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Messaggi del 15/11/2017

 

Nebbia di sangue ( Terzo capitolo)

Post n°2292 pubblicato il 15 Novembre 2017 da paperino61to

Riassunto: Indagando sulla morte di un soldato, il commissario Berardi concentra i suoi sospetti sul capitano Saliero. Inoltre il commissario vorrebbe anche parlare con il sergente Gavi responsabile della firma di libera uscita della vittima, ma una telefonata del maggior Brusin lo avverte della morte del sergente. La sorella di Ferruccio Berti( il soldato ucciso) viene mandate a Viù dagli amici del commissario per l'incolumità stessa della donna. 

 

Entro nella caserma, il maggiore Brusin assieme a un paio di attendenti mi viene incontro.

“ E’ pazzesco, commissario…venga, il corpo si trova nel capannone dove ci sono i mezzi militari”.

Noto che il capannone è sulla destra degli alloggiamenti dei militari, alle sue spalle il muro di cinta. Un soldato è messo a guardia per impedire l’accesso.

Dietro ai camion noto il corpo disteso a terra.

“ Credo si sia suicidato” esclama uno degli attendenti.

“ Per quale motivo lo avrebbe fatto?” domando.

Nessuno dei presenti mi risponde.

“ Maggiore, faccia chiamare in questura e dica loro di mandarmi il dottor Stresi con la scientifica”.

Osservo la scena intorno al cadavere, non noto nulla di strano. La pistola usata per il suicidio è accanto al sergente.

 “ Bene Berardi, ancora un gentile omaggio da parte sua” è il dottore Stresi con i suoi assistenti.

 

Il dottore lo esamina: “ A prima vista sembrerebbe un classico esempio di suicidio. Intanto prenda questo foglio, era dentro alla tasca dei pantaloni”.

Mi porge il foglio, c’è scritto una sola parola: “ Perdonatemi “e la firma di Gavi.

“ Secondo lei, cosa voleva dire? Di cosa avrebbe dovuto farsi perdonare?”.

“ Non ho idea commissario, mi creda. Gavi era un’ottima persona e un ottimo soldato. Magari aveva problemi personali, so che la madre è ammalata da tempo”.

“ Sa dove abita?”.

Risponde il tenente Calmiero: “ Che io sappia è ricoverata alla Molinette. So che Gavi una sera mi parlò che non ne aveva per molto, era malata di cancro”.

“ Manderò un agente all’ospedale. Potrebbe essere un’ ipotesi il suicidio legato alla morte della madre”.

“ Però non la convince vero commissario?”.

“ No, maggiore…per nulla. Prima viene ucciso un suo soldato, poi Gavi. Potrebbe essere stato lui a firmare la libera uscita del ragazzo, ma che per una strana coincidenza l’agenda di chi firma le libere uscite dei soldati è scomparsa, inoltre chi mi garantisce che la firma sul foglio è del Gavi?”.

Il maggiore risponde senza ombra di dubbio che la firma è del sergente, inoltre darà ordine di cercare l’agenda scomparsa.

Nel pomeriggio mi chiama Stresi, il quale senza giri di parole mi dice che non è un suicidio ma bensì omicidio.

 “ Nel corpo del soldato ho trovato tracce di sonnifero da far addormentare un cavallo, in modo che la vittima non fosse cosciente, poi l’assassino o gli assassini hanno inscenato il suicidio con la pistola sparandogli un colpo alla tempia destra”.

“ Abbiamo a che fare con gente senza scrupoli, immagino che l’impronta sul calcio della pistola sia del morto ”.

“ Esatto Berardi, l’unica impronta è la sua, il mio consiglio è: si muova con cautela, molto cautela“.

Stavo riflettendo sulle sue parole quando la porta dell’ufficio si apre, è Tirdi che torna dal pedinamento del capitato Saliero.

“ L’ho seguito fino alla caserma e stavo tornando indietro, quando dall’altra parte del corso ho visto un uomo. Sembrava che aspettasse qualcuno, allora ho preferito rimanere qualche minuto in più nascosto dietro l’angolo della caserma”.

“ Scommetto che Saliero è uscito di nuovo?”.

“ Esatto commissario, dopo pochi minuti è uscito ed ha attraversato il corso incontrandosi con quell’uomo. Insieme sono andati alla piola che c’è in via Lancia”.

“ Sei entrato anche tu?”.

“ Si, mi sono seduto a un tavolo vicino al loro, però parlavano sottovoce, ma alcune frasi sono riuscito a sentirle. Parlavano  dell’invio della merce:” entro un paio di giorni” è stata la risposta del capitano”.

Mi domando che merce possa essere e chi sia l’altro uomo. Domando a Tirdi se lo conosceva, risponde di no: “ Anche se è un volto che mi dice qualcosa, sono sicuro di averlo visto da qualche parte”.

“ Cerca di ricordare…magari vuoi provare ad andare negli archivi? Può darsi che abbiamo la sua fotografia”.

“ Posso provarci, ma non aveva l’aspetto un delinquente”.

“ L’abito non sempre fa il monaco…prova ad andare a vedere”.

Mi chiama il questore, vuole sapere come procede l’indagine, rispondo che per ora non c’è nulla di concreto solo un sospetto sul capitano Saliero. Quello che è certo è che ci sono due vittime.

“ Ne è sicuro Berardi?”.

“ Più che certo e il dottor Stresi ha confermato che sulla seconda vittima ci sono tracce di sonnifero e che  solo in seguito è stato sparato un colpo alla tempia; se ne deduce che il sergente non si è suicidato!”.

“ Faccia attenzione,  i militari sono restii a  fare condurre indagini a persone esterne anche se queste persone sono forze dell’ordine. Mi tenga aggiornato Berardi, arrivederci”.

Decido di uscire e di andare da Mamma Gina, sto percorrendo via Cernaia quando mi sento chiamare, è Perino, ma non è solo, con lui c’è Maria Berti. Rimango esterrefatto, non mi aspettavo di rivederla così presto, anche se in cuor mio ne sono contento.

“ Buongiorno commissario, siamo arrivati appena adesso, e il piantone di guardia ci ha detto che era appena uscito, ho immaginato che andasse alla trattoria di Mamma Gina” esclama Perino.

La donna non dice nulla ma sul suo viso intravedo un sorriso.

“ Come mai siete qui? Soprattutto lei signorina? La credevo a Mondovì”.

Risponde Perino, dicendo che ha preferito riportarla a Torino. Sul treno si era accorto che un paio di persone la tenevano d’occhio. L’hanno seguita anche fino al cimitero aspettando l’attimo buono per avvicinarla.

“ Quando ho capito le loro  intenzioni li ho preceduti facendomi spacciare per un lontano cugino, e la signorina è stata molto brava e pronta a prestarsi a questa messinscena”.

“ Commissario, il suo agente è stato un ottimo attore. Siamo tornati alla stazione di Mondovì e abbiamo atteso il treno per portarci a Torino”.

“ E di quegli uomini che ne è stato?”.

“ Senz’altro ci hanno seguiti ma a debita distanza. Il vagone era pieno di gente, quindi non potevano  certo intervenire”.

“ Bravo Perino, adesso andiamo a pranzo” .

E così dicendo ci avviamo tutti e tre verso la trattoria di Mamma Gina.

 

La conversazione a tavola non è basata sugli ultimi avvenimenti, ho preferito tacere e Perino da buon agente non ha posto domande. Il problema ora è dove nascondere la Berti  per ripararlada eventuali minacce.

Mamma Gina si è offerta di ospitarla ma ho paura di metterla nei guai. La soluzione sarebbe mandare la donna dai miei amici di Viù.

Spiego alla donna se è disposta a traferirsi fuori città, con lei ci sarà anche un agente.

“ Sono persone fidate signorina, mi deve credere”.

“ Sono nelle sue mani commissario…però non vorrei crearle problemi, piuttosto torno a casa mia”.

“ Non se ne parla nemmeno, sarebbe troppo rischioso, quella gente non aspetta altro...se permette vado a fare una telefonata, di stasera lei si godrà il fresco di quel paesino”.

Dopo dieci minuti torno al tavolo e spiego sia a lei che a Perino come fare per depistate eventuali malintenzionati.

“ Ottimo, commissario, io torno in questura e chiamo Milone per dirgli che si trasferisce a Viù con la signorina Berti”.

“ Bene, ora che il pranzo è finito le andrebbe una passeggiata al parco?”.

“ Certo, mi farebbe piacere”.

C’è una parvenza di sole timido poiché la nebbia persiste con la sua cappa.

Il Po scorre come sempre impetuoso mentre il silenzio delle ore pomeridiane fa da sottofondo.

Arriviamo al parco e ci sediamo su una panchina. Mi racconta del fratello, di come erano legati, poi è il momento di parlarle della mia vita e del lavoro che svolgo.

Il tempo passa velocemente quando si è in ottima compagnia.

“ Purtroppo signorina Berti, dobbiamo andare. Perino sicuramente ha già effettuato i preparativi per la sua partenza”.

“ Mi chiami Maria…la prego” e dicendo queste parole mi sfiora la mano.

“ Lei faccia altrettanto, mi chiami Marco” .

Il suo splendido volto non mi distoglie dal vedere se ci sono altre persone nei paraggi, la zona è deserta, trovo strano che abbiano desistito nell’avvicinarsi a lei. Torniamo in questura.

“ Allora Maria, lei salirà su quella camionetta, purtroppo le devo chiedere di indossare degli abiti a lei non consoni, cioè quelli maschili di una divisa da poliziotto”.

La donna sorride a questa idea.

“ L’agente Milone qui presente le farà da scorta a Viù. I miei amici sanno della sua delicata situazione e si sono attivati per nasconderla di fronte ad eventuali occhi indiscreti”.

“ Grazie commissario, e grazie anche ai suoi agenti”.

“ Mi raccomando Milone, al minimo sospetto chiamaci, è gente molto pericolosa”.

Prima di uscire la donna si avvicina e mi da un bacio sulla guancia, poi esce per andare ad indossare la divisa.

“  Speriamo Perino, che i nostri amici cadano nel trabocchetto, di sicuro sanno che lei è qui con noi in questo momento”.

“ Ci cascheranno, non immagineranno mai che uscirà con una nostra camionetta, e poi oltre Milone ci saranno altri agenti, difficile capire che la donna è nascosta tra loro”.

La camionetta parte, e l’agente di piantone davanti al portone non nota nulla di strano, nessuna persona sta guardando il mezzo uscire c’è solo un uomo che passa davanti alla questura ma senza fermarsi. Questo comunque non da la certezza concreta che non ci sia nessuno nei paraggi ad osservare chi esce o entra dalla questura.

Ricevo la chiamata da Viù un’ora dopo la partenza, tutto è filato liscio, nessuno li ha seguiti.

“ Commissario, abbiamo fatto un giro largo per arrivare e preso stradine di periferia per poi imboccare via Lanzo”.

Perfetto, ora non avendo l’assillo di preoccuparmi per Maria posso concentrarmi totalmente sulle due vittime e il loro assassino.

Che il capitano sia intrigato non vi è dubbio, come sicuramente c’entrano le due persone che parlavano con lui, e poi c’è anche quella persona che ha visto Tirdi in quella piola parlare con il militare.

Apro il giornale, un’intera pagina parla della guerra civile spagnola e di come il Duce abbia mandato uomini e mezzi assieme all’alleato tedesco per fronteggiare i ribelli.

Sorrido alla parola ribelli, se uno è ribelle perché vuole la democrazia allora mi sa che siamo in tanti ad esserlo.

Squilla il telefono, è il direttore della pensione vicino a via Sacchi.

“ Commissario, presto venga qui…mio dio…un morto nella camera 22 !”.

Ci mancava anche un altro delitto, chiamo Stresi e con Tirdi e Perino andiamo a vedere cosa è successo.

“ Ciao Fusaro allora che succede? Dov’è il morto?”.

“ Venga, commissario è al primo piano…mio dio, mai successo nulla da quando sono io il direttore”.

“ Certo se escludiamo qualche  signorina che fa  l’antico mestiere e che porta i clienti nella tua pensione direi che fino adesso non hai avuto grossi problemi” risponde Perino.

Il direttore non contrabbatte, ci apre la porta e indica il cadavere.

Ha la testa appoggiata sulla scrivania, il braccio destro piegato con la mano che impugna un pezzo di carta strappato.

Su quel foglio  è rimasto uno spezzone di parola, l’assassino ha portato con sé il resto del foglio.

Un coltello è infilato nella schiena, l’uomo non si è manco accorto che stava morendo.

Perino legge la parola, è in spagnolo.

“ Come si chiamava quest’uomo?”

“ Fernando Munez, è di Madrid…diceva di essere un commesso viaggiatore”.

Il morto è sulla trentina, vestito accuratamente. Perquisiamo la camera, ma a parte una valigia con alcuni indumenti non notiamo altro.

“ Ora commissario che farà? Mi chiuderà la pensione?” mi domanda il direttore.

“ Aspettiamo che arrivi la scientifica, poi porteremo via il cadavere, sigilleremo la stanza ovviamente, nessuna chiusura Fusaro. Chi c’era stanotte al bancone?”.

“ Giacomo, quel ragazzo che mi ha chiesto di assumere”.

“ Mandalo a chiamare, voglio fargli qualche domanda”.

Giacomo è un ragazzo di sedici anni, ha avuto qualche problema di poco conto con la giustizia, ma è un bravo ragazzo, sarebbe un peccato per la società perderlo.

Ha trovato questo posto grazie al mio interessamento, inoltre si è iscritto a scuola cercando di conseguire la terza media, ne ha le capacità ne sono convinto.

“ Eccomi commissario, mi cercava?”.

“ Si Giacomo, tu eri di turno stanotte al bancone vero?”.

“ Si, ho preso servizio alle nove di sera come tutti i giorni”.

“ Lo spagnolo lo hai visto rientrare ammesso che sia uscito?”.

“ Si, erano circa le undici quando è rientrato. Era solo…ho come avuto l’impressione che fosse adirato, mi ha salutato a malapena, di solito è molto ciarliero, parla anzi meglio dire parlava bene la nostra lingua”.

( Continua)

 

 

 
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