) nei confrotni del rispetto del paziente.
 
     
Skizotonic
Skizotonic il 28/11/07 alle 12:40 via WEB
Ma certo che è così. I malati non hanno scelta, chi invece gestisce gli affari sì. E sceglie indifferenza e denaro: se non è mancanza di rispetto questa.
 
     
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 28/11/07 alle 12:44 via WEB
La è. Per questo è giusto che si parli di etica. Perchè tutti coloro che sono pronti a tirare in ballo l'etica e la morale ogni volta che si toccano determinati temi dovrebbero riflettere che ANCHE in questi casi l'etica e la morale hanno un loro peso e un loro valore.
 
     
Skizotonic
Skizotonic il 28/11/07 alle 13:03 via WEB
Mi scapperebbe da dire che per alcuni i valori sono solo quelli monetizzabili, ma preferirei non dirlo. A dire il vero, preferirei di gran lunga poter parlare di strutture adeguate e medici competenti e soprattutto auscultanti, non solo con lo stetoscopio.
 
     
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 28/11/07 alle 13:20 via WEB
A volte non auscultano nemmeno con quello. A volte.
 
   
elioliquido
elioliquido il 28/11/07 alle 17:47 via WEB
Già... per le "aziende" sanitarie italiane non esiste la voce di ritorno del gradimento del cliente. Nel senso che se il servizio è insoddisfacente, il cliente non c'è e si chiude baracca e burattini. Ed è questa la prima anomalia. Venduta come una soluzione "all'americana", la trovata delle aziende è servita a deresponsabilizzare, ed a giustificare con l'argomentazione del bilancio le carenze strutturali e di servizi. Ma una struttura sanitaria realmente privat(izzat)a ed in regime di concorrenza non potrebbe farsi bastare i tagli alle spese, a discapito dei servizi. È lo stesso che è accaduto con le ferrovie. Anzi, forse lì lo scempio è stato anche peggiore (misurato in differenza tra prima e dopo).
 
AllieMcB
AllieMcB il 28/11/07 alle 11:44 via WEB
visto la "scoperta" sulle opere di Da Vinci?? Chissà... se son bufale, bufaleranno ;)
 
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 28/11/07 alle 12:36 via WEB
:) si ho visto ieri. Ho pensato ai quei giochi che si facevano da bambini, quando si creavano le immagini speculari piegando i fogli con la tempera bagnata
 
   
AllieMcB
AllieMcB il 28/11/07 alle 13:23 via WEB
anche da bambina dovevo essere un po'... contorta: giuro che non l'ho mai fatto questo gioco. A quanto pare certi giochi c'è chi li fa da grande. E sa alzare anche tanto polverone... E io che giocavo a scrivere...
 
     
odio_via_col_vento
odio_via_col_vento il 29/11/07 alle 04:02 via WEB
sulla competenza di CERTA gente non metterei un soldo. (sul redattore di repubblica on line per l'arte, poi!!!!!!!)
 
annisciescianta
annisciescianta il 28/11/07 alle 12:07 via WEB
E' l'unica cosa che i poveri hanno in più nella sanità, il dolore appunto :°(
 
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 28/11/07 alle 12:36 via WEB
Amarissima constatazione la tua. ma ahimè quanto vera
 
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