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Ai confini della Irrealtà...

Post n°2235 pubblicato il 01 Giugno 2017 da paperino61to

A volte capita che non ci si trovi  solo ai Confini della Realtà ma che si sconfini nella zona della Irrealtà. Questo è la fedele ricostruzione di cosa può avvenire se vi trovate in questa situazione.

Poniamo il caso che la vostra ditta vi faccia fare dei corsi non di aggiornamento ne tantomeno di riqualificazione nell’ambito lavorativo, ma per arrivare a prendere una “ medaglia”, perché la vostra ditta sta facendo una gara per vincere l’ambito premio con altri stabilimenti sparsi per il paese, una specie di campionato se vogliamo semplificare la cosa.

I corsi in questione sono pagati dalla vostra Regione, altrimenti perché si farebbero, e chi frequenta questi corsi sono, come posso dire, dei lavoratori con ridotte capacità lavorative e soprattutto sono lavoratori con il contratto di solidarietà( la nuova formula per sfruttare ancora un po’ questi dipendenti).

Il corso si divide in tre parti: psicologia, comunicazione e miglioramento.

Partiamo con il primo, dove il titolare della cattedra mette subito le mani avanti ed esclama:” Io sono qui con voi ma non in veste della mia professione, ovvero quella di psicologo”.

Il dubbio assale quando si vedono le sedie in circolo ed una in mezzo, dove i dipendenti si presentano ( nome, città, anni di lavoro) e parlano dei loro problemi. Perché mettiamo caso che nella vostra ditta di problematiche c’è ne siano a iosa per questi signori. La seduta prosegue dove il non psicologo invita i signori presenti a trovare una cosa positiva della ditta e di come vediamo il futuro , dove ci si immagina che ognuno di noi accolga il neo assunto ( potrebbe essere il proprio figlio o nipote) e quali parole useremmo per accoglierlo al meglio.

Mettiamo che uno di questi dipendenti in preda a un misto di positività esclami: “ Vedo ogni dipendente entrare tenendosi per mano, cantando la famosa canzone Andiam, andiam a lavorar. Con un bel cestino colorato dove contiene la nostra lauta cena. Alla fine del tunnel ( questa ditta ha un bel tunnel con tanto di scala) ci si trovi i capi ad accoglierli, e tu esclami gioioso: “ Mi chiamo Marco, vengo da Torino e non da Mork, e auguro una splendida e serena giornata a lei mio sublime capo ” il tutto stringendo la mano alla persona davanti a voi.

Questo saluto rende meglio le persone che lo fanno e anche chi lo riceve, peccato che nella mia visione chi riceve questo saluto, mi apostrofi con: “Che minchia dici ? Alza le chiappe e vai a lavorare e non scassare la minchia con i tuoi codici, ti paghiamo per produrre”( notate il ti paghiamo).

Alcuni dipendenti si sono prodigati come ad accogliere il futuro lavoratore, mentre sempre a questo “ dipendente “ gli è uscito: “ Ragazzo/a, se puoi scappa più in fretta che puoi, dai retta al vecchietto”.

Secondo corso, la comunicazione. Bella parola che ingloba anche la parola dialogo. Ora però il problema è che la comunicazione è a senso unico. I dipendenti  parlano e dall’altra parte non recepiscono ( per altra parte intendo dire partire dai capi per arrivare ai piani alti della vostra ditta) o meglio fanno finta di non recepire il disagio, le vostre problematiche, il malessere che è in costante aumento . Ma d’altronde un detto dice: non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.

Però imperterrito il “ professore” continua a dire: “ Dovete migliorarvi nell’esporre le vostre problematiche, parlare con il sorriso, essere garbati”.

Ogni opinione è lecita, ma quando per ipotesi assurda ci  si trova davanti  un capo che chiaramente gliene frega nulla dei tuoi codici e che addirittura di risponde che ti li stai  inventando, viene difficile parlare garbato e con tanto di sorriso. Forse sarebbe meglio prendere un randello e solo dopo averlo usato fino a consumarlo si potrebbe tirare fuori il sorriso tanto richiesto.

Ma sia chiaro, questa “ ditta” non esiste è solo frutto di fantasia cari amici.

Terzo corso: miglioramento.

Qui i cari “ insegnanti “ si sbizzarriscono allestendo ben quattro tavoli, ognuno con soggetti diversi. Si va dal primo, dove chiedono ai dipendenti di diventare disegnatori, di dare sfogo alla propria fantasia. Chi di noi tra una scartoffia e l’altra o tra una vettura e l’altra non prenda un foglio bianco per dare sfogo al proprio estro?

Quando  tu spieghi cosa hai disegnato ( sempre il solito dipendente che aveva avuto le visione descritte prima), il caro professore scappa stravolto. Eppure non era poi così orribile il disegno: Un faro ( questa persona ci passerebbe la vita, ha pure scritto un raccontino in merito), il mare, una nave e alcuni personaggi che gridano aiuto, perché una pinna di squalo va verso di loro. Un mare senza squali che mare sarebbe ? Alla domanda chi sono queste persone, il nostro dipendente risponde con sorriso da bambino innocente: “ Sono i capi e i gestori della nostra ditta”.

Poi si passano agli altri tavoli, dove tra filmati e presentazione di occhiali, tentano di fare capire che tutti noi dobbiamo dare il massimo impegno, fino a quando una vostra collega salta su a dire: “ Quindi dobbiamo anche prendere la ramazza, dare una pulita e passare la cera? “ ( sempre tra una scartoffia e l’altra o tra una vettura e l’altra, a seconda di cosa produce la vostra ditta).

Si va verso la fine del corso, è compare un grosso quaderno con pagine bianche. Qui ritorna la parola positività, descrivere almeno un episodio “ meraviglioso” dei vostri anni trascorsi, dove la gente che legge( azienda) possa dire : “ Woowww…allora sono contenti e felici di stare qui alle nostre condizioni”.

E quando vedono che alcuni “ studenti “ iniziano a dire: “ Manco con l’ipnotismo riusciamo a trovare degli aneddoti positivi che ci riguardano” i cari professori ( in questo corso erano ben quattro) intervengono loro e le pagine bianche per magia si riempiono di inchiostro.

Evviva tutti felici!

Il corso si può considerare finito, viene dato ad ognuno dei presenti un bollino ( che non vale per andare al supermercato per un eventuale spesa) ma certifica dopo averlo appiccicato a un libricino, la vostra presenza. Poi se nel corso delle due giornate la vostra mente vagava ad altro poco importa, quello che conta è salvare l’apparenza, ovvero la vostra fantomatica ditta vi ha fornito le indicazione per arrivare a quella famosa “ medaglia” poi se le problematiche ( tipo la mancanza di aerazione adeguata sia in inverno che in estate, prodotto da recuperare a fine giornata infischiandosene che questo prodotto costi al cliente migliaia di euro, dipendenti che vengono considerati abili e arruolati nonostante stiano in piedi per grazia di Dio) poco importa, quello che conta è questa fottutissima “ medaglia”.

Ovviamente il mio è un parto di fantasia, non credo affatto che esista una ditta del genere nel nostro paese…o forse no? A voi la risposta cari amici/che.

 
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