Creato da SandaliAlSole il 29/07/2005

Sconfinando

casualmente

 

Punto. A capo. Lettera maiuscola

Post n°2502 pubblicato il 02 Gennaio 2010 da SandaliAlSole

giro di moleskine

Non è che uno abbia sempre delle spiegazioni plausibili per certe assenze. Semplicemente, a volte, gli eventi sono più del tempo disponibile. Semplicemente, a volte, manca la voglia di continuare sui registri di sempre. Semplicemente, a volte, qualcuno perde le parole. A me è successo, ecco. Poi non so se le ho davvero ritrovate, le parole. Ma è un anno nuovo, questo. E spero che il funesto che lo ha preceduto sia passato per sempre. Anno nuovo, vita nuova.

Punto. A capo. Lettera maiuscola. 

 
 
 

Socialcoserie

Post n°2501 pubblicato il 04 Dicembre 2009 da SandaliAlSole

social network

È vero. Latito. L’ho scritto ieri e forse l’ho scritto più volte in queste ultime settimane. C’è un troppo di troppo in questa fase della mia vita e qualcosa, nel troppo, finisce per non starci più. I blateramenti sul blog, ad esempio.
Un po’ mi spiace, a dire il vero, perché qui dentro ci sono quattro anni e mezzo di bla-bla-bla e poi perché in fondo è stato il mio primo approccio serio ai socialcosi, anche se quattro anni e mezzo fa di socialcosi non è che si parlasse molto.

In effetti è evidente che in questo periodo molto è cambiato, dentro e fuori di qui. E non è solo colpa di Facebook, anche se è facile farne il Malaussène della situazione. È che sono proprio cambiate le dinamiche e le conversazioni, senza andare a scomodare il Cluetrain Manifesto, si svolgono su piani sempre più sfalsati, ma tutti, in qualche modo, interconnessi.

Così con Eva converso ormai quasi solo su Friendfeed, con Piazza su Blogger, con Antonia su Facebook, con Cecilia via GMail, con Margherita via Msn. Con qualcuno twitto, con qualcuno condivido link. In realtà, io, come tanti, mi muovo su reti diverse, alle quali partecipano di volta in volta persone diverse, sulla base di interessi differenti.

Per parlar di libri, finisco per andar su Anobii, mentre Guia Soncini e Catepol, su FriendFeed, sono uno spaccato tra il serio e il faceto di quel che accade in rete.
Per non parlare di Catriona e Zefirina. Poi ci sono i socialcosi e socialcontatti lavorativi. E quelli sono di nuovo un’altra cosa.

È come se quella finestra aperta quattro anni e mezzo fa si fosse trasformata in una veranda dalla quale osservare un po’ di mondo. E mi rendo conto che anche il mio modo di vivere questo spazio è cambiato. Forse perché son cambiati anche gli interlocutori e qualcosa, nel tempo, si è persa, su questa piattaforma.

È come se si fossero spenti i sussulti di apertura verso il mondo che comunque c’è fuori di qui. Anche in rete, ma comunque fuori. E si finisce per rifugiarsi in questo luogo, come nella coperta di Linus, avvolgendosi nelle piccole certezze dei contatti acquisiti. Amicali, ecco, almeno per me soprattutto amicali. Ombelicali, anche. Ma anche miopi, talvolta.

 
 
 

Dubbi lessicali

Post n°2500 pubblicato il 03 Dicembre 2009 da SandaliAlSole

Latito, lo so. E' che ogni tanto la poesia passa e il resto incombe, e a volte si rischia di soccombere. Così i pensieri non si fan parole. Non qui, ecco. Poi capitano giornate come oggi, che uno ha semplicemente voglia di buttar giù qualcosa, fossero solo pensieri disordinati. Senza pretese.

ginnastica a scuola

Comunque non so se la cosa è successa ieri o qualche giorno fa. Perché io l'ho sentita di rimbalzo in un titolo del Tiggì, ma poi, cercando in rete, l'ho recuperata tra le notizie della settimana scorsa.
Comunque, la primipara Gelmini (anche a lei scriveranno sulla scheda medica primipara attempata o è un privilegio che vien destinato solo alle comuni mortali? chissà...) intimorita per il dilagar dell'infantile obesità ha annunciato che a scuola si comincia a far ginnastica. Olè. E ci saranno gli specialisti del Coni, gli opuscoletti, le campagne informative. Anche i fondi eh. Basteranno per 2.000 scuole, dice Mary Star. Che sulle 18.539 Scuole Primarie pubbliche e private è un percentuale quasi ridicola. Ma tant'è. Prendiamola per buona. Clap Clap Clap. 
Mi resta da capire dove stia la sostanziale differenza con le ore di educazione motoria che le mie figlie hanno sempre svolto da quando hanno iniziato la scuola. Che non potevo chiamare ginnastica, perché le maestre si arrabbiavano. Vorrà dire che adesso che abbiam tutti capito che nel quadro orario ci stavano anche due ore di motoria alla settimana, dovremo re.imparare a chiamarle con il loro nome. Nuovo. Vecchio. Rispolvero. E vai di consulenze, che in un sistema asfittico nei confronti dell'istruzione e della formazione è proprio la cosa più serviva, eh?

 
 
 

Questa casa [non] è un albergo

Post n°2499 pubblicato il 23 Novembre 2009 da SandaliAlSole

La casa me la ricordo a sprazzi. Ad esempio non so come fosse l'ingresso. La guardiola della portiera però si, con la porta col vetro smerigliato e quell'odore di minestra fin dal mattino. Che poi Muriel Barbery ce ne ha fatta immaginare un'altra di portiera, che con quella ben poco aveva a che fare.
E nei miei ricordi davvero non so se la portiera che mi ricordo io era la stessa Angelica che un 25 aprile svegliò la casa al grido di "Inn andaà, i purcuni inn andaà", mentre alla Casa del Fascio, dietro l'angolo, iniziava il saccheggio. Dalla finestra mia nonna guardava. Chi trascinava materassi, chi batterie di pentole, chi coperte e lenzuola.
La guardiola dava su un cortiletto.
Io me lo ricordo quadrato e sui lati si apriva qualche porta. Un magazzino di articoli per la casa, di questo son sicura. Il negozio era di fianco, il proprietario si chiamava Anacleto e io e mio fratello ridevamo ogni volta. Poi si trasferì vicino al Duomo e diventò di lusso, ma sempre Anacleto lui si chiamava.
Poi le scale in pietra, coi gradini bassi e stondati. Grigi.
Bisognava salirle piano, perché loro, i Dottori dell'Ambrosiana, mica tutti li amavano i bambini. Ce ne era uno, scorbuticone, che si voltava contro il muro pur di non salutare. Qualcuno però era anche simpatico e ogni volta che ci incrociava ci regalava una cartolina. La Beatrice di De Predis, la canestra del Caravaggio. Una festa quando ci scappava una Natività. O un Bruegel. A Natale, ogni Natale, arrivava il catalogo. E all'epoca non è che fossero come quelli di adesso, tutto belli lustri e imbellettati: tanto bianco e nero e un sacco di scritte, non così facili da capire per dei bambini. C'era anche quello, tra i Dottori, che andava sempre in Svizzera e ci regalava le Ricola. Non è che mi piacessero tanto, ma era quanto di più esotico che la vita ci offrisse all'epoca. 

casa di via moneta

La casa, invece, mi affascinava. Io me la ricordo grandissima, ma forse non lo era. Divisa a metà, una parte dedicata all'abitazione, l'altra alla sartoria, dove non si poteva andare quando il nonno riceveva clienti.
Però la nonna mi diceva come si chiamavano. E lei, quando divenne rettore della Cattolica, Lazzati continuava a chiamarlo el Pepìn, perché quando a uno gli hai cucito i suoi primi pantaloni lunghi, fai un po' fatica a immaginartelo diverso. Anche se gli stai cucendo il cappotto da cerimonia.
Mi piaceva l'armadione delle stoffe, sul quale il nonno teneva coperte da un panno le pezze che faceva arrivare dall'Inghilterra. Il Principe di Galles mi affascinava molto, ma anche gli spigati non erano male. E mi perdevo nei cassettoni dei fili, dei bottoni, dei gessi e dei gancetti. La nonna mi chiedeva il filfò, che poi era il filofort della Cucirini Cantoni Coats, che faceva il paio con quel Trade Limited che compariva su tutte le bolle che vagavano sui tavoli. Passavo le marche, l'unica cosa che mi fosse concesso fare in sartoria, anche perché non mettevo il ditale e questo alla nonna non piaceva per niente.
C'era un terrazzino, sul quale giocavamo col triciclo, mentre la sera la nonna ci portava in camera sua: di là si vedeva la Madonnina illuminata e lei diceva che essere cresciuta all'ombra della Madonnina aveva reso mia mamma così buona. Noi ci stavamo a sprazzi, alla sua ombra, forse per questo ogni tanto disubbidivamo. Così lei diceva.
Adesso quella casa è un albergo. Però la Madonnina si vede ancora dalla finestra.
Me lo ha detto una mia amica.

 
 
 

Impressioni a caldo...

Post n°2498 pubblicato il 12 Novembre 2009 da SandaliAlSole

ddl processo breve

ovvero, dopo il Ddl sul processo breve

 
 
 

Unter den Linden

Post n°2497 pubblicato il 09 Novembre 2009 da SandaliAlSole

riviste sui 20 anni del muro

Io mi ricordo. E' vero, non è come dire io c'ero. Però ero lì. Eravamo lì. Incollati davanti alla Tv, che all'epoca Internet, così come oggi l'intendiamo, era ancora di là da venire. Guardavamo le immagini, i volti, i picconi, e i pezzi di muro che venivano giù. Per non tornare più su. Mi ricordo, io che non c'ero, i tentativi di contattare gli amici tedeschi, perché le notizie di prima mano, anche venti anni fa, avevano un sapore diverso. E nei giorni successivi, la fortuna di lavorare -allora - in una agenzia: Berliner Zeitung, Frankfurter Allgmeine, anche l'Handelsblatt andava bene, pur di legger qualcosa che venisse da là. Negli anni ho incontrato anche chi c'era e chi - allora bambino - oggi si ricorda di mamma e papà che lo rispedirono a letto, per paura che lì, al muro, potessero esserci pericoli. Dei giorni successivi, vissuti come un'ubriacatura, con quei pezzi di muro divenuti trofei. Adesso son souvenir, e ce ne son talmente tanti che è difficile non pensare che sian tutti tarocchi. In fondo un muro è comunque un sasso e la differenza sta nel significato che gli si dà. Si passa sopra anche al Made in China, voglio dire. Diverse son le parole, di chi in quegli anni, in quei giorni, era lì per raccontarla. Ed è bello rileggerle oggi. 
Domani sera lo racconterà anche Paolini. E io sarò di nuovo lì, incollata alla tv. 

google germania

Riporto solo un passo, a pagina 159 del numero speciale che il Corriere della Sera ha pubblicato per l'occasione. La firma è - non potrebbe essere diversamente, per me - di Claudio Magris. Parla del Muro, venti anni fa. Ma parla anche di noi, oggi.

"Siamo quasi tutti ciechi, conservatori, riluttanti o comunque incapaci di credere che le cose possano cambiare. Scambiamo la realtà, in cui siamo abituati a vivere, per la natura, per un ordine di cose che sarebbe magari augurabili, ma che è ingenuo sperare di mutare. Scambiamo la facciata del reale per l'unica realtà possibile, definitiva, senza avvertire ciò che sempre e incessantemente preme dietro di essa e di continuo la cambia - ora lentamente, quasi inavvertitamente, ora in misura eclatante. Non sentiamo il tarlo che rode il legno, non ci accorgiamo della crisalide che diventa farfalla, non percepiamo l'intasarsi delle arterie della Storia, simili a quelle del nostro corpo. Non crediamo nell'eternità, ma scambiamo il presente con l'eterno". 

 
 
 

Prove tecniche di ap.postamenti

Post n°2496 pubblicato il 03 Novembre 2009 da SandaliAlSole

post it

Ho provato il Post.it di Libero. Mica potevo lasciar perdere un socialcoso nuovo, soprattutto un socialcoso che si aggiorna via mail. Anche via cellulare voglio dire. 
Comunque ho creato Sandali Mobili e per ora va bene così, perché se no mi sento socialcosi-addicted. Però una domandina semplice semplice mi è sorta spontanea:

Ma quelli della 3M son stati davvero così beoti da non registrare il dominio? 

 
 
 

To my friends

Post n°2495 pubblicato il 02 Novembre 2009 da SandaliAlSole

collage new york

No, non sono sparita. E l'alessitimia non c'entra. Questa volta proprio no. Semplicemente non c'ero. New York mi ha imprigionata per pochi velocissimi giorni, nei quali ho allegramente cercato di farci star dentro tutto. Anche il lavoro, sì. Insieme alle luci di Times Square la sera, alla Statua della Libertà avvolta di nebbia e umidità, ai grattacieli e alla Little Chapel that Could, al Moma e a Central Park, alle zucche e al caffè da Starbucks, al vapore che esce dai tombini e alle piastrelle del metrò, al ponte di Brooklyn e a quello di Manhattan. Insieme ai maratoneti che si preparavano per domenica e ai bambini che aspettavano Jack con la sua lanterna. Ci ho provato, ecco. E l'Italia sembrava così lontana, mentre guardavo giù dall'Empire State Building, sognando King Kong. 

 

 
 
 

Farewell

Post n°2494 pubblicato il 01 Novembre 2009 da SandaliAlSole

alda merini 

Adieu, Alda.
E grazie.

 
 
 

Alessitimia

Post n°2493 pubblicato il 20 Ottobre 2009 da SandaliAlSole

... che credo di averlo già usato, tempo fa, questo titolo. E poi lo zio Google mi ha anche aiutato a ritrovarlo. Qui.

In realtà c'è un po' di vuoto emozionale, in questi giorni. A dire il vero, lo tradurrei più con stanchezza. Perché le corde dell'indignazione, a furia di vibrare, quasi non si percepiscono più. E si diventa come quelli che con lo sciame sismico ci han convissuto per mesi o per anni, fin che lo sciame non è più stato tale; ed è stata catastrofe. 
E ieri ho sorriso amaramente nel sentir Tremonti cantar l'elegia del posto fisso. Perché sulla flessibilità ci han marciato per anni, fino a convincerci che fosse  cosa buona e giusta. Perché poi c'è questo equivoco di fondo, sul quale a in più d'uno ci han giocato: la flessibilità mentale, quella che ti consente di non irrigidirsi in ruoli, posizioni, mansioni, non è sinonimo di incertezza. Perché Lorenzo De' Medici l'abbiam letto tutti, ma tutti ugualmente sappiamo qual è il valore della serenità e quale il peso di un oscillar continuo dalle stelle alle stalle. Col rischio di restarci nelle stalle. Incollati al pavimento. 

 
 
 

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