Creato da: paperino61to il 15/11/2008
commenti a caldo ...anche a freddo..

Area personale

 

Tag

 

Archivio messaggi

 
 << Luglio 2014 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
  1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 13
14 15 16 17 18 19 20
21 22 23 24 25 26 27
28 29 30 31      
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

I miei Blog Amici

Citazioni nei Blog Amici: 88
 

Ultime visite al Blog

rbx1dglpaperino61tog1b9nomadi50elyravcassetta2DoNnA.SQuartoProvvisoriosquitti3Vince198antonino554esmeralda.carininorise1bubriska
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

Messaggi di Luglio 2014

 

Visitare Torino :Il MAO

Post n°1746 pubblicato il 30 Luglio 2014 da paperino61to

 

 

             

 

Il MAO - Museo d'Arte Orientale è uno dei più recenti musei di Torino. Ubicato in pieno centro, ha sede nello storico Palazzo Mazzonis e ospita una delle raccolte artistiche asiatiche più interessanti d'Italia. Inaugurato nel 2008, è stato visitato da oltre diecimila persone nei primi tre giorni di apertura.

Inaugurato il 5 dicembre 2008, il MAO - Museo d'Arte Orientale di Torino è tra le più recenti istituzioni museali ad inserirsi nel già ricco contesto culturale del capoluogo piemontese. Da tempo le istituzioni locali si interrogavano su come meglio organizzare le collezioni orientali, già precedentemente conservate nel Museo Civico d'Arte Antica e, con il contributo della Regione Piemonte, della Compagnia di San Paolo e della Fondazione Agnelli, nel corso dei primi anni Duemila si è giunti ad un ragguardevole numero di reperti. Un concreto sostegno è stato garantito anche dal Comune di Torino, che ha messo a disposizione del nascente polo museale il pregevole Palazzo Mazzonis. Il museo è presieduto da Franco Ricca, docente universitario di meccanica quantistica, da anni appassionato cultore di arte orientale.

         

 

Frutto della necessità di fruire di un nuovo strumento per la conoscenza di mondi lontani, il MAO accoglie le collezioni orientali già precedentemente conservate nel Museo Civico d'Arte Antica ma deve molto anche al contributo dei reperti provenienti dalle collezioni della Regione Piemonte, della Compagnia di San Paolo e della Fondazione Agnelli. È obiettivo del museo custodire e rendere note al pubblico opere emblematiche della produzione artistica orientale e divenire un accesso privilegiato a studiosi della cultura asiatica, anche con l'ausilio di iniziative specifiche. L'allestimento interno, curato dall'architetto Andrea Bruno, prevede l'esposizione di ben 1.500 opere, alcune di notevole rilevanza, disposte in cinque sezioni. I criteri che hanno suggerito le scelte progettuali hanno consentito di realizzare un godibile percorso museografico, malgrado la planimetria tipica di un edificio antico e quindi, non sempre favorevole. L'atrio d'ingresso, in cui è stato realizzato un ampio spazio vetrato, conserva il ciottolato ottocentesco che ospita i giardini zen giapponesi, con sabbia e muschio. Questo è il punto di partenza per visitare le cinque aree, caratterizzate da scelte cromatiche e stilistiche differenti, con ampio uso di teak, acciaio, vetro e una grafica museale evocativa dei luoghi di provenienza.

             

 

Il primo piano ospita la prima parte della Galleria Giapponese, dove si possono ammirare i grandi paraventi dipinti e una serie di sculture lignee laccate e dorate. Al secondo piano la galleria prosegue con l'esposizione di ventagli, lacche, dipinti, stoffe e preziose stampe.

 

             

 

Al terzo piano si trova la Galleria Himalayana che ospita pregiati rari esemplari di thang-ka tibetani e sculture in bronzo; degna di nota è la parte dedicata all'esposizione dei manoscritti dalle preziose copertine lignee.

Il quarto piano conclude il percorso con la sala, rigorosamente verde, dedicata all'arte islamica. L'ambiente, caratterizzato dal soffitto a capriate dello storico edificio, appare come un ampio corridoio fiancheggiato dall'arredo espositivo che ospita velluti ottomani, ceramiche, bronzi nonché rari manoscritti persiani e copie calligrafiche del Corano.

Gandhara

Questa collezione comprende reperti della produzione artistica dell'Afghanistan e del Pakistan nord-occidentale di ispirazione buddhista dal II secolo a.C. e V secolo

 

               

 

India

In questa ricca collezione sono molte le pietre, i bronzi, le terrecotte e i dipinti su cotone provenienti dall'area del Kashmir e del Pakistan Orientale, databili tra il II secolo a.C. e il XIX secolo.

Sud-est Asiatico

Una collezione che riflette la marcata influenza indiana della produzione artistica della Cambogia, Myanmar, Thailandia e Vietnam, pur evidenziando caratteristiche iconografiche tipiche di questi paesi.

Cina

Nella collezione cinese si può constatare quanto la millenaria cultura della Cina e la sua immensa estensione abbiano generato una grande varietà di rappresentazioni artistiche. Tuttavia, la coesione della sua struttura sociale e politica ha favorito l'evolversi di uno stile omogeneo e fortemente caratterizzante. La collezione comprende vasellame neolitico, esemplari di bronzi rituali e lacche dal periodo preistorico ai periodi Han e Tang.

             

 

 

 

Giappone

Forse la più elegante, la collezione giapponese svela l'unicità del connubio tra tradizione, artigianalità e sapiente conoscenza dei materiali. In questa sezione si trovano statue lignee (dal XII al XVII secolo), paraventi del XVII secolo, dipinti e xilografie, nonché oggetti laccati. La galleria giapponese è soggetta a periodiche rotazioni delle opere che coinvolgono prevalentemente paraventi e stampe.

Himalaya

In questa suggestiva collezione si può cogliere il lato più mistico del Buddhismo, che coinvolge l'arte dei suoi paesi (Bhutan, Ladakh, Nepal, Sikkim e Tibet) in tutte le sue forme: dalla scultura alla pittura, dalla scrittura all'architettura. In questa sezione si trovano sculture in legno e in metallo, strumenti rituali, dipinti a tempera (thangka) e alcune copertine lignee di testi sacri, intagliate e dipinte.

Islam

La collezione islamica è caratterizzata da manoscritti e suppellettili provenienti da Turchia, Persia ed ex repubbliche sovietiche dell'Asia centrale, dove si evidenzia l'importanza della calligrafia.

Palazzo Mazzonis

Già noto come Palazzo Solaro della Chiusa e dimora dell'omonima famiglia, l'edificio fu ampiamente rimaneggiato già nel Seicento e, nel 1870, divenne proprietà del Cav. Paolo Mazzonis di Pralafera, industriale tessile. A seguito di lavori di restauro egli adibì parte del palazzo a sede della Manifattura Mazzonis S.n.c., che qui rimase per quasi cent'anni. A seguito della sfavorevole congiuntura economica, l'attività cessò nel 1968 e, dopo lunghi anni di degrado, nel 1980 fu ceduto al Comune di Torino che lo destinò ad ospitare parte degli uffici giudiziari. Nel 2001, in seguito al trasferimento di quest'ultimi presso il nuovo Palazzo di Giustizia, l'edificio fu completamente restaurato e, dal 2008, è sede del MAO.

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Visitare Torino : La Villa della Regina

Post n°1745 pubblicato il 29 Luglio 2014 da paperino61to

       

 

 

 

 

La Villa della Regina è una villa seicentesca situata sulla collina di Torino. Costruita per volere di Maurizio di Savoia - prima cardinale e poi, dal 1641, principe d'Oneglia - e passata poi a sua moglie Ludovica di Savoia. In seguito fu destinata a dimore delle sovrane sabaude, motivo del nome con cui è conosciuta attualmente. Fa parte del circuito delle Residenze sabaude in Piemonte e dal 1997, la Villa è iscritta alla Lista del Patrimonio dell'umanità come parte del sito seriale UNESCO Residenze Sabaude.

 

 

Fu progettata intorno al 1615 dall'architetto romano Ascanio Vitozzi, il progettista del Palazzo Reale di Torino, che però morì nello stesso anno. La Villa, originariamente concepita come una sontuosa residenza di campagna con annessi vigneti, venne allora realizzata dagli architetti Carlo e Amedeo di Castellamonte (padre e figlio) su commissione del cardinale Maurizio di Savoia, secondogenito del duca Carlo Emanuele I nonché fratello del duca Vittorio Amedeo I.

         

 

Il cardinale era un uomo di grande cultura che rinunciò successivamente alla porpora cardinalizia per vivere in questa villa con la nipote Ludovica Maria di Savoia la quale nel 1642, all'età di 13 anni (lui quarantanovenne), era diventata sua moglie. Da principio venne perciò chiamata Villa Ludovica e in un padiglione di essa il cardinale Maurizio era solito organizzare dotte riunioni di accademici, scienziati e intellettuali. Questo salotto, del quale fecero parte lo storico sabaudo Emanuele Tesauro e il futuro Papa Innocenzo X, era detto l'Accademia dei Solinghi e vi si discuteva di letteratura, scienza, filosofia e matematica. Maurizio di Savoia e sua moglie morirono entrambi proprio in questa villa, rispettivamente nel 1657 e nel 1692.

 

          

 

Il nome attuale del complesso deriva dal fatto che essa fu residenza delle regine sabaude nel corso del Settecento. Anna Maria di Orléans moglie di Vittorio Amedeo II, in particolare, la elesse a suo soggiorno prediletto, seguendovi l'educazione prima delle figlie Maria Adelaide e Maria Gabriella (future delfina di Francia e regina di Spagna), e poi dei figli Vittorio Amedeo Filippo, principe di Piemonte, e Carlo Emanuele, duca d'Aosta e futuro Carlo Emanuele III. La Villa, inoltre, era spesso utilizzata dalla corte durante il mese di settembre, quando vi si tratteneva alcune dopo la festa dell'8 settembre per la liberazione di Torino, prima di rientrare a fine mese alla Reggia di Venaria o al Castello del Valentino.

Durante l'occupazione francese, la Villa fu compresa nel patrimonio imperiale (lo stesso Napoleone vi risiedette nel 1805). Ciò ne permise il pieno riutilizzo alla Restaurazione.

       

 

Con il trasferimento di corte sabauda a seguito della donazione fatta dal re Vittorio Emanuele II nel 1868, il 4 luglio 1869 divenne la sede dell'Istituto Nazionale delle Figlie degli Ufficiali che combatterono durante le Guerre di indipendenza italiane. Da quell'anno cessò definitivamente di essere una proprietà privata della casa Reale.

Nel corso del regno di Umberto I diversi arredi furono trasferiti al Palazzo del Quirinale, tra cui la celebre libreria eseguita dall'ebanista Pietro Piffetti.

 

       

 

Colpita dai bombardamenti alleati durante il secondo conflitto mondiale, la Villa ha conosciuto in seguito un lungo degrado, durante il quale i suoi esterni furono ricoperti con accumuli di vegetazione infestante che arrivarono fino ad un volume di 400 000 metri cubi di piante.

A tale situazione si è posto rimedio a partire dal 1994, anno della presa in gestione da parte della Soprintendenza per i beni artistici e storici del Piemonte, con lavori di disinfestazione e restauro durati oltre dieci anni conclusisi con la riapertura del 2007.

Nel giardino è stata riportata in vita la vigna, così che nel 2008 è stato possibile eseguire la prima vendemmia di Freisa.

 

         

La Villa della Regina si trova sullo spartiacque tra la Val San Martino e la Val Salice, ai piedi del parco cittadino di Villa Genero. Raggiungibile in pochi minuti con la strada che dalla Chiesa della Gran Madre di Dio sale ad Est su per la collina (numerosi cartelli presenti), la Villa della Regina era visitabile sia all'esterno che all'interno nei fine settimana con prenotazione obbligatoria, dall'aprile 2011 invece apre con orari statali.

La struttura è tipicamente seicentesca con un celebre giardino all'italiana ad anfiteatro nel retro.

Una volta percorso il viale di accesso, si ha di fronte l'antistante piazza-terrazza ellittica (il cosiddetto Gran Rondeau), ovvero una doppia scala con fontana centrale di 20 m di diametro. Dentro la fontana trova posto una scultura in marmo del dio Nettuno seduto, mentre ai suoi bordi giacciono 11 statue di divinità fluviali. Lo scenografico Gran Rondeau permette di salire ad un piazzale di forma rettangolare che termina al fondo con uno scalone a tenaglia e una vasca centrata più piccola della precedente, detta Vasca della Sirena perché contiene una statua in marmo della Sirena.

Il corpo centrale della facciata principale del palazzo è in posizione leggermente avanzata rispetto ai due padiglioni laterali che lo affiancano. Il tetto della facciata centrale è coronato da una balaustra a forma di U con 6 grandi statue.

 

          

 

Dietro il palazzo si estende, scavato nella collina, un vasto giardino emiciclico su 3 livelli suddivisi da filari di siepi di bosso. Dal corpo centrale della facciata retrostante si sviluppa un'esedra semicircolare che racchiude una piccola vasca quadrilobata in marmo. L'ambiente dell'esedra è delimitato da un muro semicircolare su cui sono scavate 20 nicchie quasi tutte adorne di statue. Nel mezzo del muro che circoscrive l'esedra, in corrispondenza di due obelischi, si apre una scalinata che porta ad un'ulteriore vasca prospiciente la Grotta del Re Selvaggio. Questa non è nient'altro che un parallelepipedo di marmo diviso in tre parti e decorato al suo interno con specchiature e pietre policrome; al fondo della galleria mediana troneggia la statua del Re Selvaggio.

Superata la Grotta, la scalinata prosegue verso il culmine centrale dell'anfiteatro: si tratta del Belvedere superiore, alla cui base sorge la circolare Fontana del Mascherone. La fontana alimenta dall'alto la cosiddetta Cascatella della Naiade, in pratica una modesta cascata a gradini di pietra paralleli che affianca la scalinata e conduce l'acqua verso le fontane sottostanti tramite un sistema di canalizzazioni. Il Belvedere superiore domina invece dall'alto palazzo e giardino ed è la costruzione più elevata della Villa della Regina.

 

           

 

All'estremità Sud della Villa (a destra della facciata principale) sorge il già citato Padiglione dei Solinghi, una costruzione a due piani isolata e seminascosta dal bosco circostante.

L'acqua che alimenta dall'alto verso il basso il circuito delle vasche e fontane è attinta da varie sorgenti naturali nella collina circostante. A coronamento del giardino si estende un grande bosco.

All'interno della residenza si trovano affreschi e quadri di Giovanni Battista Crosato, Daniel Seiter e Corrado Giaquinto, posti nel grande salone principale. Nelle sale adiacenti sono notevoli i quattro Gabinetti Cinesi in raffinato legno laccato e dorato. Gran parte degli stucchi, fra i quali le decorazioni dell'anticamera con soffitto verde e della sala di Anna Maria di Orléans, sono opera di Pietro Somazzi.

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Bacheca Fiat

Post n°1744 pubblicato il 28 Luglio 2014 da paperino61to

 

Cari amici e amiche vi do un’altra informazione del Metodo Fiat o FCA .

Queste son alcune testimonianze di alcuni colleghi di Mirafiori, che convergono tutte sulla medesima strada.

Sapete o avete sentito tutti dei trasferimenti di operai da Mirafiori alla Maserati ( qualcuno di voi ha anche dovuto sopportare il papero in merito a questa cosa e me ne scuso ).

Dovete sapere che a Mirafiori ci sono ( dati Asl 1 di Torino ) circa 1200 persone con varie patologie, ognuna di esse ha dei Codici dati dai Medici di Mirafiori ( evito di aprire una discussione su come molti medici sono e rimangono restii a darli ) .

Or bene l’azienda fa fare la visita a queste persone, dove vengono certificati questi codici ( difficile  che in fabbrica si venga miracolati ) e le confermano.

Fatta questa prassi si viene convocati dal capo del personale che fa la domanda più stupida di questo mondo : “ Le andrebbe bene di andare alla Maserati a lavorare ? “.

Domanda fatta magari a persone che sono in cassa integrazione da mesi e mesi se non da anni. Ovvio che la risposta è si.

Perfetto, i lavoratori vengono trasferiti alla Maserati . Portati in officina dove ( notate l’assurdità della cosa ) devono Solamente Vedere il lavoro che svolgeranno , ma senza che debbano toccare nulla.

Il tutto ( altra perla che l’azienda si permette anche grazie agli operai e ai sindacati assenti compresi purtroppo anche la Fiom ) NON vengono Pagati , ma rimangono in Cassa Integrazione.

Un operaio che prende il mezzo pubblico paga l’abbonamento ( circa 20 euro ) , oppure prende l’auto, quindi paga il carburante, NON viene retribuito per NULLA. Quindi a modo mio di vedere le cose è Truffa all'INPS.

La chicca Vera però è questa , venerdì prima che finisse il turno, arriva il capo ute e a questi colleghi dice : “ Tornate pure a Mirafiori, gente con i codici alla Maserati non gli vogliamo “.

Allora sorge spontanea la domanda :  Ma cosa li mandi a fare ? Mica arriva la mano della divina provvidenza a guarirli  nel tragitto che fanno da casa alla fabbrica ?

Una Multinazionale  dove non ha progetti (in Italia )  , dove prende letteralmente per i fondelli i suoi stessi operai e dove nessuno dice nulla , a partire dagli operai che sanno solo  allargare le braccia in segno di resa.

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Ultima serata del Jamboree

Post n°1743 pubblicato il 26 Luglio 2014 da paperino61to

Buona sera amici con questa serata vi presento gli ultimi artisti che parteciperanno al Jamboree . Ho cercato di farvi conoscere la maggior parte di loro e spero che vi siano piaciute le proposte da me fatte, e se volete ballare dal " vivo " con il papero su queste note..vi aspetto con tutto il cuore e piume a Senigallia ..

  Sono due gruppi : uno americano /  tedesco e l'altro italiano , dalla splendida Sicilia ..

 

              

 

 

 

 

 

              

 

 

 

 

 

 

            

 

 

 

 

 

 

              

 

 

 

 

 

 

             

 

 

 

 

   

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Nonno invadente

Post n°1742 pubblicato il 25 Luglio 2014 da paperino61to

Incomincio a schierarmi dalla parte di chi dice che i “ nonni “ sono invadenti.

Prendiamone uno a caso, questo “ nonno “ a fronte di un compenso di 220 mila euro all’anno , potrebbe godersi la vita tranquillamente. Prendere sotto braccio la moglie , che si chiami Clio o Giacometta poco importa. Godersi i nipotini, portarli ogni tanto a farsi una passeggiata al mare.

Invece nisba, queste cose fanno troppo “ vecchio “ e allora preferisce fare il  “ nonno “ invadente. Entrare senza mezzi termini sulle cose che si devono fare, su cosa sia giusto per  “ Lui “ e per i suoi “ amici “.

Usa parole di rimprovero verso chi ha qualche dubbio su certe derive autoritarie, ma lui da buon “ nonno saggio “ , ma soprattutto dall’alto del suo scranno tuona : “ Non ci scassà la mi…per favore ! “..Ovviamente poi il testo consegnato ai mass media viene  “ zuccherato “ ma la sintesi è questa.

Ha voluto il suo aereo , un F35 , per la verità mica uno solo, ma parecchi. Lui adora volarci , ed ecco che lo hanno subito accontentato. Un certo Matteo di Firenze si è premunito  dicendo : “ gli F35 sono ottimi aerei per portare gli anziani in soggiorno al mare “.

Pensare che questo “ nonno “ ha fatto i capricci, era stanco del suo lavoro, oddio lavoro. Però anche “ firmare “ porcate “ è un lavoro se vediamo bene, può comportare di prendersi  il famoso tunnel carpale. Ecco che allora aveva “ giurato “ a tutto il mondo : “ vado a godermi la vita “, salvo poi ritrovarsi incollato a quella poltrona d’oro.

Ormai i collanti al giorno d’oggi sono di ottima fattura, riuscire a scollare un “ sedere “ da una poltrona o sedia è veramente un’impresa . E allora eccolo lì il “ nonno “ invadente , che non perde un attimo a dire la sua, ma soprattutto che alza il ditino e dice : “ E qui comando Io , questa è casa mia ..”.

Sarebbe interessante sentire le opinioni dei nipotini, che son quasi convinto che all’unisono direbbe : “  il nonno Peggiore che abbiamo avuto da vent’anni a questa parte “.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963