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« Terry Noland e amiciSerata The Rocker »

Paperino e Valentino gli intrepidi eroi di Forte Satchmo

Post n°2166 pubblicato il 06 Novembre 2016 da paperino61to

 

           

 

Ci troviamo nell’ovest americano, anno 1880, un forte sorge ai confini tra l’Arizona e il Texas. Lo presidiano un manipolo di eroi in divisa blu e al comando c’è  il granitico colonnello Dixie.

                


“ Soldati, come sapete il filo sottile della pace rischia di rompersi. Ho bisogno di due volontari che si rechino a parlare con i capitribù. Chi si fa avanti, prodi eroi di Forte Satchmo?”.

Voce fuori campo: “ Perché questo nome?”.



Colonnello Dixie: “ In onore al futuro pro pro pro pro nipote del nostro trombettista: Louis  Satchmo Armstrong”.

Voce fuori campo: “ Grazie”

Colonello Dixie .:” Prego. E ora soldati chi vuol partire per questa missione di pace faccia un passo avanti”.

                       


Ora potete immaginare chi siano i due intrepidi “eroi”: il sergente Paperino e il caporale Valentino. “Noi non abbiamo fatto il passo avanti, ma è il resto dei soldati ha fatto il passo indietro” esclamano i due (s) fortunati soli davanti al colonnello.

“ Bravi ragazzi, voi fate onore alla cavalleria degli Stati Uniti, la famosa 91sb!”.

Voce fuori campo : “ Scusi, ma non era il Settimo cavalleggeri il più famoso? E poi perché il 91sb?”.

Colonello Dixie.: “ Lo era, ma adesso siamo noi. Abbiamo sconfitto la tribù del gran capo Briscola in una memoriale partita a carte. Il numero sullo stendardo è in onore ai martiri in un campo di concentramento in Italia, che si alzano alle 4 del mattino, estate e inverno, vessati e martoriati da un certo Marpionne canadese”.

Voce fuori campo: “Grazie”.

Colonello Dixie: “ prego!!”.

Paperino: “ Veramente, colonnello ne io ne il caporale …”.

Colonello Dixie: “ Sono fiero di voi. Partirete domani al sorgere del sole cercando convincere i musi gialli…”.

Voce fuori campo.: “ Scusi, ma non erano rossi?”.

Colonello Dixie: “ A’ bello…( qui il colonnello sbotta in un dialetto misto di ciociaro, romano e latino) questa domanda fallo a quello strampalato che sta scrivendo questo racconto, non a me”.

Voce fuori campo: ” Grazie”.

Colonello Dixie: “ Prego! Se permette ho un discorso da fare a questi due prodi… ora voi due, non state fino a tardi al saloon,  ma neanche  fate come l’altra volta, cioè andare a dormire come le galline, quello è solo un modo di dire”.

Fu così che i due intrepidi soldati partirono per una missione pericolosa. Attraversarono il deserto sotto un sole infuocato  accompagnandosi con dei canti che salivano alti nel cielo azzurro.

Paperino.” Senti caporale, conosci qualche canzone dedicata al sole? Io non conosco canzoni del genere e tu?”.

Valentino: “ No sergente…ci sto pensando ma non mi viene in mente nulla”.

                   


In soccorso arrivarono un quartetto di cani della prateria, che spuntando dalla loro tana, intonarono” O’ sole mio” in onore a un componente nativo di Posillipo.

Segnali di fumo si intravedevano all’orizzonte. Il sergente piumato domandò al caporale di tradurli.

Valentino: “ C’è scritto che la promozione Fumotim sta per scadere, di ricaricare la legna entro il giorno…”.

Come vedete anche a quei tempi c’era già una certa compagnia telefonica.

Voce fuori campo: ” Passare alla Vodafone no? In promozione danno una serata con Bruce Wayne o era Willis?”.

Un indiano nascosto dietro  un cactus esclamò: “L’ultimo Wayne che conoscevamo ci prese a pistolettate da una diligenza!”.(  NdR ogni riferimento al film Ombre Rosse è casuale).

                    


Finalmente i nostri eroi arrivarono al grande campo degli indiani. Decine, centinaia ..ma che dico ..

Voce fuori campo: ” Se non lo sai te che scrivi lo debbono sapere i lettori? Deciditi, a dirci  quanti sono!”.

Narratore: “ Quanto mi sta sulle scatole questa voce fuori campo….quasi quasi lo infilo nel racconto e lo faccio torturare dagli indiani”.

I due eroi vennero accolti dagli indiani che osservavano stupiti quegli esseri che avanzavano verso di loro, mai avevano visto un papero e un coniglietto in vita loro e poi con una divisa blu. Dopo la sorpresa e lo sbigottimento, i Gran Capi delle varie tribù si presentarono a Paperino e Valentino.

            


“ Augh! Io sono Gran Capo Moscio degli Arrapati”.

Voce fuori campo: ” Ma non erano gli Arapaho?”.

Gran Capo: “ Lo eravamo, ora questo grullo di scrittore ci ha cambiato il nome!!”.

“ Augh! Io sono Gran Capo Braccino corto della tribù No mance”.

“ Augh! Io essere Gran Capo della tribù Piedi Neri e Puzzolenti”.

Paperino sottovoce: “ Si sente…”

Valentino diede una gomitata al suo sergente pregandolo di non dire nulla in merito alla pulizia, ci teneva a tornare al forte con lo scalpo intatto.

Paperino: ” Bene prodi Gran Capi noi, siamo qui per conto del Grande capo Bianco di Washington…tutti noi vogliamo la pace e per questo vi abbiamo portato dei doni”.

A sentire quella parola le squaw delle varie tribù arrivarono a frotte, correndo, urlando come fossero arrivate le scarpe della Zelando.

Valentino adocchiò una giovine squaw e si avvicinò domandando quale fosse il suo nome.

                     


Squaw:” Mi chiamo Pel di Carota e tu, prode soldato dalle orecchie lunghe?”. In quel momento il caporale seppe cosa voleva dire la parola “amore”.

Anche ai gran capi furono fatti dei regali; il più contento era quello dei Piedi Neri e Puzzolenti.

Egli aveva ricevuto tre confezioni di sapone liquido ciascuna composta da ventidue litri, presi al mercato da un banco cinese a Kansas City e due bidè presi in una discarica ai lati della futura Route 66.

“ Bene, visi pallidi…ora fumiamo il calumet della pace per suggellare il nostro patto!”.

                  


I poveri soldati che mai in vita loro avevano fumato, fecero buon viso a cattivo gioco, ma qualche burlone indiano mise del peyote al posto del tabacco, e così i nostri eroi videro cose che per noi umani erano incomprensibili.

  

Videro un mondo chiamato Asgard dove una persona girava con un martello in mano, un tizio che sparava ragnatele con un buffo costume addosso e un altro che raccontava balle di nome Matteo.

L’indomani mattina i due prodi cavalieri della compagnia 91sb partirono per far ritorno al forte, con loro si accompagnava la futura sposa del caporale Valentino: la squaw Pel di Carota.

Valentino :” Se avremo dei figli li  chiameremo Catalogna e Sedano…ti piacciono amore mio?”.

Squaw:” Augh…che bei nomi…tesoro dalle orecchie lunghe”.

Al forte  i preparativi per il ritorno degli eroi erano pronti, il colonello Dixie aveva sfoderato la sua chitarra e incominciato a intonare le sue canzoni.

“ Evviva il sergente. Evviva il caporale. Evviva ….yuppièèèèè ….i nostri eroi!”.

Colonello: ” In merito al vostro coraggio, vi conferisco questa medaglia al valore e come premio una licenza per uccider…scusa ma che cavolo mi stai scrivendo?”.

Narratore: “ Scusa, mi sono sbagliato…stavo guardando un film di 007”.

Colonello :” Bene, dicevo un premio licenza, una settimana alle Terme con massaggio e vasche idromassaggio. E ora passiamo a festeggiare...e a cantare…”.

                    


A quel punto spuntò Donna Pilates che pregò i due soldati di cercare di cambiare il  repertorio al colonnello: “ Mi sono rotta gli zebedei a sentire sempre Giovanna, il Giardino dei semplici, Povia , Pupo…ma vi rendete conto? Pupoooo…dio bonino e maremma maialetta, non ne posso più”.

Il piumato e Valentino si guardarono negli occhi, poi andarono dal colonello dicendo:  “Permette signore?  Ora provi con la sua chitarra a seguirci in questo ritmo…è facile…quattro quarti…taca banda Vale…taca banda Papero”.


           


Fu così che per la prima volta in quelle regioni selvagge sentirono il rock’roll, mentre un certo capitano Totti esclamava sottovoce: “ Era mejo se cantavano Grazie Roma”.

                       Fine                                        

 

A mio discapito nell’aver scritto questo assurdo racconto è aver preso delle pastiglie per il mal di testa, ma ho come l’impressione che quel burlone d’indiano le abbia  scambiate con del peyote.

Un omaggio al mio amico Dixie, sperando che si sia divertito a leggere questo racconto ed a immaginarsi a suonare assieme a questa coppia di strampalati al Jamboree Festival.

 

 
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