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Post n°1273 pubblicato il 08 Ottobre 2016 da contastorie1961
Dopo aver guidato senza meta per diverso tempo, Michele imboccò la strada che l'avrebbe portato dai carabinieri. Giunto nei pressi però, accostò nuova mente al marciapiede e spense il motore. Ancora una volta, il dubbio e l'incertezza riaffiorarono in maniera subdola. Stava davvero per fare la cosa giusta? Amava Paolo. L'aveva amato sin da quando, giovane matricola, l'aveva visto per la prima volta, all'università. Timido e riservato com'era però, si era sempre accontentato di spiarlo da lontano, fremendo e inveendo contro quelle quattro stronze in perenne adorazione. Non avrebbe avuto speranza, di questo ne era sempre stato certo. Paolo era alto, atletico, affascinante, e attirava le femmine come zanzare a un party a base di sangue. Poi era semplicemente accaduto, così, senza preavviso. Durante una festa, l'aveva seguito sino al separé in cui si era appartato con l'ultima delle sue conquiste. Per quale motivo l'avesse fatto non se l'era mai chiesto, sta di fatto che, dopo pochi minuti, la ragazza era uscita decisamente infuriata. Vincendo i propri timori, era entrato e si era seduto sul divanetto, al suo fianco. E fu così che, in uno squallido separé di una qualunque discoteca, aveva scoperto che Paolo non amava solo le femmine, anzi. “piaccio, non so cosa farci, ma preferisco gli uomini” gli aveva sussurrato mordicchiandogli un lobo. Poco importa che la tipa di prima, tornando sui propri passi, li avesse trovati abbracciati in un atteggiamento che non lasciava spazio ai dubbi. Notando un paio di carabinieri uscire dal comando, immaginò Paolo prima ammanettato, in un'aula di tribunale poi, per finire quindi dietro le sbarre di una cella. No, non poteva fargli una cosa simile. Rimettendo in moto, fece una rapida inversione e si diresse verso casa. Chiamarlo sarebbe stato inutile, visto che non gli aveva mai dato il numero di quel vecchio catorcio che insisteva a chiamare cellulare, e di sicuro si era già accorto della sua assenza. Doveva arrivare il più in fretta possibile. **** Simone si era calmato, e Paolo ne approfittò per riempire un borsone con le cose strettamente necessarie. Dopo averci pensato a lungo, aveva chiamato una sua vecchia amica, Elena, da sempre innamorata di lui. Erano trascorsi secoli dall'ultima volta che si erano visti, ma sapeva che non si era mai sposata. Infermiera da lungo tempo, abitava in una villetta in periferia e, cosa più importante, viveva sola. Senza addentrarsi troppo nei particolari, le aveva chiesto se avesse potuto ospitarlo per qualche giorno, giusto il tempo necessario affinché terminasse la ristrutturazione della propria abitazione. Era sempre stato abile a raccontare menzogne con estrema disinvoltura, e anche questa volta non era stato da meno. Senza sospettare nulla, Elena aveva accettato di buon grado. -Ho il turno di pomeriggio e sto uscendo, ma ti lascio la chiave al solito posto, te lo ricordi, vero?- Certo che se lo ricordava, ma il problema più grosso, in quel momento, era non farsi beccare mentre si recava da lei. Avrebbe preferito farlo più tardi, quando il buio l'avrebbe aiutato a muoversi più facilmente. Ma cos'aveva in testa, Michele? Era semplicemente scappato, o era andato a denunciarlo? Non poteva rischiare, doveva andarsene, e alla svelta anche. Messosi il borsone a tracolla, prese in braccio il bambino e lasciò l'appartamento. Giunto sul portone, diede un'occhiata alla strada e tirò un sospiro di sollievo. Nessuna macchina dei carabinieri,solamente il solito traffico e il via vai consueto di pedoni. Se non ricordava male, a qualche centinaio di metri si trovava una piazzola riservata ai taxi, ma scartò subito l'idea, così come quella di prendere un mezzo pubblico. In fondo, la cittadina era piccola, e l'abitazione di Elena non era poi così lontana. Per raggiungerla, avrebbe dovuto percorrere vie poco frequentate, allungando di fattola strada, ma rischiando di meno. Senza perdere altro tempo,s'incamminò di buon passo lungo il marciapiede. Svoltando in una via secondaria, notò un cestino dei rifiuti e si fermò. Afferrato il cellulare dalla tasca, lo gettò all'interno e riprese a camminare. **** -E che ci vuole a tirar giù una carrozzina!- Spazientito,l'ex maresciallo Molinaro attese che Capuano l'aprisse e l'accostasse alla portiera. -Alla buon ora!- -Signore...e prenderne una un po' più maneggevole?- -Figurati se non avevi da ridire, non sei affatto cambiato!- Il giovane maresciallo sorrise sotto i baffi, salvo ridiventare subito serio ricordando il motivo per cui erano li. -Con tutto il rispetto, signore. Non mi sembra saggio che saliate anche voi, potrebbe essere pericoloso- Proprio in quel istante, un'altra vettura dei militi si fermò dietro la loro. -Ti avevo espressamente chiesto di venire soli- disse Molinaro accigliandosi. -Mi dispiace, ma non potevo fare altrimenti. Non sappiamo cosa o chi troveremo, la dentro- A qualche centinaio di metri di distanza, Michele arrestò l'auto e guardò i militari varcare l'ingresso di casa propria. |
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