Sconfinando

Delirio fisionomista

Senti, ma come si chiama quella ragazza là in fondo?
Quale?
Quella con la camicetta rossa.
Ahhh! E' la xxxx yyyyy, non te la ricordi?
Certo! Solo che quando leggo il suo nome associo il nome alla sua faccia, ma quando vedo la faccia non l'associo al nome.
..........
Smettila di guardarmi così!

Being Lara Croft

Sono giorni un po' pesanti, lo ammetto. Giornate in cui devo necessariamente far rientrare tutto e il contrario di tutto. Un tutto improcrastinabile. Non rimandabile. Non demandabile. Non rinunciabile. E alla fine è come essere al centro di una serie infinita di fuochi. Se somigliassi a Lara Croft, probabilmente in questo momento il mio livello salute sarebbe molto basso e avrei urgente bisogno di trovare una cassetta di medicinali.
Se fossi.
Ma.

Ma io non sono Lara Croft.
In compenso c'è una cosa che della playstation ho capito.
Che premendo una certa combinazione di tasti cambi la visuale. E allora riesci a guardare non solo ciò che Lara vede davanti a sè.
E se scegli la vista panoramica o quella dall'alto riesci a renderti conto dell'insieme.
E decidere quale è la mossa migliore da fare.
Allora ho dotato la mia mente di un potenziometro elevatore (che di sicuro Scalza prima o poi inventerà, io mi sono limitata ad immaginarlo) e l'ho sollevata al di sopra delle contingenze e dei fuochi.
Con il risultato di non  scottarmi.
Di non essere colpita.
E di riuscire finalmente a capire qual è l'ordine esatto dei fattori.
Il risultato non cambia, ma il mio stato d'animo si.

Scaccia-pensieri 2

E mentre ragioni sul pieno e sul vuoto, volutamente trascurando il bicchiere, divaghi, tanto per cambiare. E ti ritrovi a giocare con le parole che frullano nella tua testa portando un po' d'aria tra i pensieri stipati. Ed è allora che ti viene in mente lo scacciapensieri. Forse perchè in qualche blogamico si è parlato di Sicilia, oggi, lo scacciapensieri lo associ a un suono, a un'immagine di luce e calore, ai colori forti e ai passi indolenti.
Finchè un guizzo un po' più ardito ti riporta indietro nel tempo.
A Bruno Bozzetto e ai cartoni sulla Svizzera.

Scaccia-pensieri

Capita di tornare a casa con quel senso di sfinimento che non capisci se sei troppo piena o troppo vuota.
Come se qualcuno avesse trascorso la giornata cercato di stivare dentro di te una quantità spropositata di pensieri, parole e azioni, facendo fuoriuscire la leggerezza.
Così che ti ritrovi piena di ciò che non vorresti e vuota di ciò che più desideri.

[in foto: il vuoto e il pieno, di artica, su Flickr]

82 a 67

Non ho votato a Milano, non essendo qui residente. La campagna elettorale l'ho vissuta ai margini, tra cartelloni, qualche manifestazione, i volantini e le spillette nei mercati rionali.
Non discuto il risultato, del resto prevedibile.
E ammetto di aver sorriso ieri alla battuta del mio "vicino di banco" che al telefono con un amico gli ha chiesto sarcasticamente "Ma noi per chi teniamo?" "Ah, noi siamo quelli contro" per poi concludere un po' più amaro "Mi fa un po' effetto tifare Ferrante".
A me, più che il fatto di aver tifato Ferrante fanno effetto, tanto per cambiare, quei due numerini sui quali varrebbe davvero la pena fermarsi a pensare:

Dell’aprire e del chiudere

Di quel che accade in questo strampalato mondo, mediamente poco mi importa.
Sono passata indenne attraverso la test-mania, la linko-mania, la musico-mania, la litigo-mania.
Se un blog non mi interessa non lo frequento, se non mi piace idem.
Comprendo la necessità di mantenere un minimo di regole e di controllo, che si dovrebbero estendere, a mio avviso, esclusivamente e rigidamente a quei temi nei quali si sfiora, se non addirittura si travalica, il limite della legalità: apologia di reato, razzismo, pedofilia, pornografia et similia.
In questi casi, sono drastica, è diritto-dovere degli amministratori procedere alla chiusura del blog incriminato.
In tutti gli altri casi, non ne vedo la necessità.
Non riesco a capire, e qui vengo al punto, le ragioni della chiusura d’imperio del blog di Lolita: un po’ forte nei toni, a volte, un po’ eccessivo altre, ma non vi ho mai travisato il valicamento di quei confini di cui ho parlato.
Se fosse per me – e per fortuna non è per me – chiuderei d’imperio molti altri blog, nei quali il buon gusto, il buon senso e la lingua italiana vengono costantemente e reiteratamente violentati.
E bannerei la glitter-mania.
D’ufficio.  

Lussureggiante

E poi ti accorgi che da quando
ti sei alzata stai dipanando inutili questioni
e ti rendi conto che questo è proprio
un lusso che hai scelto di concederti.
Il dessert a inizio giornata.

[Catherine Deneuve fotografata da Helmut Newton]

U-moraleggiante

Un po' mi affascina questa cosa dell'umoralità.
Che se la usi male è pericolosa e condizionante. Dal piede sinistro con il quale ti alzi, alla luna storta, fino al bioritmo basso riesci a mettere insieme una buona lista di elementi condizionanti. Che se li usi come alibi in fondo sono un modo come un altro che scegli di utilizzare per relazionarti col mondo.
Un po' una cosa da furbetti, come quelli che impiegano anni a costruirsi un'immagine da metereopatici per evitare l'evitabile.
Ma se sono gli elementi condizionanti a utilizzare te allora la questione cambia.
E maledici quel piede sinistro che se avesse lasciato scendere il destro per primo dal letto la tua giornata sarebbe stata davvero diversa.
O così ti illudi che sia.

Ri-sveglia

E ci sono mattine che ti svegli senza pensare alle cose da fare,
ma solo ascoltando i suoni del giorno nuovo.
Ed è allora che pensi - e in fondo credi - che sarà una buona giornata.

Per favore, chiamateli debiti

Poi quasi distrattamente cominci a leggere: Istat: allarme credito al consumo. Il 14,4% degli italiani in difficoltà.
E resti perplessa.
Si parla di famiglie che almeno una volta all'anno si trovano in difficoltà con il pagamento delle rate, in particolare per quanto riguarda il credito al consumo.
E allora pensi a tutte quelle suggestioni: il tasso zero, il tan, il taeg, il compra ora e paghi l'anno prossimo.
Purchè compri.
compracompracompracompracompra
compracompracompracompracompra
consumaconsumaconsumaconsuma
consumaconsumaconsumaconsuma
Come paghi, poco importa.
Pagherai.
Prima o poi. Forse.
E allora ti rendi conto che quel buon senso con il quale una cosa o te la potevi permettere (comprare E mantenere) oppure no è stato cancellato con un colpo di spugna.
Educazione al consumo consapevole.
Cos'è?
L'importante è qui e ora.
A qualunque costo.
Tanto il tasso è zero.
Il resto sono rate.
Ma se tornassimo a chiamarli debiti, forse ci si penserebbe un po' di più.

[Wang Quisong - Requesting Buddha 1, 1999 ]