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poesie prose e testi di L@ur@

 

UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

Per chi volesse leggere la storia"Un passo indietro per farne uno avanti" sin dalle prime pagine;basta cliccare sui link.

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UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

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Messaggi di Luglio 2017

Attenzione a questo genere d'invito

Post n°1424 pubblicato il 29 Luglio 2017 da lascrivana

Non so se qualcuno di voi ha visto il film "Rebirth" che significa "rinascita"; il protagonista che vive una vita normale -casa, lavoro e famiglia- riceve la visita di un vecchio compagno di college,  che lo invita a partecipare a un seminario motivazionale.

Il protagonista si trova a vivere un fine settimana fuori dagli schemi, con personaggi sinistri e di dubbia personalità.

Per farla breve l'amico riteneva che esso doveva vivere una serie di esperienze fuori dal normale per ritornare a vivere; poiché diceva che la sua vita era statica e priva di stimoli.

Personalmente ritengo, che anche se apparentemente la nostra vita sembra banale, non lo è. Ognuno di noi ogni giorno deve confrontarsi con un mondo che non ha nulla di normale.

Abbiamo a che fare con un sacco di gente diversa, e siamo soggetti alle avversità del destino che non risparmiano nessuno. Non credo che abbiamo bisogno di un fine settimana horror per poter rinascere. 

Penso che questo film abbia voluto far passare un informazione errata come quella giusta.

E poi, parliamoci chiaro, con la comunicazione senza limiti e confini di oggi, chi di noi non ha avuto a che fare con individui che vivono fuori dai cosiddetti schemi; che poi sono gli stessi che portano i nostri ragazzi a vivere esperienze mortali. 

Sarebbe stato meglio un invito per un fine settimana rilassante.

Laura


 
 
 

In testa alle classifiche

Post n°1423 pubblicato il 25 Luglio 2017 da lascrivana


Le grigie nubi che coprivano il cielo, minacciavano di pioggia quella calda giornata d’Agosto. Cristina per l’ennesima volta, si ritrovò a gettonare su richiesta la canzone “TI AMO” di Umberto Tozzi; quell’estate aveva davvero sbancato le classifiche, martellando i bagnanti a qualsiasi ora del giorno.

Cristina aveva solo dodici anni, la classica età di una donna che non è né carne e né pesce, e che gioca con le bambole immaginando di essere già più avanti con gli anni.

E poi c’era Tommaso  che sfoggiava pericolosamente il suo splendido sorriso mostrando una fila perfetta di denti bianchi, messa in risalto dal colorito abbronzato che lo rendeva ancora più attraente. Nemmeno Sabrina era male con la sua massa di capelli ricci che le incorniciava il viso delicato, e gli occhi nocciola sfumati da un bagliore dorato.

Cristina faceva il tifo per Sabrina, ecco perché ubbidiva ogni qualvolta, la mandava a inserire la monetina nel jukebox per selezionare TI AMO; a dire il vero non era la sola a servirsi di lei, a anche Tommaso la inviava  a gettonare la stessa canzone.

Spesso si era domandata perché quei due non si dichiaravano apertamente invece di lanciarsi sguardi languidi a metri di distanza.

Mah! Aveva sempre capito poco quel mondo degli adulti.

Seccata, lasciò la rotonda per avviarsi sulla spiaggia; il mare era agitato, e le onde sfioravano i due metri d’altezza.

-Che Jella! Ad Agosto era spesso così; mai che si potesse fare il bagno in santa pace-.

Quel pomeriggio Cristina decise di sfidare le onde; sapeva bene che se rimaneva sulla battigia rischiava di esserne travolta violentemente: così incurante delle raccomandazioni materne, si spinse al largo scavalcando le onde, e sussultando gioiosamente quando queste la spingevano in alto. Un’onda malandrina la spinse troppo a riva, e prima che potesse risollevarsi, se ne susseguirono altre ancora che la sommersero completamente, impedendole così di tornare a galla.

Fortuna che Tommaso, disperato di aver perso la postina del cuore, se n’era andato a cercarla. La trovò giusto in tempo per soccorrerla e impedirle il soffocamento.

Cristina non dimenticò mai il suo eroe; e per altri mesi ancora, il principe azzurro delle sue bambole aveva il volto di Tommaso.

Laura


 

 

 
 
 

Uno sguardo stupito

Post n°1422 pubblicato il 22 Luglio 2017 da lascrivana

Simona osservava gli occhi di un caldo nocciola di Ale da dietro le fiamme guizzanti di un falò improvvisato sulla spiaggia; non li aveva mai visti così brillanti prima d’ora. Erano anni che si conoscevano, eppure quella sera sentiva che qualcosa di diverso stava nascendo tra di loro.

Aveva deciso di accettare l’invito di Paola, la sua migliore amica, di passare le vacanze al camping “la luna rossa”. L’idea di alloggiare una settimana in una tenda montata a pochi metri dalla spiaggia non la allettava poi tanto. Abituata ai confort, sapeva che avrebbe fatto una gran fatica ad arrangiarsi per l’igiene; dividere i bagni con tutti gli ospiti del campeggio la metteva terribilmente a disagio.

In ogni caso, fu felice di scoprire che altri conoscenti avevano preso l’iniziativa di trascorrere le vacanze alla luna rossa; e inaspettatamente il primo giorno era trascorso velocemente tra una nuotata e l’altra, per poi finire in un allegra  grigliata organizzata sulla spiaggia la sera.

Dopo aver cenato, si sono tutti accerchiati intorno al fuoco, e Ale con la chitarra intratteneva la compagnia; oltre a suonare divinamente, aveva una voce bellissima. Sarà stata la stanchezza, oppure il vino che aveva accompagnato le carni rosse e la salsiccia alla brace, ma uno strano formicolio al basso ventre faceva desiderare a Simona che quella notte non finisse mai.

Non avevano avuto bisogno di sfiorarsi con le mani per alimentare quel desiderio inaspettato che aveva reso i loro corpi febbrili.

No, non era solo il calore del fuoco a incendiare le loro gote, e non penso che fosse colpa dell’alcool se all’improvviso quelle due anime avevano scoperto di appartenersi.

Certi amori nascono così; si conoscono da un sacco di tempo, e poi un giorno come per magia si scoprono innamorati.

 

Si scambiaron uno sguardo stupito

Sotto un cielo coperto di stelle

Fiamme guizzanti le gote han colorito

Mentre mani veloci come gazzelle

Sfioravan le corde di una chitarra intarsiata

Note soavi accarezzaron l’udito

Musica celeste di voce intonata

Ardevan i pensieri nella mente indiscreta

Sformando immagini

Di corpi di creta

Che si fondevano sotto una luna crescente

Plasmando emozioni

Di un amore indecente

Laura

 
 
 

Uomini o pappagalli della propria stupidità?

Post n°1421 pubblicato il 21 Luglio 2017 da lascrivana

Ho sempre usato toni molto pacati e pacifici per scrivere, ma oggi mi va di descrivere una certa categoria di persone che sicuramente avrete incontrato nel vostro cammino.

Ci sono uomini di rispetto che a volte, per la loro umile e servile presenza vengono scherniti come zerbini dei loro superiori; e ci sono uomini pappagalli, quelli che appartengono alla categoria che ripete le frasi sconnesse della propria idiozia, creando tra l'altro un circolo vizioso che li rende zerbini della propria stupidità.

Preferisco essere zerbino del mio lavoro, almeno incremento la produzione di qualcosa di utile; anzinché essere zerbino idiota e pappagallo, incrementando così la stupidità.

Poiché siamo responsabili di quello che scriviamo e diciamo, e soprattutto siamo responsabili delle nostre azioni, facciamo in modo di esserne anche fieri.

Non gongolo mai quando la cattiveria di certi individui gli torna contro; al contrario ne provo una gran pena ... penso a quanto sarebbe stato bello condividire il trionfo della giustizia.

Laura

 

 
 
 

La nave cambia rotta

Post n°1420 pubblicato il 17 Luglio 2017 da lascrivana

 

Giada pensò che finalmente era arrivato il momento di godersi la sua meritata vacanza; chiuse il diario delle sue memorie e tirò fuori dallo sgabuzzino le  valigie. Le riempì solo con il necessario; aveva un gran desiderio di rinnovare il suo guardaroba. Giacomo sarebbe stato sicuramente felice della sorpresa riservata; la sua continua richiesta di essere stupito l‘aveva sempre messa in difficoltà, e rare volte aveva avuto l’opportunità di farlo; ligia nel dovere aveva messo al primo posto le sue responsabilità lavorative e familiari. Dopo la morte del padre si era fatta carico di tutte le responsabilità della famiglia, tanto da non poter cedere nemmeno alla richiesta di Giacomo di seguirlo quando questi fu trasferito a Santiago per lavoro.

Ora che i suoi fratelli erano cresciuti poteva tranquillamente occuparsi della sua vita. Combattiva e caparbia aveva fatto in modo che alla sua famiglia non mancasse nulla; e prima di decidere di lasciarsi tutto dietro le spalle, fece in modo che la sua famiglia non avesse problemi economici, almeno per un bel po'.

La mamma, nonostante il magone che l’aveva assalita nell’apprendere la notizia della partenza, aveva accettato con rassegnazione ed entusiasmo la decisione di Giada raggiungere Giacomo. In fondo era giusto che sua figlia vivesse la sua vita e realizzasse i propri sogni; in effetti fu lei stessa che la accompagnò all’aeroporto di Linate, a prendere il volo che l’avrebbe portata a Santiago.

Giada non aveva ancora fatto il ceck in quando una figura in lontananza, oltre ad urlare il suo nome, si sbracciava per attirare l'attenzione.

-Oh mio Dio Guido! Accidenti a me! Come ho potuto dimenticarmi di lui!-

Sbraitò a se stessa guardando la cara e familiare figura. Nella foga di attuare al più presto il suo piano  aveva dimenticato il suo migliore amico. Con la mano gli fece cenno di attendere, e indicandogli la fila gli fece capire che il suo turno era arrivato e che l’avrebbe raggiunto subito dopo il ceck in.

Non appena Giada si avvicinò a Guido, un alone di tristezza spense il suo entusiasmo per l’imminente partenza. Solo in quel momento si rese conto di quanto le sarebbero mancati la sua voce amica, il suo sguardo sincero e il suo abbraccio confortevole. Lui non era stato solo un amico, era stato come un fratello maggiore che l’aveva aiutata anche quando si trovava in difficoltà economiche; era stato sempre lui a trovarle un lavoro e a coprirla contro le ingiustizie che la società le riservava; facendosi persino garante per la sua incolumità in ogni campo, sia lavorativo, familiare e sociale.

Come accidenti aveva potuto dimenticarsi di lui! Non si capacitava ancora di essere stata così leggera nei suoi confronti.

Quando Giada finalmente trovò il coraggio di sollevare gli occhi, pensò d’incontrare lo sguardo di Guido adirato; e invece fu colpita a morte da suoi occhi scuri e tristi. Una lacrima solitaria giaceva tra le folte ciglia, mentre un'altra scivolava lungo la guancia per posarsi sulle sue labbra.

Con un dito asciugò quella lacrima adagiata sul muso imbronciato, e senza pronunciare una parola lo abbracciò forte.

A pelle percepì la fragilità e la disperazione di Guido. Era sinceramente preoccupata per lui, non l’aveva mai sentito così abbandonato.

Laura

 

 

 

 

 
 
 

Buongiorno!

Post n°1419 pubblicato il 11 Luglio 2017 da lascrivana


 A volte basta un cenno di saluto

Per dare al nuovo giorno un caldo benvenuto

Un sorriso solare e uno sguardo sincero

Che dona gioia anche al più severo

Poche parole per dare serenità

 a chi della vita coglie ogni beltà.

Laura

 

 
 
 

L'artista di strada

Post n°1418 pubblicato il 09 Luglio 2017 da lascrivana

Gli artisti a volte sono così: folli, determinati e ricchi d’immaginazione; difficile da seguire nei loro sentieri tortuosi. Con la loro arte essi esprimono tutta la propria inquietudine e frustrazione per quanto li circonda. Le parole, come le note strimpellate da un pianista, si librano nell’aria procurando diverse sensazioni.

Il potere dell’artista è di coinvolgere gli astanti sulle proprie sensazioni. Stati d’animo condivisibili che spesso rispecchiano le problematiche di tutti; e anche se non lo dichiarano apertamente come sanno far loro, tacitamente plaudono al loro ardire; poiché temerari denunciano con le lor opere pubblicamente i loro dissensi, e proclamano tutte le verità nascoste.

Le loro mani, guidati febbrilmente da un pensiero ribelle, strimpellano note rabbiose, o con le loro parole urlano al vento il loro sdegno contro le ingiustizie.

Poi ci sono gli animi romantici, che rendono poesia ad albe e a tramonti, lodano la natura e ne esaltano la bellezza.

Che strani esseri umani gli artisti veri, chiusi nel loro mondo difficilmente vendono la loro arte.

Consapevoli che questo mondo non compra la verità, non compra la bellezza interiore; a questo mondo devi vendergli fumo, e opere omologate che portano il marchio del successo.

Ne conosco di artisti di strada che sono meglio di quelli che sono sulla cresta dell’onda; che entrano nelle nostre case con le loro misere interpretazioni.

Ma, si sa che in questo mondo non c’è spazio per il talento puro, quello povero dei marciapiedi e delle piazze; il palcoscenico appartiene a chi dell’arte ne ha fatto uno zimbello.

Ora si preferiscono i grandi fratelli, le isole degli spocchiosi, e tutto il real time che pullula sugli schermi come sui social network.

E poi ci sono quelli come me, che vanno alla ricerca del talento puro, di quello che ancora la fame non ha deviato.

Perché è solo attraverso quegli animi che io mi emoziono.

Ho bisogno di respirare verità; la menzogna soffoca e inibisce le mie interpretazioni

Oggi lodo l’artista invenduto, quello che gratuitamente ci fa dono del suo talento.




 
 
 

Daiana, una storia come tante

Post n°1417 pubblicato il 02 Luglio 2017 da lascrivana

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Daiana guardava il suo vestito rosso; la gonna lisa e sdrucita, e lo stretto corpetto che le stava appiccicato addosso come una seconda pelle.

Si sedette al fresco su una panchina della stazione, tirando fuori dalla piccola borsetta nera, lo specchietto e un fazzoletto.

Diede una rapida occhiata alla lunga frangia scura, prima di far correre lo sguardo sugli occhi impiastricciati dal trucco; il rimmel con il caldo gli era colato lungo le gote.

 Si ripulii il viso con il fazzoletto, riponendoli subito a posto dopo averli usati.

I piedi le facevano un male boia, e lei avrebbe tanto voluto togliersi gli scomodi stivali di pelle nera che le arrivavano a metà coscia. 

Ripensò a quel bastardo di Ramon che aveva voluto che le indossasse a tutti costi, anche se fuori  faceva un caldo bestiale.

Era stanca di quella vita da puttana; stanca di farsi sbattere per pochi soldi. Avrebbe tanto voluto vivere i suoi vent’anni come tutte le brave ragazze: una casa, una famiglia, e magari anche un lavoro pulito.

Quella vita balorda le stava stretta, si sentiva soffocare proprio come quella mattina in quell’odiato vestito rosso.

Era bella Daiana, con i suoi occhi a mandorla scuri e la bocca disegnata a cuore. Una bocca che poche volte era stata baciata per amore; e poche volte aveva pronunciato parole d’amore.

Non era stata lei a scegliere di fare quella vita, era stato il fato a sceglierla; un destino sadico che le aveva dato la sfortuna di essere cresciuta dal suo patrigno Ramon: un uomo senza scrupoli che non aveva avuto pietà della sua innocenza.

La storia di Daiana è una storia come tante, una vita disgraziata che ebbe inizio dal suo primo sbarco a Lampedusa. Il gommone dove aveva viaggiato suo padre in mare qualche settima prima, era stato ribaltato dalla tempesta, e lui era morto affogato con altri trenta connazionali.

Sua madre, una bella donna di appena venticinque anni, fu accolta da Ramon: un malavitoso che si trovava per i suoi loschi affari sul molo quella mattina.

Ramon capì subito di aver avvistato un buon affare, e non mollò madre e figlia fino a che la donna, per paura di essere molestata da altri, cedette all’insistenze della sue cure.  Fu così che ebbe inizio il loro calvario. Dapprima prostituì la madre facendola lavorare incessantemente, fino a che colta da un ictus cerebrale, non mise fine alla sua vita sciagurata. E fu da quel momento che iniziò la sua di condanna. Non aveva nemmeno compiuto otto anni, quando il patrigno Ramon si approfittò di lei; in realtà non era proprio il suo patrigno non avendo mai sposato la madre, ma lo fece credere a tutti per poterla sfruttare a suo piacimento.

Anche se la tristezza la divorava, non aveva più lacrime Daiana, le aveva ormai già spese tutte.  

Diede un’occhiata intorno a se; e come al solito pensò che tutti si burlassero di lei, che la indicassero e la schifassero per la sudicia prostituta che era.

Un uomo seduto sulla panchina poco distante smanettava il suo cellulare. Con tristezza pensò a tutti quelli che l’avevano vista far sesso mentre Ramon girava i filmati e li pubblicava in rete. Chissà quanti si erano eccitati guardando i suoi video pensando che lei ci godesse davvero.

Magari se avessero intuito il suo reale stato d’animo mentre la riprendevano in quelle posizioni, avrebbero sicuramente trovato meno gradevoli quei filmati.

Con una mano si coprii gli occhi, non voleva vedere il viso di quell’uomo che la guardava con uno strano ghigno sul viso. Non voleva pensare a lui come a tutti i porci che l’avevano posseduta. Uno strano senso d’angoscia le strinse il petto, mentre con passo veloce si avvicinava al bordo del binario; incurante della voce al microfono che raccomandava di tenersi lontani dalla linea gialla, proseguiva con lo sguardo fisso nel vuoto. Pochi attimi e presto avrebbe raggiunto i suoi genitori.  Un dolce sorriso le rischiarò il viso, prima che il suo corpo finisse stritolato tra le rotaie.

 Laura

 

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: lascrivana
Data di creazione: 19/09/2010
 
 

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