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Messaggi del 02/09/2016

 

La vendetta non ha fretta ( secondo capitolo)

Post n°2133 pubblicato il 02 Settembre 2016 da paperino61to

 

 

Lascio l’alloggio della vittima con la convinzione che non si fosse trattato di un furto non andato a segno. La domestica pur essendo sotto shock, era sicura che tutto fosse a posto. I gioielli erano al loro posto in un cassetto del comò, la cassaforte nascosta dietro a un quadro era chiusa e i pochi spiccioli che la vittima teneva nel borsello c’erano ancora.

“ Perino, per scoprire il movente bisogna cercare altrove…non è un ladro quello che ha ammazzato la signora Felsi”.

“ Lei crede commissario? E’ già successo che il ladro abbia ucciso per non essere riconosciuto”.

“ Si è vero quello che dici, ma qui…non so… di solito portano via la refurtiva, non si fermano davanti a un cadavere…”.

“ Magari è stato disturbato dall’arrivo della Rubio…o da qualche altro rumore. Si è spaventato ed è scappato”.

“ Potrebbe essere…ora andiamo in ufficio e convochiamo i condomini, poi valuteremo il da farsi”.

Nel pomeriggio i primi a presentarsi furono i coniugi Ramella. Entrambi sulla trentina, lei una donna attraente con  capelli biondi lunghi, occhi nascosti dietro a delle lenti nere, giunonica se vogliamo usare questo termine, vestita di un completo a fiori, mi colpisce una cicatrice che ha sull’avambraccio destro. Lui magro, non altissimo, capelli neri, naso adunco e occhi scuri, vestito in un completo grigio.

“ Buongiorno commissario, ci scusi se siamo venuti adesso, ma sa…con il negozio da aprire…”.

“ Nessun problema, prego accomodatevi. Come sapete nel vostro stabile è stato commesso un omicidio, la signora Felsi è stata uccisa”.

“ Omicidio? Ne è sicuro commissario? E sempre stato uno stabile rispettabile” esclamò la signora Ramella.

“ Si, un colpo alla nuca di solito fa intendere un omicidio signora. Potete dirmi qualcosa sulla vittima? Chi incontrava o se per caso avete visto persone  che non abitano in quel palazzo?”.

Scossero entrambi la testa, per la maggior parte del giorno erano fuori casa, a lavorare nel loro negozio.

“ Usciamo verso le otto e mezza del mattino e torniamo intorno all’una. Pranziamo, una lettura al giornale, ci rilassiamo e poi verso le tre usciamo per tornare non prima delle ventuno disse il marito.

“ Nelle ore che eravate in casa, avete mai notato qualcosa di strano provenire dall’alloggio della Felsi?” .


Dall’interrogatorio non emerse nulla di strano, i Ramella non avevano notato nulla, l’unica persona estranea che vedevano quando uscivano di casa era la domestica della vittima.

Nel pomeriggio mi recai all’università, la giornata era fresca, nonostante il sole forte. Sotto i portici i negozi con le loro vetrine attiravano i passanti con la loro mercanzia, i bar aperti con i loro clienti abituali che tra una chiacchera e l’altra consumavano un caffè o un liquore.

Entrai nell’università, un bidello mi venne incontro e domandai del professore Raviola.

“ In questo momento è al primo piano aula C…salga pure”.

Bussai alla porta ed entrai, il professore era intento a fare lezione, mi scuso ad alta voce anche con la classe e porgo il mio biglietto da visita:” L’attendo fuori, finisca pure la lezione tranquillamente”.

Uscendo mi siedo su una panchina nel corridoio, dopo tre quarti d’ora di attesa la lezione era finita. I ragazzi uscivano dall’aula e lanciavano un’occhiata alla mia persona domandosi  chi fossi.

“ Scusi, commissario, è stato molto gentile ad avere pazienza che terminassi la lezione…ma venga andiamo nella sala professori, staremo più tranquilli”.

Spiego a Raviola il motivo della mia visita, trasalì al sapere che la Felsi fosse stata uccisa.

“ Io l’avevo vista un paio di giorni prima, ero andato a riportarle un libro che mi aveva prestato, ma non mi  pareva spaventata…almeno, io non mi sono accorto di nulla”.

Le mani dell’uomo denotavano impazienza, non si sentiva a suo agio, lo potevo anche capire.

“ Lei non ha mai notato estranei entrare o uscire nel palazzo? “.
“ No, a parte il postino o la domestica della Felsi…mi sembra si chiami Rubio…Rubio Adele….si esatto… no, direi che non ho mai visto estranei”.


Anche questa volta non trovai nessun appiglio, nessun movente a un omicidio assurdo di una donna di settanta anni. Qualcuno indubbiamente è riuscito ad entrare in casa della vittima. Due sono i casi: l’assassino aveva la chiave, e qui la domanda ovvia è chi gliele ha procurate? Oppure la Felsi conosceva chi l’avrebbe uccisa e il mio istinto mi portava più a valutare questa seconda ipotesi.

Vista l’ora decido di fare un salto allo studio notarile dove lavorava la Caretti, era all’inizio di via Juvarra a due passi da Piazza Statuto. Sul portone la targhetta Studio notarile Bosi, suonai il campanello, ed attesi una decina di minuti prima che la signora Caretti arrivasse chiamata dal suo principale.

“ Buongiorno signora Caretti, sono il commissario Berardi”.

“ Signorina, prego! Il titolare mi ha detto che vuole parlarmi, è successo qualcosa? Ho fatto delle cose che non dovevo fare?”. La voce sebbene stridula denotava una certa paura.

La signorina era di corporatura esile, indossava un tailleur grigio e una camicetta bianca, i capelli raccolti a chignon.

“ Lei conosceva la signora Clara Felsi?”.

“ Abita al secondo piano se non erro, qualche volta ci siamo incrociate, e ancora raramente abbiamo scambiato alcune parole”.

“ Quindi lei non era in confidenza con la suddetta signora? Non sa dirmi se aveva delle amicizie …chi veniva a trovarla a casa…”.

“ Che io sappia potrebbe averne avute, la portinaia mi ha detto che era una donna brillante e di compagnia…so che c’era sovente con lei una signora, ma non mi chieda il nome ne dove abita perché non lo so. Posso solo dirle che era una bella donna, non  giovanissima…questo lo posso affermare con certezza”.


Poi mi domanda il perché di queste domande sulla Felsi.

“ Purtroppo è stata uccisa”.

Guardo il suo viso, non ha la benché minima reazione.

“ Quando è successo?”.

“ Il medico legale ha stabilito l’ora del decesso tra le ventidue e l’una di stanotte. Un colpo alla nuca. Ora mi sto chiedendo chi potrebbe essere entrato in casa della vittima”.

“ Bella domanda commissario…se ora non le spiace dovrei tornare al lavoro. Nel caso avesse bisogno di farmi altre domande, me lo faccia sapere…sa qui il titolare diventa nervoso se noi impiegate non lavoriamo…arrivederci” e dicendo così si allontanò per scomparire dietro a una porta.

Torno in questura, sul tavolo la perizia medica del dottor Stresi, il colpo mortale era uno solo sparato da una pistola di medio o grosso calibro. Chiamai la balistica, mi confermano quello che aveva scritto il dottore, anzi loro erano più propensi a credere che la pistola fosse una 45…di quelle in dotazione all’esercito militare. Il cuscino è  stato usato per attutire il colpo”.

La scientifica non aveva rivelato alcuna impronta se non , solo quelle della vittima e della Rubio.

“ Perino bisognerebbe rintracciare quel commesso viaggiatore…come si chiama?”.

“ Vianello commissario, Riccardo Vianello…se vuole diramo un ordine alle questure”.

“ Sarebbe meglio, chissà che non possa fornire qualche informazione che gli altri inquilini non sanno darci…poi convoca per domani l’amica della vittima….si chiama…Gilda Ferraris”.

Come sempre andai da Mamma Gina a cenare ma questa volta si era superata e dovetti veramente farle i complimenti.

“ Mamma Gina, se continua a trattarmi in questo modo devo rifare il guardaroba”.

“ Caro masnà, col travaj che fai a le mej che mangi…e anche abbondante “ una risata accompagnava questa frase mentre Mamma Gina si allontanava per tornare in cucina.

( continua)

 

 
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