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UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

Per chi volesse leggere la storia"Un passo indietro per farne uno avanti" sin dalle prime pagine;basta cliccare sui link.

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Messaggi del 19/03/2017

In fondo al tunnel (Fine)

Post n°1367 pubblicato il 19 Marzo 2017 da contastorie1961

-Stazioni e aeroporti sono sorvegliati a vista, non andrà molto lontano-

Seduta accanto al letto, Rosalia ascoltò le parole del commissario Molinaro senza udirle veramente. La sua attenzione era tutta per Giorgio che, finalmente calmo, non le mollava la mano un istante. Poco distante, Igor si schiarì la voce.

-Come sta l’infermiera?-

-Nulla di grave, solo una ferita di striscio, e non ha avuto dubbi a riconoscere chi abbia aggredito il dottor Casellari-

-Non mi sarei mai aspettato una cosa simile, ho sposato una serpe!- disse Giorgio.

-L’importante è che non sia riuscita nel suo intento, caro- lo rassicurò Rosalia.

-Però non riesco a capire il movente- proseguì il commissario.

-È completamente impazzita, non ci sono altre spiegazioni- rispose Rosalia.

Molinaro si rivolse ancora a Giorgio.

-Vogliamo continuare a parlare dell’uomo che l’ha aggredita dottor Casellari? Poco fa, mi ha detto di averlo visto uscire spesso dalla clinica del suo ex suocero, secondo lei perché non ha finito lui il lavoro?-

Sia Giorgio che Rosalia non seppero cosa rispondere, ma fu Igor a prendere la parola.

-O i due hanno litigato, oppure è successo qualcosa di peggio, e io protendo per la seconda ipotesi-

-Vorrebbe forse dire che…-

-Voglio dire che farebbe meglio a cercare quel tizio, ammesso che sia ancora vivo-

-Daniel!-esclamò Giorgio all’improvviso.

-Daniel Komura, ecco chi è quell’uomo!-

-Komura?Vorrebbe forse farmi credere che è giapponese?- disse stupito il commissario.

-No...no.Credo sia nato in quel paese e abbia adottato quel cognome, ma i veri genitori dovrebbero essere americani, se non ricordo male-

Molinaro si apprestò a lasciare la stanza.

-Adesso che abbiamo un nome possiamo finalmente lavorare, vi terrò informati- e lasciò la stanza.



La testa reclinata sul volante, Giada attese che i battiti del cuore tornassero a un livello normale. Dopo essere fuggita dalla clinica, aveva imboccato l’autostrada ed era uscita solo quando l’indicatore della benzina era rimasto fisso sul rosso. Presa una stradina di campagna, aveva percorso ancora qualche chilometro per poi fermarsi sotto un grande albero. Non aveva la più pallida idea di dove si trovasse, ma di una cosa era certa: la sua vita era finita. Sicuramente la polizia era già sulle sue tracce, e le possibilità di farla franca erano davvero poche. Per colpa di quella maledetta infermiera il suo piano era miseramente fallito, si augurò almeno che il colpo avesse messo fine alla sua vita.

Cosa poteva fare, adesso? A casa non poteva di certo tornare, e la sua faccia sarebbe stata su tutte le volanti della polizia. L’unica cosa sensata sarebbe stata quella di riuscire a raggiungere l’aeroporto e fuggire all’estero. Anche se sorvegliato, avrebbe potuto camuffarsi e sperare nella buona sorte. Per farlo però, avrebbe dovuto averne il tempo e, sopratutto, un posto sicuro. Esclusa la propria abitazione, l’unico posto in cui poteva andare era la casa di Daniel. Provò ribrezzo al solo pensiero di tornarci, ma quello stronzo viveva solo, non aveva amici e sicuramente il suo cadavere non era ancora stato scoperto.

Guardando nella borsetta, un sorrisetto nervoso le attraversò il volto pallido e tirato. Aveva contanti in abbondanza ma, nella foga di allontanarsi il più in fretta possibile, aveva trascurato di fare rifornimento: erano perfettamente inutili. Rompendo gli indugi, scese dalla macchina e si avviò lungo la stradina. Forse, con un po di fortuna, sarebbe riuscita a trovare un passaggio. Camminò per circa mezz’ora poi, finalmente, alle sue spalle i fari di una macchina in arrivo la illuminarono. Senza pensarci oltre, si piazzò in mezzo alla strada agitando le braccia.

La macchina rallentò vistosamente, quindi si fermò a poca distanza. Cercando di sfoderare il suo sorriso migliore, si avvicinò al finestrino e si abbassò.

E il sorriso scomparve immediatamente.

All’interno dell’abitacolo, quattro volti la stavano osservando con un interesse davvero inquietante. Le portiere si aprirono all’unisono, e in un attimo fu circondata.

-Io...io ho rotto la...macchina...potreste...ecco io…- balbettò passando lo sguardo da uno all’altro.

Si trattava di quattro uomini giovani e dai volti poco rassicuranti. Quello che era alla guida, un ragazzo magro con jeans stracciati e grossi tatuaggi che gli ricoprivano per intero le braccia, le si parò davanti e le sorrise. Il suo alito puzzava di alcool e di qualcos’altro che non seppe riconoscere.

-Se ha bisogno di un passaggio non ci sono problemi, bella signora. La macchina è un po piccola, ma se ci stringiamo possiamo starci, non è vero ragazzi?-

Ghignando, gli altri scoppiarono a ridere e annuirono. Terrorizzata, Giada arretrò di qualche passo.

-Non fa nulla, ho...ho già chiamato il carro attrezzi, sarà...sarà qui tra poco- disse prendendo il cellulare dalla borsetta. Fulmineo, il ragazzo glielo strappò di mano e lo guardò.

-Mhmhmhm, modello di ultima generazione, questo lo tengo io, d’accordo?-

Giada impallidì, tuttavia allungò la borsetta.

-Tenete pure tutto, ci sono anche dei soldi, ma lasciatemi andare, vi prego-

-Io dico che non ha chiamato nessuno, voi che ne pensate?- proseguì sempre lo stesso ragazzo.

Gli altri annuirono tutti insieme e, ancor prima che potesse ribattere, venne afferrata da dietro e sbattuta con violenza sul cofano della macchina.



Rosalia aveva trascorso la notte accanto a Giorgio. Indolenzita, si alzò dalla poltrona e vide che stava ancora dormendo. Cercando di non svegliarlo, uscì dalla stanza con l’intenzione di andare in bagno ma, nel corridoio, incrociò il commissario Molinaro. Il poliziotto aveva il volto scuro e tirato di chi aveva passato la notte in bianco.

-Buongiorno, come sta il dottor Casellari?- chiese reprimendo uno sbadiglio.

-Adesso dorme, ma è molto più tranquillo. Ma lei cosa ci fa qui a quest’ora, ci sono forse delle novità?- rispose Rosalia.

Cinque minuti più tardi, si trovarono seduti a un tavolino del bar con davanti due tazze fumanti.

Il commissario aveva appena finito di parlare e Rosalia ancora stentava a credere alle sue parole.

-Per quanto fosse cattiva, non meritava certo una simile fine-

Molinaro annuì, quindi mandò giù un altro sorso di caffè.

-Io credo molto nel karma, ma da poliziotto devo cercare chi ha compiuto quello scempio- rispose amaramente.

-Ma è sicuro che si tratti proprio di lei?- chiese la donna.

-Anche se il fuoco l’ha resa irriconoscibile, chi l’ha violentata l’ha prima denudata e gettato gli abiti tra i cespugli. Inoltre, abbiamo ritrovato la sua macchina poco distante, si tratta proprio di Giada,non ci sono dubbi-

Tornata nella stanza, trovò Giorgio sveglio e seduto nel letto.

-Buongiorno,amore, dove sei stata?- le chiese.

Avvicinandosi, Rosalia si chinò e lo baciò tra le bende.

-Ero in bagno, caro, ma ho una cosa da dirti-



















 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: lascrivana
Data di creazione: 19/09/2010
 
 

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