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Appunti dal mondo dei segugististi e della caccia

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A Reggio Emilia, le lepri scarseggiano.

Post n°28 pubblicato il 28 Ottobre 2014 da sergiococchi

Nonostante tutti rilevino il calo delle lepri per cause non ancora chiarite, nesuno, se non il nostro comitato, ha il coraggio di proporre la chiusura della caccia alla lepre, proprio salvare le ultime che si sono rifugiate a ridosso di case e strade.

accade che i cacciatori si spingano dove di fatto è proibito per fare carniere. E' vergognoso vedere come ancora sia concepito cacciare in questo moido. le distaze dalle case e strade vorrebbero raddoppiate e nessun animale di allevamento si dovrebbe liberare dove il territorio è fortemente urbanizzato. Pallini che arrivano in caduta nei cortili delle case, spari ravvicinati che fanno paura e soprattutto creano un'immagine negativa della categoria intera.

Abbiamo costituito un comitato tra i segugisti più evoluti della provincia di Reggio E. proprio per chiedere di posticipare l'apertura della caccia alla lepre e anticiparne la chiusura. Non vi dico le parolacce che ci siamo presi. Adesso però che la pancia è piena in molti ammettono che il problema della lepre dia di forte criticità. tuttavia nessuno si decide a proporne la chiusura.

le assiciazioni, temono di scontentare. Gli atc, potrebbero per motivi sanitari odattare il provvedimento di sospensione, intanto hanno deliberato l'acquisto di 850 lepri dallUngheria, nonostante i pereri negativi degli istituti preposti allatutela della selvaggina.

Giovedì, prossimo faremo partire la lettera per la sospensione anticipata della caccia a partire dal giorno 10 di novembre. Speriamo bene.

 
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GLI ATC DI REGGIO EMILIA VANNO RIDOTTI A DUE.

Post n°27 pubblicato il 26 Ottobre 2012 da sergiococchi

A Reggio Emilia,abbiamo quattro atc,che dividono in quattro il territorio: est ,ovest, collina e montagna. I costi sono ovviemente onerosi,proprio per i costi di gestione di apparati,che paiono essere quattro republicxhe dentro ad una provinvia.

capita di vedere dei calendari diversi.si può andare in addestramento con i cani al di spra della via emilia,al di sotto sarà consentito otto giorni dopo.Un esempio per dire che vi è una visione molto locale della gestione della materia. Altro esempio. le zone di ripopolamento di pianura,sono ricche di lepri,così che è convinzione di molti pensare che le lepri prodotte debbano essere liberate nei territori di pertinenza degli atc che le hanno prodotte. Quasi che i cacciatori le allevassero con il biberon..... Questa è comunque una vecchia mentalità che si perpetra da anni. Anche la Provincia ha sempre accettato questa mentalità,così si continua a liberare le lepri,dove di fatto,non andrebbero liberate,cioè nelle zone ormai eccessivamente urbanizzate. Le lamentele dei cittadini,nei confronti dei cacciatori che si avvicinano alle case,non si contano,mentre,anche per questo la nostra immgine è sempre più negativa e fuori dai tempi. Delle lepri di quei territori,viene fatto scempio,nei primi giorni da caccia,cacciate nel modo peggiore possibile,senza ne etica che tecnica. Si sa di squadre,che si vantano al bar della loro demenza:orgogliuosi di avere abbattuto ben 14 lepri nella sola prima giornata.

Alla montagna,dove i terreni sono avocati per la caccia,viene assegnata una percentuale minima,quasi miserevole. Ma perchè mi chiedo,dobbiamo essere così ottusi,a non capire,che è in collina e in montagna che deve essere orientata e potenziata l'attività venatoria,proprio per gli spazi disponibili.

Occore a mio avviso arrivare alla costituzione di due soli ATC,che vadano dal fiume Pò,al crinale,divisi per territori,dalla statale 63. Bisogna ritornare ad avere una visione provinciale dell'amministrazione della caccia. Solo così si potrà dare un volto nuovo a questo cacciatore,così tanto povero nella sua espressione.

Poi.basta liberare tutti questi poveri pennuti,ellevati dentro a voliere di ambientamento,con costi pazzeschi,animali indifesi,incapaci di organizzare la minima difesa e quindi soddisfazione per chi li caccia.   

 
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UN VENTO NUOVO STA SOFFIANDO SUL SEGUGIO ITALIANO

Post n°26 pubblicato il 15 Giugno 2012 da sergiococchi

 

Un vento nuovo sta soffiando impetuoso verso il segugio italiano

 

Alcuni recenti articoli,pubblicati su alcune riviste specializzate,dimostrano l'insoddisfazione,e le profonde divisioni che regnano tra i segugisti,ormai schierati su versanti opposti: una parte in difesa della razza italiana più tipica,dall'altra,lo schieramento dei sostenitori del segugio definito migliorato.

 

La data del 27 Novembre del 1989, viene ricordata da molti segugisti, come un giorno nefasto per il nostro segugio italiano. Infatti il consiglio dell'ENCI,su proposta della società italiana pro segugio, approva la divisione della razza segugio italiano in due razze: una a pelo forte ed una a pelo raso. Modifica il regolamento, elevando la taglia a 60 cm.

Delle pagine de” I Segugi “ un'autorevole figura del mondo segugista,ha suo tempo già presidente Sips, nel suo articolo” il meraviglioso”lancia una serie di pesanti accuse nei confronti dell'allora dirigenza,della pro segugio. colpevole di avere storpiato la razza ,sia nella morfologia che nel lavoro, solo perchè, infatuati dal fascino delle mute francesi. Anche il corpo giudicante viene accusato di silenzio assordante.

Nell'ultimo numero di “ Cani da seguita” un altro interessante articolo a firma di Giuseppe Vercesi, un vecchio segugista,come egli si definisce. Egli, tra le altre argomentazioni, pone il problema dell'azione spontanea e personale di alcuni allevatori,che di fatto hanno creato una razza nuova. Mai si legge, deve essere modificato lo standard di lavoro di una razza. Ancora, se una razza non piace non si deve costruirne un'altra sulla falsariga di quella preferita,ma dotarsi di soggetti appartenenti alla razza gradita. Chi non rispetta le regole,si pone fuori dalle stesse. Le impronte di razza,in senso generale e nei particolari debbono essere ben pretese

Si è di fatto lasciato fare agli allevatori ciò che hanno voluto ,al punto che alle prove di lavoro,assistiamo a valutazioni che hanno dell'incredibile. Vengono premiati con Cac, soggetti smaccatamente francesizzati: unghie rosse, orecchie pesanti, rotonde e accartocciate,non vengono notate dai giudici,che nemmeno si accorgono di giogaie, e di giudicare segugi che invece di scagnare ,ululano. Sembra scontato che scagno e ululo,siano la stessa cosa...

Durante le semifinali del trofeo Fidasc,svoltosi nelle maestose terre,che furono di Matilde di Canossa, mentre il giudice valutava a fermo una muta blasonata, abbiamo sentito i cani emettere un verso lugubre, continuo,che sembrava un monito di avvertimento per la percezione di una imminente calamità naturale, che i cani sono in grado di anticipare. Fortunatamente ciò non avviene,è solo un'anticipazione di ciò che ascolteremo a muta sciolta.

L'azione di lavoro si rileverà esasperata nel metodo,tanto da disegnare passo dopo passo il percorso effettivo ,fatto dalla lepre. Il triplo di voce nel collegamento tra i soggetti,non viene considerato e valutato,dai giudici,come espressione tangibile di ibridismo,con evidente e smaccatamente dichiarata immissione di sangue francese. Così può accadere che un soggetto tipicamente italiano,con orecchie a triangolo, attaccate sulla linea dell'arcata zigomale, possa ottenere nei 50 punti previsti in tipicità, un punteggio minore, rispetto ai soggetti sopra enunciati, perché nel corpo giudicante,sembra essere ormai stabilito il concetto ,che il segugio italiano è questo. Quello modernamente concepito dopo gli anni 50,con tutte le nefandezze compiute a danno della razza,e oggi denunciate.

In tutta questa confusione, risulta evidente che il corpo giudicante,ha le sue responsabilità, o quantomeno,non ha ricevuto indicazioni precise,dal comitato tecnico scientifico della Pro Segugio,e dall' Enci., dai quali dipendono.

Continuare in questo modo, significa permettere colpevolmente di distruggere completamente il nostro segugio italiano tipico.

E' ora di correre ai ripari,prima che sia troppo tardi. Bene fanno gli articolisti che denunciano la gravità della situazione. Bene fanno anche quei gruppi,come : “il segugio italiano tipico”,che sulle pagine di Facebook, dibattono costantemente il problema,pubblicando e valorizzando fotografie dei migliori soggetti tipici,che sono rimasti in circolazione .

In un altro gruppo che si richiama al segugio italiano,si dibattono invece le ragioni,di questo nuovo soggetto,che molti ritengono meraviglioso. Siamo alle opposte fazioni.

Nessuno vuole mettere in discussione.le qualità venatorie di questi soggetti,ma non corrispondono alle linee generali e particolari ,tipiche della razza segugio italiano.

Insomma,qualcosa bolle in pentola,soffia finalmente un vento nuovo,che chiede a gran voce di rivedere i regolamenti e riportarli agli standard antecedenti alla quella riunione del 1989.

Bisogna abbassare la taglia nelle femmine a 48-50,e nei maschi a 55. Rivalorizzare l'orecchio triangolare,la voce squillante e soprattutto premiare e favorire l'iniziativa.

Figure nuove,non più allevatori,ma semplici appassionati, fuori dal bissnes, li troviamo oggi ai vertici delle classifiche, nelle prove di lavoro ,si propongono in modo nuovo, con un linguaggio diverso,elegante e signorile, e sportivo, dettato soprattutto dall'amore verso il nostro segugio italiano.

Che poi il prestigioso trofeo Fidas, sia stato vinto proprio dalla muta più tipica, dimostra che era possibile allevare in modo diverso,rispettando gli standard.

Abbiamo oggi un patrimonio zootecnico non indifferente,che ci permette di portare ordine e di scrivere finalmente la storia del segugio italiano.

Mi rendo conto,che per molti sarà difficile condividere ed accettare una simile eventualità,ma è urgente e necessario tornare indietro sulle caratteristiche di razze originarie.

Coloro che si saranno spinti troppo avanti e saranno esclusi,dal ritorno al vecchio regolamento,si potrà sempre aprire l'iter e il percorso previsto per il riconoscimento di una nuova razza italiana,quale in effetti è ,quella dei migliorati.

 
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QUALIFICHIAMO IL PRELIEVO DELLA LEPRE

Post n°25 pubblicato il 23 Luglio 2011 da sergiococchi

                                     ECCO IL TESTO DEFINITIVO.

1) Viene stabilito il principio che la selvaggina stanziale e la beccaccia possano essere cacciata solo con l'ausilio dei cani appartenenti alle razze conformi alle speci faunistiche,per cui sono stati nel tempo selezionati..

2) La caccia della lepre si potrà effettuare solo con l'ausilio dei cani da seguita,appartenenti alle razze ,nazionali ed estere,iscritti e non agli albi genealogici,purchè esprimano nella loro azione,le fasi previste dagli standard di lavoro dei segugi.

3) Viene vietato sparare ai leprotti o a lepri visibilmente immature.

4) si ritiene di spostare il periodo di apertura alla lepre dal 1 Ottobre al 15 Dicembre,al fine di permettere il completamento di crescita delle lepri,aumentarne le difese,allungando il periodo di addestramento cani,ed anche per permettere agli operatori agricoli di ultimare le operazioni di raccolto da parte degli operatori agricoli.

5) Viene richiesto di stabilire il principio del prelievo commisurandolo alle effettive risorse.

6) Stabilire l'assegnazione di un carniere meritocratico a punteggio,sulla base delle prestazioni e interventi inerenti la salvaguardia, la gestione della lepre e la sua produzione e la salvaguardia delle lepri,es: catture,protezione dei vigneti,coltivazioni ecc.

7) Il punteggio ottenuto da ciascun seguigista,assegnerà il carniere. Ad ogni cacciatore avente diritto, saranno consegnate apposite fascette da apporre alle zampe inferiori delle lepri appena abbattute.

8) Limitare a due i colpi nel fucile per la sola caccia della lepre.

9) Viene inoltre vietato al cacciatore di sostituirsi al cane,nella ricerca del selvatico,sia esso in un medicaio,un prato od una coltura. Il cacciatore,aspetterà l'evoluzione della cacciata (il lavoro dei cani),appostandosi ai margini delle zone coltivate siano esse coltivazioni cerealicole o da frutto,ove sia consentito l'ingresso dei cani.

11) Proporre in via sperimentale,la costituzione di alcune zone,a macchia di leopardo,aventi la funzione di salvaguardia e di irradiamento della selvaggina.Viene stabilito il concetto che su un determinato territorio,solo una determinata percentuale di lepri possa essere abbattuta,prevedendo che una percentuale sufficiente a garantire la produzione futura,debba rimanere sul territorio.

13)viene stabilito il principio,che su un determinato territorio,possa essere istituito un distretto,come previsto dal piano faunistico provinciale. Censimenti: allo scopo si organizzeranno censimenti notturni delle lepri,da effettuarsi con fari luminosi  da farsi in notturna con  fari luminosi,al fine di stabilire in modo approssimativo il numero di lepri che vi sono su quel territorio,e prevederne quindi un prelievo adeguato.

14) nella formulazione del programma di suddivisione delle lepri che verranno catturate nelle zrc,si dovvrà evitare di assegnare lepri in quelle aree dove la forte urbanizzazione ha reso di fatto non più possibile,l'esercizio della caccia.

15) viene vietato ai segugisti di sparare,durante la loro attività segugista,a starne e fagiani.

16) Al fine di favorire la selvaticità delle lepri,si chiede ai sindaci dei vari comuni,l'autorizzazzione all'addestramento dei cuccioli di segugio,fino a 15 mesi di età,nell fasce di protezione cittadina (cinture). Per'altro oggi tacitamente tollerata, per lo sgambamento di tutte le razze non da caccia. 

 

Il documento verrà posto all'approvazione del consiglio provinciale della Pro Segugio di Reggio Emilia.

 
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IL SEGUGIO ITALIANO

Post n°24 pubblicato il 01 Luglio 2011 da sergiococchi

Ho letto un articolo su una rivista nazionale venatoria,che parlava del segugio italiano,con l'intervista ad un appassionato selezienatore della razza...... Non metterò il nome della rivista e nemmeno l'autore dell'articolo,perchè è un giornalista che stimo e di cui sono amico,ma sinceramente credo che questo sia il più brutto pezzo che egli abbia scritto,il riferimento non è alla capacità di esporre dell'amico,ma le cose aberranti e contradditorie che vi sono in esso contenute e che riguardano il segugio italiano.

Una breve presentazione avverte che in italia è stato pocciato tanto e che ognuno si è creato il proprio segugio,quasi una giustificazione per la presentazione del protagonista,che ammette che per riuscire ad ammutare si è fatto ricorso al cane francese,con i nostri cani ,si andava solo a singolo o al massimo in coppia. Si compiace che oggi molti abbiano tanti cani e mute numerose,Alla faccia dico io con questi cagnoni capaci solo di abbaiare la passata per farne uno dei nostri,bisogna metterne insieme 5 e avolte non bastano. Cagnoni grossi che niente hanno a che fare con il nostro segugio,sia per caratteristiche morfologiche che nello standard di lavoro.

Leggere queste cose davvero,mi fa accaponare la pelle: siamo alle solite,i soliti scritti che incensano ,come nel passato,personaggi che sono i veri responsabili di tutta quelle brutte cose che sono stae fatte ai danni del nostro segugio italiano,addirittura il mio amico li definisce autentici mostri sacri,di demenza segugista,aggiungo io.

Comunque il tipo,partecipa alle prove di lavoro, è li che un altro luminare della  demenza,gli fa i complimenti perchè ha cani che scovano,ma al covo ci arrivano in modo garibaldino,cioè da segugi italiani davvero,con il metodo del cerchio concentrico per trovare le rimesse. Cosi immette sangue francese,(per sua ammissione) e si ha il coraggio di scrivere che esso ha mantenuto una buona morfologia.......Addirittura confida al nostro articolista,come non sia difficile rilevare nei suoi soggetti,buona tipicità. Ma vogliamo scherzare,prima si ammette di avere inquinato,poi si vuole fare credere di avere tipicità nei soggetti?

Alla fine dell'articolo,si legge che se oggi abbiamo la razza segugio italiano in buona salute,lo dobbiamo a selezionatori come il protagonista dell'articolo,a cui dobbiamo gratitudine,proprio per le grandi qualità venatorie dei soggetti. C'è nè abbastanza per farsi venire i crampi allo stomaco. Mi auguro davvero che il mio amico si riprenda,altrimenti il suo scrivere rischia di asservire ancora una volta tutto ciò che di brutto abbiamo già letto e che rispondeva ad una necessità di mercato.

 
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