ricomincio da quipoesie prose e testi di L@ur@ |
UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.
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Messaggi di Agosto 2016
Post n°1249 pubblicato il 31 Agosto 2016 da lascrivana
Avevo messo da parte tutto. A volte mi sembrava persino di aver messo da parte me stessa. Mi cercavo inutilmente tra parole e pensieri scritti da altri. Trasformavo il mio corpo in pagine e lo immortalavo in fotografie da esibire con rabbia come trofei di una vita distrutta. Posavo con il sorriso sulle labbra e lo sguardo trionfante, come a voler dimostrare continuamente che nessuno poteva scalfire la mia corazza. Mi ero costruita un mondo totalmente al di fuori di quella che era la mia vita reale. Mi stavo allontanando ogni giorno sempre di più dalla mia famiglia; incolpavo gli altri di non capire cosa stessi attraversando, e quanto desiderio avessi di evadere dal quel mondo che ormai mi stava stretto. Poi un bel giorno decisi di spiccare il volo; diedi un taglio netto a tutti i legami che m’impedivano di fare quello che mi pare, e mi buttai a capofitto in una vita sregolata: fatta di nottate in discoteca, di alcool e di fumo. Mi ubriacavo di musica; e in ogni nota cercavo quella parte di me che mi avrebbe fornito entusiasmi ed emozioni. Ogni nuova storia durava solo il tempo di una sigaretta; non l’aveva ancora accesa che già era consumata. E poi accadde l’imprevisto. Una sera, al rientro dalle mie solite scorribande, una figura alta e scura, si materializzò davanti ai miei occhi. Non so’ dire se fosse umana o semplicemente un’immagine scaturita dal mio inconscio. So solo che quel mostruoso essere, che diceva di chiamarsi passato, più lo sfuggivo, più allungava il passo per sbarrarmi la strada. Ogni qualvolta si avvicinava, sentivo l’odore dei ricordi esalare prepotentemente nell’aria. Il suo profumo si diffondeva in ogni angolo della strada e le immagini del mondo che mi ero lasciata alle spalle, mi ostacolavano il cammino; mentre una voce proveniente da chissà quale dimensione, continuava a ripetermi che non era possibile liberarsi del passato, poiché il passato ero io. Tappandomi le orecchie, iniziai a correre all’impazzata.
Volevo fuggire da quella luce accecante che si stagliava all’orizzonte: a guardare in faccia la verità, non mi sentivo ancora pronta. Laura |
Post n°1248 pubblicato il 29 Agosto 2016 da lascrivana
La fantasia non va in vacanza: al massimo non da forma ai pensieri, custodendoli nei meandri della memoria in, attesa di occupare spazi fisici nella realtà. Il momento opportuno arriva sempre e inaspettatamente. A volte pensi che non scriverai per settimane, e invece ti ritrovi con la penna in mano. L’ispirazione arriva all’improvviso … e senza che tu te ne accorga, le dita iniziano a creare. Sono nuovi personaggi quelli che occuperanno i prossimi post? A dire il vero, l’escursione a Pizzo, mi ha fatto ricordare una storia che avevo iniziato a scrivere qualche anno fa, e che non ho mai finito. Che dite che riuscirò a intrigare Danio nella narrazione? Vedremo.
Ai posteri l’ardua sentenza. Il donzelletto che vien dalla campagna.
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Post n°1247 pubblicato il 26 Agosto 2016 da lascrivana
Agosto sta per finire. La stagione più ambita dell'anno, si porta via, tra urla di gioia, e lacrime amare, un'altra fetta del nostro tempo. I tristi eventi degli ultimi giorni, ci hanno lasciati sbigottiti; non ci si abitua mai al dolore e alla perdita. Ora, non ci resta che raccogliere i resti del nostro humor, e andare avanti. Non serve a nulla deprimersi, ne a noi, ne a loro; che in questo momento lugubre, non si accorgono nemmeno della nostra esistenza. Il mio plauso e orgoglio va a tutti coloro che si sono offerti volontari a scavare sotto le macerie. I nostri eroi sono la, dove ce n'è più bisogno. Siamo fortunati ad averli. La solidarietà commuove e ci da speranza: grazie a questi giovani, abbiamo la certezza di un futuro migliore.
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Post n°1246 pubblicato il 22 Agosto 2016 da contastorie1961
-Dove da quella finestra?- chiese Fedora dopo aver slegato un’esterrefatta Maria. -Sul...sul retro…- balbettò quest’ultima. -Dobbiamo scavalcarla e uscire, è l’unica soluzione- -Ma il suo amico, io...io non capisco- balbettò la donna. -Non c’è tempo per le spiegazioni, dobbiamo andarcene, e alla svelta anche- -Io non credo di farcela, fatico ad alzare le gambe, e il davanzale è alto. Perché non chiamare la polizia?- -Ti aiuterò io, non posso lasciarti sola, quello ti ammazza. E l’unico telefono che ho visto si trova proprio accanto alla stanza degli ospiti, sarebbe ancora più rischioso- Detto questo, allungò un braccio e afferrò la mano tremante dell’edicolante, quindi aprì la finestra e si sporse. -Il terreno è a un metro e mezzo d’altezza. Forza, siediti sul davanzale e mettiti a pancia in giù, io ti terrò per le braccia sin quando non toccherai terra, siamo d’accordo?- Rinfrancata dalla decisione di Fedora, Maria fece ciò che gli era stato detto. -Oh mio Dio...le gambe...che male!- disse a voce un po’ troppo alta. -Non urlare e cerca di sopportare in silenzio, tra poco sarà tutto finito- bisbigliò Fedora. Dopo essersi liberato degli abiti, Alan si gettò sul letto. La fatica iniziava a farsi sentire, avrebbe avuto davvero bisogno di qualche ora di sonno, proprio come aveva detto a Fedora. Che però stava impiegando troppo tempo a sistemare quella donna. Avrebbe voluto alzarsi e andare a controllare, ma la spossatezza lo convinse ad attendere ancora qualche minuto. Ne trascorsero forse due poi, sempre più pesanti, le palpebre si chiusero, facendolo precipitare in un sonno profondo. Acquattato dietro un albero, il maggiordomo decise che non poteva più attendere. Alan era entrato in casa da circa mezz’ora, e le luci erano ancora tutte accese, ma non si era aspettato nulla di diverso. Probabilmente avevano deciso di trascorrervi la notte in attesa dell’apertura della banca. Dormire, per loro, sarebbe stato davvero difficile tenendo in ostaggio la padrona di casa. Oppure l’avevano già ammazzata. Nulla di più facile dopo aver visto ciò che aveva combinato Alan a casa della baronessa. Rompendo gli indugi, si avvicinò all’ingresso appiattendosi contro la parete a fianco della porta. Dall’interno non proveniva alcun rumore, ma le luci continuavano a rimanere accese. Non rischiò di forzare la serratura, molto più saggio entrare da una finestra, magari sul retro. Con un gesto di stizza, la baronessa suonò per l’ennesima volta il campanello. Nulla. I Camozzi non erano in casa e, conoscendoli, quasi certamente sarebbero rincasati molto tardi. Frustrata e impotente, picchiò il bastone contro la porta imprecando ad alta voce. Non le rimaneva che avviarsi a piedi, sperando che le sue ginocchia potessero reggere ai quasi tre chilometri di distanza dal centro. Dopo aver scavalcato la finestra, Fedora e Maria raggiunsero l’angolo dell’abitazione. E li rimasero di stucco. Procedendo carponi, un’ombra si stava dirigendo inequivocabilmente verso di loro. Maria fece per lanciare un urlo ma Fedora, fulminea, gli tappò la bocca con una mano e la trascinò dietro un paio di bidoni della spazzatura. Il proprietario dell’ombra sembrava non essersi accorto di nulla e, in meno di un attimo, passò loro accanto per poi fermarsi sotto la finestra da cui erano fuggite. -Ma è Bruno, il maggiordomo della baronessa!- sussurrò Maria all’orecchio di Fedora. -Ho visto, stai in silenzio- Non appena l’uomo ebbe scavalcato il davanzale, si alzò e afferrò nuovamente l’edicolante per un braccio. -Andiamo!- Alan aprì gli occhi di colpo e rimase un istante a guardarsi attorno, stranito. Dopo aver dato un’occhiata all’orologio, e resosi conto di essere ancora solo, scese dal letto e uscì di corsa dalla stanza. Il fendente, improvviso, lo colse al centro dello stomaco. Incredulo, si portò le mani nel punto colpito e, immediatamente, si riempirono di sangue. Le gambe gli cedettero e crollò al suolo senza un gemito. Bruno gli si inginocchiò accanto puntandogli il coltello alla gola. -La chiave, dammela subito!- lo minacciò. Alan lo fissò con uno sguardo velato, poi scosse la testa. Il maggiordomo affondò la lama nel collo, quel tanto che bastava per far uscire qualche goccia di sangue. -Dimmelo o ti sgozzo!- sibilò. Pur ferito gravemente, Alan riuscì ad afferrargli il polso rivoltando il coltello verso il suo petto. La lama entrò al centro del torace per diversi centimetri e Bruno, gli occhi sbarrati, si accasciò accanto a lui. Quando giunsero sulla strada principale, Maria chiese a Fedora di rallentare. -Non ne posso più, ti prego- implorò. Fedora annuì, quindi si avvicinò a una panchina e la fece sedere. -La chiave...ce l’ha ancora il tuo amico...che farai?- chiese Maria. Sorridendo, Fedora mise una mano in tasca e le mostrò la chiave della cassetta di sicurezza. -Questa chiave ha già portato sin troppo dolore…- disse ridiventando seria. -Credo sia il momento di consegnarla alla polizia, non credi?- Maria per un istante rimase senza parole poi, con le lacrime agli occhi, l’abbracciò. |
Post n°1245 pubblicato il 22 Agosto 2016 da lascrivana
Questa è stata un’estate particolare, per molti versi oserei dire positiva. Sicuramente la ricorderò per una serie di eventi straordinari che hanno influito nel mio modo di pensare. Voi penserete che finalmente io sia cresciuta e abbia deciso di abbandonare il mondo fantastico dell’emotività infantile per trascinarmi nella monotonia della mente razionale adulta? E invece vi devo confermare che il mio stato mentale è rimasto tale e quale; altrimenti come avrei potuto considerare straordinari certi eventi? Ce ne vuole di fantasia per considerare questa sudorazione eccessiva che mi coglie sempre e inaspettatamente, come una rilassante sauna. Penso a quanto sia gratificante vedere il grasso in eccesso che si scioglie, e mentre infilo il cucchiaio nel gelato, dopo aver mangiato un croissant alla crema, m’immagino bella, soda, levigata e con qualche chilo in meno, alla fine di quest’estate. Certo che ho bella immaginazione! Sarei un idiota a rinunciare a tanto benessere psicologico. Laura |
Post n°1244 pubblicato il 19 Agosto 2016 da lascrivana
Socrate non ha voluto scrivere niente, diffidando dalla comunicazione scritta, che inganna e illude, per puntare tutto sul dialogo vivo. Come possiamo allora sapere che cosa ha detto? Fondandoci sulle testimonianze di chi lo ha conosciuto: Aristofane, Policrate, Senofonte, Platone, e di chi, senza averlo conosciuto, ne ha sentito parlare da testimoni diretti, come Aristotele. Aristofane ne parla nella commedia Le nuvole (rappresentata ad Atene nel 423), presentandolo in prospettiva denigratoria, accostandolo ai sofisti e ai naturalisti (e in questo si riferisce probabilmente al periodo giovanile di Socrate). Socrate vi è descritto come un perdigiorno seduto a mezz'aria su un Policrate fu un sofista e avversò Socrate accusandolo, nella Accusa contro Socrate del 393, di conservatorismo politico e di disprezzo per la democrazia. Queste notizie non toccano le tesi filosofiche di Socrate, ma rappresentano una forzatura caricaturale di atteggiamenti che in Socrate furono tutt'altro che centrali. Senofonte fu discepolo di Socrate, ma non avendo una mente filosofica ne comprese ben poco il messaggio più profondo: il ritratto che ce ne lascia ne I Memorabili è perciò banalizzante e macchiettistico. Il maestro, che Senofonte ricorda con venerazione, viene descritto soprattutto nei suoi tratti esteriori di bonarietà e pazienza. Platone oltre che essere discepolo di Socrate ebbe una intelligenza filosofica che gli consentì di penetrare appieno il senso del messaggio socratico; ma proprio per questo la filosofia del maestro viene vista attraverso l'ottica, forte e creativa, del discepolo, per cui non è sempre facile capire dove finisca Socrate e dove cominci Platone. Di sicuro nei dialoghi platonici giovanili più forte è l'incidenza del Socrate reale, mentre in quelli successivi Platone mette in bocca a Socrate le sue tesi. Aristotele ebbe il pregio di essere un autentico filosofo, abilitato a comprendere in profondità le tesi filosofiche di Socrate, ma il limite di non averlo conosciuto personalmente. Laddove tali testimonianze concordano e attribuiscono a Socrate delle tesi che prima di lui nessuno aveva sostenuto e dopo di lui entrarono in circolazione nella filosofia greca, diventa del tutto verosimile ritenere che tali tesi siano state davvero quelle sostenute da Socrate. |
Post n°1243 pubblicato il 18 Agosto 2016 da lascrivana
Santa pazienza Post n°205 pubblicato il 24 Novembre 2009 da loscrigno10 Mi resi perfettamente conto che non era per niente facile scrivere un libro;bisognava essere in grado di descrivere tutti i dettagli in modo da illustrarne correttamente il pensiero: poiché non bastava solo la conoscenza di una buona grammatica e di una corretta punteggiatura. Descrivere i rapporti interpersonali non mi era per niente difficile;sono andata sempre oltre alle apparenze, e il che mi ha sempre facilitato descrivere le emozioni. Le difficoltà mi si presentarono quando dovetti descrivere un paesaggio,o un qualsiasi oggetto. Incominciai a guardarmi intorno, e con la mente iniziai a narrare descrivendo gli oggetti, le case, i paesaggi, le cose, la natura, che mi si presentavano davanti; rendendomi conto che spesso e volentieri osserviamo e immagaziniamo oggetti senza avere la più pallida conoscenza del nome o di ciò che rappresenta. Lo scrittore,oltre al potere d'immedesimazione,deve essere anche un buon osservatore; soprattutto deve avere la pazienza e la costanza di documentarsi su ogni piccolo dettaglio che và a scrivere: evitando così di narrare baggianate. Bisognava avere pazienza. E quà si perde l'acqua; poiché io di pazienza ne ho poca. Ho sempre bruciato le tappe! E ora mi tocca informarmi dettagliatamente su ogni cosa. Bene! La prova a cui mi sono sottoposta,non era solo quello di dimostrare che ero capace di scrivere un libro, ma anche quello di rieducare me stessa alla pazienza. Questo libro mi somiglia in tutto e per tutto; vive alla giornata come me. Trackback: 0 - Scrivi Commento - Commenti: 2
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Post n°1242 pubblicato il 13 Agosto 2016 da contastorie1961
Per arrivare all'abitazione di Maria, il maggiordomo doveva per forza attraversare la piazza del paese. Impossibilitato ad usare la macchina, si era dovuto sorbire il tragitto a piedi, ma ciò non gli aveva impedito di avanzare velocemente. Nonostante a quell'ora non vi fosse in giro praticamente nessuno, procedette radente ai muri e guardandosi spesso attorno. Quando giunse davanti all'edicola, attraversò la strada per portarsi dall'altra parte, proprio dove si trovava il negozio d’antiquariato. Fece appena in tempo. Amplificati dall'eco prodotta dai portici, udì distintamente dei passi che si stavano avvicinando. Fulmineo, si nascose dietro un furgone parcheggiato li accanto e trattenne il fiato. I passi si fecero sempre più vicini, e Bruno si appiattì contro il furgone inattesa che si allontanassero. Poi cessarono di colpo. Il maggiordomo sentì i battiti accelerare, che fosse stato visto? Guardingo, sporse la testa quel tanto che bastava per dare un’occhiata attraverso il finestrino, e il cuore gli mancò di un battito. Incredulo, osservò il nipote del vecchio antiquario attaccare qualcosa alla serranda abbassata dell’edicola. Fu questione di un attimo. Così com'era arrivato infatti, Alan si allontanò in tutta fretta per poi scomparire sotto i portici. Bruno lasciò trascorrere qualche minuto poi, con cautela, attraversò la strada. Dopo aver letto ciò che era scritto sul foglio, prese in considerazione l’idea di seguirlo e farla subito finita, ma la scartò subito. Affrontare Alan, armato del solo coltello che si era procurato una volta uscito dalla casa della baronessa, poteva rivelarsi fatale. No, l’avrebbe seguito a distanza e, una volta giunto a destinazione, avrebbe deciso sul da farsi. La baronessa corse subito al telefono e sollevò la cornetta: nessun segnale. Abbassando lo sguardo, si accorse che Fedora non si era limitata a staccare la spina, ma aveva tagliato i fili isolandola completamente. Assalita da un improvviso senso d’impotenza, si diresse verso la porta d’ingresso e la spalancò. La villa si trovava in periferia, e anche se non si trovava lontanissima dal centro del paese e dal comando dei carabinieri, andare a piedi sarebbe stato impensabile con gli acciacchi che la tormentavano. Unica, seppur blanda soddisfazione, il pensiero che anche quel vigliacco di Bruno aveva dovuto farlo. L’automobile infatti, da un paio di giorni si trovava in officina, inutilizzabile. Alla fine, giunse alla conclusione che l’unica cosa da fare fosse quella di rivolgersi ai Camozzi, gli unici suoi vicini. Sperando che fossero in casa, afferrò il proprio bastone e si avviò lungo il vialetto. Alan si richiuse la porta alle spalle e diede tutte le mandate alla serratura. Sentendolo arrivare, Fedora lo raggiunse in salone. -Tutto bene. Ho attaccato il foglietto senza che nessuno potesse vedermi, la megera come sta?- chiese andandole incontro e abbracciandola. Fedora dapprima lo lasciò fare, ma dopo qualche istante si divincolò. -Non credo sia necessario tenerla legata, soffre d’artrosi e continua a lamentarsi. Ho sprangato la finestra e resterò in stanza con lei, inoltre chiuderò la porta a chiave- Infastidito, Alan scosse la testa. -Non ci pensare nemmeno. Siamo in piedi da questa mattina, e sicuramente prima o poi ti addormenterai, non voglio correre alcun rischio-rispose risoluto. -Ma è anziana e malata, che pericolo vuoi che possa rappresentare!- insistette Fedora. -Basta!Forse non hai ancora capito chi comanda, non costringermi a fare cose che non voglio. La vecchia resterà legata, la chiuderai a chiave e noi dormiremo nella stanza degli ospiti anzi, ho in mente qualcosina-tagliò corto Alan afferrandola nuovamente per un braccio. -Aspetta,vado ad assicurarmi di aver chiuso bene la finestra, tu aspettami di la- disse lei, apparentemente remissiva. Un ghigno perverso si disegnò sul volto di Alan che, facendole l’occhiolino, la lasciò e si avviò verso l’altra stanza. Una volta nella camera di Maria, Fedora le si avvicinò per poi slegarla in fretta. |
Post n°1241 pubblicato il 13 Agosto 2016 da lascrivana
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Post n°1240 pubblicato il 12 Agosto 2016 da lascrivana
Ieri, dopo aver pubblicato un post in libero, lo condivido su facebook. Un'azione che ripeto ormai da molto tempo; però ieri m'imbatto su una discussione assurda. Praticamente vengo accusata di sponsorizzare libero. Sinceramente non me ne mai fregato una beata cippa di fare pubblicità a libero. Io scrivo in questo portale, perché a differenza di facebook, mi da la possibilità d'inserire musica, di cambiare scrittura; e anche perché è più facile risalire a un vecchio post. Ora mi domando: perché tanto astio nei confronti di un portale? Per le stelline, o per le preferenze di post? Ma che senso ha essere i primi su un portale web, se poi non si conoscono nemmeno i like? E poi su facebook, non compaiono le figurine di chi ti ha visitato in linea. Questo è un altro dei motivi per cui preferisco libero. Insomma, ieri pubblico un casino di vignette che proclamano la libertà di pensiero scevra da antipatie, superstizioni, pregiudizi e religioni, ed ecco che qualcuno conferma le mie ipotesi; che tutti questi sentimenti negativi, sono l'annientamento dei social. Laura |
Inviato da: tanmik
il 29/02/2024 alle 05:50
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