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Messaggi di Settembre 2017

 

Mister Roy Gaines

Post n°2275 pubblicato il 30 Settembre 2017 da paperino61to

Questa serata è dedicata al Bluesman elettrico e chitarrista blues texano, Roy Gaines  una leggenda vivente nell'ambito delle sei corde. Cresciuto a Houston, Roy Gaines ha subito dimostrato di avere un talent musicale non indifferente verso il blues.

 

       

 

 

 

       

 

 

 

 

 

 

 

 

       

 

 

 

 

     

 
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Il destino in una pallottola ( undicesimo capitolo)

Post n°2274 pubblicato il 27 Settembre 2017 da paperino61to

“ Si nasconderà a fianco del camerino dove Hitler si preparerà per il suo discorso di ringraziamento. C’è una porticina che comunica, faremo in modo che sia aperta…le guardie del corpo saranno distratte dalla confusione che come ho accennato, prepareremo. Subito dopo l’attentato la faremo fuggire su una camionetta della polizia, nessuno baderà ai finti agenti che la guideranno. La porteremo all’aeroporto di…e da li volerà fino a Caen, poi un traghetto la porterà a Dover, dove sarà al sicuro”.

Gutz ascolta in silenzio, alla fine della spiegazione del piano espone alcune sue perplessità sulla riuscita, ma sono dissipate dalla forte concretezza di sicurezza delle persone presenti nella stanza.

“ Per sua moglie, vedremo cosa possiamo fare…è sicuro che non abbia capito il motivo della sua partenza?”.

“ No…ne sono sicuro…non ha il minimo dubbio. Vi prego però di proteggerla…di farla scappare immediatamente dopo…che io avrò sparato”.

I due agenti si guardano e confermano che avrebbero fatto tutto il possibile per portare in salvo la donna.

Il giorno seguente portano il professore nel luogo dove avrebbe aspettato Hitler per ucciderlo il Deutsches Theater in Shumannstrade, costruito nel 1850 per volere di Federico Guglielmo IV di Prussia.  All’interno il teatro è una meraviglia, il professore non trova aggettivi per descriverlo, in quel luogo i grandi tenori hanno allietato la corte prussiana e in seguito il popolo amante di quel genere musicale, e ora dovranno subire l’onta di un pazzo paranoico con le sue parole piene di odio. I due agenti lo portano nel camerino dove si sarebbe nascosto in attesa della sua vittima.

“ Bene, professore, lui è Larsen, la farà entrare dal retrò e la porterà subito dove si dovrà nascondere. Importante che lei sia qui verso le sei di sera, non si preoccupi dei lampioni all’esterno, verranno spenti in modo che la stradina sia completamente buia”.

Gutz ascolta le istruzioni senza dire una parola, i suoi occhi sono fissi nel vuoto. Mentalmente prega Dio che lo aiuti a porre fine a quel futuro dittatore sanguinario.

Quella notte una visione lo assale mentre cena: un fiotto di sangue sgorgava dal petto…un volto a lui noto lo guardava. Sentiva le urla della gente che scappava, i muri del teatro testimoni silenziosi di questa tragedia. Poi come era arrivata all’improvviso la visione scompare.

Gutz cerca di capirne il significato, ma la visione è più nebulosa del solito. Chi è il volto noto? Forse quello di Moll, forse di quel Rhom, non ne ha colto l’aspetto. Il sangue? E’ di Hitler o…è il suo? Quella notte non dorme per nulla, osserva il cielo scuro, non si sarebbe stupito se l’indomani avesse nevicato.

Il trenta gennaio 1933 Adolf Hitler giura al Reichstag come Cancelliere, un tripudio di saluti romani  accompagnano la sua carica. Verso le nove di sera si reca al teatro per tenere un discorso ai suoi fedeli e alla nazione.

Gutz entra dal retrò, la stradina è completamente buia, la neve sta incominciando a scendere.

“ Venga, presto…ecco entri lì dentro e mi raccomando silenzio assoluto. Le guardie preposte al controllo sono già passate, e non ritorneranno. Ora sono impegnate all’ingresso”.

Il professore entra nel camerino, si siede lentamente come se fosse senza forza. La paura lo sta avvolgendo. Dalla tasca del cappotto tira fuori la pistola, mette il silenziatore pur con la mano tremante, poi prende la bibbia e incomincia a recitare sottovoce delle preghiere.

Pensa a Ilga, chissà cosa sta facendo in questo momento? Se è intenta a preparare l’arrosto o cucinare la pasta con del salmone. Si accorge nel frattempo che sta piangendo.

Sente un gran vociare, applausi e grida risuonano nel teatro, Hitler è arrivato. Si alza in piedi, la mano appesantita dalla pistola fa uno sforzo enorme per non tremare, avrebbe voluto scappare via da quel luogo, ma oramai è troppo tardi.

Sente la porta della stanza a fianco aprirsi, il cancelliere sta per entrare. Gutz aspetta che gli giunga il segnale convenuto.  Dopo alcuni minuti interminabili ecco che qualcuno inizia a discutere violentemente nel corridoio. Sente la gente gridare di smettere,  il vociare è sempre più forte, diverse persone sono coinvolte in quello che lui reputa essere una rissa. E’ il segnale, apre la porta comunicante senza far il minimo rumore e vede la figura di Hitler, è di spalle e sta cercando di capire cosa stia succedendo. Impartisce l’ordine ai suoi due aiutanti di andare a vedere . Ecco l’occasione che Gutz aspettava.

Il professore respira a pieni polmoni, poi prende la mira. Il destino del mondo si sarebbe avverato in una pallottola.

“ Dio mi perdoni “ esclama mentre premette il grilletto.

Un colpo di pistola risuona nel  camerino, Gutz ne rimane stupito, la sua pistola ha il silenziatore come può averlo sentito? Si guarda il cappotto, è intriso di sangue, lentamente si volta mentre si accascia senza vita sul pavimento. L’ultimo suo pensiero fu: “ La visione…la visione…”.

Una persona fa cadere la pistola per terra, entra e si inginocchia, prende la testa di Gutz tra il suo petto accarezzandogli dolcemente i capelli.

“Hans, amore mio…perché hai voluto morire in questo stupido modo? Perché non hai creduto di più nel nostro Führer?...Quelle tue maledette visioni ti hanno portato a morire…dovevo farlo, mi capisci vero? Dovevo ucciderti amore mio per il bene della Germania!”.

Dopo alcuni istanti la moglie del professore lo bacia sulle labbra ormai fredde e si alza, e con passo deciso si avvia all’uscita dove ad aspettarla c’è Karl Moll, ex allievo prediletto di Gutz. La donna lo prende sottobraccio e insieme si mescolano alla folla numerosa assiepata dentro il teatro. E’ un brulicare di camice brune, di vessilli con la croce uncinata, appena Hitler esce sul palco per iniziare il discorso la donna si unisce al coro che sale forte al cielo: “ Sieg Heil….Sieg Heil…”.     

 

                                                     Fine 

Questo racconto non ha la minima pretesa di essere una fedele cronaca di quel periodo in Germania, ha diversi contatti con la storia realmente avvenuta, i personaggi principali come il professore, la moglie, i suoi parenti, i vari colonnelli polacchi e il lord inglese assieme all’ex allievo Moll sono tutti inventati.  Karl Moll fu prelevato e ucciso assieme ai suoi camerati SA, Ilga ( la moglie del professore) perì sotto il bombardamento alleato.

Hitler fece veramente “ epurazione” totale delle SA di Rohm( passata alla storia come  La notte dei lunghi coltelli), costui fu ucciso in un carcere su ordine dello stesso cancelliere. Le visioni di Gutz come sappiamo dalla storia si avverarono tutte.

 

 

 
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Il destino in una pallottola ( decimo capitolo)

Post n°2273 pubblicato il 25 Settembre 2017 da paperino61to

Un paio di settimane dopo la telefonata, la moglie del professore ha l’occasione che aspettava, il marito è uscito per la lezione all’università. Ha diradato da tempo di andare dai suoi allievi, ma non può per questioni economiche licenziarsi del tutto dall’università.

La donna impiega un paio di ore prima di trovare quello che cerca ma alla fine della sua ricerca trova l’arma. Dalla sua bocca escono parole di sgomento, non si capacita che il suo timido e pacifico Hans avesse porti in casa una pistola con tanto di silenziatore.

In un attimo capisce cosa gli possa servire, e allora incomincia a piangere. Deve sedersi su una sedia, si sente mancare, la testa gli gira: “ In che guaio ti sei cacciato Hans?”. 

Quando il marito torna a casa, lei non accenna minimamente alla pistola e a cosa possa servirle, in cuor suo lo sa già ed ha paura della risposta .

Durante la cena il professore prova a domandare se è disposta a fare una vacanza, pensava di  prendersi delle ferie anticipate.

La donna lo guarda e gli risponde : “ A gennaio?”.

“ E’ un mese morto per quanto riguarda gli esami, lo sai che fino a marzo non iniziano…potremmo….potremmo andare a Berlino per un paio di giorni e poi andarcene in Francia…hai sempre sognato di andare…magari in Normandia”.

“ Non lo so…adesso su due piedi non saprei risponderti…ma come mai…è successo qualcosa all’università? I tuoi allievi ti hanno…”.

Con la mano fa segno di no: “ Anzi…da quella notte dei libri bruciati, quegli idioti girano alla larga per fortuna”.

Era una bugia, quegli “ idioti” passano davanti alla sua aula tutti i giorni, minacciando chi entra per assistere alle sue lezioni. Gutz ha chiesto l’intervento del rettore, ma costui nonostante la promessa di fare qualcosa, non disse mai nulla ai ragazzi.

“ Pensavo ti facesse piacere visitare Berlino sotto Natale, tu non ci sei mai stata…è molto bella …staremo fino al 30 gennaio”.

 “ Come mai staremo fino a quella data a Berlino? Potremmo anche partire il giorno prima o quello seguente per la Francia?”.

Gutz  preso in contropiede, balbetta qualcosa  sottovoce.

La donna non disse più nulla a parte un : “ Ci penserò”.

Lei sa bene che la data del 30 gennaio è in concomitanza con il giuramento di Hitler al Reichstag, ecco la conferma dei suoi sospetti: suo marito vuole uccidere il futuro cancelliere della Germania.

La neve scende copiosa nei giorni seguenti, numerosi treni sono stati cancellati. La gente evita di scendere per non incorrere in spiacevoli incidenti. Solamente  le “ squadre d’assalto” girano incuranti del tempo con il loro manganello agganciato alla cintura.

Il professore, si prende delle ore di permesso dall’università per andare nel bosco situato alla periferia nord della città. Deve esercitarsi a sparare, la mano in principio trema al solo toccare la pistola, ma con il passare dei giorni, è sempre più ferma. Fa sempre attenzione che nessuno lo segua, parecchie volte allunga di proposito il percorso  in modo da depistare eventuali spie.

Un paio di giorni dopo Natale, arriva a casa con i biglietti per Berlino. Lui e la moglie sarebbero partiti alle nove del mattino, aveva anche prenotato in anticipo la camera d’albergo a pochi passi dal Reichstag.

Ilga alza le spalle e non parla, ma il suo volto la dice lunga sulla risposta che avrebbe dato: “ Caro marito mio, andrai tu a Berlino, io rimango qui!”.

La discussione inizia subito dopo pranzo, Gutz tenta in tutti i modi di convincerla , la prega in nome del loro amore.

“ Quale amore Hans? Quello delle bugie? “ .

L’uomo risponde solo che : “ Devi avere fiducia in me…devi credere in me…non puoi rimanere qui…sola…è…non puoi…”.

“ Vedi Hans, non hai neanche il coraggio di dirmi perché non posso rimanere qui da sola…questa discussione è durata abbastanza, andrai tu a Berlino e poi se vuoi in Normandia, io rimango a casa!”.

Gutz è a un bivio:  raccontare tutto alla moglie del suo viaggio nella capitale e poi in Francia o stare zitto e sperare che i servizi segreti aiutino la moglie  a scappare prima che arrivnoi nazisti. Opta per la seconda ipotesi, a Berlino avrebbe sicuramente incontrato uno degli agenti ne avrebbe parlato con lui, ama troppo sua moglie per lasciarla in mano a quei “ barbari”, a subire una condanna per una colpa non sua.

Il treno sfreccia lento, la neve ha smesso di scendere da un paio di giorni, ma in parecchi tratti si è formato del ghiaccio sui binari, il paesaggio è spettrale.

“Stazione di Berlino…i passeggeri che devono scendere si preparino!”.

Gutz si prepara, ha con sé solo una valigetta, dentro poche cose, la pistola nascosta nella tasca interna del cappotto.

Domanda l’indirizzo dell’albergo e si avvia a piedi, preferisce non prendere un tassì o un tram, avrebbero potuto risalire a lui in seguito. Ogni tanto scruta a destra e manca per  essere sicuro di non incontrare i suoi allievi iscritti all’ Associazione studentesca di Monaco, sicuramente sarebbero stati presenti, e con loro anche Karl Moll: “ Stupido di un ragazzo, tu sei diverso da loro, maledizione, diverso da loro!” esclama ad alta voce.

Dopo circa un’ora di camminata arriva a destinazione, un fattorino lo accoglie sorridendo: “ Benvenuto signor Frige, la stiamo aspettando”.

Rimane interdetto a sentirsi chiamare in quel modo poi capisce, il fattorino è uno degli agenti.

“ La sua camera è la numero sette, è al piano terra, da sul retro del palazzo, venga l’accompagno”.

La porta si apre e al suo interno un paio di uomini si alzano, il professore gli guarda con aria spaventata.

“ Buongiorno Herr Gutz, non abbia paura, io sono Scully e lui è Brandon, siamo agenti inglesi, i suoi angeli custodi se vogliamo…e anche il fattorino, è un fervente anti nazista”.

A queste parole il timido e pacifico professore si rilassa e abbozza un sorriso. I due uomini spiegano il loro piano d’azione, non differiva molto da quello che è stato riportato nella lettera che ha ricevuto.

“ Prima che lei entri in azione, faremo scoppiare una rissa, un parapiglia, questa avverrà nel momento preciso che Hitler percorrerà il corridoio del teatro Builde, dopo che sarà tornato dal Reichstag con  la nomina a cancelliere. La faremo entrare dal retro stando attenti che nessuna la veda o possa riconoscerla”.

 

( continua)

 
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Serata Jet

Post n°2272 pubblicato il 23 Settembre 2017 da paperino61to

Questo complesso a modo mio di vedere le cose potrebbero essere benissimo i nipotini del Beatles, queste canzoni melodiche denotano l'influenza del quartetto di Liverpool, ecco a voi i Jet. 

 

           

 

 

 

           

 

 

 

            

 

 

 

 

            

 

 

 

 

   

 
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Il destino in una pallottola ( nono capitolo)

Post n°2271 pubblicato il 22 Settembre 2017 da paperino61to

“ Un’ultima cosa Gutz…” a parlare è Lord Cunnig, responsabile del servizio segreto inglese.

“ Questo pacco contiene una pistola con silenziatore. Immagino che la violenza non faccia parte del suo credo, ma anche lei come noi, capirà che l’unico modo per fermare quel pazzo di Hitler è ucciderlo”.

Per la prima volta Hans Gutz percepisce la realtà della cosa: uccidere un uomo, seppur malvagio con ambizioni di dominio sul mondo, non rientra nella sua ottica di vita.

“ Ma…non ho mai sparato in vita mia…non credo”.

Cunning tira fuori la pistola e fa vedere come in poche mosse sia pronta per sparare.

“ Provi a mettere il silenziatore professore, poi andremo in cortile e  vi farò vedere come si spara. Tenga conto che i nostri agenti creeranno un diversivo in quel momento e lei nella confusione potrà sparare senza che nessuno se ne accorga, inoltre non avrà bisogno di prendere la mira, sarà a pochi passi da lui”.

Gutz esce dalla villa per tornare a casa e nella tasca del suo impermeabile c’è l’involucro contenente la pistola. Non sa se mettersi a ridere o piangere, gli sembra di essere l’interprete di uno di quei film americani sui gangster.

Rientra verso l’ora di cena, Ilga non c’è, un biglietto sul tavolo della cucina , lo avvisa che avrebbe fatto tardi, è andata a trovare una vecchia amica la cui figlia si sposa la prossima settimana: “ La cena è nel frigorifero” conclude la lettera.

L’uomo ancor prima di togliersi gli indumenti nasconde il pacco contente l’arma.Riflette dove la può nascondere e opta per metterla dietro ai libri. Sa che la moglie non gli toccherebbe mai, è geloso dei suo preziosi “ libri”.

“ Ottimo, ora siamo nelle mani di Dio”.

Ora bisogna convincere Ilga a scappare, non è stato facile, ma non può lasciarla in città, ne avrebbe pagato le conseguenze sicuramente anche con la vita.

Decide di chiedere agli inglesi di portarla di aiutarlo a nasconderla mentre lui era a “ salvare” il mondo, ma gli inglesi sarebbero stati d’accordo? Anche i loro agenti avrebbero corso seri rischi.

All’arrivo della moglie non  proferisce parola in merito alla riunione a cui ha presenziato e tanto meno il “ lavoro sporco” che avrebbe dovuto svolgere.

La moglie invece gli racconta dell’amica, di come è felice del matrimonio della figlia, della speranza che le diano presto una nipotina.

I mesi passano più in fretta di quello che Gutz crede, verso la fine di dicembre riceve una telefonata, questa volta risponde la moglie.

“ Scusi ma lei chi è? Mio marito è appena sceso…come?..”

La comunicazione si interrompe.

Quando il professore arriva a casa viene informato di questa cosa, il volto diventa bianco come un lenzuolo, ma ripete alla moglie che sicuramente hanno sbagliato numero.

“ Impossibile, mi hanno detto il tuo nome e cognome….sei sicuro che non ne sai nulla?...”.

Gutz glissa la domanda e va a cambiarsi per la cena.

L’indomani mattina rimase a casa, si da per indisposto e manda la moglie in farmacia. Mentre la donna usciva dal il telefono squilla, sono gli inglesi.

“ Gutz? Sono io…non faccia nomi…venga al parco dopo pranzo. Su una panchina troverà un giornale, all’interno troverà un foglio, lo legga attentamente poi lo faccia sparire. E’ il piano per l’attentato...esatto, lei dovrà comportarsi in tutto e per tutto come è scritto in quel foglio..arrivederci!”.

Quando la moglie torna dalla farmacia vede il marito seduto sulla poltrona, la testa tra le  mani, capisce immediatamente che è successo qualcosa, ma pur facendo mille domande non ottiene risposte da parte del marito.

Dopo pranzo l’uomo va al parco con la scusante di andare all’università a prendere dei documenti.

Per le strade on vi è anima viva, il freddo è pungente. Vede la panchina, è situata ad est dell’entrata semi nascosta da una pianta. Su di essa il giornale, si siede un attimo. Le gambe gli tremano e il cuore batte all’impazzata.

Dopo una decina di minuti si alza mettendo il giornale nella sua tasca, si guarda intorno e ritorna sui suoi passi.

Arrivato a casa, nasconde la lettera nel cassetto della scrivania, per poi  buttarsi sul letto. E’ stremato dall’attesa, dall’ansia di fallire, anche se fosse riuscito sarebbe stato poi tratto in salvo? La teoria è una cosa ma la pratica è un’altra, poi lui non aveva mai sparato a nessuno, e se la paura prendeva il sopravvento?.

Si addormenta e le visioni lo avvolgono ben presto, vede delle fiamme alte nel cielo, ma stavolta a bruciare non sono libri, è un edificio…un edificio a Berlino. Questo edificio ha una cupola alta che le fiamme l’hanno avvolta quasi completamente. Vede anche un uomo…un barbone, dormiva dietro all’edificio.

Poi la visione lentamente sparisce per poi ritornare in maniera più forte. Quel barbone è arrestato, un uomo parla alla nazione, la colpa dell’incendio è causata dalla “ feccia comunista” con l’aiuto degli “ ebrei”, vede arresti e uccisioni, le grida di costoro  non lo lasciano dormire.

Si alza urlando…aveva capito… l’edificio che bruciava era il Reichstag… i nazisti lo hanno  bruciato dando poi la colpa a comunisti ed ebrei.

“ Dio, ti prego dammi la forza…solo questo ti chiedo dammi la forza di compiere il mio dovere”.

Dalla porta socchiusa la moglie carpisce solo le ultime parole e con una mano si copeì la sua bocca, un tarlo le sta penetrando nella mente e il suo Hans ne è l’attore principale.

“ Ma io ti impedirò di fare una sciocchezza, qualsiasi essa sia”, bisbigliando queste parole torna in cucina facendo finta di nulla, ma con la promessa che appena il marito uscirà avrebbe cercato le prove del suo tarlo.

 

( Continua)

 
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