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Messaggi del 05/04/2017

 

Morte di un amico ( Secondo capitolo)

Post n°2215 pubblicato il 05 Aprile 2017 da paperino61to

 

Riassunto: Una donna, Jolanda Pellisier chiede aiuto al commissario Berardi, suo marito, Mattia Carlino è stato ucciso nella loro villetta. Il marito è un vecchio amico di infanzia del commissario. La donna rientrava da uan festa data da una sua amica quando ha trovato il corpo del Carlino. Un testimone incosapevole, Giulio Barolo, ammette di aver sentito un colpo ma di averlo scambiato per uno scoppia di una marmitta.

Il Commissario si fa consegnare dalla Pellisier i nomi dei loro amici che frequentavano.



Il referto del dottor Stresi mi viene  portato da un’agente. Mattia è stato ucciso da un colpo di pistola sparato da breve distanza, il proiettile è calibro 32 e la vittima è morta all’istante.

La scientifica nel loro rapporto indica che le uniche impronte rilevate nell’alloggio sono del mio amico e di sua moglie.

“ Tirdi, vado a trovare l’amica della Pellisier, ci vediamo dopo…se ci sono novità avvertimi…ti do l’indirizzo e numero di telefono della signora”.

La donna abita in Corso Valdocco in una palazzina di quattro piani. Entro nel portone e mi dirigo in portineria. Viene ad aprirmi una signora e domando della signora Ballestrini Edda. La portinaia mi guarda torva e biascica che la trovo al terzo piano.

“ Buongiorno signora Ballestrini, sono il commissario Berardi; dovrei rivolgerle delle domande in merito alla sua amica, la signora Pellisier”.

La donna è ancora in vestaglia, i capelli neri sciolti sulle spalle, sui trentacinque anni, il corpo è di quelli che molti definiscono come  maggiorata.

“ Prego entri. Scusi se sono vestita in questo modo, ma mi sono alzata da poco…vuole una tazza di caffè?”.

Noto che l’appartamento è grande per una persona sola, la donna sembra leggere il mio pensiero.

“ Sa commissario, io adoro abitare in spazi ampi. Per troppo tempo ho abitato in uno stanzino, eravamo in nove…io, i miei genitori e altri sei fratelli. Ma mi dica è successo qualcosa a Jolanda?”.

“ A lei no, purtroppo a suo marito…è stato ucciso”.

Noto che non batte ciglio a questa affermazione, posa la sua tazza e si accende una sigaretta.

“ Povera Jolanda…immagino in che stato si trovi…come è stato ucciso Mattia?”.

“ Con una pistola calibro 32. Lei lo conosceva bene?”.

A ogni risposta soppesa bene le parole e riflette prima di rispondere.

“ Ho sempre detto a Jolanda di convincere il marito a lasciar perdere la sezione, con questi anarchici che ci sono in giro non si è mai sicuri…ho persino litigato una volta con lui per questa cosa”.

“ Quindi lei propende a credere un delitto a sfondo politico?”.

“ Lei no?”.

Non rispondo e domando ancora se è fidanzata, si mette a ridere e risponde di no, per ora non ha nessuna intenzione di farsi maritare, concludo chiedendo se la festa di compleanno è andata bene, mi risponde di si: “ E’ stata un successo”.

 

Mentre esco dallo stabile noto la portinaia, sta parlando con una persona.

“ Buongiorno signora, mi scuso se vengo a disturbarla ma dovrei porle alcune domande”.

La portinaia mi guarda con aria di sfida e ribatte che lei con gli sconosciuti non parla ne tantomeno risponde. Nel frattempo la persona con cui parlava si allontana con le borse della spesa.

“ E’ da molto che lavora in questo stabile?”.

“ A lei non interessa”.

A questo punto non posso fare altro che tirare fuori il distintivo della polizia.

“ Come vede mi interessa, ora se gentilmente vuol rispondere ad alcune domande…non le ruberò tempo prezioso, mi creda”.

“ Mi lascia scelta? Si sbrighi devo lavorare…devo ancora lavare le scale”.

“ Cosa sa dirmi della Ballestrini? Abita…”.

“ So a che piano abita quella lì…non mi piace né lei né i suoi amici”.

“ Per quale motivo se sono indiscreto?”.

Ribatte forte  il suo non mi piace:” Cerchi lei il motivo…io non glielo dico…però a una così non gli affitterei mai l’alloggio” e dicendo queste parole si allontana.

Prendo nota che alla portinaia la signora Ballestrini non le è simpatica.

Visto l’ora decido di mangiare un boccone in una trattoria li vicino, mamma Gina per una volta mi perdonerà.

 

Dopo pranzo vado a trovare i coniugi Battaglia, gestiscono un ristorante vicino a Porta Nuova. Il tempo è clemente in questi giorni, ma sentendo i discorsi dei vecchi credo che sia solo una tregua temporanea.

Il loro locale è all’angolo tra corso Vittorio Emanuele e via Saluzzo, l’interno è di lussuoso, sicuramente i clienti sono persone facoltose.

Viene incontro il cameriere dicendomi che il locale è chiuso, domando del signor Battaglia.

“ Avrei bisogno di parlarle, sono della polizia”.

“ Aspetti un attimo, vado a chiamarlo” e si allontana velocemente.

“ Buongiorno, prego si accomodi lei è…” .

“ Commissario Berardi, presumo che lei sia il signor Battaglia”.

“ Si, sono io Egidio Battaglia…c’è qualcosa che non va nel mio locale?”.

L’uomo è sulla cinquantina, corpulento e capelli impomatati, porta gli occhiali e il mento è pronunciato.

“ Lei conosce un certo Mattia Carlino?”.

“ Certamente, il buon Mattia, sono anni che conosco lui e la moglie. Capita in settimana di vederci con le rispettive consorti”.

“ Andate voi a trovarli o…”.

Non termino la domanda che il signor Battaglia mi precede dicendo che andavano loro poiché a Mattia non andava a genio  spostarsi:” Era un  pantofolaio se posso dirla tutta”.

“ Conoscete altre persone che frequentano la loro casa?”.

“ Ci sono i coniugi De Maria e poi quel tipo…aspetti…si chiama Alfieri se non sbaglio…ma perché tutte queste domande?”.

“ Purtroppo  il signor Carlino è stato ucciso..”.

Il volto diviene paonazzo  mentre noto che la mano che reggeva un bicchiere iniziava a tremare.

“ Lei hai mai avuto sentore di minacce verso il suo amico?”,

“ Io….io…non so nulla …e ora se le spiace devo andare a lavorare…arrivederci!”.

L’uomo si alza e sparisce nel retro del locale. Nell’uscire intravedo una donna che mi osserva da una porticina, sicuramente è la moglie di Battaglia.

Il sabato mattino Torino si sveglia sotto una coltre di acqua, piove talmente forte che non  vedo la palazzina di fronte  a casa mia. Purtroppo è il giorno del funerale del mio amico Mattia, l’ultimo saluto che posso rivolgergli.

Il prete del cimitero Monumentale accoglie la moglie con le parole dovute in queste circostanze. Alle sue esequie siamo una trentina di persone, presumo che parecchi di loro siano gli iscritti della sezione. C’è anche il podestà della città con alcuni gerarchi fascisti. La loro richiesta nel vedermi è sempre la solita quando uccidono uno dei loro: “ Berardi, si dia fare per arrestare l’assassino…cerchi tra le file dei nostri nemici!” e anche stavolta non sfuggono a questa frase.

Noto che solo i coniugi De Maria sono presenti, la Pellisier è sotto il braccio della signora, io sto in disparte come è giusto che sia.

Solo quando è finita la funzione e la bara è calata nella terra, scorgo in lontananza una persona che ci osserva con interesse, è nascosta dietro un pilastro, e domando sottovoce a De Maria se lo conosce.

“ Io non vedo nessuno commissario…è sicuro di averla vista?” mi domanda.

Il misterioso uomo è sparito. Rispondo che probabilmente la tensione mi ha giocato un brutto scherzo.

“ Commissiario, posso chiederle un favore? Potrebbe accompagnarmi a casa? Da sola non mi sento e i miei amici hanno delle commissioni urgenti da sbrigare” domanda la vedova.

“ Volentieri signora Pellisier”.

Nel tragitto domando se sta meglio, se di quella sera ricorda qualche altro particolare.

“ Non faccio altro che frugare nella memoria, ma nulla…nulla…maledico me stessa per esser uscita!”.

“ Penso che non siamo noi a decidere più di tanto il destino. Ieri ho incontrato anche il signor Battaglia…al sentire che suo marito è morto ha avuto un attacco di paura…”.

La donna mi guarda sorpresa, secondo lei è strano che Egidio abbia paura di qualche cosa, è un uomo  tutto di un pezzo.

“ Eppure ha troncato la conversazione, come se sapesse qualcosa”.

“ Sono sicura che i coniugi Battaglia verranno a trovarmi ”.

“ Eccoci arrivati signori” .

Pago la corsa del taxi e accompagno la donna dentro la villetta. Il silenzio è assoluto mentre la Pellisier accende le luci del salotto. Non vi è traccia di sangue, la donna della pulizia ha fatto un buon lavoro.

“ Prego commissario si segga…vuole qualcosa da bere? Una tazza di thè caldo?”.

Faccio segno di no, devo andare in ufficio: “ Ho mandato qualche agente a interrogare i vicini delle case adiacenti alla vostra…chissà che qualcuno non abbia sentito o visto l’assassino. Per ora solo una persona ha sentito lo sparo ma l’ha scambiato per la marmitta di un auto in transito”.

 

La donna vuole sapere come si chiama questo testimone.

“ Ora devo andare signora, se ha bisogno di qualsiasi cosa mi chiami,…arrivederci”.

Entro in un bar e chiamo la centrale per sapere se ci sono testimonianze in merito, Perino risponde che non c’è nulla, nessuno ha visto o sentito niente di quella sera. Mi faccio l’indirizzo di Alfieri.

Ha un negozio di abbigliamento in Via XX Settembre, vicino a Porta Nuova.

Non so perché, ma il primo pensiero:” E’ chissà se va a pranzo nel ristorante dei Battaglia?”.

Il negozio ha tre vetrine, in esposizione i vestiti che vanno di più in questo periodo.

Una commessa mi viene incontro chiedendomi cosa desidero.

“ Buongiorno, vorrei parlare con il signor Alfieri”.

Mi guarda con aria stupita, dicendo che il titolare in questo momento è assente.

“ Ne è sicura? Ho urgente bisogno di scambiare quattro chiacchere con lui…sono della polizia…commissario Berardi”.

La ragazza mi chiede di attendere, prova a vedere se è ritornato, ho seri dubbi che si sia mai mosso dal negozio.

“ Prego, venga pure commissario”.

Alfieri è dietro a una scrivania con la sigaretta in mano, mi guarda con aria curiosa.

“ Buongiorno, la mia commessa mi ha detto che mi cercava, ho sentito parlare di lei dai giornali, cosa posso fare?”.

Impeccabile nel suo completo nero, i capelli brizzolati, un volto segnato da diverse rughe, occhi color marrone. Nel complesso Alfieri è il classico uomo tutto di un pezzo.

“ Sto indagando sulla morte di Mattia Carlino, so che lei era un amico di famiglia”.

“ Il povero Mattia, è stato un colpo per me sapere che qualcuno lo ha ucciso…ma poi per quale motivo? Mi creda commissario, non sapeva far male a una mosca”.

“ Però qualcuno lo ha fatto…lei sa se aveva ricevuto minacce per via della sua posizione da presidente di sezione fascista?”.

L’uomo ci pensa un attimo e risponde che potrebbe essere possibile, anche se gli sembra strano:” Non era un fascista convinto”.

E’ la seconda persona che mi dice questa frase, e ammetto che mi fa piacere sentirla.

“ Allora il movente è un altro…gelosia?”.

“ Immagino che qualcuno avrà sparlato su di me dicendo che facevo della avances alla signora Pellisier!”.

“ Io non so cosa facesse lei, sto solo ipotizzando”.

“ Mi creda commissario, per quanto la moglie di Mattia sia una bella donna, non avrei mai ferito un amico, è Mattia per me era questo, un amico!”.

“ Conosce bene i coniugi De Mattia e Battaglia?”.

“ Ci frequentiamo, ma conoscerli bene è una parola grossa…”.

“ La ringrazio per avermi dedicato il suo tempo…se per caso ricorda qualche particolare anche insignificante, mi chiami a questo numero”.

( Continua)

 

 
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