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Post N° 92

Post n°92 pubblicato il 04 Novembre 2005 da streghella16
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SIAMO UOMINI O CAPORALI?

Elogio della perfetta incoerenza 

 

 Parlare di “coerenza” in tempi così poco coesi,sia dal punto di vista politico che economico, è come voler argomentare sui pinguini in pieno deserto del Sahara.

 Ne disserto, con la mia solita nonchalance, non per proporre una strategia efficace a riguadagnare coesione su terreni ormai irrimediabilmente franosi, bensì proprio per elogiare il pregio dell’incoerenza umana, intesa come evoluzione del pensiero stantio e come stato irrinunciabile della contraddittoria condizione dell'essere.

Il termine "coerenza" pare diventato l’icona trendy dell’uomo evoluto culturalmente, una specie di breviario di massime e di pensieri, a cui l’irreprensibile homo sapiens del terzo millennio, ricorre quando, messo di fronte all’evidenza imbarazzante di un cambiamento, deve dare una risposta, cavandosela per il rotto della cuffia.

 “ Mi spiace, ma sono coerente.”

M’informo sulla corretta definizione linguistica del termine coerenza e avverto una certa irrequietezza.

Vocabolario Zingarelli: Coerenza- Stretta connessione logica, assenza di contraddizioni. Conformità tra principi e comportamento. Costanza di idee e propositi.

Dizionario De Mauro: Coerenza- Fedeltà di una persona ai propri principi, conformità costante tra le sue parole e le sue azioni. Non contraddittorietà,sul piano logico di un ragionamento, di un discorso,

 

Sarebbe a dire: parla come pensi e agisci come parli.

Pensa, parla e agisci allo stesso modo, e soprattutto resta fedele ai tuoi principi nei secoli dei secoli.Amen.

 

A me pare il massimo della castrazione nell'evoluzione del pensiero.

 

Se c’è una cosa che m’intimorisce, e non poco, a parte il vigile urbano fin troppo coerente col fischietto e con il suo blocchetto per multe, è sentire qualcuno che dica a voce alta: “ Io sono un uomo coerente con me stesso!”

E già qui sorge una prima domanda.

Siamo veramente evoluti ,al punto tale da conoscere profondamente noi stessi, la nostra vera natura, i nostri bisogni e le nostre capacità,  tanto da aderire liberamente a leggi e principi che scegliamo di attuare con comportamenti consapevoli? ( In tal caso sarebbe come riconoscere un ruolo a qualcosa che si chiama “ anima”.)

O quella coerenza,di cui tanto ci vantiamo, è il frutto di scelte obbligate, di interessi monetari, di educazione e condizionamenti di casta,consolidati nel tempo?

 

Seconda domanda.

E’ possibile muoversi, nelle dinamiche del divenire,sempre con la stessa coerenza di fondo, trascurando le variabili ambientali, che ripercorrendo le linee Darwiniane, selezionano le coerenze che meglio si adattano ai nuovi cambiamenti,ed escludono impietosamente le altre?

E ancora: è possibile che i nostri schemi di comportamento, e i principi che li regolano, possano essere estesi,verosimilmente, a tutti i campi del nostro vivere quotidiano?

 

Sono dell’idea che, se l’uomo non conosce profondamente se stesso,aderendo a principi maturati nella piena consapevolezza della propria natura, potrà solo sviluppare mille coerenze diverse,tutte effimere e temporanee, che significa, in sostanza, non essere affatto coerente.

 

A questo punto, dovremmo concludere che l’uomo coerente non esiste, non può esistere, perché cambiando le variabili esterne, quelle interne devono adeguarsi, regola arcaica della sopravvivenza, e cambiando, non si rimane fedeli a se stessi, a maggior ragione se non si sa bene chi si è.

 

Che sia questa, in fondo, la vera coerenza? E cioè l’evoluzione di una forma di coerenza in un'altra diversa, emblema di chiara contraddizione?

Personalmente,posso affermare, con molta onestà ,di essere coerente solo alla mia perfetta incoerenza.

So di vivere di contraddizioni, proprio perché ancora non mi conosco e non mi comprendo a fondo, ma nella continua ricerca delle radici della mia incongruenza,trovo anche la ragione del mio peregrinare nel mondo.

 

 Temo l’uomo che si definisce “ coerente” perché mi sembra senza curve, senza angoli bui,  senza spigoli vivi, un uomo tutto d’un pezzo,e l’uomo tutto d’un pezzo non mi sembra un uomo, mi sembra un “caporale”.

 

Rifuggo il “caporal-coerente” perché tra coerenza e autoritarismo c’è un confine indefinito,sottile, dove le sfumature leggere,confondono le linee, sino a penetrare silenziosamente nel campo dell’intolleranza verso tutto ciò che è contradditorio, incoerente, inconcludente e dunque umano.

 

Il coerente sempre fedele a se stesso ( che in realtà non conosce la propria natura),e cioè il Caporale, è destinato ad una penosa solitudine tra la folla schiamazzante,o ad una folgorante carriera di assolutista sul trono.

 

L’incoerente per eccellenza, consapevole della propria contraddittorietà, andrà alla ricerca di se stesso, e cercherà di mediare tra i propri principi temporanei e la scoperta  della identità profonda. Solo trovata l’essenza della sua natura, potrà abbracciare uno stile di vita veramente coerente.

 

Così mi pare.

 

Può un Caporale trasformarsi in uomo?

Io credo di sì. Utilizzando il ripensamento che è l’anima dell’ incoerenza.

 

Alcuni anni fa, fui testimone della trasformazione di un “Caporale” in “Uomo”: bastarono 24 ore, ma fu una vera battaglia all’ultimo sangue. Io, da un lato, a ragionare da uomo, e il mio superiore, ottimo interprete del Caporalato di vecchio stampo,a ragionare, dall’altro, con la sua coerenza tutta d’un pezzo, per nulla disposto a scendere a compromessi.

Niente da fare, lui era un uomo coerente, e io dovetti gustare il sapore amaro della frustrazione della mia umana incoerenza.

Ma 24 ore dopo,ecco il miracolo.

 Mi chiamò in riunione e annunciò pubblicamente che avrebbe accettato la mia tesi, dicendo: “ Mi sono arreso, ha vinto lei...”

 

Gli risposi molto semplicemente: “ Io non ho vinto nulla, e lei non ha perso niente. Il ripensamento, caro Presidente, è la virtù dei saggi.”

 

Rimase sorpreso da questa risposta e mi sorrise.

 

Consapevoli  della nostra incoerenza e per niente spaventati da essa, cominciammo a comunicare senza barriere, a un livello meno formale, da  uomo a uomo.

 Il Caporale, almeno per 24 ore, era andato in licenza premio.

 

 

 

Streghella16

 

“ Dedico il post a Carlo Ludovico

che mi ha fornito lo spunto per queste riflessioni.

Incoerenti, ovviamente.”

 

 

 

 

 
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