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"Tsipras due", ovvero del riuso eco-insostenibile

Post n°487 pubblicato il 29 Novembre 2014 da sd.corciano

 

L'anno 2014 inizia con l' appello "L'Europa al bivio", promosso da un gruppo di  intellettuali (tra i primi

Barbara Spinelli, Andrea Camilleri, Paolo Flores d'Arcais, Luciano Gallino, Marco Revelli, Guido Viale) alla mobilitazione per le elezioni  europee di maggio, con una lista autonoma, unica, di sinistra, che raggruppa la società civile, le associazioni e le organizzazioni politiche (Azione civile, Rifondazione comunista, Sinistra ecologia libertà, Verdi sudtirolo, Partito pirata e altre)


Propone la fine immediata delle politiche di austerità, imposte dall'Unione europea agli stati membri, che «hanno diviso non solo gli Stati, ma anche i popoli», la lotta alla disoccupazione  e il superamento  delle diseguaglianze imposte da politiche economiche smaccatamente neoliberiste.

 

La lista vede una mobilitazione e un attivismo della base molto intensi e decisamente efficaci, considerata la difficoltà, superata, di raccogliere le 150.000 firme previste dalla legge elettorale, in poco tempo e in tutte le regioni.

La speranza di unire le sinistre e di portare i suoi rappresentanti in Europa è il comune motore propulsore delle forze che si riconoscono in questa lista.

Ci sono 10 punti di programma condivisi, non ci sono leader carismatici da seguire, piuttosto personalità di riferimento e l'indicazione del candidato presidente per la Commissione europea, AlexisTsipras, il leader greco che vuole rifare l'Europa, quello che Der Spiegel ha definito "il nemico numero uno dell'Europa", anche se lui si sente nemico solo della finanza e dei poteri forti e vuole un'Europa sociale e solidale, l'uomo che rappresenta la più concreta alternativa alle politiche d'austerità imposte dalla troika, quindi, non solo quello che guida con grande successo il primo partito greco!

Una cassetta degli attrezzi che più leggera non si può, cui fa da contrappeso la determinazione di esserci in quell' "altra Europa", così ben sintetizzata dai punti del programma.

10 punti, come i comandamenti incisi nelle tavole

 1. Contro la crisi, stop all’austerità, politiche espansive e orari di lavoro ridotti

 2. Una Conferenza sul Debito europeo per fermare la china della depressione

 3. Abolire il Fiscal Compact, tornare alla versione originaria dell’articolo 81 della

     Costituzione

 4. Credito, cambiare i Trattati per cambiare la Bce (e imitare la Federal Reserve Usa)

 5. Un prestito ai Paesi per creare lavoro e garantire l’accesso al credito delle Pmi

 6. Contro la finanza creativa, paletti ai derivati e separazione tra banche di investimento e

     quelle commerciali

 7. Il Fisco da cambiare: Tassa sulle transazioni finanziarie e  lotta all’evasione

 8. Un Piano europeo per l’Occupazione e taglio all’orario di lavoro

 9. All’Europa serve un social compact e una Maastricht dei saperi

10.Aprire l’Europa all’immigrazione e assicurare i diritti base ai migranti


Nel maggio 2014 le elezioni europee  vedono "L'altra Europa con Tsipras" superare lo sbarramento del 4%, fissato per stare  dentro il Parlamento europeo, con appena il 4,03% dei voti validi.


Passa l'estate e già cominciano a scoppiare i primi impulsi separatisti, le defezioni fioccano e sono di peso, le occasioni, certo, ci sono, più o meno rilevanti, ma è già saltata quella prodigiosa volontà di ritrovarsi insieme per far vincere i diritti dei più, a favore della competizione, mai doma a sinistra, di chi è più puro, pur nell'arrembaggio collettivo alla carovana del potere, davvero un po' squalificante da rivedere!


È il momento del gioco delle candidature di facciata, come dire che si aggancia l'elettore con un nome di richiamo e poi, subito dopo il voto, lo si sfila a favore di un altro, roba così poco "altra", per una formazione che si voleva grande, da far gridare all'indecenza.


Arrivano di seguito le esclusioni eccellenti: perché hanno partecipato a manifestazioni politiche ( Valeria Grasso è intervenuta a riunioni politiche di Fratelli d'Italia) o hanno già ricoperto il ruolo per cui si ricandidano ( Sonia Alfano, europarlamentare uscente dell'Italia dei valori ).


Massimo abominio, il ritiro di una candidata di un importante movimento, quando scopre di essere in lista con due candidati di partito (Antonia Battaglia, esponente di spicco di PaceLink, in lista con due dirigenti territoriali pugliesi di Sel, dopo che ha posto come condizione quella di non associare il suo nome a elementi di un partito «che ha continuato a disconoscere le proprie gravi responsabilità» sulla vicenda delle acciaierie Ilva a Taranto.)

Da qui una lettera di informazione a Tsipras, che viene tenuta nascosta ai Garanti, almeno a due di loro, Andrea Camilleri e Paolo Flores D'Arcais, i quali, ca va sans dire, lasciano rumorosamente il progetto per protesta.


È settembre e dal di dentro si muove qualcosa di più strutturato, si pensa che la lista "altra" può ben fare un passaggio elettorale per le imminenti regionali e così cominciano a fiorire in ogni dove i comitati "altri".

Sono spesso a guida giovanile, con quel surplus di entusiasmo e di militanza all'eccesso che riscalda i cuori a vederli dall'esterno, ma lascia sgomenti quando si pensa che si stanno muovendo senza un programma da seguire e nemmeno l'indicazione di inventarselo.

Come ratti in una gabbia skinneriana, si spostano indefinitamente, in tutte le direzioni, senza ordine, per procacciarsi consenso, non si sa come, perché non si sa intorno a che.


Qualcuno, a stretto contatto con le gerarchie subito prontamente funzionanti, a domanda diretta, dice che  i 10 punti europei valgono anche per le regionali, penso solo per chi è abituato a traslare per gli alieni!!!


Altri, compassionevolmente, si espongono a dire che il documento programmatico per "L'altra Umbria", per l'Italia regionale tutta, infine, sta per essere dato alle stampe, a breve, e sarà luce finalmente, anche se il contenuto è assolutamente top secret.


Nell'attesa si raccolgono persone intorno a varie iniziative che girano, quindi, al momento, intorno al ... vuoto,  ma di questi tempi e in politica, si sa,  la magia del far vedere ciò che non c'è, è arte abusatissima e di grande successo!


Ma ecco, è il primo novembre, c'è l'Assemblea regionale e c'è pure il documento!

Non è un'opera corale, come ci si aspetterebbe da chi propugna la costruzione dal basso e il primato delle persone sull'organizzazione.

Reca la firma di Marco Revelli e, per quei pochi che non dovessero conoscerlo, si deve chiarire che è un eccellente studioso di storia e sociologia, uno scrittore prolifico e di successo, collocato da sempre a sinistra e ispiratore della lista Tsipras per le europee, sin dal suo esordio.


Il documento, tanto atteso e strombettato, viene chiamato "bozza" e questo non solo perché è emendabile con il contributo di tutti, ma, come lo stesso autore chiarisce inspiegabilmente nell'introduzione di accompagnamento, perché è imperfetto, lacunoso, non esaustivo, ... tutta una serie di "non" che di solito non ci si aspetta proprio da chi ne è autore ("Non sono le tesi di un nuovo partito", " Non [indica] la nostra identità", "Non [è] il nostro programma (massimo o minimo...)", "è troppo aperto (include troppi)", "è troppo chiuso (esclude troppo)", "è troppo ampio ( tormentone sul renzismo)", "è troppo sbrigativo (manca un programma articolato, c'è poco la complessità delle questioni economiche,... l'ambiente, la politica estera, la guerra).


E in effetti il testo è quasi esclusivamente un'analisi della situazione economico-politica attuale, che ormai domina ogni contesto comunicativo, informativo, fondativo fosse anche per decidere solo di una dieta  da seguire o dei castelli di sabbia  da edificare in riva al mare!


L'analisi è quella solita, chiama in causa tutto il patrimonio di errori dell'ideologia neoliberista e capitalista, fino ad arrivare a chi incarna il peggio, Renzi incluso, ovviamente, anzi il giudizio sul renzismo diventa proprio "la discriminante tra chi sta fuori e chi sta dentro il progetto" e questa polarizzazione antagonista è un déjà vu che certo non porta bene a sinistra, ma che soprattutto non sarà capace di edificare una prospettiva politica di ampio respiro, come un soggetto politico nascente dovrebbe sapersi dare.

Anche l'orizzonte temporale è di corto respiro: il "che fare nei prossimi mesi" ci lascia a bocca asciutta non solo per la rincorsa da compiere in un tempo ridotto, ma anche perché nulla si dice sui metodi d'intervento per superare questa situazione, tranne invocare improvvise soluzioni finali, come affossamenti di troike e arrembaggi all'austerità che lasciano molte perplessità, visto che il contesto di applicazione è quello regionale e non c'è una Merkel nascosta che ci attende al varco in Umbria.


L'Assemblea è piuttosto partecipata, ci sono i vari esponenti dei comitati umbri e si respira aria di entusiasmo, mista però a un non so che di arroganza francamente ingiustificata!

A sinistra arriva per ultima questa lista, non ha mai fatto passaggi elettorali senza il sostegno di altri, il 4,03% è stato portato a casa con la presenza di Sel, di Rifondazione e di tante piccole aggregazioni.

Ciononostante, sembra proprio che tutto sia scivolato in un oblio di comodo e che quindi per diritto divino spetti all' "altra" il compito immane di unire le sinistre.


La cosa traspare oggettivamente chiara quando il Coordinatore regionale di Sel, in fine assemblea, prende la parola e dichiara apertamente la sua appartenenza.

Un mormorio di fastidio, un invito a chiudere quanto prima, un brusio petulante persino davanti alla intelligente proposta di solidarietà fattiva ai lavoratori dell'Ast, avvalendosi dei fondi accantonati dalle banche, sono il sottofondo irrispettoso dell'intervento.


Centrali le domande di Fausto Gentili:

Cosa chiedono a Sel i comitati Tsipras?

Cosa chiedete?  Di aiutarvi nell'attaccare i volantini? Di confluire?

Quale prospettiva volete aprire con noi?

Siamo tutti all'opposizione di Renzi!

Come unire? Che farne dei piccoli partiti?

Dobbiamo scioglierci nel vostro soggetto politico?


L'assemblea con i suoi borbottii e gli ammiccamenti è esplicita.


È un'operazione che tende ad allungare il consenso delle europee, impropriamente ritenuto eccezionale, per cavalcare opportunità, non tutte confessabili, in spazi non necessariamente collettivi.

La sua proposta aggregativa a sinistra si aggiunge ad altre storicamente in campo con lo stesso obbiettivo, frantumando ulteriormente un'area già atomizzata da decenni di "distinguo", contribuendo così solo alla sua ulteriore polverizzazione.


Insomma, "Tsipras due", se non è "la vendetta", come nella tradizione dei più noti sequel hollywoodiani, è "la minaccia" di cui non sentiamo il bisogno!


Gabriella Zamboni

 
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