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Messaggi del 04/09/2017

 

Il destino in una pallottola ( primo capitolo)

Post n°2260 pubblicato il 04 Settembre 2017 da paperino61to

In Germania la temperatura è ancora calda in questo mese di settembre. La città si è svegliata con la solita voglia di rialzare la testa, come sta accadendo in tutto il paese.

A Monaco di Baviera vi è fermento, la polizia fa fatica a contrastare chi scende in strada per protestare contro un governo inetto che ha chinato il capo dopo la sconfitta della Grande guerra.

“ Professore, è ora di riprendere in mano il nostro paese, ora, adesso non domani!”.

Un uomo sulla sessantina e un ragazzo sui vent’anni  sono seduti al tavolo di una birreria. Le parole sono dette con fervore specialmente dal giovane.

“ Non lo so, Karl…guarda in Russia, la rivoluzione ha spazzato via lo Zar, ma cosa ha prodotto? Conosci anche tu degli esuli che abitano in città, e se accadesse anche da noi? Se spazzassimo via questo governo inetto, e qui ti do ragione, e al suo posto arrivasse qualcosa di peggio?”.

“ No…no…Professore…sta sbagliando, non potrà arrivare qualcosa di peggio. Guardi quell’uomo…quello che sta tirando il carretto, vende stracci…una volta aveva un bel negozio nella via centrale…la crisi gli ha portato via tutto”.

All’esterno centinaia di persone sfilano protestando con  cartelloni inneggianti alla Grande Germania. Numerosi lavoratori con le loro bandiere rosse sfilano accanto, vogliono più salario, più diritti.

“  Vede? Hanno ragione, dobbiamo unirci tutti insieme. Domani sera vado al Sterneckerbrau…quell’albergo nel centro città, venga anche lei, c’è un comizio di Drexler”.

“ Quello che ha fondato il partito dei lavoratori se non erro?”.

“ Esatto, ci viene? Passo a prenderla verso le otto…ora scappo al lavoro, a domani”.

Il ragazzo esce dalla birreria mentre Hans Gutz,  professore di latino, finisce il suo boccale di birra.

Dopo una decina di minuti esce anche lui, si dirige all’edicola e acquista un giornale , il titolo recita: “ Altre sanzioni per il nostro paese”.

Scuote la testa, dentro di lui non riesce a comprendere  come Francia e Inghilterra non capissero che la Germania è in ginocchio, non avrebbe mai potuto pagare i debiti causati da quella guerra assurda.

Apre la porta di casa sua, un modesto alloggio a pochi passi dalla stazione, una donna le viene incontro: è la moglie Ilga. Gutz la bacia sulla fronte e va nel suo studio, da una cartella estrae dei fogli, sono i compiti dei suoi alunni che deve correggere entro domani mattina.

Sorride al pensare a questa gioventù, saranno il futuro del paese, la speranza di un mondo migliore.

Il giorno seguente passò come tutti gli altri giorni, chi ha un lavoro decente lo svolge, chi è sottopagato o non l’ha affatto protestava in strada. La polizia ha il suo bel da fare a caricare, per disperdere la gente.

Il governo cerca di prendere tempo senza accorgersi che un vento gelido saliva dall’interno stesso del paese.

“ Sono contento sia venuto,  Drexler è una persona a modo ed anche un eccellente oratore”.

“ Speriamo Karl…soprattutto che non scaldi ancora di più gli animi della gente. Pur avendo ragione non vedo bene tutto queste proteste …non so, ragazzo mio …ho un brutto presentimento”.

Il giovane lo guarda con perplessità, sa che  il professore a volte ha avuto delle visioni o di preveggenza, ma in questo caso non vi è nulla per cui preoccuparsi : “ Stia tranquillo, non succederà nulla, ne sono sicuro. Purtroppo saranno  inglesi e francesi a comandare per anni, noi dobbiamo riprenderci il paese in fretta con la legalità, sia chiaro…ammesso che questo sia possibile”.

La folla era assiepata all’entrata dell’albergo. All’angolo dello stabile, una persona chiama i due uomini, è un vecchio amico di Karl.

L’uomo squadra Hans Gutz con occhi sospettosi.

“ Tranquillo amico mio, rispondo io per lui, è fidato”.

“ Bene, allora entrate presto…se si accorgono che vi faccio passare di qui sono guai per me. Tutti vogliono entrare e non solo per sentire Drexler”.

Karl domanda cosa voglia dire con questa frase.

“ Sembra che a parlare dopo il nostro leader ci sia anche un altro tizio, un reduce della guerra…che ha parecchio ascendente sulle persone”.

La sala dell’albergo è strapiena, la  genteè  stipata in ogni angolo, i tavoli sono tutti occupati, pure la scalinata che porta ai piani superiori è colma di gente. I due uomini per un attimo rimangono impauriti, si guardano negli occhi, se uno dei due esclamasse: “ Usciamo”, sarebbero andati via. L’odore del tabacco impregna i muri del locale, un paio di finestre sono state lasciate aperte per fare entrare un po’ d’aria.

“ Signori e signore…” la voce giunge dalla balconata sopra la sala. Un uomo sulla quarantina è apparso a loro. E’ Drexler, la sua mano saluta le persone presenti con un sorriso cordiale. Il silenzio è calato su tutti i presenti mentre l’uomo inizia a parlare.

Conclude il suo discorso in meno di mezz’ora : “ Voglio presentarvi un nuovo membro del partito, è un reduce di guerra, ha vissuto sulla sua pelle la sconfitta del nostro paese, il suo nome è Adolf Hitler…lascio la parola a lui”.

In quel momento il professore socchiude per un attimo gli occhi e come d’incanto le persone accanto a lui, non sono più operai o disoccupati, ma tutti quanti vestono con delle camice…camice brune con tanto di cappello in testa. Nei loro occhi intravede l’odio, poi la visione sparisce e il professore si accascia al suolo.

“ Professore….professore…presto qualcuno mi aiuti! “.

Un paio di uomini aiutano il ragazzo a trasportare il corpo di Gutz in una stanzetta adiacente al bancone del bar, grazie a dei sali il professore rinviene.

“ Come si sente? “ domanda Karl.

Gutz biascica delle parole di scusa, additando la colpa alla mancanza di aria: “ Troppa gente, non ho più l’età per queste cose…scusami Karl”.

Un’ovazione scatta alla fine del discorso di Hilter, non c’è persona che non è stata ammaliata dal piccolo uomo. E’ un discorso condito di frasi contro il capitalismo e contro il pangermanico. Inneggia ad alzare la testa per non abbassarla più, considera traditori chi ha firmato la resa incondizionata ai nemici della Germania. Esorta i lavoratori a scendere giorno dopo giorno in strada a non avere paura di quei pavidi codardi che sono al parlamento.

( Continua)

 

 

 

 
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