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Messaggi del 07/09/2016

 

La vendetta non ha fretta ( quarto capitolo)

Post n°2137 pubblicato il 07 Settembre 2016 da paperino61to

 

 

 


Torno in ufficio con la convinzione sempre più marcata che l’omicidio non era a scopo di rapina e che la borsetta della vittima era stata fatta sparire apposta per farci credere a questa supposizione.
“ Perino guarda questa fotografia e questa lettera, è stata scritta da Primi, si trovava dentro la cassaforte”.
Perino prende la lettera e poi esclama: “ Qualcuno ha chiesto al colonnello un favore…questi si è rifiutato…ora bisogna capire quale favore è stato chiesto”.
“ Esatto, anche io la penso come te. E della foto che ne dici?”.
“ Non so commissario, bisognerebbe farla ingrandire…sinceramente non saprei dire..”.
“ D’accordo allora ingrandiamo la foto sperando di vedere in volto quel militare…non so perché, ma qualcosa mi dice che è lui la chiave di tutto”.
Nel primo pomeriggio, il telefono squillò, era un certo Livio Gerdetti.
Mi spiega che era stato un ufficiale al servizio del colonnello Primi:” Dovrei parlarle, io so chi è l’assassino della vedova e del colonnello…”.
Rimango interdetto sulla parola colonnello.
“ Non posso dirle niente per telefono, venga  in via Barbaroux al numero otto, c’è una piccola porticina, salga al primo piano, e bussi alla prima porta a destra…bussi tre volte e io saprò che è lei…,ma si sbrighi, credo che la prossima vittima potrei esser io!”.
Non faccio in tempo a domandare lumi su questa frase che la telefonata si interrompe.
Lascio l’ufficio di corsa, la via indicata non è lontana dalla questura. Gli agenti rimangono perplessi nel vedermi correre in quella maniera. Arrivo alla via indicata e trovo la porticina aperta, salgo al primo piano e busso tre volte come mi è stato indicato ma…nulla…solo silenzio. Riprovo, stesso silenzio. Allora chiamo a voce alta Gerdetti, non ottengo risposta.
Giro il pomello della porta e noto che non è chiusa dall’interno. Estraggo la pistola e con cautela entro dentro l’alloggio. Sul pavimento vedo un uomo disteso, una chiazza di sangue sotto di esso.
“ Malediz…sono arrivato tardi!”.
Gerdetti era stato ucciso. Chiamo il medico legale e la scientifica, mentre aspetto il loro arrivo mi guardo attorno.



L’alloggio è piccolo, una cucina e la stanza da letto, un armadio ha le ante spalancate, intravedo gli abiti della vittima. Sul tavolo un bicchiere ancora pieno di brandy. Per terra noto un bossolo, è lo stesso modello della pistola che ha ucciso la Felsi. Chiamo in questura: “ Mandate Stresi e la scientifica, abbiamo un altro cadavere...via Barboroux otto”.
“ Commissario, lei ha solo clienti silenziosi…quando me ne manda uno che parla?” domanda Stresi mentre entra nell’alloggio.
“ Sempre voglia di fare lo spiritoso dottore…se non sbaglio è stato ucciso con la stessa arma della donna…guardi il bossolo”.
Il dottore lo esamina lentamente poi concorda con me, mentre arrivano gli uomini della scientifica.
Alla sera leggo entrambi i referti, la vittima era stata uccisa poco prima che io arrivassi,. Il bossolo è identico a quella della Felsi ,quindi si deduce che l’arma ,per entrambi i delitti, sia la stessa: calibro 45’. Nessun impronta, la vittima conosceva evidentemente il suo assassino…a meno che …
“ Perino, guarda se riesci a risalire al luogo dove mi ha chiamato il Gerdetti prima di essere ucciso”.
Dieci minuti dopo la risposta è la seguente: “ Dal bar sotto casa sua!”.
La persona che aveva commesso il delitto era in quel bar.
“ Vieni con me, andiamo dal proprietario del bar”.
Dall’interrogatorio emerge che a quell’ora era presente il Gerdetti, un anziano signore e il proprietario del locale. L’anziano signore era uscito dal locale dopo più di un’ora, non poteva essere lui l’autore del delitto e tantomeno avere trasmesso la soffiata all’assassino.
“ Ci ha fregati per bene, ha tolto di mezzo un testimone”.
“ Lei dice che Gerdetti sapeva chi era?” domanda Perino
“ Si, ha anche detto che il colonello è stato ucciso, eppure tutti i giornali parlavano di un incidente banale, una caduta a cavallo. Andiamo in biblioteca e vediamo di risalire al giorno della morte di Primi”.
 La lettura dei giornali di allora ci fa notare  che il colonello uscì dalla villa per una cavalcata. Un paio di ore dopo videro solo tornare il cavallo. Trovarono il colonnello a ridosso di un fossato con a fianco la sella. Dall’inchiesta dedussero che non l’avesse stretta bene intorno al cavallo e che quando  tentò di saltare il fosso al trotto si fosse sganciata.


Decidiamo di andare l’indomani mattina a Biella, il colonello Primi era morto nella villa dei marchesi Lombardi. I marchesi rispondono alle domande che pongo loro senza reticenza.
“ Il colonello andò nelle stalle, preparò  il suo cavallo. Era una cosa che non delegava agli stallieri…ricordo che una dipendente lo raggiunse per dirgli che desideravo parlargli prima che uscisse per la passeggiata”.
“ Si ricorda di cosa avete parlato?” domando al marchese.
Lui mi guarda e scuote la testa dicendo che non ricorda l’argomento e ancora meno di averlo fatto chiamare: “ Infatti rimasi sorpreso nel trovarmelo davanti…evidentemente la mia memoria incominciava a perdere colpi”.
La moglie conferma la versione del marito, lei era presente alla scena, e aggiunge che il colonnello se ne era andato piuttosto seccato per questo contrattempo.
“ Quanto tempo passò prima che il colonnello tornasse alle stalle?”.
“ Credo…non più di dieci minuti…forse anche meno”.
La strada per Torino ci riserva solo una corriera che sorpassiamo tranquillamente, poi per tutto il tragitto penso all’ultima frase e alla famosa sella non legata bene.
“ Perino….secondo te questa mia ipot…”.
“ Concorda anche con la mia, commissario…qualcuno ha fatto allontanare il colonnello per avere il tempo di slacciare la cinghia della sella. Al piccolo trotto il cavaliere non si accorge di nulla, ma aumentando la velocità soprattutto per saltare un fosso…la sella scappa da sotto il sedere”.
“ Bravo Perino…stessa mia intuizione. Sai che facciamo? Appena arriviamo in questura chiamiamo i marchesi e chiediamo la lista della servitù che lavorava in quel periodo nella loro tenuta…chissà che non abbiamo fortuna nel trovare qualche nome che conosciamo già”.
Sulla scrivania, in una busta ,trovo una foto ingrandita con il colonello in primo piano,dove si vede anche il volto di un soldato, dalla divisa  un ufficiale, ma avrei potuto anche sbagliarmi, poi si intravedono anche i volti di altri militari che erano a fianco di quest’ultimo.
“ Prendo la foto e vado da Vecchi, chissà che nell’archivio della stampa non riesca a trovare qualcosa. Intanto tu telefona al comando centrale dell’esercito e chiedi i nomi degli ufficiali e dei soldati fucilati da Primi”.


Il giornalista si mette a completa disposizione naturalmente dopo previa domanda al suo direttore.
“ Finalmente vedo come lavora un commissario di polizia “ esclama mentre scendiamo le scale per entrare nello scantinato della redazione, dove una copia dei giornali veniva archiviata.
“ Proviamo a vedere gli annali che vanno dal 1916 al 1917 con la disfatta di Caporetto  e conseguente processo a Primi”.
Dopo un’ora  circa troviamo la notizia che mi interessava, il titolo recitava: “ Fucilati sette soldati del reparto del colonnello Primi…”.
Scorro la lista dei nomi e ne prendo nota, non vi erano fotografie. Ringraziai Vecchi e prometto che ,se avessi trovato l’assassino,  avrebbe avuto in anteprima la notizia con tanto di resoconto.
Tornato in ufficio noto che il volto di Perino era scuro, domando il perché.




“ Quegli str…dell’esercito, si sono rifiutati di darmi i nomi dei soldati fucilati…dicono che non ci compete…di arrangiarci. Allora pronuncio il nome di Gerdetti e dall’altra parte l’ufficiale rimane muto per qualche istante, poi mi congeda  velocemente”.
“ La tipica omertà dell’esercito, caro Perino non mi stupisce per nulla. Vediamo i nomi trovati sul giornale dell’epoca…per ognuno di questi proviamo a risalire alle loro origini”.
Sento di essere sulla buona strada, non so perché, ma qualcosa dentro di me mi dice che la verità sarebbe presto venuta a galla.
Decido di fare quattro passi, il Valentino è molto bello alla sera con la sua brezza che arriva dal fiume. Un paio di canoe stanno gareggiando tra di loro, il silenzio della sera prende il posto del vociare del giorno.
Una voce mi chiama, rimango sorpreso nel vederla,è la signora Ferraris.
“ Buona sera commissario, anche lei amante di questo posto?”.
“ Buonasera signora, come lei d’altronde. E’ uno dei pochi momenti di pausa che ho, per questo ogni tanto vengo qui a rilassarmi”.
“ Come proseguono le indagini?”.
“ Sto tentando di unire alcuni pezzi del puzzle…sapeva che non è stato un incidente ad uccidere il colonnello?”.
Rimane sorpresa a questa mia affermazione, mi prende sottobraccio dicendo: “ Mi racconti tutto bel giovine!”
( Continua)






 

 
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