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Messaggi del 19/02/2018

 

Ai Confini della paura: Mà Abigail

Post n°2325 pubblicato il 19 Febbraio 2018 da paperino61to

La casa è immersa nella penombra, il sole sta lentamente calando. Gli alberi intorno alla dimora sembrano giganti che sorvegliano il vialetto che accompagna alla porta d’ingresso.

“ Entriamo?” domanda il brufoloso ragazzino di nome Kurt.

“ Non ancora, potrebbe passere qualcuno e vederci…meglio aspettare” risponde l’amico di nome Paul.

Sono entrambi quindicenni, entrambi hanno marinato la scuola e sempre entrambi si credono dei bulli locali. Da quando hanno sentito del leggendario tesoro di Mà Abigail, non vedono l’ora di metterci le mani sopra.

“ Secondo te, Paul, perché mai nessuno è venuto a cercarlo questo tesoro?”.

“ Perché sono dei caga sotto,  ecco il perché.  Sonno donnicciole che hanno paura !”.

“ Noi non crediamo alla maledizione di Mà Abigail vero?”, la voce cercava di non tremare, ma non era affatto così.

“ Certo che no…noi siamo uomini…dai vieni entriamo”.

Silenziosamente uscirono dal loro nascondiglio, per la strada non vi era anima viva, il sole era tramontato del tutto. Percorsero il vialetto senza proferire parola, la porta ovviamente era chiusa.

“ Vieni, proviamo a vedere se nel retro c’è una porta, entreremo di li”.

I due ragazzi si allontanarono da quella principale, alle loro spalle gli enormi alberi, sembravano sorridere malignamente.

“ Ecco, la porta…tira fuori la sbarra dallo zaino, proviamo a sforzare la serratura”. 

Passano pochi minuti che la porta cede e si apre, Paul accende la torcia, era buio pesto dentro la casa, non potevano correre il rischio di accendere la luce, qualcuno potrebbe notarla e chiamare la polizia.

La polvere è dappertutto come pure le ragnatele da quando Mà Abigail era morta, più di dieci anni addietro nessuno era più entrato in quella casa. Dieci lunghi anni, senza che una persona fosse stata interessata a comprarla, tutto stava marcendo in quella casa.

“ Dai, tu cerca da quella parte…io provo da questa parte…guarda in ogni cassetto, armadio..”.

Dopo un’ora di accurata ricerca i due ragazzi si sedettero sul divano impolverato, la loro delusione era dipinta sui loro volti.

“ Nulla, quella maledetta…c’è solo un posto dove possiamo ancora guardare…la cantina”.

“ Paul…tu sei tutto scemo…io là sotto non ci vengo!”.

“ Codardo…ci vado io…aspettami qui!” così dicendo il ragazzo, scese le scale che portavano alla cantina. La luce della torcia illuminava l’angusta cantina, la puzza di muffa impregnava le mura, mura che sembravano vive, da esso giungevano dei lamenti, o almeno così credeva Paul.

Numerose cianfrusaglie riempivano la cantina, Paul emise un grido quando vide un topo morto sul pavimento. Non gli piaceva stare li a rovistare in mezzo a quel casino, aveva paura  ma non voleva passare per un codardo davanti all’amico.

“ Quella vecchia strega…dove avrà messo il suo tesoro?”.

Una risata echeggiò alle sue spalle, il ragazzo si girò e la luce della torcia illuminò un volto scavato, due occhi neri come la notte più buia, i capelli erano sporchi di terra. Notò le mani, le sue unghie erano lunghe e affilate,  il vestito stracciato.

“ Chi….chi…sei?” domanda Paul, mentre sentiva i calzoni bagnarsi del suo piscio.

“ Sono quella che cercavi…il tesoro, mio giovine amico….sono Mà Abigail”.

“ Non è vero…tu sei morta…morta!” .

“ Lo so che sono morta, ma vedi caro ragazzo, quando qualcuno viene a cercare il mio tesoro, io ritorno in vita. Erano anni che dormivo il sonno dei morti e ora grazie a te sono tornata…vieni ti voglio ricompensare come meriti”.

Il grido di Paul si mescolò alla risata della donna e salì fino ai piani superiori della casa, dove Kurt non pensò manco per un attimo a scendere in cantina a vedere cosa succedeva al suo amico ma uscì di corsa dalla casa e corse, corse, corse fino a quando il cuore non gli scoppiò dentro.

Trovarono il suo cadavere il giorno dopo, aveva i capelli bianchi e il suo volto era diventato come quello di un vecchio.

 

Di Paul invece non trovarono traccia, nonostante ci fossero state un paio di ricerche accurate. Peccato che gli agenti non abbiano notato uno dei grandi alberi, se lo avessero fatto avrebbero visto un paio di volti in mezzo alle nodose ramificazioni, quello di Paul e accanto a lui quello sorridente  di Mà Abigail.

 
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