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La malattia di creutzfeldt-jakob

Post n°951 pubblicato il 14 Marzo 2012 da deluso68_2009

Se qualcuno conosce questa malattia,vorrei mi lasciasse un commento,seriamente.

GRAZIE. 

GRAZIE.

Malattia di Creutzfeldt-Jak

Malattia di Creutzfeldt-Jakob
Classificazione e risorse esterne
ICD-9-CM(EN) 046.1
ICD-10(EN) A81.0, F02.1
Eponimi
Hans Gerhard Creutzfeldt
Alfons Maria Jakob

La malattia di Creutzfeldt-Jacob, originariamente descritta negli anni '20 del XX secolo da Hans Gerhard Creutzfeldt ed Alfons Maria Jakob, è una malattia neurodegenerativa rara, che conduce ad una forma di demenza progressiva fatale. La sindrome clinica è caratterizzata da perdita di memoria, cambiamenti di personalità, allucinazioni, disartria, mioclono, rigidità posturale e convulsioni. I sintomi ed i segni sono dovuti alla progressiva perdita di neuroni causata da alterazione di una proteina di membrana, espressa prevalentemente in cellule del sistema nervoso e del sistema reticolo-endoteliale, il prione. La sua incidenza si è mantenuta relativamente costante negli ultimi 80 anni, nell'ordine di 1-2/1000000. Ottiene gli onori della cronaca dopo la descrizione dei primi casi di una forma variante, ancor più rara, legata all'epidemia di Encefalopatia spongiforme bovina, la cosiddetta malattia della "mucca pazza".

Indice[nascondi]
Tipologia [modifica]Eziopatogenesi [modifica]
Verde scuro: regioni dove si sono confermati casi umani della malattia; il verde chiaro segnala luoghi dove avvennero casi di encefalopatite bovine spongiforme.

La malattia è "trasmissibile", ma apparentemente non infettiva, nel senso che la sua trasmissione non è stata accertata in natura, mentre è possibile riprodurre la malattia in animali da laboratorio mediante trasferimento di estratti di tessuto proveniente da soggetti affetti dalla malattia direttamente nel tessuto nervoso di animali sani. Per quanto riguarda la variante associata all'epidemia di encefalopatia spongiforme bovina la trasmissione della patologia sembra dipendere da una predisposizione genetica dell'ospite e richiede l'esposizione alimentare a tessuti patologici[senza fonte]. Perché la malattia si manifesti è necessario che l'agente etiologico raggiunga il sistema nervoso centrale, dove la proteina prionica è espressa. Non sono ancora definitivamente chiariti i meccanismi patogenetici, tuttavia è noto attraverso numerosi esperimenti condotti in vivo ed in vitro che la proteina prionica, normale costituente delle membrane cellulari, può assumere la conformazione responsabile della patologia se viene messa a contatto con isoforme patologiche, presenti soprattutto nel tessuto nervoso. Gli studi condotti in oltre mezzo secolo di ricerche hanno accertato oltre ogni ragionevole dubbio che il prione è costituito essenzialmente da una struttura proteica, priva di acidi nucleici ed incapace, quindi, di riprodursi secondo le classiche modalità proprie ad un organismo vivente. La proteina prionica presenta due conformazioni stabili. La prima, allo stato nativo, è solubile in acqua ed è presente nelle cellule sane. La sua funzione biologica non è stata ancora chiarita (si ritiene che abbia una attività enzimatica connessa con il metabolismo degli ioni Rame). La seconda conformazione non è solubile in acqua e tende ad aggregarsi per formare aggregati proteici, che sono patogeni. Gli aggregati insolubili si accumulano nella cellula disgregandone le membrane e determinandone quindi la morte. In teoria è sufficiente una sola proteina alterata per determinare una reazione a catena capace di portare a danni irreversibili le cellule che esprimono la proteina: i neuroni del sistema nervoso centrale, le principali cellule colpite, si deteriorano così irreversibilmente. Il processo dura probabilmente per molto tempo, ma la fase clinica è rapida: il paziente muore dopo alcuni mesi dalla diagnosi, solitamente non oltre i due anni. Le manifestazioni cliniche della malattia sono variabili, tuttavia le caratteristiche anatomiche delle lesioni prodotte dall'accumulo di proteina prionica patologica nel sistema nervoso centrale sono molto simili tra loro; le sindromi sono quindi molteplici: Malattia di Creutzfeldt-Jakob, kuru, insonnia familiare fatale, sindrome di Gerstmann-Straussler-Scheinker, ma tutte queste patologie condividono un quadro morfologico caratterizzato da vacuolizzazione della corteccia e dei nuclei encefalici (da cui il termine encefalopatia spongiforme), con depositi intra- ed extra-cellulari di proteina prionica patologica. La malattia di Creutzfeldt-Jakob è stata più volte subclassificata sia in base alle caratteristiche cliniche che in base alle caratteristiche morfologiche; per questa ragione, da molti anni, sono note varianti della patologia originariamente descritta da Jakob e da Creutzfeldt. In un certo senso possono essere considerate varianti della malattia di Creutzfeldt-Jakob anche il kuru, l'insonnia fatale e la sindrome di Gerstmann-Sträussler-Scheinker, in quanto la loro descrizione segue nel tempo gli articoli di Jakob e Creutzfeldt. Quando nel Regno Unito si manifestarono i primi casi di encefalopatia spongiforme con caratteri clinicopatologici distintivi rispetto alle altre sindromi già descritte, i ricercatori proposero, correttamente, che si trattasse di una nuova variante della malattia di Creutzfeldt-Jakob, correlandone poi la patogenesi al consumo alimentare di tessuti bovini affetti dalla patologia. Le forme iatrogene della malattia, legate al trapianto di tessuti da soggetti affetti (dura madre, ipofisi), sono ora quasi scomparse, grazie, soprattutto, ai programmi di sorveglianza nazionale e transnazionale; l'introduzione sempre più capillare di strumentario monouso nella pratica clinica ha virtualmente eliminato il rischio di trasmissione attraverso strumenti chirurgici.

Diagnosi [modifica]

La diagnosi viene fatta sulla base dei sintomi clinici e per le caratteristiche dell'elettroencefalogramma che presenta particolari alterazioni (pseudoperiodismi) in un numero rilevante di casi. L'aumentata concentrazione della proteina 14-3-3 e della proteina TAU nel fluido cerebrospinale è di supporto alla diagnosi clinica nelle fasi terminali della malattia, ma non è specifica (può essere osservata anche in altre malattie neurodegenerative). La conferma diagnostica può essere fatta solo mediante la dimostrazione delle caratteristiche lesioni spongiformi accompagnate dalla presenza di proteina prionica (PrPres o PrPsc) in un prelievo di tessuto nervoso (attualmente eseguito solo post-mortem), non sono stati dimostrati altri metodi efficaci per la diagnosi di certezza nei casi classici "sporadici". Nelle forme genetiche e nella "variante o nuova variante della malattia di Creutzfeldt-Jakob" (vCJD o nvCJD) molti tessuti, particolarmente i tessuti del sistema reticoloendoteliale (tonsille, milza, linfonodi), la muscolatura scheletrica e altri ancora presentano solitamente depositi di PrPres. In questi ultimi casi la diagnosi può essere ottenuta nella fase clinica, anche iniziale, mediante una biopsia tonsillare.

Non è attualmente nota una terapia efficace per la malattia: un trattamento sperimentale, (iniezione di pentosanpolisolfato direttamente nel cervello), che è stato approvato in Gran Bretagna, non sembra aver modificato in modo significativo la prognosi infausta.

Il Centro di Controllo e Prevenzione della malattia degli Stati Uniti riporta così:

La malattia di Creutzfeldt-Jakob (CJD) è un disturbo neurologico e progressivo che appartiene ad un gruppo di malattie neurologiche degenerative note come Encefalopatie spongiformi subacute. Le caratteristiche cliniche della CJD includono una presentazione neurologica con demenza, ed una sindrome cerebrale progressiva che include atassia, difficoltà di portamento e anormalità nel discorso. In più pazienti, questi sintomi sono seguiti da movimenti involontari e dall'apparenza di un tracciamento dell'elettroencefalogramma diagnostico e tipico.

Circa il 10-15% dei casi di CJD è ereditato, ma casi sono stati associati attraverso l'uso di trapianti corneali e contaminati, impianti di elettrodi e per ricevimento dell'ormone umano della crescita. La CJD incide su scala mondiale con una percentuale approssimativa di 1 caso per milione di abitanti per anno. La malattia è riscontrata il più delle volte in pazienti di 55-65 anni di età, ma possono accadere casi in persone più vecchie di 90 anni e più giovani di 55 anni. Nel più dell'85% di casi, la durata della CJD è meno di 1 anno (mediamente 4 mesi) dopo l'assalto dei sintomi. Negli Stati Uniti, le morti di CJD fra persone più giovane di 30 anni è estremamente raro (meno di 5 decessi per miliardo per anno).

Nel 2004 un nuovo documento pubblicato dal giornale medico Lancet ha mostrato che la nvCJD può essere trasmessa attraverso trasfusioni di sangue. La scoperta allarmò ufficiali sanitari perché è probabile che una grande epidemia della malattia sorga in futuro. Non c'è nessuna prova per determinare se un donatore di sangue è infettato o è nella fase latente della vCJD. In reazione a questo rapporto, il governo britannico proibì a chiunque abbia ricevuto una trasfusione di sangue dal gennaio 1980, di donare sangue a sua volta

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Commenti al Post:
deluso68_2009
deluso68_2009 il 14/03/12 alle 20:55 via WEB
CONOSCETE QUESTA MALATTIA,LASCIATE UN COMMENTO.
 
 
soliinmezzoallagente
soliinmezzoallagente il 14/03/12 alle 23:00 via WEB
č la prima volta che sento questa malattia mi dispiace Giuseppe serena notte Giuseppe
 
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