Creato da sinforoso il 10/01/2014
varie, soprattutto eventuali
 

 

Ottobre?

Post n°182 pubblicato il 25 Ottobre 2014 da sinforoso

Ci piacciono le storie, le belle storie scritte o da immaginare (siamo lì: il possibile è molto esteso e si sa). Noi stessi siamo storie e solo quello (nella migliore delle ipotesi), affidate al caso o alla benignità di un narratore. Fa piacere riconoscersi, entrare e uscire ed essere attraversati da sequenze che ci fanno finalmente (era ora) dimenticare la tristezza delle pietre entro cui fingiamo di pontificare.
Uno dei momenti migliori? Proprio quando miravo in controluce i gradoni a mezzo del parco, incisi e corrosi e a volte zoppicanti, onusti di passi perduti e ricomposti, tornati assuefatti scalpitanti e che ne so. Pietre, pietre del senso attorno a cui divagare: crediamo di consumarne la consistenza e ne siamo assottigliati e vinti, ben più scalfiti, e invidiosi della pervicace lentezza di quei sedimenti. 

 
 
 

Ev.

Post n°181 pubblicato il 25 Ottobre 2014 da sinforoso

Non ti allarmare, va tutto bene.

 
 
 

Agosto

Post n°180 pubblicato il 25 Ottobre 2014 da sinforoso

E' quasi un'altra vita. O poco ci manca.
Sarà la poca gente, il poco rumore, il vento. Sì, forse è il vento: ti sbatte in faccia molecole in viaggio da chissà dove e basta il naso che sei già lì, in un altro posto. In un altro tempo. Un'altra vita, insomma. Ed è tutto vero, provare per credere.
Per la verità lo avevo sempre sospettato. Ci vuole pochissimo. Inezie. Il vento, chi mai ci va a pensare al vento? Si metterebbero a repentaglio le industrie del turismo, me ne rendo conto. Forse che non mi stanno a cuore, e con esse lo spirito del viaggio? Per carità, quello siamo: transiti o poco più.
La mia cucina non è granché, d'accordo, ma l'olfatto è un'altra cosa; quello funziona, e vorrei vedere. Il naso non è solo il parente snob del gusto, se vogliamo.
La vista si contenta, è meno esigente. Il bianco abbagliante dei cumulonembi, l'azzurro pulito, il verde nuovissimo, per l'occasione.
E' il vento che combina; non si direbbe, eppure determina le nuvole e quindi l'illuminazione.
Sono sicuro di essere stato in Mozambico e in Australia poco fa, ma pure altrove. Nessuno mi crederebbe, forse nemmeno io. Ma ero lì, più o meno. Il vento sembra riguardi il tatto, ma è solo una minima parte: ha a che fare con l'olfatto, e anche la rima è a posto.
Poi, una volta scatenato il gioco, non si sa dove né come finisca.
Io non ho nulla contro i tour operator, sia ben chiaro. Non si dovrebbe propalare a cuor leggero che basta molto meno di un biglietto, un titolo di viaggio per muoversi, per essere ovunque. Ma perché complicare le cose, se sono queste ad attraversare l'aria piuttosto che il contrario?
Il vento è femmina, cibo, un ricordo da inseguire. Alle 14.57 non riesco a vedere altri orizzonti, anche se non è vero (è che devo sostare di tanto in tanto per prender nota di quelli attuali, non ancora mutati, trasfigurati).
Un balzo più in là è si sente l'autunno, col vino. Ma forse era un alito di troppo.
Non ho molta fantasia, la demando a quelle altrui. Paolo Conte, per esempio: qui, tutto il meglio è già qui; non ci sono parole per spiegare od intuire, e capire. Non a caso la canzone si chiama Madeleine. Non a caso Proust odiava i rumori. Non a caso il sesso vive dei sensi frontali, non laterali.
Non lo so dove mi trovo, quindi questo giorno non è andato perso.
Certo, quando ti chiedono dove sei stato abbozzi, prendi tempo, nicchi, scantoni. Come si fa?
Io ci credo alle bugie; non a tutte ma a quelle belle e così vere senz'altro.
Non bisognerebbe mai sapere del tutto quel che si dice, quel che si fa. E' così che ci si incammina verso un rovescio della medaglia, un negativo delle abitudini, una filigrana di quella cosa appassionante che definiamo inconscio. Come se ci fosse una coscienza, come se bastasse, come se ci si potesse accontentare di quella.
No, meglio una folata che scompagini tutti i crismi consueti. Saperne sempre di meno, è questa la vera conquista. Perdersi e non viaggiare, il vero divertimento, l'unico ancora possibile.
Ma sì, buon Ferragosto.

 
 
 

Doc

Post n°179 pubblicato il 25 Giugno 2014 da sinforoso

Sto bene, Dottore, sto bene. Il male non c'è quasi più, e la rabbia mi rende più lucido. Metto a fuoco, respiro, capisco di essere stato un deficiente, faccio i miei stentati conticini con crescenti successi. I sospetti li avevo. Troppa enfasi, troppo di tutto, a fronte di fatti così striminziti. Doc, intendiamoci: non tolgo niente al Paese del Famoso Amore, ma prendo nota dei suoi confini labili, porosi, tra cui passa di tutto. Bisogna esser rapidi, versatili, motivati, sennò è facile: tutti son buoni a languire. Sto meglio, Dottore, mi creda; e lei lo sa quanto amo indulgere sotto le maschere più affrante. Ma mi soffocavano, le ho tolte, e ora vedo meglio. Eppoi diciamolo, non ho fatto niente per evitarmi tutto ciò; le conclusioni le avevo tratte milioni di anni fa, erano quelle giuste. E anche gli ultimi mesi non mi avrebbero assolto. Quindi avevo torto. Non male, no? Sì, volevo stare da solo, ma mi accorgevo che non bastava mai; lo spiffero che credevo innocuo mi ha tradito. Può darsi che non sia vocato, che abbia sbagliato quasi tutto (cosa che comporta il vantaggio di potere e dovere cominciare daccapo con maggior disinvoltura). Butto giù altri chili, Doc, lei m'insegna: fa bene. Come a dire che la montagnona si prenderà l'incomodo di correre ancora dietro alle sue maomette, con meno fiatone. E' come per la ginnastica, una faticaccia costante e con la paura di farsi sempre male, ma ne vale la pena. Lei è solo un medico, Doc, non mi faccia dire altro, non si può confessare tutto. Le medicine sono una cosa seria, non necessariamente appannaggi del primo cerusico di passaggio. Guarire non si guarisce mai completamente: ma pure ammalarsi ha i suoi gusti inarrivabili. Io corro da solo, Doc, senza multinazionali alle spalle. Mi improvviso sciamano, quando serve, e so anche contraddirmi quando è il caso. Quindi le cure le raccatto come radici, qua e là, forte della vitalità che vedo scorrere ovunque. Sì, lo so, la famosa rimozione ecc. Ma mi creda, non è così. Una volta (lo dico solo a lei) rimasi fedele a un mio errore per tre anni; non so se ne valesse la pena, ma rimasi lì a vegliare il cadavere della mia povera vittima (ed era di quelle ben più cospicue delle recenti). Mi piaceva scialare; anche adesso. Si dice che avarizia e aridità di sentimento vadano di pari passo. Ecco, appunto. Dovevo per forza mettermi a pedalare per conto mio, e le dirò che mi è tornata la voglia. Ci sono pessime bontà e ottime, efficaci cattiverie: e c'è perfino la libertà di diagnosi. E, più di tutto, quel timore strisciante di aver sprecato così tante occasioni, fin troppe. Ma che sarebbe mai una vittoria senza avere assaggiato le più inverosimili delle sconfitte? E' così che mi sembra di assoldare nuovi pretesti per la mia truppa, e allora ce ne andiamo alla ventura, spavaldi solo perché non avremmo mai più paura di perdere, io e tutta la lurida masnada delle esperienze. Mi capisce, Dottore, mi segue? Come faccio a farle un esempio? Vuole la solita citazione del povero Flaiano? No, vero? Giugno non si merita così poco, le dirò. E forse, a ben pensarci, nemmeno io.
Le risparmio un'altra delle mie citazioni preferite; sono buono, lo sono diventato, ho dovuto imparare; senza per questo disimparare una salubre perfidia. In questa vita morire non è serio, ma non lo è nemmeno il vivere. Hai visto che arguzie? E questo è niente. Mi lasci stare, mi firmi il foglio di guarigione, ché al resto ci penso io. Mi faccia uscire da qui.

 
 
 

Embè

Post n°178 pubblicato il 24 Giugno 2014 da sinforoso

Non so cos'avrei scelto se avessi potuto. Avrei sbagliato sempre, in ogni caso. Sarei cambiato, mi sarei smentito. Non avrei saputo spiegarmene il motivo. Forse non avrei saputo pormi gli interrogativi giusti. Figuriamoci darmi le risposte adatte, cioè quelle più adatte. Tutto ha continuato a essere, e per fortuna si è stati incoscienti al punto di non pretendere di fermare quei mutamenti. Si è stati incapaci di tutto, per nostra fortuna. Non è un merito, non è un titolo quello di essere vivi, seppur sempre increduli di esserlo e senza un'alternativa al proprio respiro. Quanta gratitudine per chiunque, ci ha portati qui. Mancherebbe perfino la forza di ricordare. Poi è quella di dimenticare che viene meno. Non c'è saggezza, si può amare solo l'ingenuità. Come un bambino su una spiaggia che creda di poter catturare ogni cosa col suo secchiello, quello con il quale misurare il mondo. E' tutto cambiato, e sarà sempre così. Il dolore della memoria sarà avvinghiato al sollievo della smemoratezza e nessuno riuscirà mai a dividerli. Questo non ci rende più innocenti, ma rende più sopportabile la nostra inevitabile colpevolezza. Non sappiamo quasi niente, e non è un'attenuante né una consolazione, ma solo un motivo per continuare. Abbiamo un così incredibile bisogno di bugie. In questo consiste la nostra unica sincerità.

 
 
 

eh?

Post n°177 pubblicato il 19 Maggio 2014 da sinforoso

No, a parte l'apparizione di un paio di lucciole non è successo proprio nulla.

 
 
 

L.

Post n°176 pubblicato il 25 Aprile 2014 da sinforoso

 

L'importante è quell'imprinting in sincrono col primo vagito, che è già un grido di sfida o di difesa. Il primo rigo, l’inizio.

 

 

 
 
 

Durissimi corpo-a-corpo col fantasma di turno

Post n°175 pubblicato il 19 Aprile 2014 da sinforoso


Perlopiù sono questi i miei argomenti, e non so di quali altri sono, sarei capace. Non lo so più. Ho paura di potermi tradire con qualsiasi espediente a patto di preservare questa appartatezza delle cui ragioni mi sono dimenticato, fino a farne un'abitudine a una patetica superbia. 

Scusa la greve, pornografica mancanza di leggerezza.  Buonanotte.

 
 
 

Katia, Rosa, Maria 2 (o 3)

Post n°174 pubblicato il 06 Aprile 2014 da sinforoso

(...)

 
 
 

Parliamone, anzi no

Post n°173 pubblicato il 05 Aprile 2014 da sinforoso

I glicini.

 
 
 

Insomma

Post n°172 pubblicato il 03 Aprile 2014 da sinforoso

Il 31 marzo i primi papaveri, oggi il mandarino fiorito (e profumato).

 
 
 

Così

Post n°171 pubblicato il 30 Marzo 2014 da sinforoso

I girini, anche loro, pullulano per i canali stagnanti e chiusi, e così sarà ogni anno, fino a maggio, quando scompariranno misteriosamente non prima di avere gremito le sponde erbose più praticabili sotto forma di rane minuscole, aggraziate possibilità senza troppo futuro (non so che fine facciamo quei milioni di ranocchie in miniatura, volenterosamente disposte a guadagnare la terraferma, e forse è meglio ignorarlo).


Come a dire che non basta il bacio della principessa di turno, se prima non sei diventato un batrace adulto.

 

 
 
 

Breviario quotidiano

Post n°170 pubblicato il 22 Marzo 2014 da sinforoso

Piccoli suggerimenti di sopravvivenza domestica.
 
Comprate un ventilatore, accendetelo e sistematelo accanto alla finestra, verso essa rivolto, così da potere fumare senza appestare i locali. All'uopo montate una mensola su cui apporre una piccola abat-jour che vi consenta di poter leggere in santa pace nel vostro angoletto, consumando al contempo il vostro tabacco con tranquilla coscienza (almeno per la durata di queste operazioni). Preferite le illuminazioni selettive, che isolano dal resto e scarnificano le pagine e dànno risalto alle parole. Scegliete un libro molto intelligente, ma non ditelo a nessuno: anzi, per precauzione, tenete sempre accanto un rotocalco entro cui avvolgerlo e mimetizzarlo, all'occorrenza. Accettate serenamente di non aver proprio nulla da dire, confidando magari in tempi migliori; forse state solo digerendo oziosamente il vostro passato (i leoni sono potenti carnivori, ma perlopiù pigrissimi, va ricordato). Se il libro non vi sembra sufficientemente attrezzato, cambiatelo, fino a quando troverete quello giusto. Cambiatene molti, moltissimi. Amatelo, vi ricambierà. Sperate. Bevete uno o due bicchieri di vino rosso prima di andare a dormire. Passeggiate. Fingete di avere un amico o un'amica a cui rivolgervi, quando non vi basteranno quelli di cui (non) disponete già. Comprate un lettore MP3, e riversatevi qualche registrazione di onde oceaniche scroscianti (se ne trovano a bizzeffe su you tube), e azionate la modalità repeat (l'effetto è raggiunto quando ci si rialza dalla propria postazione un po' abbronzati e perfino con le ciabatte bagnate e salmastre). Indossate le cuffie, alzate il volume. Respirate, di tanto in tanto, quel che vi passa il convento o la cosiddetta realtà. Imparate a ritagliarvi dei misteri personali, profondi, inaccessibili (anche fasulli vanno bene: purché esclusivi). Uccidete il vostro televisore, oppure fategli buon viso a pessimo giochetto. Trovatevi amanti giovani, anche immaginari(e). Fingete che non occorra sempre vergognarsi di sé stessi. Continuate a vivere. Tacete. Scrivete (se vi scoprono, negate tutto, cancellate e ricominciate daccapo, altrove e con maggior prudenza). Appendete una foto del vostro attore o della vostra attrice preferita, tenetela in bella mostra: non dovete somigliargli/le, sarà lui (o lei) a doversi sforzare di somigliare a voi. Accettate il fatto che si sia soli, in transito e forse nemmeno eterni (il che può comportare indubbi vantaggi). Amate la Costituzione (quella italiana, perlomeno). Odiate ogni forma di fascismo (ma non sempre, non tutte assieme: è troppo difficile; tuttavia provateci). Fidanzatevi con gli dèi (o le dee) del sonno o del silenzio. Non seguite questi consigli. Non diffondeteli. Se lo fate, procurate di non averne l'aria, o rimediate un buon alibi. Imparate a ricordare. Diffidate del troppo rumore, della folla. Se proprio dovete, tenete un diario, ma sottopelle, a prova di dermatologo. Ascoltate (sennò tenete sempre la cuffia). Resistete. Siate buoni, quasi sempre. Dimenticate tutto questo (se vi fosse possibile). Siate dignitosi. Abbiate dubbi, un senso del dovere (e, se proprio non vi fa schifo, della carità).
 
 
E' stato così che oggi, per circa 2 o 3 decimi di secondo, ho avuto la netta sensazione di avere ragione.

 
 
 

Eccoci

Post n°169 pubblicato il 22 Marzo 2014 da sinforoso

Ogni fratta è buona per riprendere fiato, e vale anche come esercizio vitale per tutelarci e da esibire. Un affanno dà meno nell'occhio,  teniamocelo pure.
Anche il lumino all'altare della civica libido è stato puntualmente acceso, e ora illumina della sua presenza. Amen.

Ma nessuno ci farà dubitare mai che sia proprio tutto quanto non potremmo né sapremmo dire, a salvarci.

 
 
 

Poi dicono

Post n°168 pubblicato il 16 Marzo 2014 da sinforoso

Sarà normale che non esistano più padri e figli ma solo papi e amore mio?

 
 
 

Daniela R.

Post n°167 pubblicato il 13 Marzo 2014 da sinforoso

Non prendiamoci il vizio. E' difficile da spiegare. Vediamo.

Ecco, alla fine dell'ultima lettura ho scoperto daccapo quanto si possa volere bene a un libro.

 
 
 

Ciao, mamma, va tutto bene

Post n°166 pubblicato il 11 Marzo 2014 da sinforoso

E così, senza storia né immaginazione, diventare un byte per la smemoratezza di chiunque.

 
 
 

Che brava, però!

Post n°165 pubblicato il 10 Marzo 2014 da sinforoso

Non scriviamo recensioni, non sapremmo farlo.
Per farci perdonare questa vergognosa astensione ci guardiamo però almeno dalla cronaca personale, minuta e ordinaria che non infliggeremmo a nessuno (forse nemmeno a noi stessi), anche se sappiamo che non basta, ci mancherebbe. Mettiamo le mani avanti: ma visto lo spazio a disposizione, dove dovremmo cacciarle?
A volte prendiamo appunti, quando ci pare di avere scorto i rudimenti di una  pietra filosofale, l'ultimo rutilante modello.
Ma tornati a casa non sappiamo nemmeno capire a cosa si riferiscano quei poveri geroglifici a matita, vergati con frenesia sulle ultime pagine dei libri che portiamo appresso. Non ci pare tuttavia la peggiore delle sorti, quella di non capire. Anzi.
Così rinunciamo, e ci facciamo perfino una figura migliore. Naturalmente sembra una soluzione a buon mercato. Ma chi ha mai sostenuto e preteso il contrario?
Abbiamo troppo rumore per la testa, non sappiamo mai come silenziarlo, e spesso non basta neanche il dormirci su.
Proviamo perciò a ruminare tra qualche pagina interessante. In questo caso è la volta di Daniela R., assai fascinosa giornalista. Anche il suo romanzo è da rileggere (tutto qui il nostro solito criterio critico, ahinoi), o da tenere lì, pronto per ogni uso, incombenza, versione.
Avevamo già deciso che costei ci piacesse abbastanza, quindi tendiamo a crederle, tantopiù che un'occhiata futile e occasionale l'avevamo rivolta anche noi a tale Nietzsche.
Però ci manca la memoria basica, quella necessaria, inevitabile, da articolare e demandare a una posterità. Il  presente lambisce come un'onda il suo preteso futuro, si scontra per le solite spiagge dell'attualità e resta lì indefinito indigerito impigliato, non incline ad alcun progresso sensibile, sia temporale che evolutivo. Produce il suo onesto rumore di risacca e il resto è improvvisazione, fortuna, estro chiropratico. In altri termini, una spuma commovente e suggestiva che ci affrettiamo a farci bastare nel timore di smemorare anche questa.
Siamo creature, suvvia; abbiamo bisogno di parole, scritte o declamate che differenza fa? Sono appena a pagina 207, la fine di un capitolo, diviso come sempre tra ansie di segno opposto.
Anche i lettori, addirittura loro stessi hanno una propria invereconda, volenterosa vita, che diamine.

 
 
 

Vento

Post n°164 pubblicato il 05 Marzo 2014 da sinforoso

Il più ostico e accondiscendente dei pacieri, direi.

 
 
 

Lidia R. (e altri lirismi)

Post n°163 pubblicato il 02 Marzo 2014 da sinforoso

Fuori sembra Dicembre, ma non glielo rimprovero. 
E' durata poco questa concitazione da pausa da libro, giusto il tempo di intravedere dalla finestra del bagno i tardivi lucori di Marzo, corroborati da un insistente e sospetto cinguettio (non mi perdòno di avere incrociato una mimosa facendo mostre di ignorarla, a proposito di negligenze).
Era troppo presto e freddo per la doccia, troppo tardi per dormire, e in compenso non c'è un momento giusto per mettersi a lèggere.
Il titolo l'avevo già adocchiato, ed ero tornato nei suoi paraggi almeno tre-quattro volte, sfogliando qua e là.
Ho visitato varie isole, Stromboli mi mancava; al massimo, da quelle parti, avrò avuto una fidanzata in vacanza a Ustica. L'ho comprato ieri, già segretamente innamorato: ci si lascia catturare dalle lusinghe verso cui siamo già chissà come magnetizzati, sennò che gusto c'è.
L'ho lasciato lì, a dormire al posto mio.
Ci sono cadenze e cautele necessarie per certe letture; non bisogna avere fretta. Il piacere delle isole è di quelli più pervicaci.
Comunque, pur rintronato dal frastuono protettivo delle cuffie d'ordinanza urbana, non riesco a togliermi dalla testa quei muri spessi e bianchi della casa esposta al vento, le finestre piccole, il breve intrico dei vicoletti, lo sdilinquirsi infinito di fronte a un qualsiasi  orizzonte marino, il sommesso ciangottare di quelle trascurabili immensità che un occhio esperto non fatica a indovinare  come piuttosto familiari, anche se non lo ammetterà mai e poi mai, pena la decadenza dal rango del prezioso anonimato che ci si deve guadagnare: insomma l'estromissione dal composito e riluttante mondo dei solitari. Del resto, e per fortuna, non esistono solitudini troppo simili alle altre. Se si somigliassero più di tanto vivremmo tutti a Bombay o a Pechino, e senza rimpianti.
Anche queste pagine hanno l'aria di voler essere presto rivisitate (e sono appena a metà del loro esiguo cammino).
E' vero: mare e vulcani, spazi aperti e terra mobile, come in viaggio, non hanno raffronti consueti, rassicuranti. Come si dice, archetipi. O, come non si dice: si abita da quelle parti, senza tante storie, almeno apparenti.
Non vedo l'ora di tornare sull'isola (che tanto  cerca di coincidere con l'annaspare delle proprie e altrui parole), ma rallentando ad arte ogni movenza e programma per dilazionarne l'inizio e la fine o l'attesa, o per la semplice gratitudine verso questa lettura e  tutto quello che sembra suggerire scoprire promettere ignorare nascondere dimenticare.

 
 
 
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