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Messaggi del 10/02/2015

 

Visitare Torino : Torino Magica ( parte seconda ) )

Post n°1872 pubblicato il 10 Febbraio 2015 da paperino61to

 

 

                    

 Tauriel l'Angelo  prese corpo grazie a Costanzo Antonelli svettando nel punto più alto di Torino sulla Mole Antonelliana.

L’angelo, che Antonelli chiamò il “genio alato”, di rame dorato era alto quattro metri e pesava sei tonnellate; nella mani portava il giavellotto, l’arma che permettere al messaggio divino di penetrare il cuore e la mente dell’uomo e la palma simbolo di vittoria.
I piedi posavano su un piedistallo ornato con lo stemma torinese con il toro rampante, ed era ornato da cornucopie straboccanti di fiori e frutti, simbolo di abbondanza e prosperità.

Nell’agosto del 1904, durante un terribile uragano, l’angelo probabilmente colpito da un fulmine, cadde a testa in giù rimanendo miracolosamente sospeso per un piede e i danni fortunatamente furono circoscritti.
La guglia della Mole Antonelliana venne rifatta, si decise di eliminare l’angelo e al suo posto fu issata una stella a cinque punte di quattro metri di diametro creata da Ernesto Ghiotti.

La Mole per i cultori di esoterismo ha i suoi lati oscuri come la base piramidale e una guglia altissima che come una sorta di antenna catalizza l’energia che capta dal Cielo e aspira dalla Terra.
Ed anche intorno all’angelo si snodano credenze di prodigi, come la sua caduta, dato che dopo la folgorazione la statua rimase in bilico sul terrazzo sottostante senza cadere al suolo e senza provocare alcuna vittima.

Tauriel è rimasto esposto per un breve periodo nell’atrio della Mole, attualmente si trova nel Museo del Cinema


                  

Percorrendo Via Lascaris ai più attenti non sfuggiranno i curiosi occhi dal taglio quasi maligno che si aprono ai piedi di un palazzo antica sede di una Loggia Massonica.
In realtà altro non sono che prese d'aria e di luce per i locali sotterranei, dove si tenevano segrete riunioni..

Certo è, che nelle fredde sere torinesi ,quello strano sguardo vuoto fa rabbrividire, è come se ci si sentisse osservati da forze occulte e misteriose che con il loro potere quasi sbarrano il cammino.

       

 

E' la stessa sensazione che si prova osservando Palazzo Lascaris, la cui facciata è disseminata da volti grotteschi ( i famosi mascheroni), tra i quali spiccano le raffigurazioni di Hermes (legato alle scienze ermetiche) e quelle dei "Green Men", volti circondati da fogliame e vegetali che fuoriescono dalla bocca e da altri orifizi del viso, a cui è legata una complessa simbologia.


Nulla nasce dal caso e nell’antichità, quando si iniziava la costruzione di un villaggio, che ampliato sarebbe diventato città, si seguivano sempre alcune regole.
Si pensava alla difesa, dotando i villaggi di muri di cinta e di torri di vedetta, e a propiziarsi il favore degli astri benevoli, infatti l’antico tracciato romano di Torino apriva le quattro porte d’accesso sui quattro punti cardinali:
ovest la “Porta Decumana” – sbocco di via Garibaldi su via della Consolata
est la “Porta Pretoria” – torri di Palazzo Madama in Piazza Castello
sud la “Porta Prìncipalis Dextera” – sbocco di Via San Tommaso su via Santa Teresa
nord la “Porta Prìncipalis Sinistra” – Porte Palatine

       

La Fontana Angelica di piazza Solferino fu costruita secondo regole massoniche e storicamente era stata richiesta al Comune dal grand’ Ufficiale Pietro Bajnotti a ricordo dei propri genitori, e avrebbe dovuto essere collocata di fronte al Duomo.

In chiave esoterica la scelta di spostarla dove si trova oggi fu sbagliata, perché la fontana ha perso l’orientamento verso est.
Così come ci appare è composta da quattro gruppi di statue appoggiati a basi di granito: ai lati ci sono due gruppi femminili, la Primavera e l’Estate; al centro in posizione più alta si trovano due figure maschili che versano acqua da un otre, l’Autunno e l’Inverno.

La Primavera è seduta su un mantello di fiori e con una mano accarezza un bimbo che lancia nell’aria uno stormo di rondini; alle loro spalle c’è un altro bambino che solleva il mantello dove è seduta la donna.

L’Estate è sul lato destro appoggiata a fasci di spighe e vicino ha un bimbo che sorregge una ghirlanda piena di mele, pere ed uva.

L’Autunno, giovane, è appoggiato alla chiglia di una nave e nasconde in una mano una rosa un po’ appassita; la figura è avvolta da una ghirlanda di melograni e sull’altro lato vi è un bambino che gioca con ananas, banane e pannocchie.

L’inverno è una figura barbuta e corrucciata, appoggiata ad un ceppo di quercia dai rami spogli e nodosi; la sua mano afferra l’otre a forma di ariete, poggiato ad un’aquila con una sola ala aperta.

Sul lato posteriore si trova un bimbo sorridente con i capelli disposti a raggiera; un altro bimbo gli offre un grosso pesce, mentre un terzo gioca con una ghirlanda di pigne.
Il significato nascosto dell’opera?
L’Inverno guarda verso oriente e, insieme con l’Autunno, rappresenta i giganti Boaz e Jaquim, i due sostenitori delle colonne d’Ercole, i guardiani della soglia che immette sull’infinito.

 

 

 
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